DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE 26 ottobre 2004, n. 612
Linee di programmazione e indirizzi per il sistema formativo e per il lavoro - Biennio 2005/2006 (proposta della Giunta regionale in data 6 ottobre 2004, n. 1948)
Vista la deliberazione della Giunta regionale progr. n. 1948 del 6
ottobre 2004 recante in oggetto "Linee di programmazione e indirizzi
per il sistema formativo e per il lavoro - Biennio 2005/2006.
Proposta al Consiglio regionale" e che qui di seguito si trascrive
integralmente:
"LA GIUNTA DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Vista la L.R. n. 12 del 30 giugno 2003, "Norma per l'uguaglianza
delle opportunita' di accesso al sapere, per ognuno e per tutto
l'arco della vita, attraverso il rafforzamento dell'istruzione e
della formazione professionale anche in integrazione tra loro";
visto in particolare l'art. 44, che prevede che il Consiglio
regionale approvi, su proposta della Giunta regionale, le linee di
programmazione e gli indirizzi per il sistema formativo e per
l'inserimento al lavoro nonche' gli atti generali di programmazione
relativi all'utilizzo dei fondi regionali, nazionali e comunitari
nelle materie regolamentate dalla legge medesima;
vista la propria deliberazione n. 1263 del 28 giugno 2004
"Approvazione disposizioni attuative del Cap. II, Sezione III
'Finanziamento delle attivita' e Sistema informativo'della L.R.
12/03", ed in particolare il Cap. 13 dell'Allegato 1 parte integrale
e sostanziale della delibera medesima;
visto l'allegato, parte integrante e sostanziale del presente atto,
avente ad oggetto "Linee di programmazione e indirizzi per il sistema
formativo e per il lavoro - Biennio 2005-2006";
preso atto che, rispetto alle Linee di programmazione e indirizzi
sopra citate, sono state espletate le procedure di collaborazione
istituzionale e di concertazione sociale previste dalla L.R. 12/03
sopra richiamata ed in particolare che sono stati acquisiti i pareri
positivi:
- del Comitato di Coordinamento Istituzionale (art. 50, L.R. 12/03)
nelle sedute del 10 e 17 settembre 2004;
- della Commissione regionale Tripartita (art. 51, L.R. 12/03) nella
seduta del 15 settembre 2004;
preso altresi' atto dei positivi pareri espressi:
- dal Coordinamento Autonomie locali dell'Emilia-Romagna nella seduta
del 23 settembre 2004;
- dalla Conferenza del Terzo Settore, di cui all'art. 35 della L.R.
3/99, nella seduta del 24 settembre 2004;
- dal sistema delle Autonomie locali e scolastiche nella seduta del
10 settembre 2004;
dato atto del parere di regolarita' amministrativa espresso dal
Direttore generale Cultura, Formazione e Lavoro, dott.ssa Cristina
Balboni ai sensi dell'art. 37, quarto comma, della L.R. 43/01 e della
deliberazione della Giunta regionale 447/03;
su proposta dell'Assessore regionale competente per materia;
a voti unanimi e palesi, delibera:
1) di approvare l'allegato, parte integrante e sostanziale del
presente atto, avente ad oggetto "Linee di programmazione e indirizzi
per il sistema formativo e per il lavoro biennio 2005-2006", in
attuazione dell'art. 44 della L.R. 30 giugno 2003, n, 12;
2) di proporre la presente deliberazione al Consiglio regionale;
3) di pubblicare l'atto consiliare nel Bollettino Ufficiale della
Regione Emilia-Romagna.
ALLEGATO
Linee di programmazione e indirizzi per il sistema formativo e per il
lavoro - Biennio 2005-2006
INDICE
1. Premessa
2. Il sistema regionale dell'istruzione, della formazione e del
lavoro 2.1 Il sistema regionale delle qualifiche e delle
certificazioni
3. La valorizzazione delle autonomie delle istituzioni scolastiche,
degli organismi di formazione professionale e dei servizi per il
lavoro 3.1 Il rafforzamento dell'autonomia delle istituzioni
scolastiche 3.2 La valorizzazione e la qualificazione degli organismi
di formazione professionale 3.3 La qualificazione dei servizi per il
lavoro
4. Le priorita' programmatiche trasversali: le pari opportunita' e
l'interculturalita'
5. Percorsi di istruzione e formazione per i giovani dai 14 ai 18
anni
6. La formazione professionale 6.1 La formazione iniziale per adulti
6.2 La formazione superiore 6.3 La formazione continua e azioni di
supporto alle imprese 6.4 La formazione permanente 6.5 La formazione
nella pubblica Amministrazione
7. L'educazione degli adulti
8. L'orientamento
9. L'offerta formativa dell'apprendistato
10. I tirocini
11. Politiche attive del lavoro per la promozione e qualificazione
dell'occupazione 11.1 Le politiche integrate per l'inclusione sociale
e lavorativa delle persone disabili e svantaggiate 11.2 Azioni per
favorire l'acquisizione di condizioni lavorative stabili 11.3 La
conciliazione 11.4 Mobilita' del lavoro 11.5 Crisi occupazionali
12. Sicurezza regolarita' e qualita' del lavoro
13. Definizione dei criteri per il riparto delle risorse
Linee di programmazione e indirizzi per il sistema formativo e per il
lavoro - Biennio 2005-2006
1. Premessa
Gli Indirizzi regionali 2005-2006 per il sistema formativo e per il
lavoro si situano in un periodo contrassegnato da una progressiva
ripuntualizzazione degli orientamenti nel contesto comunitario e da
innovazioni normative importanti a livello nazionale e regionale. In
particolare, per cio' che attiene alla programmazione comunitaria del
FSE per il periodo 2000-2006 e al quadro di riferimento regionale,
gli Indirizzi 2005-2006, come i precedenti, affermano precisi nessi
tra le priorita' regionali e quelle fissate dalla riprogrammazione
del FSE.
Tale relazione di coerenza va ulteriormente potenziata, guardando al
periodo di programmazione comunitario 2007-2013, rispetto al quale -
allo stato attuale delle conoscenze in merito alla riforma dei
regolamenti - l'allargamento degli Stati membri dell'Unione Europea e
la revisione in corso degli obiettivi strategici comunitari
determinera' una probabile, significativa riduzione delle risorse
finanziarie disponibili anche per l'Emilia-Romagna.
