ATTO DI INDIRIZZO
RISOLUZIONE - Oggetto n. 5153 - Risoluzione proposta dai consiglieri Salsi, Donini, Bortolazzi, Ercolini, Richetti, Zanca, Casadei, Alberti, Monaco, Bosi, Barbieri, Majani, Guerra, Monari, Delchiappo, Piva, Rossi, Nanni, Mezzetti, Mazza, Masella, Rivi, Borghi, Montanari, Zoffoli, Mazzotti, Fiammenghi, Garbi, Lombardi, Pedulli, Beretta, Noe' e Manfredini per impegnare la Giunta regionale a porre in essere azioni contro la violenza nei confronti delle donne
Premesso che
La violenza contro le donne e' ancora un fenomeno che assume i
connotati di una vera e propria emergenza nazionale e mondiale e
continua a essere la prima causa di morte per le donne.
I diritti umani sono diritti universali e conseguentemente la violenza
perpetrata nei confronti delle donne e dei minori e' un oltraggio ai
diritti umani su scala universale.
La violenza sulle donne e' la forma di violazione dei diritti umani
piu' diffusa ed occultata nel mondo, che colpisce donne di paesi e di
continenti diversi, di religioni, culture e contesti sociali
differenti, istruite o analfabete, ricche o povere, sia che vivano in
tempo di guerra o in tempo di pace.
Tenuto conto che
La Costituzione della Repubblica Italiana recita all'articolo 3 che
"tutti i cittadini hanno pari dignita' sociale e sono uguali davanti
alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani approvata nel 1948
dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite afferma che "tutti gli
esseri umani nascono liberi ed uguali in dignita' e diritti" (art. 1)
e che "ad ogni individuo spettano tutti i diritti e le liberta'
enunciate nella presente dichiarazione senza distinzione alcuna, per
ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di
opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale,
di ricchezza, di nascita o di altra condizione" (art. 2).
La Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione
nei confronti delle donne (CEDAW) adottata dalle Nazioni Unite il 18
dicembre del 1979 e formalmente ratificata, ad oggi, da 186 Paesi.
La Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne
(1994) afferma che "gli Stati dovrebbero condannare la violenza contro
le donne e non dovrebbero appellarsi ad alcuna consuetudine,
tradizione o considerazione religiosa al fine di non ottemperare alle
loro obbligazioni quanto alla sua eliminazione. Gli Stati dovrebbero
perseguire con tutti i mezzi appropriati e senza indugio una politica
di eliminazione della violenza contro le donne" (art. 4).
La Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea sancisce che "e'
vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata in particolare, sul
sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale,
le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni
personali, le opinioni pubbliche o di qualsiasi altra natura,
l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita,
gli handicap, l'eta' o l'orientamento sessuale" (art. 21); inoltre "la
parita' tra uomini e donne deve essere assicurata in tutti i campi,
compreso in materia di occupazione, di lavoro e di retribuzione".
La Legge nazionale n. 154 del 5 aprile 2001 (Misure contro la violenza
nelle relazioni familiari) prevede l'allontanamento immediato dalla
casa di famiglia del coniuge accusato di violenza e consente altresi'
alle persone conviventi che, per effetto dell'allontanamento rimangono
senza mezzi economici, di ottenere dal giudice il riconoscimento di un
assegno periodico.
Legge 23 aprile 2009 n. 38 (Conversione in legge, con modificazioni,
del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, recante misure urgenti in
materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale,
nonche' in tema di atti persecutori).
Richiamandosi
Al Protocollo d'Intesa fra la Regione Emilia-Romagna, l'ANCI, l'UPI e
le Associazioni operanti nel territorio regionale sul tema della
violenza alle donne, sottoscritto nel gennaio 2000.
Alla Legge della Regione Emilia-Romagna n. 2 del 12 marzo 2003 che
garantisce servizi ed interventi, quali "case e centri antiviolenza",
finalizzati a fornire consulenza, ascolto, sostegno ed accoglienza a
donne, anche con figli, minacciate o vittime di violenza fisica,
sessuale, psicologica e di costrizione economica.
Al dispositivo della risoluzione dell'Assemblea legislativa della
Regione Emilia-Romagna approvata all'unanimita' il 23 novembre 2006.
In occasione della 10ª ricorrenza della "Giornata internazionale per
l'eliminazione della violenza contro le donne" prevista ogni anno il
25 novembre e del 30° anniversario della CEDAW
L'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Impegna la Giunta regionale
A progredire, in sinergia con gli Enti locali, nel rafforzamento del
proprio impegno a promuovere e sostenere l'attivita' degli undici
centri antiviolenza e delle otto case delle donne, distribuite su
tutte le province della Regione, che nel luglio scorso hanno
costituito anche un coordinamento regionale per garantire maggiore
omogeneita' ed efficacia agli interventi.
A farsi parte attiva nei confronti del Governo per istituire un fondo
nazionale, per realizzare un Piano pluriennale per il contrasto alla
violenza contro le donne e la violenza intrafamiliare.
A perseguire, gia' a livello regionale e quale obiettivo pluriennale,
la redazione di un Piano integrato dedicato al contrasto alla violenza
contro le donne e intrafamiliare.
Chiede al Parlamento
Di garantire nella Finanziaria 2010 l'istituzione del fondo nazionale
contro la violenza alle donne (20 milioni di euro), cosi' come
indicato dall'ordine del giorno approvato dal Senato lo scorso 12
novembre, anche per la realizzazione di un Piano nazionale pluriennale
per il contrasto alla violenza contro le donne e la violenza
intrafamiliare.
Di promuovere un'azione legislativa a partire dall'esame del DDL
"Misure per la prevenzione della violenza di genere e per la tutela
delle vittime", presentato al Senato nel dicembre 2008 e ancora in
attesa di iniziare l'iter.
Di definire con una legge l'istituzione della "Statistica nazionale di
genere" come strumento fondamentale non solo per monitorare
costantemente l'incidenza dei fenomeni di violenza, di discriminazione
e, in generale, la qualita' della condizione femminile nel Paese, ma
per la valutazione degli effetti delle politiche pubbliche nella vita
delle donne.
Approvata all'unanimita' nella seduta antimeridiana del 24 novembre
2009.