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Relazione

Il Circondario Imolese è un ente di secondo grado istituito con la legge regionale n. 6 del 2004, legge che al Capo VI disciplina i contenuti e gli spazi residui di azione riservati alla Regione con riguardo all’area metropolitana di Bologna e la parte della Provincia di Bologna che, secondo le indicazioni complessive, dovrebbe rimanere al di fuori dell’area metropolitana stessa e residuare nel Circondario Imolese.

Il nuovo Circondario Imolese si presenta come un Ente atipico proprio perché se da un lato sussistono delle competenze di livello locale e territoriale, al contempo non è previsto dal testo unico degli Enti Locali, il d.lgs 267/2000 che, per l’appunto, individua le forme associative che possono sussistere nell’organizzazione degli Enti Locali differenti quali i Comuni.

In questo senso, il Nuovo Circondario Imolese dovrebbe assolvere precipuamente funzioni di pianificazione urbanistica intesa in senso lato, vale a dire anche di individuazione delle reti di mobilità e delle reti infrastrutturali che, sussistendo fra i Comuni coinvolti e che si ricordano essere: Castel del Rio, Borgo Tossignano, Fontanelice, Casal Fiumanese, Imola, Dozza, Mordano, Castel Guelfo, Castel San Pietro Terme e Medicina, per l’appunto andrebbero a realizzare una pianificazione omogenea di sviluppo del territorio sul piano del governo del medesimo.

A fianco di queste ragioni prettamente e strettamente organizzative operano tuttavia delle valutazioni di carattere più eminentemente politico che dovrebbero andare a presidiare in una logica di sistema il governo di un territorio, logica di sistema che non può ridursi esclusivamente ad una connotazione geografica del medesimo senza che vengano tenute adeguatamente in conto valutazioni di carattere storico, tradizionale, politico e istituzionale che portano a dire che il Nuovo Circondario Imolese è, ad oggi, un qualcosa di totalmente avulso dalla realtà storica del territorio che intende rappresentare.

In primo luogo le realtà di Castel San Pietro Terme, di Medicina e, almeno in parte di Castel Guelfo, si pongono tradizionalmente al di fuori della storia del territorio imolese che, al contrario dei Comuni citati, si presenta come territorio già considerabile come Romagna.

Castel San Pietro Terme, ad esempio, non solo presenta una propria autonomia sul piano storico e tradizionale, ma ricordiamoci che il nome stesso di Castel San Pietro Terme deriva dal forte legame con Bologna e pertanto con la Cattedrale di San Pietro considerato che il fondamento del Comune di Castel San Pietro Terme nasce per l’appunto dalla volontà di contenere l’allora temuta espansione della Romagna nella direzione di Bologna e oggi questo residuo è rappresentato dalla presenza nel Comune di Castel San Pietro Terme di un arciprete, vale a dire di una figura superiore ad una normale gestione parrocchiale che, per l’appunto, realizza un qualcosa di differente rispetto all’omogeneità territoriale della Diocesi di Bologna.

Il Comune di Medicina, ad esempio avverte una pulsione più rivolta ai Comuni di Budrio e Molinella piuttosto che ai Comuni dell’imolese dove per l’appunto operano delle ragioni sistemiche che collocano i medesimi in un’ottica di Romagna.