Il FSE dovra' contribuire all'obiettivo della coesione economica e
sociale rafforzando il suo legame con le linee guida e le
raccomandazioni della Strategia europea per l'occupazione e con gli
obiettivi condivisi dell'Unione in relazione ad inclusione sociale,
istruzione e formazione. La bozza di regolamento FSE per il 2007-2013
prevede - per l'obiettivo della Competitivita' - un quadro di
interventi focalizzato su quattro aree prioritarie, che privilegiano
le politiche di adattabilita' dei lavoratori e delle imprese,
l'accesso all'occupazione, l'inclusione sociale delle persone
svantaggiate e la lotta contro la discriminazione, le riforme nel
campo dell'occupazione e dell'inclusione facendo leva sul
partenariato ai diversi livelli. Risulta inoltre particolarmente
rafforzato il principio dell'integrazione degli obiettivi di pari
opportunita' in tutte le politiche, gli interventi, le misure, per
accrescere la partecipazione e il progresso delle donne nel mondo del
lavoro.
Analogamente, la promozione di azioni innovative e della cooperazione
transnazionale sara' pienamente integrata nel campo di applicazione
del FSE e realizzata trasversalmente nei programmi operativi. Inoltre
una significativa rilevanza e' attribuita alla promozione della buona
governance e del partenariato - con particolare riguardo al livello
regionale e locale - che preveda il coinvolgimento delle parti
sociali e una adeguata consultazione degli attori principali non
governativi.
La bozza di regolamento FSE individua una chiara priorita' nello
sviluppo dei sistemi dell'istruzione e della formazione, nonche'
delle capacita' istituzionali e dell'efficienza delle pubbliche
Amministrazioni, solo nel caso dell'Obiettivo Convergenza (l'attuale
Obiettivo 1), laddove l'azione dei fondi e' concentrata nel
promuovere gli adeguamenti strutturali necessari a sostenere la
crescita e la creazione di lavoro.
E' pertanto indispensabile che, in tale prospettiva, il sistema
regionale assuma consapevolezza degli elementi di novita' che
riguardano la programmazione delle politiche, predisponendosi
altresi' ai cambiamenti che si renderanno necessari per mantenere e
sviluppare la qualita' e il dinamismo che lo connotano.
In questo contesto la Regione Emilia-Romagna intende tra l'altro
attivare apposite azioni di riorganizzazione e sviluppo dei soggetti
dell'offerta accreditati, per affrontare il nuovo periodo di
programmazione conseguente al processo di allargamento a partire da
basi conoscitive adeguate sulle nuove politiche europee, e da culture
organizzative e progettuali idonee a sostenere il complessivo sistema
di priorita' del futuro FSE. In particolare, l'attenzione dovra'
essere riposta nel rafforzare la capacita' del sistema di operare su
scala transnazionale, tema sul quale l'Emilia-Romagna ha gia'
concretamente lavorato attivando numerosi rapporti di partenariato
con altre Regioni europee.
Gli orientamenti che provengono dalle politiche a livello comunitario
si sono ulteriormente precisati in merito al perseguimento della
Strategia europea per l'occupazione (SEO), sulla base delle dinamiche
economiche e occupazionali complessive dei Paesi dell'Unione Europea
e delle valutazioni sui risultati conseguiti da ciascuno Stato membro
nell'ambito dei quattro pilastri della strategia.
In particolare, i risultati della valutazione condotta dalla
Commissione europea sull'impatto della SEO apportano le modifiche e
integrazioni seguenti:
- una diversa articolazione dei principi guida alla base della SEO
intorno a tre obiettivi strategici e a 10 orientamenti specifici al
loro interno. I tre obiettivi strategici, tra loro complementari,
sono: raggiungimento della piena occupazione con riferimento ai
target fissati dai Consigli Europei di Lisbona e Stoccolma;
migliorare la qualita' e la produttivita' del lavoro con particolare
attenzione, da un lato, alle condizioni lavorative, remunerative e di
sicurezza sul posto e, dall'altro, ad un incremento degli
investimenti sulle risorse umane, tecnologia e organizzazione del
lavoro; rafforzare la coesione e l'inclusione nel mercato del lavoro
verso una continua riduzione delle disparita' nell'accesso al mercato
del lavoro in termini di equita' ed efficienza;
- la proposta di orientamenti specifici su alcuni dei temi rilevanti
della SEO quali la formazione permanente e le politiche sociali;
- gli impegni assunti nel Consiglio europeo di Stoccolma (23-24 marzo
2001) per aumentare il tasso di occupazione delle donne e prolungare
la permanenza nella vita attiva.
Alle priorita' individuate negli orientamenti emanati nel 2003 sono
associati dei parametri obiettivo quantificati, che assumono quasi
sempre come orizzonte temporale il 2010. In particolare si tratta dei
seguenti:
1) assicurare la disponibilita' di servizi per il reinserimento
lavorativo per i giovani entro i primi 6 mesi di disoccupazione ed
entro 12 mesi per gli adulti;
2) entro il 2010 il 25% dei disoccupati di lunga durata deve
partecipare a una misura attiva sotto forma di formazione,
riqualificazione, esperienza professionale o di qualunque altra
misura diretta all'occupabilita', con l'obiettivo di raggiungere la
media dei tre Stati membri piu' avanzati;
3) entro il 2005 alle persone in cerca di lavoro di tutta l'Unione
Europea si dovra' consentire di consultare tutte le offerte di lavoro
formulate attraverso i servizi per l'impiego degli Stati membri;
4) entro il 2010 almeno l'85% dei ventiduenni nell'Unione Europea
deve aver completato l'istruzione secondaria superiore;
5) entro il 2010 il livello medio di partecipazione a forme di
apprendimento lungo tutto l'arco della vita nell'Unione Europea deve
esse almeno pari al 12,5% della popolazione adulta in eta' lavorativa
(fascia di eta' compresa tra i 25 e i 64 anni);
6) entro il 2010 deve essere ottenuto un aumento di 5 anni, a livello
dell'Unione Europea, dell'eta' media effettiva di uscita dal mercato
del lavoro (calcolata a 59,9 anni nel 2001);
7) entro il 2010 deve essere ottenuta una sostanziale riduzione delle
disparita' fra i sessi in materia di occupazione, disoccupazione e
retribuzione;
8) entro il 2010 dovranno essere forniti servizi di custodia ad
almeno il 90% dei bambini di eta' compresa fra i 3 anni e l'eta'
dell'obbligo scolastico e ad almeno il 33% dei bambini al di sotto
dei tre anni;
9) entro il 2010 deve essere conseguito un tasso medio di abbandono
scolastico inferiore al 10%;
10) entro il 2010 deve essere conseguita una significativa riduzione,
in tutti gli Stati membri, del divario in materia di disoccupazione
che riguarda le persone svantaggiate, secondo gli eventuali obiettivi
e definizioni nazionali;
11) entro il 2010 deve essere conseguita una significativa riduzione,
in tutti gli Stati membri, del divario in materia di disoccupazione
tra cittadini non-UE e UE, secondo gli eventuali obiettivi
nazionali;
12) ottenere entro il 2010 una riduzione significativa delle aliquote
marginali effettive elevate e, se del caso, del carico fiscale sui
lavoratori a bassa retribuzione, tenendo conto delle circostanze
specifiche di ciascun Paese.
