DETERMINAZIONE DEL RESPONSABILE DEL SERVIZIO POLITICHE FAMILIARI INFANZIA E ADOLESCENZA 29 dicembre 2005, n. 19166
Assegnazione riparto liquidazione alle Amministrazioni prov.li per la realizzazione dei Piani area tutela infanzia e adolescenza affidamenti familiari e in comunita', adozione nazionale e internazionale in attuazione delib. Ass.leg.33/05 e G.R. 2192/05
IL RESPONSABILE DEL SERVIZIO
Viste:
- la Legge 4 maggio 1983, n. 184 "Diritto del minore ad una famiglia",
come successivamente modificata;
- la Legge 27 maggio 1991, n. 176 "Ratifica ed esecuzione della
convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 29 novembre
1989";
- la Legge 15 febbraio 1996, n. 66 "Norme contro la violenza
sessuale";
- la Legge 28 agosto 1997, n. 285 "Disposizioni per la promozione di
diritti ed opportunita' per l'infanzia e l'adolescenza", ed in
particolare l'art. 4;
- la Legge 3 agosto 1998, n. 269 "Norme contro lo sfruttamento della
prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di
minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitu'";
- la Legge 31 dicembre 1998, n. 476 "Ratifica ed esecuzione della
convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di
adozione internazionale, fatta a l'Aja il 29 maggio 1993. Modifiche
alla Legge 4 maggio 1983, n. 184, in tema di adozione di minori
stranieri";
- la Legge 28 marzo 2001, n. 149 "Modifiche della Legge 4 maggio 1983,
n.184, 'Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori',
nonche' del Titolo VIII del Libro I del Codice Civile";
- la Legge 4 aprile 2001, n. 154 "Misure contro la violenza nelle
relazioni familiari";
- la Legge 11 marzo 2002, n. 46 "Ratifica ed esecuzione dei protocolli
opzionali alla Convenzione dei diritti del fanciullo, concernenti
rispettivamente la vendita dei bambini, la prostituzione dei bambini e
la pornografia rappresentante bambini ed il coinvolgimento dei bambini
nei conflitti armati, fatti a New York il 6 settembre 2000";
- la Legge 20 marzo 2003, n. 77 "Ratifica ed esecuzione della
Convenzione europea sull'esercizio dei diritti dei fanciulli, fatta a
Strasburgo il 25 gennaio 1996";
- il DPCM 14 febbraio 2001 "Atto di indirizzo e coordinamento in
materia di prestazioni socio-sanitarie";
- il DPCM 29 novembre 2001 "Definizione dei livelli di assistenza";
- la L.R. 12 marzo 2003, n. 2 "Norme per la promozione della
cittadinanza sociale e per la realizzazione del sistema integrato di
interventi e servizi sociali", che, tra l'altro, all'art. 47, comma 1,
lettera c), stabilisce che quota parte del fondo sociale regionale per
le spese correnti operative a sostegno dei servizi e degli interventi,
e' destinato alle Provincie per l'attuazione di specifici programmi di
cui all'art 27 della medesima legge regionale, che si devono
raccordare ed integrare con i Piani di zona;
richiamate altresi':
- la deliberazione del Consiglio regionale n. 1294 del 24 novembre
1999 ad oggetto: "Linee di indirizzo in materia di abuso sessuale sui
minori";
- la deliberazione del Consiglio regionale n. 1378 del 28 febbraio
2000 ad oggetto: "Direttiva regionale in materia di affidamento
familiare";
- la deliberazione della Giunta regionale n. 1495 del 28 luglio 2003
ad oggetto: "Approvazione linee di indirizzo per le adozioni nazionali
e internazionali in Emilia-Romagna in attuazione del Protocollo
d'intesa di cui alla deliberazione del Consiglio regionale 331/02.
Modifica della deliberazione della Giunta regionale n. 3080 del
28/12/2001";
- la deliberazione della Giunta regionale n. 1425 del 19 luglio 2004
ad oggetto: "Protocollo regionale di intesa in materia di adozione tra
Regione Emilia-Romagna, Province, Enti titolari delle funzioni in
materia di infanzia e adolescenza, Enti autorizzati di cui all'art.
39, comma 1, lettera c) della Legge 476/98";
dato atto che con deliberazione dell'Assemblea legislativa regionale
n. 33 del 29/11/2005 ad oggetto "Programma annuale 2005: interventi,
obiettivi, criteri generali di ripartizione delle risorse ai sensi
dell'art. 47, comma 3 della L.R. 2/03. Stralcio del piano regionale
sociale e sanitario, ai sensi dell'art. 27, L.R. 2/03 (Proposta della
Giunta regionale in data 24 ottobre 2005, n. 1699)", al punto 3.3.6.
"Programma provinciale per la promozione delle politiche di
accoglienza e tutela dell'infanzia e dell'adolescenza", sono state
individuate tra l'altro:
- gli obiettivi generali da perseguire per ciascuna delle tre aree di
intervento;
- le Amministrazioni destinatarie, ossia le Amministrazioni
provinciali;
- gli indirizzi generali per la ripartizione delle risorse tra le
Amministrazioni destinatarie;
- le risorse programmate per il sostegno alle politiche di tutela ed
accoglienza dei minori per il 2005, ammontanti a Euro 500.500,00,
cosi' ripartite per le tre seguenti aree di intervento: quanto a Euro
195.000,00 per il sostegno alle politiche di tutela e contrasto alle
forme di violenza e disagio grave in danno ai bambini ed adolescenti;
quanto a Euro 130.000,00 per il sostegno agli affidamenti familiari ed
in comunita'; quanto ad Euro 175.500,00 per il sostegno all'adozione
nazionale ed internazionale;
richiamata altresi' la deliberazione della Giunta regionale n. 2192
del 19 dicembre 2005 ad oggetto: "Programma annuale 2005: ripartizione
delle risorse, ai sensi dell'art. 47, comma 3, della L.R. 2/03, e
individuazione delle azioni per il perseguimento degli obiettivi, di
cui alla deliberazione dell'Assemblea legislativa n. 33 del 29
novembre 2005", che ha tra l'altro definito al punto 3.3.4:
- le tipologie di azioni da attivare per perseguire gli obiettivi
individuati per ciascuna delle tre aree di intervento definite nella
delibera 33/05;
- i criteri e le modalita' di ripartizione delle risorse tra le
Amministrazioni destinatarie;
valutato di conferire, mediante il presente atto, proficua continuita'
alle iniziative di contrasto alle forme di violenza e disagio grave in
danno ai bambini ed adolescenti; all'affidamento familiare ed in
comunita'; all'adozione nazionale ed internazionale attivate gia' nei
precedenti anni finanziari;
ritenuto pertanto, in attuazione della sopra citata deliberazione
dell'Assemblea legislativa regionale 33/05, e della Giunta regionale
2192/05, di dover provvedere:
- all'assegnazione della somma complessiva di Euro 500.500,00 a favore
delle Amministrazioni provinciali, ripartita secondo i criteri sopra
richiamati;
- al relativo impegno di spesa sul Cap. 57105 "Fondo sociale
regionale. Quota parte destinata alle provincie per l'attuazione dei
programmi provinciali, per le attivita' di coordinamento e supporto
per l'implementazione e gestione del sistema informativo dei servizi
sociali nonche' per l'elaborazione dei Piani di zona (art. 47, comma
1, lettera c), L.R. 12 marzo 2003, n. 2 e Legge 8 novembre 2000, n.
