RISOLUZIONE - Oggetto n. 432 - Risoluzione in merito ai procedimenti disciplinari proposti nei confronti di studenti del Liceo Minghetti di Bologna. A firma dei Consiglieri: Gordini, Lembi, Casadei, Larghetti
l’art. 21 della Costituzione secondo cui: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”;
l’articolo 12 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ratificata dall’Italia con la legge n. 176 del 27 maggio 1991, che riconosce a ogni bambino e adolescente il diritto di esprimere liberamente la propria opinione su tutte le questioni che lo riguardano, e richiede che le opinioni espresse siano debitamente prese in considerazione tenendo conto dell’età e della maturità del minore;
i decreti delegati, D.P.R. 416, 417, 419 e 420 del 1974, (oggi raccolti nel Testo Unico in materia di Istruzione di cui al Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297) che, tra l’altro, hanno introdotto nella scuola italiana gli organi collegiali, pensati per garantire la partecipazione democratica degli studenti, dei genitori e del personale scolastico nella gestione della scuola;
le “Linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica” emanate dal MIUR con il Decreto Ministeriale n. 35 del 22 giugno 2020, che individuano tra gli obiettivi fondamentali del percorso educativo la promozione della partecipazione attiva degli/delle studenti/esse, la valorizzazione del pensiero critico, del dibattito, del confronto democratico e del rispetto delle diversità;
la legge regionale Emilia-Romagna 4 marzo 2003 n. 12, recante “Norme per la promozione delle pari opportunità e dell’uguaglianza di genere”, che mira a rimuovere le discriminazioni e a favorire contesti inclusivi nei quali il rispetto delle libertà fondamentali e della dignità della persona sia garantito in ogni ambito della vita sociale, incluso quello scolastico;
è di questi giorni la notizia che, contro gli studenti e le studentesse che hanno dato vita all’ultima occupazione del liceo “Marco Minghetti” di Bologna, sarebbero state presentate, delle denunce a carico degli animatori della protesta per danni e interruzione di pubblico servizio, nonché, irrogate le proposte di sanzioni di tre giorni di sospensione e del sei in condotta per le azioni e le iniziative di protesta svolte, dal 18 al 22 marzo;
le proteste degli/delle studenti/esse del Liceo “Marco Minghetti” si inseriscono in un più ampio quadro di mobilitazioni studentesche che hanno attraversato diverse realtà scolastiche italiane, manifestando un diffuso malcontento verso le nuove misure introdotte dalla Riforma “Valditara” e le mobilitazioni sono stata espressione di un disagio generazionale che percepisce tali provvedimenti come repressivi e lesivi del diritto allo studio e alla partecipazione democratica, evidenziando l’esigenza di un confronto aperto e costruttivo tra studenti, istituzioni scolastiche e rappresentanti istituzionali;
gli/le studenti/esse sanzionati hanno diffuso un “Appello alla cittadinanza per chiedere il ritiro delle sanzioni disciplinari comminate contro gli studenti occupanti del Liceo Minghetti”;
questo il testo dell’Appello: “Siamo gli studenti del Liceo Minghetti che martedì 18 Marzo hanno deciso di occupare la propria scuola per esprimere il nostro dissenso al riarmo europeo, al DDL sicurezza 1660, alla riforma della scuola Valditara e alle complicità del nostro governo con la pulizia etnica in corso contro il popolo palestinese, in particolare in questo difficile momento dopo la rottura della tregua operata da Israele. Queste questioni incombono sul nostro futuro come una spada di Damocle e abbiamo sentito la necessità, ma anche il dovere, di far sentire la nostra voce. È proprio la nostra scuola che ci ha fornito gli strumenti di riflessione e critica della realtà che ci hanno spinto a mettere in discussione il nostro presente: strumenti come la Filosofia, la Storia e la grande letteratura del passato. Ma in una scuola che ci insegna a interrogare e contestare, con impegno e coraggio, il mondo che ci circonda, il nostro gesto ha incontrato un atteggiamento opposto. Già nei giorni precedenti, mentre girava la voce di una possibile occupazione, il Preside aveva minacciato