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Relazione

La situazione internazionale del turismo negli ultimi 25 anni ha visto dei grossi cambiamenti intervenire a modificare i grandi flussi, dirottando milioni di turisti in nuove località, prevalentemente esotiche o del sud Europa, e riducendo fortemente l’appeal delle località tradizionali, fra le quali avevano per decenni primeggiato in campo mondiale le località rivierasche della Romagna. Questo riferito non solamente ai turisti stranieri del nord Europa ma anche alle grandi masse dei turisti italiani.

La “Riviera Romagnola”, conosciuta e vagheggiata in tutto il mondo, aveva contribuito in maniera determinante a fare dell’Italia il primo paese al mondo per presenze turistiche, con i relativi benefici economici ed introiti di valuta pregiata.

La collocazione attuale dell’Italia, letteralmente precipitata negli ultimi 10 anni, oscilla fra il 5° ed il 6° posto, anche a causa di politiche ripetutamente ed ostinatamente sbagliate per quanto riguarda la comunicazione e l’immagine.

Questo decennio coincide per la nostra Regione con l’invenzione di una denominazione, da allora usata indiscriminatamente a tappeto, che faceva scomparire la storica e classica Riviera Romagnola, per far apparire una burocratica ed indistinta voce “Riviera adriatica dell’Emilia-Romagna”, contravvenendo alle più elementari leggi del marketing e della comunicazione.

Quando un marchio è vincente ed evoca suggestioni, ricordi e passioni, non viene mai cambiato; pensate se la Ferrero dovesse togliere il marchio Nutella o Ferrero Rocher per inventarne uno tipo: “prodotti al cioccolato e nocciole provenienti da Cuneo”, riderebbe tutto il mondo!

“Nutella” evoca morbidezza, sapore e cremosità inconfondibile, un pizzico di trasgressione e peccato che ne fanno un prodotto unico ed irripetibile; così come “Riviera Romagnola” porta alla mente il mitico bagnino romagnolo, le notti in spiaggia e nelle migliaia di locali sempre alla moda, l’accoglienza nelle pensioni famigliari e negli alberghi attrezzati, la saporita ed abbondante cucina, la grande allegria e cordialità della gente, in una parola: la vacanza.

In tempo di crisi e di trasformazioni epocali, tutti cercano di restare attaccati il più possibile alla propria identità, proprio per avere la forza e la sicurezza per affrontare e gestire il nuovo; la nostra Regione, al contrario, ha cercato in tutti i modi di muoversi all’opposto, sradicando costantemente tutto ciò che poteva fare cultura identitaria.

Quando un marchio è valido ed un prodotto “tira”, qualunque impresa tende ad avvicinargli altri prodotti ed altri marchi meno fortunati, per cercare di sfruttare l’effetto traino, ma non metterà mai in ombra il primo per valorizzare i secondi.

Parimenti la Regione Emilia-Romagna poteva affiancare alla Riviera Romagnola le tante emergenze paesaggistiche, culturali e turistiche, presenti nel suo territorio, sfruttandone l’effetto traino e completandone l’offerta arricchendola fortemente, creando così anche un rilancio per la riviera stessa.

Si è scelto invece di penalizzare la “gallina delle uova d’oro” in nome di un malinteso e poco approfondito progetto di sviluppare il turismo culturale ed ecologico di tutta l’attuale regione Emilia-Romagna, senza capire che le due cose non sono in contrasto e potevano completarsi a vicenda.

In questo modo la Regione, anche con lo spostamento dell’APT da Rimini a Bologna, che aveva un chiaro significato politico, ha contribuito fortemente al progressivo declino della nostra riviera, invece di supportarne il rilancio.

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