328) - Mezzi statali" afferente all'UPB 1.5.2.2.20101 del Bilancio per
l'esercizio 2005, per l'importo di Euro 500.500,00;
- alla contestuale liquidazione in un'unica soluzione e alla
determinazione delle modalita' di rendicontazione e di eventuale
revoca delle risorse non utilizzate o impropriamente utilizzate;
richiamate:
- la L.R. 23 dicembre 2004, n 28 "Bilancio di previsione della Regione
Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2005 e Bilancio pluriennale
2005-2007";
- la L.R. 27 luglio 2005, n. 15, "Assestamento del Bilancio di
previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario
2005 e del Bilancio pluriennale 2005-2007 a norma dell'art. 30 della
L.R. 15 novembre 2001, n. 40. Primo provvedimento generale di
variazione";
viste:
- la L.R. 15 novembre 2001, n. 40 recante "Ordinamento contabile della
Regione Emilia-Romagna, abrogazione delle L.R.6 luglio 1977, n. 31 e
27 marzo 1972, n. 4", ed in particolare gli artt. 47, 49 e 51;
- la L.R. 26 novembre 2001, n. 43 recante "Testo unico in materia di
organizzazione e di rapporti di lavoro nella Regione Emilia-Romagna";
ritenuto che ricorrano gli elementi di cui all'art. 47 secondo comma
della L.R. 40/01 e che pertanto l'impegno di spesa possa essere
assunto con il presente atto;
ritenuto, inoltre, che sussistano tutte le condizioni previste
dall'art. 51, comma 3, della L.R. 40/01 per provvedere alla
liquidazione della spesa;
verificata la necessaria disponibilita' sul pertinente capitolo di
bilancio;
richiamata la seguente deliberazione della Giunta regionale, esecutiva
ai sensi di legge:
- n. 447 del 24 marzo 2003 e successive modificazioni, concernente
"Indirizzi in ordine alle relazioni organizzative e funzionali tra le
strutture e sull'esercizio delle funzioni dirigenziali" e successive
modificazioni;
richiamata, inoltre, la deliberazione della Giunta regionale n. 642
del 5 aprile 2004 nonche' la determinazione del Direttore generale
Risorse finanziarie e strumentali n. 4314 dell'1 aprile 2004, entrambe
relative, tra l'altro, al conferimento dell'incarico di
responsabilita' della posizione dirigenziale professional "Controllo e
presidio dei processi connessi alla gestione delle spese del bilancio
regionale";
attestata la regolarita' amministrativa ai sensi della deliberazione
di Giunta regionale 447/2002;
dato atto del parere di regolarita' contabile del presente atto
espresso dal Dirigente professional "Controllo e presidio dei processi
connessi alla gestione delle spese del bilancio regionale" dott.
Marcello Bonaccurso, ai sensi della citata deliberazione della Giunta
regionale 447/03;
determina:
1) di approvare l'allegato, parte integrante e sostanziale del
presente atto, ad oggetto Linee guida per la redazione dei "Programmi
provinciali per la promozione delle politiche di accoglienza e tutela
dell'infanzia e dell'adolescenza. Finanziamento regionale per l'anno
2005";
2) di ripartire ed assegnare, per le finalita' di cui all'allegato il
riparto a favore delle Provincie del finanziamento di Euro 500.500,00,
secondo i criteri previsti nella deliberazione dell'Assemblea
legislativa regionale 33/05 e nella deliberazione della Giunta
regionale 2192/05 ad oggetto: "Programma annuale 2005: ripartizione
delle risorse, ai sensi dell'art. 47, comma 3, della L.R. 2/03, e
individuazione delle azioni per il perseguimento degli obiettivi, di
cui alla deliberazione dell'Assemblea legislativa n. 33 del 29
novembre 2005", e con arrotondamento all'unita' di Euro, come esposto
nella tabella a seguire:
Provincia Quota area tutela Quota area affidamento Quota area
adozione totale
Piacenza 19.512,00 9.407,00 12.338,00 41.257,00
Parma 21.801,00 13.627,00 17.936,00 53.364,00
Reggio Emilia 17.749,00 19.971,00 14.500,00 52.220,00
Modena 26.943,00 20.161,00 30.593,00 77.697,00
Bologna 26.700,00 23.818,00 36.154,00 86.672,00
Ferrara 19.823,00 9.199,00 14.203,00 43.225,00
Ravenna 20.823,00 10.445,00 11.758,00 43.026,00
Forli'-Cesena 21.361,00 11.761,00 23.001,00 56.123,00
Rimini 20.288,00 11.611,00 15.017,00 46.916,00
Totale 195.000,00 130.000,00 175.500,00 500.500,00
3) di impegnare la somma anzidetta di Euro 500.500,00 registrata al n.
5707 di impegno sul Cap. 57105 "Fondo sociale regionale. Quota parte
destinata alle Provincie per l'attuazione dei programmi provinciali,
per le attivita' di coordinamento e supporto per l'implementazione e
gestione del sistema informativo dei servizi sociali nonche' per
l'elaborazione dei Piani di zona (art. 47, comma 1, lettera c), L.R.
