Testo

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna

premesso che

- in seguito alla seduta del 18 dicembre 2008, il Consiglio dei Ministri ha reso note le bozze dello schema di Regolamento inerente alla “Revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei ai sensi dell’articolo 64, comma 4, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133”;

- dette bozze contengono le ipotesi per i nuovi curricoli dei Licei e degli Istituti Tecnici che verranno attuati a partire dall’anno scolastico 2010-2011;

- la bozza di Regolamento dei Licei al comma 2 dell’art. 2 recita “I percorsi liceali forniscono allo studente gli strumenti culturali e metodologici per una comprensione approfondita della realtà, affinché egli si ponga, con atteggiamento razionale, creativo, progettuale e critico, di fronte alle situazioni, ai fenomeni e ai problemi, ed acquisisca conoscenze, abilità e competenze coerenti con le capacità e le scelte personali e adeguate al proseguimento degli studi di ordine superiore, all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro”. Questa affermazione sull’identità dei licei è in palese contraddizione con quanto previsto nei curricoli dei diversi percorsi. Infatti il dato che emerge con maggiore evidenza dalla lettura dei curricoli, così come approvati il 12 giugno scorso dal Consiglio dei Ministri, è la totale sparizione del diritto e dell’economia dai licei come disciplina obbligatoria: le materie, infatti, residuano solamente in un unico corso, tra l’altro attivabile unicamente come opzione, il Liceo delle Scienze Umane indirizzo Economico Sociale;

- l’insegnamento del diritto e dell’economia era stato introdotto negli ordinamenti dei licei dalla precedente “Riforma Brocca” dei primi anni novanta. A distanza di meno di vent’anni si torna indietro e le due discipline vengono estromesse dagli ordinamenti liceali per tornare segregate nell’ambito dell’istruzione tecnica (con significative riduzioni di orario) e professionale;

considerato che

- la precedente proposta di riforma Moratti, contenuta nel Decreto Legislativo deI 17.10.2005, prevedeva la materia giuridico-economica come insegnamento opzionale; negli attuali decreti governativi non è prevista nemmeno questa possibilità. Oggi si decide, non si sa in base a quali criteri didattici, pedagogici e formativi, di privare quei cittadini in obbligo scolastico che decidono di affrontare il percorso liceale, della conoscenza dei più elementari principi giuridici ed economici. Lo studio del diritto e dell’economia, nel biennio della scuola superiore, aveva come principale finalità proprio la formazione del cittadino, vale a dire di un adulto in grado di interpretare la realtà sociale in cui vive e di parteciparvi in modo consapevole;

 - la scelta di estromettere, o quanto meno limitare fortemente, la presenza del diritto e dell’economia dai percorsi liceali, prevista anche nella precedente proposta di riforma Moratti, era già stata a suo tempo fortemente criticata dalle più importanti associazioni di categoria del mondo produttivo. Nel documento comune dell’1 agosto 2005, infatti, ABI, AGCI, ANIA, CASARTIGIANI, CIA, COLDIRETTI, CLAAI, CNA, CONFAGRICOLTURA, CONFAPI, CONFARTIGIANATO, CONFCOMMERCIO, CONFETRA, CONFINDUSTRIA, CONFSERVIZI e LEGACOOP, puntualizzando le linee caratterizzanti la riforma dell’istruzione secondaria superiore voluta dall’allora ministro Moratti, precisavano che tra gli obiettivi del secondo ciclo, come saperi di base comuni su tutto il territorio nazionale, si doveva garantire “… oltre ai saperi dei diversi indirizzi, le conoscenze giuridiche e la conoscenza dell’assetto istituzionale-economico-giuridico dei Paesi occidentali”. I concorsi pubblici e le selezioni private richiedono, infatti, conoscenze di diritto e di economia anche nei casi di assunzione di personale non specializzato nel settore giuridico-economico;

