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Relazione

Il Palio del Niballo di Faenza affonda le sue radici nel medioevo, quando Faenza, prima libero comune poi signoria sotto i Manfredi, occupava un ruolo importante nella Romagna e nella storia d’Italia, quando si opponeva all’Imperatore Federico II o quando, unica città romagnola a resistere con le armi al Duca Valentino, veniva presa solamente con l’inganno.

Erano i tempi in cui la più famosa fanteria d’Italia, quella della Val Lamone, era considerata in Europa l’unica che potesse resistere ad una carica di cavalleria e veniva ampiamente usata come corpo d’elite dalla Repubblica di Venezia.

Intorno a Faenza castelli, signorie delle più famose, condottieri come il Naldi o lo Sforza di Cotignola che divenne signore di Milano.

Questo è lo scenario storico che portò a ripristinare il Palio di Faenza come giostra di cavalieri, in cui si misurasse la forza, la velocità e l’abilità dei campioni di ogni rione; i 5 in cui storicamente si divideva la città.

Tanto era stato lo stupore e la paura che aveva suscitato Annibale, nella sua discesa in Italia nel 218 a.c., che in tantissime località italiane è rimasto per secoli il ricordo del nome, legato a sagre, avvenimenti, rappresentazioni.

Da qui deriva anche il nome del palio di Faenza, in quanto il bersaglio da colpire nella giostra era ed è un fantoccio che rappresenta il condottiero cartaginese: quasi una sorta di continua esorcizzazione delle minacce che arrivano dall’esterno.

L’unica altra città, per restare in Emilia-Romagna, che ha mantenuto un palio del livello di quello di Faenza, con tutte le manifestazioni collaterali che ne discendono e l’attività permanente dei rioni, è Ferrara, il cui palio ha una configurazione differente come corsa e non come giostra medievale.

Senza nulla togliere a Ferrara, il cui palio è bellissimo ed antichissimo, il Palio del Niballo ha una complessità di rievocazione storica, di coinvolgimento della popolazione, di eventi collegati che meritano una grande valorizzazione anche in chiave turistica.

Il progetto di legge si prefigge lo scopo di valorizzare la manifestazione di rievocazione storica, ritenendo che lo stesso, debitamente promosso attraverso strumenti di promozione regionale, possa essere un volano di sviluppo per un turismo storico culturale nel territorio faentino.

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