12 marzo 2003, n. 2 e Legge 8 novembre 2000, n. 328) - Mezzi statali"
afferente all'UPB 1.5.2.2.20101 del Bilancio per l'esercizio 2005, che
presenta la relativa disponibilita';
4) di liquidare la somma di complessivi Euro 500.500,00, ricorrendo le
condizioni di cui all'art. 51, comma 3 della L.R. 40/01, dando atto
che si provvedera', sulla base del presente atto, alla richiesta di
emissione dei titoli di pagamento ai sensi dell'art. 52 della medesima
L.R. 40/01, sulla base della ripartizione sopra riportata al punto
2);
5) di dare atto che per tutto quanto non espressamente previsto nel
presente provvedimento si rinvia alla deliberazione dell'Assemblea
legislativa regionale 33/05 e alla deliberazione della Giunta
regionale 2192/05 ad oggetto: "Programma annuale 2005: ripartizione
delle risorse, ai sensi dell'art. 47, comma 3, della L.R. 2/03, e
individuazione delle azioni per il perseguimento degli obiettivi, di
cui alla deliberazione dell'Assemblea legislativa n. 33 del 29
novembre 2005";
6) di pubblicare la presente determinazione nel Bollettino Ufficiale
della Regione Emilia-Romagna.
IL RESPONSABILE
Lorenzo Campioni
ALLEGATO
Linee guida per redazione dei Programmi provinciali per la promozione
delle politiche di accoglienza e tutela dell'infanzia e
dell'adolescenza. Finanziamento regionale per l'anno 2005
PARTE PRIMA
1. Premessa
Nel presente provvedimento si intende per accoglienza sia l'affido
familiare e in struttura, sia l'adozione nazionale ed internazionale.
Il presente documento specifica le modalita' per la realizzazione dei
Programmi provinciali e dei relativi Piani attuativi per il
raggiungimento degli obiettivi generali previsti nella deliberazione
dell'Assemblea Legislativa regionale 33/05, punto 3.3.6, secondo una
prospettiva di continuita' con i precedenti piani approvati per
effetto delle del. C.R. 615/04. In particolare, le Provincie che hanno
approvato in esecuzione di detta del. 615/04 dei Programmi annuali,
approveranno dei programmi biennali allo scopo di uniformarsi alle
scadenze previste per i Piani di zona.
2. Caratteristiche della programmazione provinciale
Il Programma provinciale osserva le seguenti caratteristiche:
- raccordo ed integrazione con i Piani di zona (da perseguire, ad
esempio evidenziando: il tipo di ricaduta che il medesimo piano
provinciale esercita nelle zone sociali; il coinvolgimento
nell'esecuzione dei progetti e delle iniziative, dei servizi e degli
operatori del territorio; le interconnessioni e le forme di
complementarita' con i progetti contenuti nei Piani di zona);
- omogeneita' dell'offerta, finalizzata al raggiungimento, su tutto il
territorio provinciale, di standards quali-quantitativi minimi comuni
nei servizi, stabiliti dalla normativa;
- economia di sistema, da perseguire promuovendo il coordinamento di
iniziative similari nell'ambito di ciascuna provincia e prevenendo
fenomeni di frammentazione;
- dimensionamento dei progetti o delle prestazioni di portata almeno
interzonale o di Azienda USL.
3. Competenze istituzionali
A. LA REGIONE
La Regione Emilia-Romagna, anche mediante la costituzione di appositi
organismi collegiali o gruppi di lavoro interprovinciali, svolge
attivita':
- di raccordo dei Coordinamenti provinciali (di cui infra), al fine
del loro confronto e della loro integrazione e della armonizzazione
delle iniziative locali con quelle regionali;
- di monitoraggio e valutazione dei percorsi di attuazione dei
Programmi provinciali;
- di stimolo alla riflessione tecnica allargata.
La Regione stabilisce la forma di presentazione dei Programmi
provinciali, anche mediante la definizione di apposite griglie o
moduli-progetto condivisi.
B. LA PROVINCIA
L'Amministrazione provinciale provvede ad approvare il programma
provinciale e lo trasmette alla Regione secondo le medesime scadenze
previste per l'approvazione e la trasmissione dei Programmi attuativi
dei Piani di zona. Rientrano nel medesimo Programma anche gli
eventuali progetti interprovinciali, per la quota di relativa
spettanza.
Il Programma provinciale e' articolato in tre sezioni, una per
ciascuna area di intervento, rispettivamente:
a) tutela e contrasto alle forme di violenza e disagio grave in danno
ai bambini ed adolescenti;
b) affidamenti familiari ed in comunita';
c) adozione nazionale e internazionale.
La Provincia assicura l'omogeneizzazione degli interventi all'interno
del territorio e promuove la diffusione delle buone pratiche e momenti
di confronto, formazione o sensibilizzazione.
La Provincia, mediante i propri uffici, esercita altresi' una funzione
di supporto tecnico-organizzativo e logistico nei confronti del
Coordinamento tecnico (di cui si dira' sotto) e collabora nella
valutazione del Programma provinciale, mediante l'effettuazione di
azioni di monitoraggio.
Ciascuna Provincia, a tal fine, redige dei reports di monitoraggio
unificati relativi ai Programmi provinciali di cui al presente
provvedimento, unitamente a quelli inerenti gli interventi di
promozione dei diritti e delle opportunita' per l'infanzia e
l'adolescenza compresi nei Piani di zona. I report, per quanto non
gia' precisato nel presente atto, andranno redatti secondo le
indicazioni e nelle forme che verranno comunicate dalla Regione
mediante circolare; le Provincie trasmettono i reports secondo le
seguenti scadenze:
- un primo report entro il termine del 30 settembre 2006,
relativamente allo stato di avanzamento della realizzazione dei
Programmi provinciali fino al 31/12/2005;
- un secondo report entro il 30 settembre 2007 consuntivo sullo stato
di avanzamento della realizzazione dei Programmi fino a dicembre
2006.