A questi target si aggiungono gli obiettivi gia' enunciati in diversi
Consigli europei (in particolare Lisbona e Stoccolma):
- tasso medio di occupazione complessiva: 67% al 2005 e 70% al 2010;
- tasso medio di occupazione per le donne: 57% al 2005 e 60% al
2010;
- tasso medio di occupazione per i lavoratori anziani (55-64 anni):
50% al 2010;
- aumentare di almeno il 15% il numero dei laureati in materie
scientifiche, riequilibrando altresi' il disequilibrio di genere,
entro il 2010.
Accanto al rafforzamento dei principi che guidano la Strategia
europea per l'occupazione, si e' assistito ad una decisa
accelerazione delle strategie dell'UE per lo sviluppo e la diffusione
dell'apprendimento lungo tutto il corso della vita, considerato come
uno degli elementi fondanti di politiche sociali finalizzate ad un
miglioramento dell'occupazione e ad una maggiore coesione sociale.
Il quadro nazionale propone elementi innovativi tuttavia ancora
connotati da segni di incertezza in merito alle ulteriori modifiche
annunciate e agli impatti che queste potranno avere sui sistemi di
programmazione regionale:
- i processi di devoluzione delle competenze dallo Stato alle Regioni
e alle Amministrazioni locali in materia di lavoro, formazione e
istruzione sono in atto, anche se l'attuazione del sistema
federalista, solidale e cooperativo delineato dalla riforma del
Titolo V della Costituzione trova ancora ostacoli nella tendenza a
spinte accentratrici nelle materie che la riforma costituzionale ha
attribuito alle Regioni e alle Autonomie locali. La riforma
costituzionale in questione implica comunque l'adozione di forti
misure di integrazione verticale dei sistemi e dei livelli
amministrativi, e di integrazione orizzontale all'interno dello
stesso territorio, tra le competenze delle Regioni, da una parte, e
quelle di Province ed Enti locali, dall'altra. La necessita'
dell'integrazione ai diversi livelli di competenze e' chiaramente
rinvenibile - a seguito della riforma costituzionale - anche nelle
recenti riforme inerenti l'istruzione e il lavoro;
- la Legge 30/03 ("Delega al Governo in materia di occupazione e
mercato del lavoro") propone un nuovo sistema di regole e di
strumenti in particolare per cio' che concerne le forme contrattuali,
gli incentivi all'occupazione, gli ammortizzatori sociali e
l'incontro tra domanda e offerta di lavoro.
La nuova normativa e' stata attuata attraverso:
- il DLgs 276/03, che e' intervenuto su numerosi temi, fra i quali,
in particolare la platea dei soggetti, pubblici e privati, che
opereranno con funzioni di mediazione tra domanda e offerta di
lavoro, le modalita' procedurali inerenti il regime di autorizzazione
ed iscrizione all'apposito Albo delle agenzie per il lavoro e i
principi generali per gli accreditamenti regionali, la definizione
dei principi e criteri direttivi per la realizzazione della borsa
continua del lavoro; le forme di raccordo e di coordinamento tra gli
operatori pubblici e privati al fine di garantire l'inserimento e il
reinserimento nel mercato del lavoro dei lavoratori svantaggiati, le
tipologie contrattuali.
Successivi decreti ministeriali hanno precisato specifici aspetti
del DLgs 276/03, dettandone le disposizioni applicative in ordine:
o' ai soggetti di intermediazione e somministrazione (DM 18/11/2003 e
DM 23/11/2003);
o' alle Commissioni di certificazione dei rapporti di lavoro (DM
21/7/2004);
- il DLgs 124/04, che agisce sul terreno della vigilanza sul lavoro,
con evidenti implicazioni sulle competenze regionali di coordinamento
in questa materia;
- la Legge 53/03 ("Delega al Governo per la definizione delle norme
generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni
in materia di istruzione e formazione professionale") introduce, fra
l'altro, il riordino del secondo ciclo di istruzione e formazione,
chiamando in causa le nuove competenze assegnate alle Regioni dalla
Costituzione, ed il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione,
quale ampliamento dell'obbligo scolastico e dell'obbligo formativo,
la cui attuazione richiede, per sua natura, un processo di
integrazione di tutti gli attori che, a vario titolo, sono
responsabili a livello nazionale, regionale e provinciale, delle
diverse parti del sistema. Nelle more dell'entrata in vigore dei
decreti attuativi della legge, con l'Accordo quadro siglato in
Conferenza Unificata Stato - Regioni - Autonomie locali (19/6/2003)
e' stato concordato di realizzare, in via sperimentale, percorsi
triennali integrati di istruzione e formazione.
Anche l'ambito della formazione continua e' contraddistinto da
elementi di innovazione e di crescente complessita' con l'avvio dei
Fondi interprofessionali. In tale direzione, i Fondi non
rappresentano unicamente una novita' di carattere
tecnico-procedurale, ma - ridisegnando l'architettura finanziaria
degli interventi di formazione continua, in quanto per la prima volta
ingenti risorse pubbliche vengono affidate a soggetti privati
(rappresentanze delle parti sociali) - richiedono una rielaborazione
complessiva delle strategie di intervento in questo campo.
Gli impegni derivanti dalla Strategia europea per l'occupazione,
dalle politiche comunitarie in tema di lifelong learning e dal mutato
quadro nazionale di riferimento, trovano a livello regionale un
ambito di applicazione sia normativo che programmatico.
A livello normativo, la L.R. 12/03 "Norme per l'uguaglianza delle
opportunita' di accesso al sapere, per ognuno e per tutto l'arco
della vita, attraverso il rafforzamento dell'istruzione e della
formazione professionale, anche in integrazione tra loro" individua
l'integrazione fra le Istituzioni, fra le politiche e fra i soggetti
formativi quale strategia per il perseguimento del successo formativo
e delle pari opportunita' di istruzione e formazione di tutti i
cittadini.
L'obiettivo principale della legge regionale e' quello di garantire
l'eguaglianza delle opportunita' di accesso al sapere per ognuno e
per tutto l'arco della vita come elemento di sviluppo personale e
sociale. Tale obiettivo si traduce, a favore delle ragazze e dei
ragazzi della regione, nella proposizione di azioni di sistema e
interventi specifici, volti a sostenere l'acquisizione di un diploma
di istruzione o ad una qualifica professionale, entro il diciottesimo
anno di eta', elevando le loro conoscenze e competenze, strumenti
fondamentali per il pieno esercizio dei diritti di cittadinanza e per
una vita professionale soddisfacente. Piu' in generale, la legge
prefigura il sistema formativo regionale quale ambito nel quale
tutti, e per tutto l'arco della vita, trovino le opportunita' per
aggiornare i saperi e le competenze necessari per stare al passo con
lo sviluppo della societa' della conoscenza.