conseguenze legali per chi vi avesse preso parte e, a occupazione cominciata, invece di fare denuncia contro ignoti come da prassi consolidata per le occupazioni ha deciso di denunciare arbitrariamente pochi di noi (ancora ignoti) come responsabili dell’atto. Questa settimana, inoltre, il collegio docenti si è espresso a favore di sospensioni e 6 in condotta a una dozzina di studenti, nonostante nessuno fuorché il preside sia a conoscenza di chi siano questi “colpevoli” o secondo quale criterio siano stati individuati. Questa reazione ci ha profondamente delusi: con questo gesto chiaramente non si vuole né insegnare né educare. Si vuole piuttosto punire la protesta e l’espressione del proprio dissenso facendo di pochi un esempio per intimidire tutti, tutto dietro la già vista retorica reazionaria della “maggioranza silenziosa”, che secondo il Preside avrebbe voluto andare a lezione. Sì, abbiamo lasciato la scuola per quattro giorni senza latino e greco e Dante e Ariosto. In quei quattro giorni abbiamo discusso tra noi, mettendo in dubbio la realtà che ci circonda, imparando a solidarizzare per agire nel concreto. L’abbiamo fatto perché la democrazia non sta nel crudo volere della maggioranza, ma anche nella possibilità di contestarla. Chiediamo quindi scusa se Cicerone per qualche giorno non ha potuto parlare nelle nostre aule, ma il nostro agire ci è sembrato più importante ed urgente, perché sentiamo di dover prendere in mano il nostro futuro. Con questa lettera intendiamo rivolgerci a tutti i cittadini e i sinceri democratici che provano come noi disappunto ed indignazione per le cinque denunce e desiderano aderire, firmando questo appello, ad una richiesta alla scuola di ritirare le sanzioni disciplinari proposte dal collegio docenti.”;
in un clima politico nazionale sempre più segnato dalla repressione delle forme di dissenso, come dimostrato anche dalle recenti misure contenute nel DDL Sicurezza (Atto Camera n.1660), è fondamentale che la Scuola non diventi terreno di repressione, bensì spazio di formazione critica e democratica;
come ha scritto un grande pedagogista italiano, Franco Lorenzoni, “In un mondo in continua trasformazione, di fronte a sempre nuove questioni aperte, nella scuola abbiamo il dovere di educare alla legalità, ma non possiamo esimerci dal porci e porre all’attenzione di ragazze e ragazzi le contraddizioni che caratterizzano il nostro tempo e la necessità di immaginare nuove soluzioni ai problemi di oggi. L’apertura alla disubbidienza è dunque particolarmente necessaria oggi. Luigi Manconi, in “Corpo e anima” scrive: “Si è immaginato che il principio di legalità di per sé fosse capace di determinare un processo di emancipazione dei gruppi sociali più deboli attraverso la forza della legge positiva, nonché di una loro inclusione nel sistema della cittadinanza in virtù dell’affermazione di regole e norme. (…) Se così fosse noi dovremmo escludere dalla scena pubblica e dalla sfera politica tutto il grande repertorio della disobbedienza civile, il tema della resistenza e quello del conflitto. Secondo una simile ottica l’intera azione pubblica dovrebbe ridursi a una mobilitazione per la legalità. E, invece, l’affermazione della legalità è solo una parte di un’idea più ampia e assai più complicata della politica. Che comprende anche quella funzione vitale che è la tensione tra soggettività e norma.” Credo che queste considerazioni riguardino da vicino il mestiere dell’educare perché la scuola necessariamente si situa tra passato e futuro e deve educare a una profonda apertura verso prospettive e paesaggi non ancora esplorati”;
l'Ufficio Scolastico Regionale (USR) ha competenze in materia di indirizzo e coordinamento, ma non può imporre obblighi agli istituti scolastici autonomi, infatti, gli istituti scolastici godono di autonomia didattica e organizzativa garantita dalla legge (legge n. 59/1997 e successivi decreti attuativi, come il D.P.R. n. 275/1999);
tuttavia, l’USR può emanare linee guida, raccomandazioni e circolari per orientare le scuole su questioni specifiche, specialmente quando queste riguardano il rispetto dei diritti degli studenti o la promozione di un approccio educativo piuttosto che punitivo e anche se l'adesione da parte degli istituti scolastici non è obbligatoria, è comunque fortemente consigliata e spesso seguita, soprattutto se si inquadra in una politica educativa condivisa a livello regionale o nazionale;
