Relazione
Le conseguenze della crisi economica hanno reso sempre più emergenti le problematiche relative al fabbisogno abitativo delle categorie che si trovano in condizione di più alto disagio sociale e che hanno difficoltà ad accedere al libero mercato della locazione.
Soddisfare i bisogni abitativi delle famiglie e dei soggetti più disagiati attraverso un adeguato piano casa era tra gli impegni che Stato Regioni ed Enti locali hanno assunto con I’Intesa del 1 aprile 2009 per sostenere il rilancio dell’economia attraverso l’attività edilizia.
La Regione Emilia-Romagna ha dato attuazione alla suddetta Intesa con la L.R. 6 luglio 2009, n. 6, il cui Titolo III prevede misure straordinarie, operanti fino al 31 dicembre 2010, finalizzate al rilancio dell’attività economica mediante la promozione di interventi edilizi di riqualificazione e recupero funzionale del patrimonio esistente volti a migliorarne qualità architettonica, sicurezza ed efficienza energetica.
La situazione è, dunque, tale per cui non solo risultano scaduti, e mai prorogati, i termini per la realizzazione delle suddette misure ma soprattutto è evidente che I’edilizia residenziale sociale non è mai stata compresa tra le finalità cui volgere gli interventi in questione.
D’altra parte, la stessa legge quadro in materia di tutela ed uso del territorio, la L.R. 24 marzo 2000, n. 20, si limita a considerare le politiche di edilizia residenziale sociale come oggetto cui concorre in generale la pianificazione territoriale ed urbanistica ma non come obiettivo di interesse pubblico per la qualificazione ed il recupero funzionale del patrimonio abitativo esistente.
Il presente progetto di legge intende perseguire proprio quest’ultima finalità, con la volontà di dare un’adeguata risposta alle esigenze abitative delle categorie più disagiate, le cui condizioni sono sempre più gravi a causa delle conseguenze della crisi economica.
In particolare esso consente il cambio di destinazione d’uso a residenziale, con interventi edilizi di ristrutturazione, sostituzione, demolizione e ricostruzione, e di completamento, con ampliamento, per gli edifici non residenziali dismessi, al fine di riservare una quota della superficie oggetto di trasformazione alla locazione con canone calmierato per I’edilizia sociale, con particolare attenzione a soggetti che hanno evidenti difficoltà ad accedere al mercato della locazione quali gli studenti universitari, gli appartenenti ai Vigili del Fuoco o alle Forze armate.
Il progetto di legge si compone di tre articoli.
L’articolo 1 chiarisce subito che la finalità del provvedimento è la realizzazione delle politiche di edilizia residenziale sociale, nel rispetto della normativa urbanistica ed edilizia in vigore.
L’articolo 2 consente, in deroga agli strumenti urbanistici comunali, cambi di destinazione d’uso a residenziale, attraverso interventi di ristrutturazione, sostituzione edilizia con demolizione e ricostruzione, e di completamento, con ampliamento entro il limite del 30 per cento della superficie utile esistente, di edifici non residenziali dismessi o mai utilizzati o abbandonati.
Viene poi specificato che tali interventi sono subordinati a riservare una parte della superficie complessiva oggetto di trasformazione alla locazione con canone calmierato per I’edilizia sociale secondo quanto definito dalla Giunta regionale con regolamento di attuazione, con la possibilità di riservarne una quota a categorie protette e svantaggiate come studenti universitari o appartenenti ai Vigili del fuoco e alle Forze armate.
L’articolo 3, infine, specifica quali sono gli edifici che possono e quelli che non possono essere oggetto degli interventi, in applicazione della normativa vigente.