Se tuttavia queste ragioni storiche potrebbero anche essere pretermesse rispetto a quelle che sono le considerazioni di efficienza ed efficacia di una gestione amministrativa, questi ultimi elementi di efficienza ed efficacia vengono del tutto meno se si pone mente alle qualità che fino ad oggi hanno contraddistinto il Nuovo Circondario Imolese. Non solo si parla di oltre 20.000.000 di euro spesi dal 2005 ad oggi per realizzare interventi di programmazione urbanistica fino a questo momento invece assolutamente mancati, senza neppure raggiungere l’adozione di un Piano Strutturale Comunale che quindi dovrebbe, in un dialogo Inter-Istituzionale con la Provincia, andare a realizzare successivamente un PSC approvato che segua all’adozione di un POC e di un RUE, ovvero di un Piano Operativo Comunale di un Regolamento Urbanistico Edilizio. Non solo si diceva non si è raggiunta questa fase, ma siamo ben lontani dal chiudere una fase di questo tipo come dimostra il fatto che la Regione Emilia-Romagna pare aver deciso contribuire per gli anni 2011, 2012 e 2013 di elargire un contributo complessivo di oltre 10.000.000 di euro di cui soltanto 80.000 in conto capitale mentre il residuo per andare a finanziare la spesa corrente e finalizzati giustappunto al funzionamento del Nuovo Circondario Imolese. Questa scelta sorprende perché se da un lato la mission fissata dalla legge regionale n. 20 del 2000 in ragione della quale l’approvazione del PSC del POC e del RUE doveva essere realizzata di lì a qualche mese, è di tutta evidenza come il fatto che il finanziamento del Nuovo Circondario Imolese venga iscritto nei capitoli di bilancio appostati dalla Regione come destinatario di somme ingenti. Evidenzia in modo chiaro come sia ben lontana la volontà del Nuovo Circondario Imolese e della Regione Emilia-Romagna di arrivare ad una chiusura del PSC e delle pianificazioni urbanistiche di base. Cosa a cui dovrebbe conseguire lo scioglimento del Nuovo Circondario Imolese, a meno di non volere ritenere che il Nuovo Circondario Imolese sia perpetuamente destinatario di funzioni di programmazione urbanistica, con una scelta che evidentemente sfuggirebbe alla logica che ha ispirato l’Ente stesso.

Non solo: il Nuovo Circondario Imolese, per la stessa valutazione della Corte dei Conti, non pare assoggettabile al patto di stabilità interno previsto dalla legislazione dello Stato in materia di contenimento dei costi pubblici. Questo elemento ben lungi dall’essere visto come elemento di valutazione positiva, al contrario, è valutato dalla stessa Corte dei Conti come forte elemento di perplessità. Il fatto che un Ente di secondo grado possa essere istituito secondo legge regionale consente da un lato al Nuovo Circondario Imolese di non essere assoggettato al patto di stabilità, ma che al contempo lo sottrae ad ogni valutazione in ordine ad una responsabilizzazione economica che diversamente dovrebbe essere posta a fondamento di qualsiasi gestione virtuosa di un Ente Locale.

In tal senso pertanto operano valutazioni che portano ad un giudizio fortemente negativo del Nuovo Circondario Imolese. Ne discende e deriva la presente proposta di legge che volendo far il punto rispetto un’esperienza da valutarsi negativa, arriva a proporre l’abolizione del Nuovo Circondario Imolese. Tuttavia, se al contempo si ritenesse di dover tagliare il nodo gordiano di questo Ente Locale (che Ente Locale nei fatti non è come dimostra la non assoggettabilità al patto di stabilità interno previsto per tutti gli enti di secondo grado,) ciò nonostante, si diceva, le forze politiche proponenti ritengono necessario individuare un nuovo contesto che permetta alla realtà di Imola di non essere più ingabbiata in uno strumento che non solo non si sta rilevando utile, ma addirittura si sta rivelando dannoso. Per questo, pur proseguendo nella proposta di abolizione, si invita la Giunta a individuare un diverso strumento che permetta ad Imola di proiettare l’imolese stesso e non altri territori artificialmente individuati in una nuova dimensione di sutura tra Emilia e Romagna, volgendo quindi con attenzione lo sguardo anche all’Emilia, ma anche alla realtà di Faenza; cosa questa che dovrebbe portare anche all’attivazione di strumenti, già esistenti nell’ordinamento giuridico nazionale, di natura Inter-Provinciale quand’anche non Inter-Regionale ove si ritenga di arrivare ad una valutazione di autonomia dalla Regione Romagna. Per far questo è tuttavia necessario che la Regione abbandoni lo strumento del Nuovo Circondario Imolese ispirato più a logiche di definizione dell’attuale partito di maggioranza piuttosto che a reali esigenze del territorio e valuti positivamente il recupero della storia e della tradizione di Imola e dell’imolese, inserendo questi elementi in una valutazione alta del territorio medesimo, per proiettare Imola e l’imolese in una nuova dimensione in cui l’Emilia e la Romagna s’incontrino consentendo a Imola di diventare il punto di congiuntura di queste realtà.

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