 valutato che

- la riforma attuale, cancellando il diritto e l’economia da ogni liceo, disattende altresì palesemente la Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo del 18 dicembre 2006. Tale documento, infatti, nell’indicare le competenze chiave per l’apprendimento permanente, delinea otto competenze chiave; tra queste la n. 6 prevede espressamente le “Competenze sociali e civiche” le quali “includono competenze personali, interpersonali e interculturali e riguardano tutte le forme di comportamento che consentono alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale e lavorativa, in particolare alla vita in società sempre più diversificate, come anche a risolvere i conflitti ove ciò sia necessario. La competenza civica dota le persone degli strumenti per partecipare appieno alla vita civile grazie alla conoscenza dei concetti e delle strutture sociopolitici e all’impegno a una partecipazione attiva e democratica”. Ancora: “Per una efficace partecipazione sociale e interpersonale è essenziale comprendere i codici di comportamento e le maniere generalmente accettati in diversi ambienti e società (ad esempio sul lavoro). È altresì importante conoscere i concetti di base riguardanti gli individui, i gruppi, le organizzazioni del lavoro, la parità e la non discriminazione tra i sessi, la società e la cultura”. Inoltre: “La competenza civica si basa sulla conoscenza dei concetti di democrazia, giustizia, uguaglianza, cittadinanza e diritti civili, anche nella forma in cui essi sono formulati nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e nelle dichiarazioni internazionali e nella forma in cui sono applicati da diverse istituzioni a livello locale, regionale, nazionale, europeo e internazionale.” Ulteriore competenza chiave definita nel documento del Parlamento e del Consiglio Europeo è la n. 7: “Senso di iniziativa e di imprenditorialità” inteso come “capacità di una persona di tradurre le idee in azione”. Questa competenza “aiuta gli individui, non solo nella loro vita quotidiana, nella sfera domestica e nella società, ma anche nel posto di lavoro ad avere consapevolezza del contesto in cui operano e a poter cogliere le opportunità che si offrono ed è un punto di partenza per le abilità e le conoscenze più specifiche di cui hanno bisogno coloro che avviano o contribuiscono ad una attività sociale o commerciale”. La conoscenza necessaria a tal fine comprende “l’abilità di identificare le opportunità disponibili per attività personali, professionali, e/o economiche, comprese questioni più ampie che fanno da contesto al mondo in cui le persone vivono e lavorano, come ad esempio una conoscenza generale del funzionamento dell’economia, delle opportunità e sfide che si trovano ad affrontare i datori di lavoro o un’organizzazione”. La descrizione di queste competenze ne delinea in modo chiaro ed univoco la correlazione con imprescindibili conoscenze giuridico-economiche di base;

 - il Decreto del Ministro della Pubblica Istruzione del 22.8.2007, contenente il “Regolamento recante norme in materia di adempimento dell’obbligo di istruzione” e attuativo dell’art. 1 comma 622 della Legge 26.12.2006, n. 296 che ha introdotto l’obbligo di istruzione elevato a dieci anni, coerente con i contenuti della Raccomandazione delle autorità dell’Unione Europea, richiamando i contenuti della Raccomandazione del Parlamento e del Consiglio Europeo 18.12.2006, sollecita gli stati membri a potenziare nei giovani lo spirito di intraprendenza e di imprenditorialità. Le specifiche competenze e le relative abilità/capacità e conoscenze nell’asse storico-sociale, descritte nel decreto con estrema puntualità, sembrano riprese da un piano di lavoro predisposto nella programmazione annuale di una classe di biennio di scuola secondaria superiore da un qualsiasi docente di discipline giuridiche ed economiche. Il vigente ordinamento scolastico di scuola secondaria superiore, per ciò che attiene alla materia giuridico-economica è per la gran parte rispettoso delle indicazioni dell’Unione Europea e in linea con quanto previsto dal Decreto del 22.8.2007;

 - oggi le intenzioni del Governo, estromettendo del tutto il diritto e l’economia da ogni ordinamento liceale, disattendono del tutto le raccomandazioni degli organi dell’Unione Europea e contraddicono palesemente quanto già previsto nel precedente Decreto ministeriale del 22.8.2007. La cosiddetta “Riforma Gelmini” dell’istruzione secondaria superiore reintroduce nel nostro ordinamento l’analfabetismo giuridico-economico mentre l’attualità impone come necessaria la conoscenza di nozioni di base in materia di diritto e di economia per poter comprendere fenomeni che riguardano in modo diretto e rilevante tutti i cittadini;

 - non si comprende come perfino nei curricoli del nuovo Liceo delle Scienze Umane non sia previsto l’insegnamento del diritto e dell’economia. Si ricorda che tale licealità sostituirà gli attuali corsi del Liceo delle Scienze Sociali e Liceo Sociopsicopedagogico, nei quali vengono svolte rispettivamente due ore di lezione la settimana per tutti e cinque gli anni di corso (una in compresenza con il docente di storia) e due ore nei primi due anni con tre ore nel quinto anno per il Sociopsicopedagogico;

impegna la Giunta

- ad adoperarsi nelle opportune sedi che le competono per individuare ogni possibile e legittima azione di contrasto a queste modifiche di Regolamento che contengono le ipotesi per i nuovi curricoli dei Licei e degli Istituti Tecnici che verranno attuati a partire dall’anno scolastico 2010-2011;

- ad intervenire con determinazione presso il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca affinché:

- venga rivista la proposta di riforma;

- le discipline giuridiche ed economiche siano inserite nei piani di studio di tutte le istituzioni scolastiche di secondo grado;

- l’insegnamento delle discipline “Cittadinanza e Costituzione” nella scuola superiore venga affidato ai docenti abilitati nella classe di concorso A019 (Discipline giuridiche ed economiche).

Approvata a maggioranza nella seduta antimeridiana del 9 febbraio 2010

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ultima modifica 2010-03-02T13:48:05+01:00

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