a titolo esemplificativo, si richiama la circolare dell’Ufficio Scolastico Regionale della Sardegna (procedimenti disciplinari nei confronti degli alunni come procedimenti amministrativi, anno 2023, pagina 16 ultimo periodo), che evidenzia l’importanza di adottare sanzioni disciplinari con una spiccata valenza educativa, tese al recupero degli/delle studenti/esse tramite attività sociali e culturali a beneficio della comunità scolastica e tale approccio mira a stimolare processi di riflessione critica e di rielaborazione delle condotte scorrette, piuttosto che limitarsi a interventi di carattere punitivo;
la scuola non è trasmissione nozionistica e acritica del sapere, ma deve configurarsi come spazio pubblico di esercizio del pensiero critico, di costruzione del senso civico e di educazione alla cittadinanza attiva;
è fondamentale riconoscere che la partecipazione degli/delle studenti/esse alla vita sociale e politica, anche quando espressa attraverso forme di dissenso critico, rappresenta una risorsa preziosa per la società, infatti, tali manifestazioni possono costituire un esercizio di cittadinanza attiva che contribuisce alla formazione di individui consapevoli, responsabili e capaci di analizzare criticamente la realtà che li circonda e reprimere queste espressioni di partecipazione rischia di soffocare il naturale processo di crescita e maturazione civica delle nuove generazioni, allontanandole dalle istituzioni e minando la loro fiducia nel dialogo democratico;
la Riforma “Valditara” introduce un inasprimento delle sanzioni disciplinari attraverso l’adozione sistematica del sei in condotta e delle sospensioni come strumenti punitivi, prevedendo che tali misure possano compromettere l’intero percorso formativo degli/delle studenti/esse fino alla possibile perdita dell’anno scolastico e questa nuova impostazione normativa si distacca dalle precedenti linee educative orientate al recupero e alla rielaborazione critica delle condotte scorrette, privilegiando invece un approccio repressivo che rischia di escludere chi manifesta dissenso dal contesto educativo, con effetti negativi, sia sul diritto allo studio, sia sullo sviluppo di una cittadinanza attiva e responsabile;
secondo quanto evidenziato dal sindacato FLC - CGIL, tale misura sarebbe di stampo sanzionatorio e punitivo, evidenziando una visione dell’istruzione più orientata alla punizione che alla prevenzione del disagio e dell’insuccesso scolastico e questo approccio rischia di instaurare un clima repressivo all'interno delle scuole, contravvenendo alla missione educativa delle stesse e ostacolando la costruzione di un dialogo costruttivo tra studenti/studentesse e istituzioni scolastiche;
la Regione Emilia-Romagna promuove attivamente l’educazione alla cittadinanza responsabile attraverso diversi progetti e iniziative rivolti alle scuole. Uno dei principali progetti è l’iniziativa “conCittadini”, coordinata dall'Assemblea legislativa regionale, che coinvolge scuole di ogni ordine e grado, enti locali, associazioni e istituzioni del territorio, con un percorso che si concentra sui temi della Memoria, dei Diritti e della Legalità, con l’obiettivo di sviluppare la partecipazione attiva dei giovani e la loro consapevolezza civica;
nell’edizione 2024-2025, “conCittadini” ha registrato una partecipazione record, con 123 progetti che coinvolgono oltre 70.000 studenti/studentesse e 10.000 adulti, distribuiti in 315 scuole, 112 soggetti pubblici e 208 realtà associative e questi numeri testimoniano l’ampia rete di collaborazione instaurata per promuovere la cittadinanza attiva tra i giovani dell’Emilia-Romagna;
oltre a “conCittadini”, la Regione sostiene progetti per la promozione della cultura della legalità, la diffusione dei valori costituzionali e il supporto ad attività di interazione tra culture diverse e queste iniziative mirano a coinvolgere direttamente i giovani, incoraggiandoli a partecipare attivamente alla costruzione del futuro e a elaborare risposte alle sfide sociali attuali;