L'obiettivo delle pari opportunita' di istruzione e formazione per
tutti i cittadini ispira anche la recente legislazione regionale in
materia di integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati
(L.R. n. 5 del 24 marzo 2004), come risposta organica al crescente
fenomeno dell'immigrazione straniera in regione e alla sua
caratteristica di presenza ormai strutturale all'interno del mercato
del lavoro regionale.
Le politiche del lavoro si configurano sempre piu' quale elemento di
snodo per le strategie di sviluppo sociale e di sviluppo economico e
in ragione delle loro capacita' di intervenire sulla occupabilita'
delle persone e l'adattabilita' delle stesse e con cio' sulla
innovazione delle imprese e il miglioramento della produttivita'.
Sul versante delle politiche del lavoro e' stata avviata la
discussione sugli orientamenti regionali per l'emanazione di una
nuova legge regionale in materia di tutela, sicurezza e qualita' del
lavoro finalizzata alla promozione dell'occupazione, alla
valorizzazione delle competenze delle persone nel mercato del lavoro,
all'attuazione del principio delle pari opportunita', allo sviluppo
economico e sociale del territorio, esercitando cosi' anche in questo
ambito le competenze legislative ed amministrative regionali nel
rispetto delle competenze dello Stato, e procedendo altresi' ad una
sostanziale semplificazione ed unificazione dei diversi strumenti
normativi esistenti a livello regionale sulla materia. Il progetto di
legge regionale si occupera' pertanto: di ridefinire i principi e le
finalita' delle politiche regionali in materia di tutela, sicurezza e
qualita' del lavoro, le modalita' della programmazione e le funzioni
attribuite alla Regione ed alle Province, la individuazione di
finalita', soggetti beneficiari e priorita' per le politiche attive
per il lavoro ed in particolare per la promozione e qualificazione
dell'occupazione, e per l'inserimento lavorativo delle persone
disabili e in condizione di svantaggio, le misure regionali per la
disciplina dei contratti di lavoro a contenuto formativo, quali
l'apprendistato ed il contratto di inserimento, nonche' per lo
svolgimento di tirocini formativi e di orientamento. Il progetto di
legge regionale definira' quindi il sistema regionale dei servizi per
il lavoro (soggetti, funzioni, orientamento, attivita'
amministrative, livelli delle prestazioni, autorizzazioni,
accreditamento, avviamento a selezione nelle pubbliche
Amministrazioni e sistema informativo regionale del lavoro), e norme
in materia di sicurezza, regolarita' e qualita' del lavoro.
Dal punto di vista programmatico, il DPEF regionale 2004-2006 colloca
gli orientamenti e le priorita' regionali per l'istruzione, la
formazione e il lavoro nelle piu' ampie strategie per il lavoro e la
qualita' delle risorse umane, e si pone il traguardo di raggiungere i
target fissati a livello europeo.
Nel DPEF 2004-2006 viene affermato, in coerenza con il DPEF
2003-2005, che lo sviluppo accompagnato da elevati standard sociali
richiede il perseguimento dei seguenti obiettivi:
- una societa' fondata sulla conoscenza, garantendo l'accesso,
l'aggiornamento e lo sviluppo del sapere degli individui lungo tutto
l'arco della vita, in un'ottica di pari opportunita' e di
integrazione del sistema formativo regionale, e valorizzando il
patrimonio di conoscenze accumulato spontaneamente nel sistema
regionale nelle diverse filiere di attivita', da quella industriale a
quella della cultura;
- la piena occupazione e la qualita' del lavoro in termini di aumento
dei tassi di occupazione delle categorie meno forti (in particolare
donne e lavoratori anziani), di stabilizzazione del lavoro e di
contrasto del lavoro irregolare e precario, di riequilibrio
territoriale;
- il miglioramento della qualita' e della capacita' innovativa del
sistema produttivo.
Le scelte normative e programmatiche compiute a livello regionale
sono ribadite nel "Patto per la qualita' dello sviluppo, la
competitivita', la sostenibilita' ambientale e la coesione sociale in
Emilia-Romagna", nel quale la Giunta regionale, gli Enti locali, le
parti sociali e il sistema camerale, nell'ambito delle proprie
funzioni istituzionali, individuano la necessita' di condividere
alcuni obiettivi e alcune linee strategiche del sistema regionale nel
medio periodo. Nel caso dell'istruzione, formazione e lavoro, il
punto di riferimento e' rappresentato dalla strategia comunitaria
sancita a Lisbona che coniuga qualita' dell'occupazione e
valorizzazione delle risorse umane e del lavoro con la qualita' dello
sviluppo economico e la coesione sociale. Nel Patto si individuano
quindi alcuni assi prioritari di intervento, finalizzati in
particolare ad incrementare i livelli di partecipazione
all'istruzione superiore, la quota di laureati sul totale della
popolazione, la quota di laureati in materie tecnico-scientifiche sul
totale, la quota di lavoratori interessati da interventi di
formazione continua, che costituiscono specifici target previsti
dagli orientamenti della SEO emanati nel 2003. Per quanto riguarda le
politiche attive del lavoro gli assi di intervento prioritari sono
finalizzati da una parte a facilitare l'accesso al lavoro e la
mobilita', attraverso attivita' formative e dall'altra a favorire la
valorizzazione della rete dei servizi per il lavoro, la sicurezza, la
regolarita', la qualita' sociale del lavoro.
Gli Indirizzi 2005-2006 si pongono l'obiettivo di contribuire ad una
efficace attuazione dell'insieme degli obiettivi derivanti dalle
strategie regionali in materia di sistema formativo e di lavoro,
individuando delle priorita' di intervento con riferimento alle
caratteristiche del mercato del lavoro regionale e alle sue dinamiche
piu' recenti, nonche' all'integrazione fra i sistemi formativi.
Rispetto ai target europei la Regione Emilia-Romagna si colloca in
una situazione di notevole vantaggio nei confronti delle medie
nazionali e comparabili con quelle europee.
Si puo' evidenziare come il tasso di disoccupazione della Regione sia
in linea con quello delle Regioni del nord-est e nettamente inferiore
sia a quello della media italiana che a quella dell'Unione Europea.
Anche il tasso di occupazione e di attivita' sono superiori sia a
quello italiano, sia a quello europeo che a quello delle Regioni del
nord-est, superando il target fissato dal Governo italiano e
raggiungendo il livello della media europea.
Complessivamente, si evince che la Regione Emilia-Romagna segue il
trend europeo secondo il quale e' la componente femminile a
contribuire in maniera piu' consistente all'aumento di occupazione e
mostra una performance molto positiva relativamente al tasso di
disoccupazione, notevolmente al di sotto di quello europeo (3,1%
contro il 7,7% europeo e per quanto riguarda la componente femminile
4,5% contro 8,7% europeo).