L'inosservanza dei termini sopra previsti, nonche' gravi o reiterate
mancanze rispetto a quanto disposto dal presente atto, comporteranno,
previo sollecito da parte della Regione, la revoca del finanziamento
concesso e il conseguente recupero dell'importo erogato.
E' altresi' prescritto, a carico degli esecutori dei Programmi,
l'obbligo di riportare, su tutti i materiali di comunicazione,
divulgazione, documentazione e sugli attestati inerenti le iniziative
formative, il logo della Regione Emilia-Romagna e l'indicazione
"iniziativa realizzata con il contributo (ovvero) finanziamento
regionale".
E' concesso l'inserimento nel Programma provinciale di iniziative non
rientranti nelle azioni elencate nel presente atto, ovvero non
rispondenti pienamente ai relativi requisiti; in tal caso gli oneri
relativi sono interamente esclusi dal finanziamento regionale
trasferito con il presente atto.
Le Provincie, per il rilascio dei crediti ECM per le attivita'
formative rivolte a personale sanitario, si accordano con le Aziende
USL o gli altri soggetti a tal fine accreditati.
C. IL COORDINAMENTO TECNICO PROVINCIALE PER L'INFANZIA E
L'ADOLESCENZA
Nell'attivita' istruttoria per la definizione del Programma
provinciale, del Piano attuativo e nella sua successiva esecuzione,
riveste un ruolo fondamentale il Coordinamento tecnico provinciale per
l'infanzia e l'adolescenza. La Regione da tempo promuove la
riunificazione in tale Coordinamento tecnico, dei diversi
coordinamenti o tavoli tecnici provinciali dedicati all'infanzia e
all'adolescenza, tra cui quello relativo al contrasto alle forme di
violenza (istituito in ciascuna provincia per effetto della del. G.R.
2608/02), il Coordinamento provinciale adozioni (ex del. G.R.
1495/03), il Coordinamento provinciale affidamento familiare (ex del.
C.R. 1378/00) e i tavoli tecnici provinciali attivati per effetto
della Legge 285/97.
Il coordinamento tecnico provinciale puo' essere articolato in gruppi
di lavoro o sezioni.
Resta salvo che laddove non sia ancora stato istituito detto
Coordinamento, le relative funzioni sono transitoriamente svolte dai
tavoli tecnici o coordinamenti sopra menzionati.
Il Coordinamento tecnico provinciale per l'infanzia e l'adolescenza
costituisce lo snodo principale del confronto interistituzionale e
della riflessione su base tecnica anche a supporto della
programmazione provinciale e locale. Suoi compiti sono:
- in particolare, per il Programma provinciale: collaborare con gli
uffici della Provincia competenti alla redazione della proposta di
Programma da sottoporre all'approvazione degli organi
dell'Amministrazione, prevedendo anche eventuali interventi di
rilevanza interprovinciale, soprattutto in materia di formazione (il
coinvolgimento del Coordinamento nella attivita' istruttoria risulta
condizione necessaria per l'approvazione del Programma provinciale: il
relativo atto di adozione deve fare espressamente riferimento
all'avvenuto coinvolgimento del Coordinamento medesimo); sovrintendere
al monitoraggio dell'andamento degli interventi previsti dai programmi
nelle forme, nei modi e nei tempi stabiliti dalla Regione
Emilia-Romagna;
- in generale, stimolare la riflessione inerente le problematiche
sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza, anche al fine di
collaborare nell'orientamento delle politiche provinciali e locali
comprese in programmi o piani (Piani per la salute, Piani di
zona...).
Si riconferma la necessita' che nei Coordinamenti sia promossa la
presenza di figure stabili in rappresentanza di enti sia pubblici, sia
del privato sociale (ad es.: associazioni di famiglie affidatarie ed
adottive, enti autorizzati, rappresentanze di comunita' di
accoglienza, ONG, ONLUS...), assicurando la rappresentanza di ciascuna
delle seguenti aree:
- area dei servizi sociali;
- area dei servizi sanitari (ad es.: neuropsichiatria infantile,
psicologia dell'eta' evolutiva, pediatri di libera scelta o di
comunita'; pronto soccorso...);
- area dei servizi scolastici ed educativi (ad es.: autonomie
scolastiche, CSA, servizi educativi per la prima infanzia...);
- area dei servizi inerenti la giustizia e la sicurezza (ad es. Centro
per la Giustizia minorile, uffici minori delle questure...); si
richiama l'importanza di promuovere la presenza, quali inviati
permanenti, di rappresentanti della magistratura minorile e
ordinaria.
PARTE SECONDA
Linee progettuali in materia di tutela e contrasto alle forme di
violenza in danno di minori
I Programmi provinciali sono articolati, per la parte relativa alla
tutela, in progetti (redatti secondo schede predefinite dalla Regione)
finalizzati a soddisfare gli obiettivi che si riferiscono alle
seguenti due aree:
- area delle risorse di sistema: con riferimento alla qualificazione
della rete di opportunita', strutture e forme organizzative;
- area delle risorse umane: con riferimento agli "attori" del sistema
coinvolti, ad es. mediante la formazione, l'informazione, la
sensibilizzazione.
A. OBIETTIVI INERENTI LE RISORSE DI SISTEMA
1. I servizi multiprofessionali
Costituisce obiettivo prioritario della Regione Emilia-Romagna, la
realizzazione o il consolidamento in ogni provincia di servizi
multiprofessionali (e'quipes di secondo livello) per la tutela dei
minori, di dimensione almeno interdistrettuale, con la funzione di
supporto dei servizi di base e, eventualmente, di presa in carico
diretta in accordo con il servizio di base. Nelle more di uno
specifico provvedimento regionale che disciplini il funzionamento di
tali e'quipes, la costituzione o il consolidamento delle medesime
dovra' rispondere alle seguenti caratteristiche minime:
- l'articolazione contemplera' la presenza almeno delle seguenti
figure: assistente sociale, psicologo, neuropsichiatra infantile,
eventualmente integrate da pediatra, ginecologo, esperto giuridico in
materia minorile ed altri;
- il servizio fornira' supporto al servizio di base, nell'attivazione
di percorsi per la tempestiva risposta in caso d'urgenza.
