Relazione
E’ ormai universalmente riconosciuto che il metodo del calcolo dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) ovvero dell’indicatore che permette di misurare la condizione economica delle famiglie, tenendo conto del reddito, del patrimonio mobiliare/immobiliare e della numerosità dei familiari a carico, risulta rigido e poco rispondente alla realtà che viviamo quotidianamente.
L’ISEE dovrebbe misurare la reale capacità economica della famiglia, ma in realtà tale strumento, istituito con il Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 109, integrato e modificato dal Decreto legislativo 3 maggio 2000, n. 130, valuta in maniera uniforme e standardizzata la capacità economica del nucleo familiare del richiedente la prestazione agevolata.
I coefficienti che il Decreto legislativo n. 109 del 1998 stabilisce per “misurare” la situazione economica familiare risultano decrescenti rispetto al numero dei soggetti che compongono il nucleo familiare senza tener conto delle differenze di età dei componenti, della loro condizione scolare o dell’eventuale loro disabilità.
Per il principio dell’uguaglianza e dell’equità fiscale, l’ISEE dovrebbe misurare l’effettivo stato economico della famiglia senza penalizzare, come avviene adesso, quelle con il maggior numero di figli. Queste ultime sono, peraltro, soggetti da tutelare, anche al fine di far sì che ad ogni figlio venga riconosciuta la stessa uguaglianza di condizioni sociali e le stesse opportunità.
Inoltre, bisogna sottolineare che ai fini dell’ISEE, viene considerato il reddito lordo, per i dipendenti al netto dei contributi previdenziali, e non il reddito effettivamente percepito e quindi effettivamente spendibile dalla famiglia;
Questa scarsa aderenza alla realtà determina situazioni di iniquità soprattutto per le famiglie numerose e per quelle che presentano situazioni di disabilità e di non autosufficienza.
Emerge pertanto la necessità di modificare il meccanismo di calcolo dell’ISEE, agendo sia sui parametri considerati sia sul metodo di calcolo della e sulla scala di equivalenza.
In particolare con la presente proposta di legge ci si pone l’obiettivo di introdurre, negli ambiti regionali in cui è previsto il riferimento ai parametri ISEE per l’erogazione dei servizi, adeguati correttivi che diano l’opportuna tutela ai nuclei familiari, tenendo conto del numero, delle differenze di età e delle loro condizioni secondo il principio del reddito disponibile.
L’aggravarsi della crisi economica nazionale ed internazionale impone l’elaborazione e l’attuazione di politiche a sostegno delle famiglie anche mediante l’introduzione di criteri innovativi per il calcolo dei contributi da richiedere a fronte dei servizi erogati. L’articolo 31 della Costituzione afferma che: “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose”; e lo stesso Statuto regionale all’articolo 9 riconosce un ruolo specifico alla famiglia prevedendo adeguate politiche per la sua promozione e sviluppo.
E’ indubbio come la famiglia svolga un ruolo fondamentale in funzione anti-crisi, fungendo da primo ammortizzatore sociale, da primo argine nei confronti degli effetti drammatici prodotti dalla crisi economica e sociale in atto. Le innumerevoli funzioni che essa realizza nei confronti dei suoi componenti e verso l’esterno ne fanno a pieno titolo un attore delle politiche sociali e, in particolare, un soggetto che genera benessere nella società, in integrazione con lo Stato e il mercato.
E’ per le considerazioni menzionate che con questa iniziativa legislativa, si propone un cambiamento radicale dello strumento dell’ISEE, nella speranza che possa divenire finalmente uno strumento concreto di sostegno alla famiglia eliminando disuguaglianze e iniquità.