Inoltre, rispetto agli obiettivi intermedi di Lisbona, la Regione
Emilia-Romagna ha registrato un tasso di occupazione nel 2003 del
68,3%, superiore all'obiettivo del 2005 (67%) e nettamente superiore
ai valori obiettivo del Piano nazionale per l'occupazione 2003 (55%);
per quanto riguarda il tasso di occupazione femminile nel 2003 ha
raggiunto il 60,2% realizzando gia' pienamente l'obiettivo del 2010.
Infine, relativamente alle criticita' rilevate dal Consiglio
dell'Unione Europea sui lavoratori anziani, i dati sul tasso di
occupazione per la classe di eta' 55-64 anni della Regione
Emilia-Romagna evidenziano come questo problema sia presente anche
nel contesto regionale, dove il tasso e' pari al 31,6%, riflettendo
la situazione italiana (30,3%).
L'individuazione degli ambiti di priorita' degli Indirizzi tiene
inoltre conto dei risultati emersi nei primi quattro anni di
attuazione del POR Obiettivo 3 e della capacita' dimostrata
dall'intero sistema regionale nel conseguimento degli obiettivi
prefissati in fase di programmazione. L'ultimo Rapporto di esecuzione
sull'attuazione del POR presentato alla Commissione europea evidenzia
diversi aspetti positivi:
- un buon livello di attuazione finanziaria del programma, in termini
di impegni (pari al 70,4% delle risorse programmate) e di spese
(43,6% del totale);
- una copertura della platea dei destinatari decisamente alta e
superiore alle previsioni. Le circa 15.000 attivita' approvate hanno
corrisposto ad oltre 640.000 destinatari, che costituiscono il 185%
di quanto previsto per l'intero settennio di programmazione. Al 31
dicembre 2003 circa 9.400 attivita' sono gia' terminate ed hanno
interessato 471.000 destinatari;
- una equilibrata realizzazione delle misure previste;
- una quota significativa (circa il 24%) di azioni rivolte ai sistemi
e di misure di accompagnamento;
- un buon grado di conseguimento delle priorita' relative alle pari
opportunita' (49% di azioni dedicate e 51% dei destinatari delle
azioni avviate), alla societa' dell'informazione (37% di azioni
dedicate), allo sviluppo locale (ad esempio il 14,6% delle risorse
pubbliche assegnate ai progetti approvati sono destinate alle aree
Obiettivo 2, rispetto al 10,23% previsto).
L'elevato stato di attuazione del programma e di conseguimento degli
obiettivi attesi - grazie al contributo che tutto il sistema
formativo regionale nel suo complesso ha fornito - ha collocato la
Regione Emilia-Romagna al primo posto della graduatoria delle Regioni
e Province autonome del Centro-Nord derivante dall'esercizio di
assegnazione del premio di performance previsto dal Regolamento
1260/99. Nello specifico al POR Emilia-Romagna sono stati assegnati
Euro 77.347.750 di risorse aggiuntive.
L'attribuzione del premio di performance agli Assi prioritari del POR
e' avvenuta nell'ambito del piu' complessivo processo di
riprogrammazione di meta' periodo previsto dai regolamenti
comunitari. In tale occasione e' stata riconfermata la validita'
della strategia assunta nel POR originariamente approvato, accanto
alla scelta di migliorarne la focalizzazione sulla base dei nuovi
orientamenti della Strategia europea per l'occupazione. A sua volta,
la riprogrammazione finanziaria degli assi prioritari ha tenuto conto
dei risultati del primo triennio del programma e di una prima analisi
degli effetti potenziali sulla programmazione regionale indotti dal
mutato quadro normativo a livello nazionale e regionale.
Tenendo conto degli obiettivi fissati e dei risultati fin qui
conseguiti vengono di seguito individuate le aree prioritarie di
intervento per il biennio 2005-2006, oltre che gli indirizzi di
governo del sistema regionale.
Il processo concertato che ha portato fino al momento attuale a
condividere le norme di governo, programmazione e funzionamento del
sistema regionale va ulteriormente rafforzato per quanto attiene alla
condivisione delle scelte programmatiche, in quanto questi Indirizzi
estendono il loro campo di applicazione al nuovo periodo di
programmazione comunitario 2007-2013. Le considerazioni espresse in
precedenza in merito alle caratteristiche ed ampiezza dell'intervento
del futuro Fondo sociale europeo determinano quindi la necessita' di
operare una significativa selezione delle scelte del sistema
regionale, che dovra' indirizzare in via assolutamente prioritaria la
programmazione dei propri interventi verso le attivita' rivolte alle
persone - rafforzandone la loro efficacia avvalendosi delle numerose
sperimentazioni di modelli e di prototipi condotte nei primi anni
della programmazione comunitaria 2000-2006 - e verso una compiuta, e
in parte diversa da quella attuale, strutturazione e articolazione
delle diverse componenti del sistema regionale.
La condivisione programmatica dovra' in tal senso trovare un visibile
riscontro in sede di programmazione attuativa della Regione e delle
Province, nel rispetto del principio dell'autonomia funzionale
affermato nella normativa regionale.
2. Il sistema regionale dell'istruzione, della formazione e del
lavoro
Gli Indirizzi 2005-2006 si situano anche in una fase in cui il
sistema di governance regionale si e' ulteriormente consolidato fino
alla definizione di un disegno complessivo di attuazione del Titolo V
della Costituzione, rappresentato dalla legge regionale (L.R. 6/04)
di riforma del sistema amministrativo regionale e locale e dal nuovo
Statuto della Regione Emilia-Romagna, il cui obiettivo strategico e'
l'attuazione dei principi di sussidiarieta', adeguatezza e
differenziazione sanciti dalla riforma costituzionale.
Inoltre l'insieme dell'azione regionale incorpora il concetto di
governance europea sviluppato nel Libro bianco del 2001, ispirandosi
ai suoi principi di apertura, partecipazione, responsabilita',
efficacia e coerenza. Questo implica, per la sua applicazione, un
sistema articolato che associa istituzioni, attori sociali,
organizzazioni private in un processo di elaborazione e attuazione
delle politiche decentralizzate in cui interessi divergenti entrano
in gioco, in un processo di partenariato, concertazione e interazione
complesso.
In questo quadro trova fondamento il nuovo sistema delle competenze
regionali in materia di istruzione, formazione e lavoro, che si basa
su un modello di governance regionale e locale fondato sui seguenti
principi: unitarieta', pluralismo e specificita' delle sue
componenti; valorizzazione dell'autonomia dei soggetti; rafforzamento
delle relazioni tra di loro e con i territori di appartenenza.
La scelta di questo modello di governance costituisce fattore
indispensabile per garantire l'integrazione tra le politiche
dell'istruzione, della formazione e del lavoro, e la loro stretta
interconnessione con le altre programmazioni settoriali, affinche' le
risorse umane diventino il cardine portante delle politiche di
sviluppo economico e di coesione sociale.