2. Linee guida territoriali e protocolli operativi
Al fine di definire, sulla base delle peculiarita' ed esigenze
territoriali, le forme del raccordo interistituzionale, i tavoli
tecnici promuovono e curano la formulazione e l'adozione di strumenti
condivisi tra gli operatori delle varie Amministrazioni coinvolte
(linee guida territoriali) o di accordi che disciplinino le forme
dell'interazione tra le stesse istituzioni (protocolli) e i compiti
dei soggetti appartenenti alla rete di protezione dei minori.
Tali strumenti appaiono indispensabili sia al fine di concertare
efficaci strategie di contrasto al fenomeno dell'abuso e del
maltrattamento, sia per assicurare coerenza tra i servizi sociali e
sanitari a fronte dei riassetti organizzativi in materia di servizi
territoriali. I territori assicureranno priorita' alle linee guida
territoriali e ai protocolli finalizzati alla definizione degli
interventi da svolgersi in caso d'urgenza.
3. Integrazione scuola - Servizi territoriali
Nell'ambito di un'efficace rete interistituzionale, costituisce
obiettivo importante la costruzione di forme di dialogo tra scuola e
servizi territoriali; appare funzionale a tal fine che siano promossi,
nei servizi medesimi, l'ascolto o il counselling anche informali, di
carattere sociale e giuridico, aperti a insegnanti (ma anche a
genitori e minori) in grado di fornire una risposta qualificata.
Contestualmente, i servizi territoriali individuano legami
significativi e stabili con le autonomie scolastiche, anche
identificando, in una prospettiva di economia dell'intervento,
referenti certi all'interno dei plessi che assicurino continuita' nel
tempo.
4. Gli spazi per audizioni protette (spazi neutri)
La Legge 269/98 ha introdotto e disciplinato l'utilizzo di luoghi per
audizioni protette di minori. Obiettivo della Regione e' che ogni
territorio provinciale disponga, presso sedi pubbliche (e comunque
esterne alle strutture giudiziarie), di ambienti ed attrezzature
idonei per le audizioni; contestualmente alla realizzazione di tali
spazi, devono essere attivate modalita' operative finalizzate a
limitare gli eventuali effetti traumatici conseguenti agli
accertamenti giudiziari e ai necessari interventi dei servizi, anche
con la definizione di modelli gestionali e la preparazione del
personale dedicato. Nella realizzazione di tali spazi va assicurato un
adeguato standard di accoglienza, in considerazione della specifica
utenza cui sono destinati e va privilegiata la ricerca della
plurifunzionalita', che renda possibile il contestuale esercizio di
funzioni affini o compatibili (ad es. incontri protetti), con la
conseguente ottimizzazione delle risorse e la qualificazione
dell'intervento.
5. Individuazione di forme di accoglienza qualificata
Appare importante l'individuazione di comunita' o di reti di famiglie
affidatarie qualificate in grado di accogliere in modo specifico, tra
i propri ospiti, anche i minori che hanno subito violenza. Tale
individuazione e' finalizzata alla predisposizione di appositi
processi di formazione e di percorsi di accoglienza anche in
circostanze di urgenza che richiedono un immediato allontanamento del
minore dalla famiglia.
6. I protagonisti dell'informazione
Le Provincie prestano particolare attenzione alla promozione di
iniziative che riguardino gli operatori della stampa ed al
coinvolgimento del sistema dei mezzi di informazione di massa, al fine
di proporre in chiave di risorsa il rapporto tra servizi territoriali
e mass-media, anche aprendo spazi di riflessione per una corretta
informazione all'opinione pubblica sui diritti dei bambini.
B. OBIETTIVI INERENTI LE RISORSE UMANE
1. La formazione finalizzata alla costruzione della rete
interistituzionale
Al fine di costruire o consolidare una efficace rete
interistituzionale, i piani e i programmi provinciali prevedono
percorsi formativi, che possono essere:
- congiunti (ossia rivolti contestualmente a categorie professionali
disomogenee): essi hanno lo scopo di fornire sensibilita' e linguaggio
comuni ed un metodo di lavoro condiviso, favorendo altresi' il
confronto tra operatori di diversa estrazione e contribuendo in modo
efficace alla costruzione o al consolidamento di una rete;
- specialistici (ossia rivolti a categorie professionali omogenee o
prossime): essi hanno lo scopo, in linea generale, di qualificare o
riqualificare con un approfondito approccio scientifico, clinico o
tecnico gli operatori di categorie che gia' sono in possesso di un
linguaggio uniforme o appartengono ad ambiti professionali omogenei o
prossimi.
Le Provincie avranno cura di assicurare, nel Programma provinciale,
almeno un evento formativo nel quale verranno affrontate anche le
tematiche giuridiche della tutela, avvalendosi della collaborazione
degli esperti giuridici in diritto minorile.
2. L'azione sulle persone partendo dal contesto educativo nel quale
vive il minore: la scuola e il nido
Importante e' il coinvolgimento di categorie di professionisti, quali
gli insegnanti e gli educatori che, per il loro contatto continuo con
i bambini e i ragazzi e per la loro specifica funzione, possono
diventare osservatori privilegiati della loro condizione, e quindi
essere, potenzialmente, i "recettori" o "spettatori" dei segnali di
disagio: conferire loro gli strumenti per interpretare questi segnali
appare quindi di grande importanza per poter attivare precocemente
percorsi di intervento.
Sempre nella scuola e' possibile sviluppare tipologie di interventi
formativi o educativi, diretti invece ai bambini e agli adolescenti,
finalizzati:
- a stimolare la capacita' di autotutela dei bambini, senza che
interpretino prevalentemente in termini di rischio il rapporto con
l'altro;
- a sviluppare il senso critico;
- a educare al rispetto dell'altro (per prevenire i fenomeni di
prevaricazione, bullismo, vandalismo ecc.).
3. L'impegno sul recupero dei maltrattanti/abusanti
La Regione ritiene auspicabile che i territori acquisiscano, anche
mediante percorsi formativi specialistici, gli strumenti conoscitivi
per il recupero di quanti si rendono colpevoli di violenze nei
confronti di minori.
Analogamente, e' bene prestare particolare attenzione alla formazione
specialistica del personale impegnato nel recupero dei minori abusanti
e maltrattanti; merita infatti attenzione l'incidenza di minori
colpevoli di violenze di natura sessuale o di atti di bullismo,
teppismo ecc.
