RISOLUZIONE - Oggetto n. 5363 - Risoluzione proposta dai consiglieri Monari, Salsi, Beretta, Garbi, Pedulli e Mazzotti per impegnare la Giunta ad intervenire presso il Governo affinché adotti provvedimenti utili ad impedire coltivazioni transgeniche in Italia
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
rilevato
- che la Regione Emilia-Romagna ha coerentemente espresso, con numerose prese di posizione e con la partecipazione ai lavori della Rete delle Regioni europee “no ogm”, la propria contrarietà alla diffusione di coltivazioni di piante geneticamente modificate sul territorio nazionale, anche in relazione alle caratteristiche della propria agricoltura, caratterizzata da una forte presenza di colture biologiche e di colture destinate alla produzione di alimenti DOP, IGP e tradizionali;
- che la Regione Emilia-Romagna si colloca al primo posto, a livello europeo, per la produzione di sementi;
- che, come dimostrato da numerosi lavori scientifici, risulta praticamente impossibile, in relazione alle particolari condizioni del sistema agricolo emiliano-romagnolo, garantire la coesistenza tra piante transgeniche e piante tradizionali, con rischi di inquinamento genetico;
- che l’Unione Europea ha comunque autorizzato l’introduzione e la vendita sul proprio territorio di varietà geneticamente modificate, delegando agli Stati membri la definizione di misure atte a garantire la coesistenza tra colture tradizionali e transgeniche e l’utilizzo di queste ultime;
dato atto
- che, alla luce di questa situazione, la Regione Emilia-Romagna, con propria legge 22 novembre 2004, n. 25 “Norme in materia di organismi geneticamente modificati” ha provveduto a disciplinare l’immissione deliberata nell’ambiente di organismi geneticamente modificati;
- che la suddetta Legge regionale fa divieto di coltivare specie vegetali ed allevare animali geneticamente modificati in tutto il territorio dell’Emilia-Romagna, fino alla scadenza indicata dalla normativa nazionale per la adozione del Piano regionale inteso ad assicurare le condizioni di coesistenza tra colture transgeniche, convenzionali e biologiche e nelle more della fissazione delle soglie di tolleranza comunitarie per la presenza accidentale di organismi geneticamente modificati nelle sementi e nel materiale di moltiplicazione;
- che la sentenza della Corte Costituzionale 17 marzo 2006, n. 116 ha stabilito che spetta alle Regioni disciplinare le modalità di applicazione del principio di coesistenza nei diversi territori regionali, notoriamente molto differenziati dal punto di vista morfologico e produttivo;
- che le Regioni sono tenute ad elaborare i propri Piani di coesistenza;
- che le regole che disciplineranno la coesistenza dovranno ispirarsi ai principi di precauzione e mantenimento della biodiversità naturale e delle piante coltivate, evidenziare costi della coesistenza medesima, basata sulla assoluta separazione delle filiere produttive e commerciali ogm da quelle non ogm, favorire la promozione della diversità regionale, garantire la responsabilizzazione economica, sulla base del principio secondo il quale “chi inquina paga”, degli operatori che decideranno di utilizzare sementi transgeniche;
vista
- la sentenza del Consiglio di Stato n. 201000183 del 19 gennaio 2010, secondo la quale “il blocco generalizzato dei procedimenti di autorizzazione in attesa dei cosiddetti piani di coesistenza regionali, esporrebbe lo Stato italiano a responsabilità sul piano comunitario, rendendo di fatto inapplicabile nell’ordinamento nazionale quello che è un principio imposto dal diritto comunitario”;
- che tale sentenza sancisce l’obbligo dell’Amministrazione di provvedere sull’istanza all’autorizzazione alla coltivazione di ogm da parte dell’agricoltore ricorrente, entro un termine di novanta giorni decorrente dalla comunicazione o, se anteriore, notificazione della sentenza;
- che resta fermo il potere dell’Amministrazione statale di avviare i procedimenti sostitutivi che l’ordinamento appresta per il caso di inerzia delle regioni nel dare attuazione a obblighi comunitari.
Impegna la Giunta
1) ad intervenire, presso il Governo italiano, affinché adotti tutti i provvedimenti utili ad impedire le coltivazioni transgeniche in Italia;
2) ad effettuare, da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, come peraltro già proposto dall’Assessore all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna, una ampia consultazione con i rappresentanti del mondo agricolo, dei produttori biologici, degli ambientalisti e dei consumatori per valutare i contenuti e l’opportunità di licenziare l’intesa tra il Governo, le Regioni e le Province Autonome, sulle linee guida di coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e geneticamente modificate, ai fini della successiva emanazione delle singole disposizioni regionali di disciplina della materia;
3) ad adoperarsi affinché nei disciplinari di produzione dei prodotti tipici del territorio regionale sia previsto l’utilizzo esclusivo di materie prime non ogm;
4) ad attivarsi per promuovere accordi volontari tra agricoltori che decidano di delimitare aree di esclusione, nelle quali non è ammessa la coltivazione di piante geneticamente modificate, ulteriori a quelle aree di esclusione, che saranno già state individuate dalla disciplina regionale di cui al punto 2;
5) a chiedere al Governo un chiaro parere contrario alla introduzione degli ogm nel nostro Paese.
Approvata a maggioranza nella seduta pomeridiana dell’8 febbraio 2010