In coerenza con il modello di governance regionale e locale
dell'Emilia-Romagna, i presenti Indirizzi definiscono quali fattori
portanti per il governo del sistema regionale dell'istruzione, della
formazione e del lavoro: la collaborazione istituzionale, la
concertazione e la partecipazione sociale; la programmazione generale
e territoriale degli interventi; lo sviluppo di procedure e regole
omogenee nelle diverse fasi del ciclo di programmazione e attuazione
delle politiche; la qualificazione del sistema dell'offerta.
La collaborazione istituzionale e la concertazione rappresentano
strumenti strategici per il governo del sistema regionale, sia per
garantire l'integrazione delle politiche, sia nello svolgimento delle
specifiche funzioni esercitate da Regione, Province e Comuni. Esse si
realizzano nelle sedi previste dalla normativa regionale e si
avvalgono anche di processi di collaborazione e sedi di confronto con
i soggetti interessati.
In applicazione del nuovo Titolo V della Costituzione, le funzioni
della Regione, delle Province e dei Comuni sono definite sulla base
dei principi di sussidiarieta', differenziazione ed adeguatezza, e
mirano a valorizzare il ruolo degli Enti locali e delle autonomie
funzionali.
In tale quadro compete alle Regioni fissare le norme generali e le
regole che definiscono e danno identita' al sistema su tutto il
territorio.
Spetta ai Governi locali la programmazione dell'offerta al fine di
individuare i contenuti pertinenti e prioritari rispetto alle
necessita' di sviluppo economico e sociale del territorio di
riferimento.
Le autonomie funzionali rappresentano i soggetti del sistema che
garantiscono la progettazione e la realizzazione dell'attivita'.
In coerenza col quadro generale descritto, si e' gia' proceduto
all'individuazione di procedure innovative relative al finanziamento
dei soggetti e delle attivita'.
Andranno definite le regole di monitoraggio, valutazione e controllo
degli interventi, nonche', relativamente alla formazione
professionale, i criteri per la gestione dei finanziamenti delle
attivita'. In particolare, le attivita' di monitoraggio, valutazione
e controllo si realizzeranno tenendo conto del quadro delle
competenze stabilite dalla L.R. 12/03, prevedendo anche la
condivisione di un processo di sorveglianza dell'attuazione dei
presenti Indirizzi nell'ambito della programmazione attuativa
regionale e provinciale.
Impegno prioritario e' rivolto alla qualificazione del sistema
dell'offerta e delle sue integrazioni e articolazioni territoriali.
A tal fine la Regione intende cogliere le proposte e indicazioni
derivanti da soggetti del sistema mediante l'attivazione di tavoli
tecnici di lavoro nonche' sedi di ascolto, di partecipazione e di
consultazione in particolare rivolte ai docenti, agli organismi
accreditati, alle organizzazioni sociali, ecc., nelle quali le
competenze professionali del sistema regionale possano fornire utili
contributi alla programmazione e successiva valorizzazione dei
risultati.
2.1 Il sistema regionale delle qualifiche e delle certificazioni
In coerenza con la L.R. 12/03 il Sistema regionale delle Qualifiche -
attualmente in fase di definizione - costituisce strumento di
orientamento e supporto alla programmazione di un'offerta formativa
di qualita' a sostegno dei processi di sviluppo economico e di
innovazione del territorio regionale; costituisce inoltre -
nell'ambito del sistema formativo regionale - lo snodo rispetto al
mondo del lavoro.
Tale sistema configura un ruolo della Regione di regolazione,
indirizzo e sostegno degli interventi nel campo dell'orientamento,
dell'istruzione, della formazione e del lavoro; costituisce inoltre
strumento per la promozione, la crescita del livello di istruzione e
formazione di tutti i cittadini, lo sviluppo costante delle loro
competenze professionali, l'esercizio del diritto al lavoro e ad un
lavoro qualificato; rappresenta un contributo alla definizione di un
sistema nazionale e, in prospettiva europeo, di standard di
competenze e certificazione che consentano di misurare, capitalizzare
e spendere i risultati di un processo di apprendimento nei sistemi
dell'istruzione, della formazione e del lavoro, riconfermando la
centralita' delle qualifiche come codice di comunicazione.
La struttura del Sistema regionale delle Qualifiche per aree, figure
e unita' di competenza professionali rappresenta riferimento per la
progettazione professionale, la progettazione formativa e per la
certificazione, e' leggibile dal mondo del lavoro ed e' finalizzata
a:
- rafforzare le capacita' di orientamento, collocazione e
negoziazione nel mondo del lavoro con particolare riferimento ai casi
di elevata mobilita' professionale e diversificazione delle forme di
rapporto contrattuale;
- orientare e indirizzare l'offerta formativa regionale e assicurare
"standard professionali minimi" comuni su tutto il territorio
regionale, costituendo riferimento per la programmazione, la
realizzazione ed il controllo delle attivita' formative finalizzate
al rilascio di certificazioni di Qualifica o di Unita' di
competenze;
- costituire standard formativo di riferimento per i diversi soggetti
che realizzano percorsi formativi finalizzati al conseguimento della
qualifica.
Il Sistema regionale delle Qualifiche, approvato dalla Regione
attraverso un processo concertativo, deve definire un repertorio di
figure professionali che caratterizzano il sistema
economico-produttivo regionale e corrispondono alle esigenze del
mondo del lavoro.
Il Sistema, validato dalle parti sociali, costituisce strumento di
orientamento e supporto alla programmazione di una offerta formativa
di qualita'.
Il Sistema che verra' definito sara' un sistema aperto, aggiornabile
ed integrabile con modalita' definite da una procedura sorgente al
fine di assicurare l'inserimento e l'adeguamento di qualifiche e dei
relativi standard all'evoluzione dei processi produttivi e delle
competenze richieste per operarvi.
Le qualifiche saranno descritte per standard professionali
essenziali, ovvero unita' di competenze che rappresentano gli
elementi connotativi imprescindibili di una figura professionale in
quanto individuano le principali competenze utili a svolgere le
attivita' caratterizzanti la figura stessa.
Ad ogni qualifica professionale dovranno corrispondere standard
essenziali di percorso formativo coerentemente con le tipologie e i
diversi livelli di intervento formativo attivabili; verranno
delineati standard formativi che, senza irrigidire il sistema di
offerta possano assicurare trasparenza ed omogeneita' a livello
regionale, corrispondenza delle metodologie didattiche rispetto alle
capacita' da acquisire, efficienza ed efficacia nell'utilizzo delle
risorse.