4. La sensibilizzazione della societa' come fattore protettivo
La Regione valuta l'importanza di iniziative volte alla
sensibilizzazione di ampie fasce della societa' con lo scopo di creare
una cornice sociale di protezione prevedendo il coinvolgimento, in
percorsi formativi o in azioni di sensibilizzazione, di diversificate
compagini sociali: scopo e' di incentivare una "cultura diffusa" che
sia protettiva e attenta nei confronti dei diritti dei minori, in
chiave di prevenzione primaria e secondaria.
5. Promuovere una cultura della genitorialita'
Si sottolinea l'opportunita', in una prospettiva di pervenzione
primaria, di attuare iniziative di formazione e di sensibilizzazione
rivolte ai genitori, quali supporto e stimolo alla funzione
genitoriale.
Definizione del riparto
La ripartizione delle risorse avverra' sulla base dei seguenti
criteri, con arrotondamento all'unita' di Euro:
- una quota, corrispondente al 25% delle risorse, verra' destinata in
uguale misura a tutte le Province;
- una ulteriore quota, pari al 35% delle risorse, verra' suddivisa tra
le Province in base alla popolazione minorile residente nel territorio
provinciale al 31/12/2004;
- la restante quota, pari al 40% delle risorse, verra' ripartita tra
le Provincie sulla base dell'effettiva operativita' degli strumenti
programmatori provinciali misurata secondo i seguenti parametri: aver
approvato l'ultimo programma provinciale in materia di tutela in
esecuzione della Del. C.R. 615/04 (nella tabella a seguire, per
brevita': "Programma provinciale"); aver costituito il tavolo tecnico
provinciale e aver assicurato la sua effettiva partecipazione alla
definizione ed attivazione dell'ultimo anzidetto programma provinciale
(nella tabella, per brevita': "Tavolo"); avere redatto e trasmesso
alla Regione nel 2005 un rapporto di monitoraggio relativo ai
piani/programmi provinciali di tutela (nella tabella, per brevita':
"Monitoraggio").
Riparto
Provincie
- Piacenza: minori residenti: 38.347; operativita' strumenti
programmatori. Azioni svolte: Programma provinciale; Tavolo;
Monitoraggio. Totale: 19.512,00
- Parma: minori residenti: 58.547; operativita' strumenti
programmatori. Azioni svolte: programma provinciale; Tavolo;
Monitoraggio. Totale: 21.801,00
- Reggio Emilia: minori residenti: 80.133; operativita' strumenti
programmatori. Azioni svolte: Programma provinciale. Totale:
17.749,00
- Modena: minori residenti: 103.920; operativita' strumenti
programmatori. Azioni svolte: Programma provinciale; Tavolo;
monitoraggio. Totale: 26.943,00
- Bologna: minori residenti: 130.451; operativita' strumenti
programmatori. Azioni svolte: Programma provinciale; Monitoraggio.
Totale: 26.700,00
- Ferrara: minori residenti: 41.089; operativita' strumenti
programmatori. Azioni svolte: Programma provinciale; Tavolo;
Monitoraggio. Totale: 19.823,00
- Ravenna: minori residenti: 49.913; operativita' strumenti
programmatori. Azioni svolte: Programma provinciale; Tavolo;
Monitoraggio. Totale: 20.823,00
- Forli'-Cesena: minori residenti: 54.661; operativita' strumenti
programmatori. Azioni svolte: Programma provinciale; Tavolo;
Monitoraggio. Totale: 21.361,00
- Rimini: minori residenti: 45.196; operativita' strumenti
programmatori. Azioni svolte: Programma provinciale; Tavolo;
Monitoraggio. Totale: 20.288,00
- Totale: minori residenti: 602.257; Totale: 195.000,00
(per effetto dell'arrotondamento, il trasferimento a favore della
Provincia destinataria del contributo minore e' stato aumentato di
Euro 1,00).
PARTE TERZA
Indirizzi inerenti gli interventi finalizzati alla realizzazione di
attivita' di promozione e qualificazione dell'affidamento familiare e
in comunita'
Obiettivi:
- dare continuita' agli interventi programmati nell'anno 2004, in
specifico sviluppare e promuovere, in ambito provinciale gli
interventi che si sono rivelati adeguati ed efficaci;
sviluppare e promuovere in ambito provinciale:
- almeno due iniziative finalizzate alla promozione della cultura
dell'accoglienza in modo da ampliare il numero di persone disponibili
a svolgere in modo competente questa funzione;
- il sostegno a gruppi di mutuo aiuto per le famiglie affidatarie e
per le famiglie che vivono la condizione di allontanamento dei propri
figli;
- l'avvio di corsi di preparazione per le coppie candidate
all'affidamento familiare ed alla conduzione di comunita' familiari in
numero sufficiente a soddisfare le domande e di almeno 12 ore ciascuno
in collaborazione con le Associazioni delle famiglie affidatarie;
- la formazione degli operatori dei servizi sociali territoriali,
anche integrata con quella degli operatori delle strutture, delle
Associazioni, delle cooperative sociali, delle IPAB e delle Aziende
pubbliche di Servizi alla persona e dei servizi scolastici ed
educativi; in particolare rivolta agli operatori delle e'quipes
centralizzate specialistiche in materia di accoglienza al fine di
migliorare le capacita' di valutazione del disagio del minore, le
potenzialita' residue della famiglia e incrementare le competenze
formative per la conduzione dei corsi di preparazione per le coppie
accoglienti. Accanto a questa formazione specialistica una formazione
di base rivolta agli operatori con minore anzianita' di servizio per
conoscere le tematiche inerenti l'accoglienza dei minori;
- lo sviluppo di interventi per assicurare accoglienza esclusivamente
di tipo familiare per i bambini 0-6 anni (rete delle famiglie
accoglienti) ed in particolare per i bambini non riconosciuti alla
nascita; a tal fine verranno previsti processi di formazione
appositi;
- la sperimentazione e il monitoraggio di progetti innovativi di
accoglienza atti a rispondere a nuovi bisogni sociali, quali
l'accoglienza di minori stranieri, di bambini disabili, di adolescenti
e giovani adulti per il loro accompagnamento verso l'autonomia, e per
il sostegno di progetti di accoglienza ad alta complessita' in
riferimento a particolari problemi di tipo sanitario.