inoltre, che l'Assemblea Legislativa offra alle scuole un catalogo di progetti e attività aggiornato, che spazia dalle visite alla sede dell'Assemblea Legislativa a iniziative di cittadinanza attiva, premi e opportunità formative e queste attività forniscono agli studenti occasioni concrete di apprendimento e di esercizio consapevole dei propri diritti e doveri civici;
le iniziative promosse dalla Regione Emilia-Romagna per diffondere la cittadinanza responsabile tra gli/le studenti/esse, come il progetto “conCittadini”, dimostrano l’impegno delle istituzioni nel fornire strumenti e opportunità ai giovani per diventare cittadini attivi e consapevoli e, tuttavia, l’attività svolta dagli/delle studenti/esse del Liceo “Marco Minghetti” di Bologna, che hanno deciso di esprimere il proprio dissenso attraverso l’occupazione scolastica, è stata recepita in modo repressivo, anziché essere valorizzata come una manifestazione di partecipazione civica e riflessione critica coerente con gli stessi obiettivi promossi dalla Regione;
anche un consistente gruppo di genitori (più di 500) di studenti/esse del Liceo “Marco Minghetti” hanno espresso pubblicamente una forte preoccupazione per le recenti decisioni della dirigenza scolastica e del collegio dei docenti: “Le misure adottate, nel merito e nel metodo, rischiano di compromettere seriamente il patto educativo su cui si fonda la comunità scolastica. Ci preoccupa in particolare la scelta di segnalare alla magistratura un numero ristretto di studenti per un’azione collettiva che ha coinvolto centinaia di ragazze e ragazzi. Secondo fonti non smentite, i denunciati sarebbero proprio coloro che avevano cercato il dialogo con la Dirigenza: un segnale che colpirebbe chi si è assunto responsabilità e ha favorito il confronto. Noi genitori chiediamo il ritiro delle denunce e l'avvio di un confronto più equilibrato, affidato ai consigli di classe, capaci di valutare le conseguenze educative e personali per gli studenti coinvolti. Con la nostra lettera ribadiamo una visione della scuola pubblica come comunità educativa aperta, dove il dissenso e gli eventuali errori siano affrontati con il dialogo e non con l’esclusione o punizioni esemplari”;
una iniziativa analoga svolta, pressoché in contemporanea, dagli/dalle studenti/esse del Liceo “Niccolò Copernico” di Bologna, ha avuto ben diversa attenzione e rispetto da parte del dirigente scolastico e dei docenti.
L’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna
che si giunga a riconsiderare la sospensione delle sanzioni disciplinari e che le valutazioni di quei provvedimenti, denunce comprese, siano riviste alla luce di una ripresa di dialogo e di confronto presso la scuola Liceo “Marco Minghetti” di Bologna;
che la scuola tutta, Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia-Romagna compreso, come pure il Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, promuovano e favoriscano una gestione con una visione educativa dei conflitti e all’interno delle istituzioni scolastiche e che sia fatto il possibile, per le rispettive competenze, per favorire il confronto sul piano formativo e didattico, privilegiando il dialogo costruttivo piuttosto che l’approccio punitivo e promuovendo una collaborazione positiva tra scuola, studenti/esse e famiglie, al fine di assicurare un ambiente che valorizzi la partecipazione attiva e rispettosa degli studenti.
L’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna
a sollecitare, nelle opportune sedi istituzionali, il Governo a rivedere la Riforma “Valditara” che, con l’inasprimento delle norme disciplinari nei confronti degli studenti/esse, rischia di generare un clima repressivo nelle scuole, penalizzando gravemente chi riceve un sei in condotta o una sospensione, compromettendone il percorso formativo, e a promuovere un approccio educativo basato sul dialogo e sul confronto costruttivo, piuttosto che su misure esclusivamente punitive, al fine di garantire un ambiente scolastico inclusivo e orientato alla crescita personale e collettiva.
Approvata a maggioranza dalla Commissione V Giovani, Scuola, Formazione, Lavoro, Sport e Legalità nella seduta dell’8 maggio 2025.