I diversi soggetti che fanno parte del sistema formativo regionale
avranno a riferimento il sistema regionale delle qualifiche per la
progettazione, la realizzazione e la valutazione dei percorsi
formativi, come anche per la realizzazione delle analisi sui
fabbisogni formativi. Coerentemente con la L.R. 12/03 ed il sistema
regionale delle qualifiche, verra' definito il Sistema regionale di
Certificazione, basato sulle qualifiche e sulle unita' di competenza
che le descrivono. La Regione attivera' un percorso di concertazione
che vedra' il coinvolgimento delle parti sociali per la definizione
delle linee guida del sistema e per la progettazione delle procedure
di attuazione; gli assunti di base per la definizione del sistema di
certificazione saranno la trasparenza delle procedure e la
sostenibilita' economica ed operativa.
Sulla base dei nuovi sistemi - qualifiche e certificazione - sopra
delineati la Regione operera' per favorire e sostenere la
riconoscibilita' delle certificazioni ed il riconoscimento dei
crediti formativi nella fase di accesso ai percorsi; a tal fine
saranno elaborati specifici dispositivi e strumenti coerentemente con
l'art. 32 della L.R. 12/03.
Sulla base degli obiettivi di sistema sopra richiamati, nelle
programmazioni regionale e provinciali dovranno essere assunti come
prioritari gli interventi formativi che prevedano il rilascio di
certificazione di qualifica o di competenza secondo il repertorio di
figure professionali che verra' adottato dalla Giunta regionale con
l'obiettivo primario di elevare qualitativamente e quantitativamente
il livello di qualificazione delle persone.
3. La valorizzazione delle autonomie delle istituzioni scolastiche,
degli organismi di formazione professionale e dei servizi per il
lavoro
3.1 Il rafforzamento dell'autonomia delle istituzioni scolastiche
Nel contesto profondamente innovato dalla normativa nazionale e
regionale, si inquadrano le azioni a supporto dell'autonomia delle
istituzioni scolastiche. Le scuole hanno formalmente acquisito
l'autonomia, sancita anche dalla Costituzione: si tratta quindi di
mettere in campo, come previsto dalla L.R. 12/03, strategie di
intervento che riconoscano appieno il nuovo status delle scuole in
Emilia-Romagna, che siano in grado di dare impulso all'autonomia, che
la facciano crescere in tutte le scuole, come risorsa fondamentale e
primaria dei processi di sviluppo locale e regionale nel suo
complesso. A tal fine, si rende opportuno agire su due versanti.
Il primo, di natura strutturale, riguarda la realizzazione delle
condizioni affinche' le scuole possano disporre di servizi di
supporto a livello locale, attraverso la costituzione dei Centri di
Servizio e di Consulenza (CSC), di cui all'art. 22 della L.R. 12/03.
Secondo la consolidata attenzione posta alla qualita' del servizio
scolastico dagli Enti locali dell'Emilia-Romagna, sono operative da
tempo in vaste zone del territorio regionale diverse realta' che
offrono alle scuole servizi di documentazione, informazione, ricerca
didattica, ecc. Da ricerche specifiche, realizzate dalla Regione e
dall'IRRE dell'Emilia-Romagna in tale ambito, risulta infatti che
tali tipologie di servizi sono messe a disposizione delle scuole
della regione da parte di piu' di 500 soggetti diversi (Comuni,
associazioni del privato sociale, biblioteche, organismi di
formazione professionale, ecc.). Sostenere le istituzioni scolastiche
nel loro processo di autonomia significa quindi confermare e
rafforzare la capacita' di iniziativa in tale direzione da parte
degli Enti locali, soprattutto nelle realta' e per le esigenze per le
quali se ne avverte ancora il bisogno. In considerazione della
numerosita' dei soggetti gia' attivi nella proposizione di servizi
alle scuole, si ritiene pertanto opportuno dare come indirizzo di
priorita' nell'azione degli Enti locali la messa in rete di tali
soggetti, al fine di metterne in rilievo tutte le potenzialita' e di
valorizzarne le risorse. In tale direzione, la Giunta regionale
emanera' linee guida per accompagnare ed incentivare il processo di
messa in rete delle risorse esistenti, con particolare riguardo agli
aspetti di interazione informatizzata volti ad ottimizzare le
informazioni, le esperienze ed i materiali disponibili ed a renderne
agibile l'accesso da parte del maggior numero di scuole interessate.
Tali linee guida proporranno anche indicatori di qualita' in merito
agli aspetti strutturali e funzionali dei CSC che, successivamente ad
una fase sperimentale, possano consentire di pervenire
all'approvazione di standard qualitativi in base ai quali attribuire
contributi regionali.
La Regione individua altresi' l'inserimento degli studenti in
situazione di handicap e di disagio, nonche' degli studenti
stranieri, quali filoni prioritari di intervento, per sostenere
progetti, di intesa con gli Enti locali e le scuole interessate, con
priorita' per quelli proposti da reti di scuole che, come previsto
all'art. 22, offrano servizi di consulenza e supporto in tali
ambiti.
Per rafforzare la strategia dell'integrazione fra istruzione e
formazione professionale, normata dalla L.R. 12/03, la Regione -
accanto alla valorizzazione del ruolo dell'IRRE - intende promuovere
la creazione un Centro di servizio e consulenza a dimensione
regionale finalizzato a sostenere la diffusione e lo sviluppo
dell'integrazione, con priorita' in tale ambito per lo svolgimento di
azioni di formazione dei formatori e di elaborazione/diffusione di
documentazione e buone prassi. Per il perseguimento delle finalita'
assegnategli, tale Centro regionale svolgera' pertanto un ruolo di
promozione e di sperimentazione, in stretto raccordo con le
istituzioni scolastiche del secondo ciclo e con gli organismi di
formazione professionale accreditati per l'ambito dell'obbligo
formativo.
Il secondo, di natura procedurale, intende modificare la tradizionale
modalita' di finanziamento a progetto delle scuole (troppo spesso
risultante in un ripetitivo lavoro di riprogettazione annuale delle
iniziative), spostando l'attenzione dal progetto alla verifica dei
risultati e rinnovando altresi', nel segno della interazione fra le
rispettive autonomie, il rapporto fra Regione, Enti locali ed
istituzioni scolastiche, a favore della valorizzazione della
capacita' e responsabilita' delle scuole nell'utilizzo delle risorse
pubbliche per le finalita' loro proprie.
Le finalita' cui si indirizzano le risorse sono quelle richiamate
dalla L.R. 12/03; la responsabilita' progettuale rientra nelle
prerogative dell'autonomia, cosi' come il dovere di rendere conto dei
risultati. In sede di Conferenza regionale per il sistema formativo
saranno definiti strumenti e procedure per la valutazione dei
risultati.