Criteri di ripartizione
La ripartizione delle risorse avverra' sulla base dei seguenti
criteri, con arrotondamento all'unita' di Euro:
- una quota corrispondente al 25% delle risorse verra' destinata in
eguale misura a tutte le Province;
- una quota pari al 25% in base alla popolazione minorile residente
nel territorio provinciale al 31/12/2004;
- una quota pari al 30% in base al numero di affidamenti familiari a
tempo pieno in corso al 31/12/2004;
- una quota pari al 20% in base al numero di bambini ed adolescenti
accolti in strutture al 31/12/2003;
Provincia Popolazione minorile N. affidamenti eterofamiliari N.
bambini e adol. Totale
residente (31/12/2004) al 31/12/2004 in comunita'
Piacenza 38.347 52 63 9.407,00
Parma 58.547 101 104 13.627,00
Reggio Emilia 80.133 190 154 19.971,00
Modena 103.920 138 218 20.161,00
Bologna 130.451 131 341 23.818,00
Ferrara 41.089 35 84 9.199,00
Ravenna 49.913 60 65 10.445,00
Forli'-Cesena 54.661 81 69 11.761,00
Rimini 45.196 50 156 11.611,00
Totale 602.257 838 1254 130.000,00
PARTE QUARTA
Adozione nazionale e internazionale
Obiettivi generali:
- sostenere azioni di miglioramento e omogeneizzazione degli
interventi di presa in carico degli interessati all'adozione nazionale
e internazionale, consolidamento e messa a regime delle azioni di
preparazione per le coppie interessate all'adozione attraverso forme
di coordinamento interistituzionale, di ambito sovra-distrettuale;
- dare continuita' all'aggiornamento professionale degli operatori
facenti parte delle e'quipes adozioni, con particolare riferimento ai
temi delle indagini psicosociali e del post-adozione.
Le Province a tal fine sono tenute a collaborare con la Regione e gli
Enti titolari delle funzioni in materia di infanzia e adolescenza e
con le AUSL nel:
- attuare in ogni ambito provinciale le linee di indirizzo regionali
in materia di adozione e i relativi programmi provinciali adozione;
- assicurare la stabilita' ed operativita' delle e'quipes
specialistiche adozioni composte dalle figure professionali
dell'assistente sociale e dello psicologo, adeguatamente formati.
Garantire l'assegnazione continuativa di operatori alle e'quipes
adozioni con attribuzione alle diverse figure professionali di un
monte ore di lavoro specificatamente dedicato, secondo gli standard
quali-quantitativi contenuti nelle linee di indirizzo regionali al
fine di garantire la qualita' degli interventi di presa in carico e
accompagnamento dei bambini e delle coppie;
- garantire le necessarie misure organizzative e di dotazione organica
per evitare il prodursi di liste di attesa.
Si richiama in particolare l'importante ruolo delle Province nel:
- predisporre i necessari interventi di coordinamento e impulso
affinche' si possano realizzare compiutamente gli obiettivi indicati
dai rispettivi Programmi provinciali adozione, approvati dalle
Amministrazioni provinciali nell' aprile 2004, successivamente
aggiornati nel luglio 2005, e inseriti negli ultimi Piani di zona,
procedendo ad un monitoraggio in itinere dei programmi stessi al fine
di proporre le eventuali e opportune correzioni in corso d'opera;
- garantire in ogni territorio provinciale la prosecuzione
dell'attivita' gratuita di preparazione di tutte le coppie interessate
all'adozione nazionale e internazionale prima che queste intraprendano
le indagini psicosociali, dando continuita' e qualificando in tutto il
territorio regionale la realizzazione dei corsi stessi anche
attraverso l'utilizzo dello strumento del questionario di gradimento
somministrato ai partecipanti, utilizzato per la raccolta e analisi
dei dati, e per il miglioramento continuo della qualita' dei corsi;
- garantire il coordinamento a livello provinciale di tutti gli attori
sia pubblici che privati (enti autorizzati, associazioni di famiglie
adottive ecc.) che a diverso titolo svolgono un ruolo in materia di
adozione per accompagnare l'equilibrato sviluppo dei bambini nelle
nuove famiglie, potenziando e qualificando la fase del post-adozione;
- promuovere accordi di livello inter-istituzionale per la
costituzione e il funzionamento delle e'quipes centralizzate, al fine
di garantire il rispetto degli standard quali-quantitativi previsti
dalle linee di indirizzo regionali in materia di adozione succitate;
- garantire l'aggiornamento professionale degli operatori delle
e'quipes centralizzate favorendo la frequenza ai momenti formativi
anche degli operatori degli Enti autorizzati. Le iniziative di
formazione saranno preferibilmente di ambito sovra-distrettuale;
- promuovere a livello locale una cultura dell'adozione e
dell'accoglienza nel rispetto del principio del superiore interesse
dei bambini e volta alla tutela dei loro diritti in ambito nazionale
e internazionale, collaborando alla diffusione e sensibilizzazione sul
territorio provinciale delle iniziative di cooperazione internazionale
e sostegno a distanza;
- sostenere il funzionamento del coordinamento tecnico provinciale in
materia di adozione composto anche da operatori in rappresentanza
delle e'quipes adozioni presenti sul territorio per il raccordo, la
valutazione, la qualificazione delle iniziative. Prevedere momenti di
incontro e di partecipazione ai coordinamenti stessi da parte degli
operatori degli enti autorizzati convenzionati per la realizzazione
dei corsi;
- potenziare le attivita' inerenti il post-adozione, anche
sperimentando metodologie di lavoro e sottoponendole a valutazione di
efficacia con riguardo alle attivita' di sostegno e aiuto rivolto alle
famiglie adottive;
- favorire il raccordo con il Sistema informativo socio-assistenziale
minori (Sisa-minori o SISAM) per quanto riguarda la omogeneizzazione
della rilevazione dei dati rispetto al fenomeno dell'adozione nella
Regione Emilia-Romagna, di concerto con il Servizio Politiche
famigliari Infanzia e Adolescenza. Collaborare alla definizione di una
griglia comune regionale di raccolta dati utile alla programmazione,
monitoraggio e alla valutazione dei programmi provinciali adozione, e
alla organizzazione dei corsi di formazione per le coppie adottive;
- monitorare le liste di attesa e collaborare alla ricerca di
soluzioni utili ad una loro riduzione.
Criteri di riparto
- una quota, corrispondente al 25% delle risorse, e' destinata in
uguale misura a tutte le Province;
- una quota, corrispondente al 40% delle risorse, e' ripartita in base
al numero di corsi di formazione per coppie realizzati in ogni
Provincia al 31/12/2004;
- una quota del 35% e' suddivisa tra le Province in base al numero
complessivo dei bambini adottati sia mediante l'istituto giuridico
dell'adozione nazionale che internazionale e che sono stati seguiti
dai Servizi attraverso un progetto di accompagnamento nell'anno 2004.
(segue allegato fotografato)
Le Province in sede di programmazione apporteranno, al Piano
provinciale presentato alla Regione nel luglio 2005, le necessarie
modifiche o integrazioni sulla base del monitoraggio realizzato e
della necessita' di portare a compimento le azioni e gli interventi
non ancora compiutamente realizzati, nell'ottica di miglioramento
delle azioni intraprese, anche attraverso il confronto
inter-provinciale e l'utilizzo e analisi dei dati raccolti (es.
questionari di gradimento ecc.).
I reports di monitoraggio dovranno indicare il livello di
realizzazione dei Programmi provinciali sull'adozione, di cui al punto
6 della parte prima delle Linee di indirizzo regionali approvate con
deliberazione della Giunta regionale n. 1495 del 28/7/2003 che
specifichino il livello di raggiungimento dei risultati con
riferimento particolare agli obiettivi indicati alle lettere b), c)
e), f), g), i) k), del punto 6 parte I delle Linee di indirizzo
succitate.
Modalita' e contenuti dei reports provinciali
I reports devono indicare almeno lo stato di implementazione dei piani
relativamente ai seguenti elementi:
- e'quipes centralizzate (b): i livelli di integrazione
inter-istituzionali realizzati nei diversi territori provinciali
finalizzati alla costituzione delle e'quipes centralizzate adozione
(n. di e'quipes costituite in ogni territorio, n. operatori dedicati,
monte ore specifico dedicato alle adozioni);
- prima informazione (c): l'aggiornamento delle informazioni sui
punti di accesso, l'apporto di operatori dotati della necessaria
competenza e professionalita' nel fornire accurate informazioni alle
coppie interessate ad intraprendere il percorso adottivo, anche
promuovendo le altre diverse forme di aiuto e sostegno all'infanzia
italiana o straniera in difficolta', o temporaneamente priva di una
famiglia (es. affidamento famigliare e sostegno a distanza);
- corsi di formazione delle coppie adottive (e): il numero dei corsi
di preparazione per le coppie interessate ad intraprendere il percorso
dell'adozione nazionale e internazionale svolte in ogni territorio
provinciale prima delle indagini psicosociali realizzati in ogni
Provincia nel biennio 1/1/2004-31/12/2004 e 1/1/2005-31/12/2005 e
quelli programmati per il primo semestre dell'anno 2006, il numero di
coppie formate, il tempo medio di attesa tra la conclusione del primo
colloquio informativo con dichiarazione di volonta' di proseguire il
percorso da parte delle coppie e l'inizio effettivo del corso;
- alcune note sull'andamento dei corsi e sul livello di gradimento
per le coppie candidate all'adozione (sulla base della elaborazione
dei questionari di gradimento compilati dalle coppie alla fine dei
corsi stessi);
- le soluzioni organizzative adottate in merito alla gestione dei
corsi rispetto alla eventuale centralizzazione degli stessi;
- valutazioni sull' integrazione raggiunta a livello
inter-istituzionale e con gli enti autorizzati (indicando quali enti
hanno firmato le convenzioni o garantito la collaborazione allo
svolgimento dei corsi);
- orari di svolgimento dei corsi, argomenti trattati, numero di
incontri, numero di partecipanti per corso e numero totale
partecipanti, importo del rimborso spese per la partecipazione ai
corsi assegnato agli operatori facenti parte degli enti autorizzati.
Occorre allegare al report copia delle convenzioni annuali o
pluriennali sottoscritte dalle Province dagli Enti esercitanti
funzioni in materia di adozione e dagli Enti autorizzati;
- formazione operatori (f): riportare le attivita' formative e di
aggiornamento professionale realizzate per gli operatori delle
e'quipes centralizzate adozioni (con specificazione del numero di ore
di formazione e dei temi trattati), il numero di operatori formati;
- liste di attesa (g):indicare il tempo medio che intercorre tra la
richiesta di partecipazione ai corsi e l'effettivo accesso agli stessi
e tra la fine dei corsi e l'inizio delle indagini psicosociali nelle
diverse e'quipes centralizzate;
- rilevazione sul fenomeno dell'adozione in Emilia-Romagna e delle
attivita' intraprese (i): verifica, di concerto con il il Sistema
informativo socio-assistenziale minori (Sisa-minori) sulla rilevazione
del fenomeno dell'adozione, al fine di giungere ad una attenta
programmazione delle attivita' future (fabbisogno di personale,
realizzazione corsi di preparazione per coppie ecc.); (vedi delibera
G.R. 2561/04);
- post-adozione: attivita' svolte dai Servizi pubblici del territorio
provinciale in merito alla qualificazione degli interventi educativi,
sociali e sanitari nella fase successiva all'ingresso del bambino e
per accompagnare la famiglia in tutte le complesse fasi di
trasformazione e crescita nella nuova famiglia (inserimento
scolastico, adolescenza ecc.) anche al fine di prevenire i fallimenti
adottivi;
- presenza nel territorio provinciale di esperienze di gruppi di mutuo
aiuto per genitori adottivi, sul livello di collaborazione presente
con gli Enti autorizzati e le associazioni di famiglie adottive e
sull'applicazione dello strumento del "progetto di accompagnamento"
individualizzato per i bambini e le coppie previsto dalle Linee di
indirizzo regionali (Parte III);
- relazione sintetica sull'utilizzo delle risorse assegnate in
relazione soprattutto alle finalita' indicate dalle lettere e), f).