Le modalita' di attribuzione di finanziamenti alle istituzioni
scolastiche, pertanto, saranno fondate, di norma, sulla definizione,
attraverso la procedura di concertazione e collaborazione
istituzionale, di criteri di riparto che tengano conto, a seconda
degli ambiti di intervento, della tipologia di utenza cui si
rivolgono, della dimensione della scuola interessata, della sua
collocazione territoriale, delle condizioni di interoperabilita'
delle scuole (reti, consorzi, ecc.), dell'integrazione delle risorse
messe a disposizione delle scuole da fonti diverse.
Le istituzioni scolastiche devono comunque evidenziare le proposte di
interventi relativi agli ambiti previsti dalla L.R. 12/03 (a sostegno
della qualita' dell'offerta e del successo formativo) nei POF,
strumento fondamentale per dare conoscenza e trasparenza alle
attivita' delle singole scuole, e produrre agli Enti locali una
relazione illustrativa dei risultati raggiunti. Al fine di garantire
la perequazione fra le diverse autonomie scolastiche e la diffusione
nel piu' vasto ambito delle esperienze migliori. Le proposte devono
essere il risultato di processi di confronto e accordo con gli Enti
locali competenti.
In merito agli ambiti di intervento, si stabilisce di dare priorita'
al finanziamento delle azioni che riguardano:
- la progettualita' innovativa e di eccellenza per il successo
formativo di tutti gli studenti, volta a favorire la prosecuzione
degli studi;
- l'inserimento scolastico degli studenti in situazione di handicap e
di disagio, nonche' degli studenti stranieri;
- la possibilita' di cambiare indirizzo all'interno del ciclo
secondario del sistema dell'istruzione, al fine di agevolare
l'acquisizione della preparazione adeguata alla nuova scelta e di
ridurre in tal modo il rischio di interruzione del percorso
scolastico gia' intrapreso o di ripetenza;
- le iniziative finalizzate all'orientamento, svolte dalle scuole,
anche in accordo con organismi di formazione professionale
accreditati, nonche' con istituzioni e realta' culturali, sociali e
produttive del territorio di riferimento;
- l'estensione della cultura europea, anche attraverso la
realizzazione di scambi transnazionali ed allo svolgimento di periodi
formativi da parte degli studenti presso enti, istituzioni o imprese
di altri Paesi europei;
- l'educazione alla cittadinanza;
- la diffusione delle tecnologie informatiche per il miglioramento
della didattica, per una maggiore efficienza della gestione
scolastica, nonche' per il collegamento degli utenti che vivono in
zone disagiate o in montagna;
- la dotazione di figure di coordinamento pedagogico, la promozione
di una effettiva uguaglianza delle opportunita' educative ed un
innalzamento della qualita' dell'offerta formativa.
3.2 La valorizzazione e la qualificazione degli organismi di
formazione professionale
La L.R. 12/03 ha ridefinito gli elementi caratterizzanti il sistema
formativo regionale, valorizzando le finalita', le modalita'
formative e le competenze delle diverse componenti e puntando
sull'interazione dei soggetti e sull'integrazione delle politiche e
delle azioni per arricchire e qualificare l'offerta formativa
complessiva.
In tale contesto si colloca il sistema della formazione professionale
regionale, quale sistema autonomo, con una propria specificita',
identita' e pari dignita' rispetto alle altre componenti del sistema
regionale.
Ed e' proprio a partire da questo rafforzamento dell'identita' di
sistema della formazione professionale che Regione e Province
intendono valorizzare e qualificare i soggetti che la compongono;
l'accreditamento degli organismi di formazione professionale
rappresenta uno degli strumenti che possono contribuire a dare
maggiore identita' e specificita' al sistema.
Tale strumento non e' nuovo per la nostra Regione; la Giunta
regionale gia' dal 2003 ha approvato un nuovo modello di
accreditamento che pone particolare attenzione ai requisiti
essenziali che devono possedere i soggetti che si candidano alla
realizzazione di attivita' formative quali la prevalenza della
formazione professionale tra gli scopi statutari dell'organismo, la
specializzazione rispetto agli ambiti di intervento, le competenze
degli operatori, i processi organizzativi, la solidita' finanziaria,
gli aspetti strutturali e logistici, requisiti tutti volti ad elevare
la qualita' dell'offerta formativa.
Il processo di accreditamento avviato nel corso del 2004 e' un
processo aperto e accompagnera' la formazione professionale verso la
qualificazione e la specializzazione che la L.R. 12/03 definisce,
affinche' il sistema abbia maggior identita' e riconoscibilita'.
Nell'ottica dell'accompagnamento si rendera' necessario integrare i
requisiti del modello di accreditamento regionale prevedendo norme
che accentuino l'obiettivo di superare la competizione sulla
riduzione del costo del lavoro per orientarla alla qualita'
dell'offerta.
In particolare saranno identificate le figure chiave del sistema di
formazione professionale e il loro inquadramento professionale,
nonche' richiesti modelli organizzativi piu' strutturati e piu'
coerenti con gli obiettivi di identita', stabilita' e
specializzazione piu' volte richiamati.
Se da un lato si rende quindi necessario accompagnare il sistema
della formazione verso modelli organizzativi maggiormente
strutturati, dall'altro c'e' la necessita' di rendere piu' funzionali
strutture formative non piu' pienamente rispondenti alle nuove
specificita'.
A tal fine saranno promosse azioni a sostegno di piani di sviluppo,
riorganizzazione e ristrutturazione degli enti, per il miglioramento
dell'efficienza e dell'efficacia dell'offerta con riferimento agli
specifici ambiti oggetto di accreditamento e per lo sviluppo di nuovi
prodotti e servizi anche in vista del prossimo periodo di
programmazione FSE 2007-2013.
Saranno inoltre attuate azioni di supporto per il personale degli
organismi accreditati, che accompagnino la crescita ed il
miglioramento delle competenze, sempre a supporto della qualita' di
tutto il sistema. Alla luce di questi obiettivi qualitativi, gli
organismi dovranno scegliere con maggior rigore su quali segmenti di
offerta formativa - ambiti, tipologie d'utenza, settori - operare e
conseguentemente specializzarsi.
Tutto cio' nell'ottica di rendere il sistema non piu' solo
"concessionario e gestore" del finanziamento e dell'azione pubblica,
ma sappia anche misurarsi e cogliere le opportunita' offerte dai
fondi interprofessionali, dai fondi per la formazione a disposizione
delle agenzie di somministrazione lavoro, dalle imprese, dalle
persone, e sappia essere sempre piu' presente nell'interlocuzione con
i Paesi dell'Unione Europea.
3.3 La qualificazione dei servizi per il lavoro
Il sistema regionale dei servizi per il lavoro e' composto dalle
Province, dai soggetti che saranno accreditati per l'erogazione dei
servizi per il lavoro, nonche' dai soggetti che verranno autorizzati
dalla Regione per l'erogazione dei servizi di intermediazione. Esso
coopera, anche attraverso apposite intese, con le agenzie di
somministrazione di lavoro, di intermediazione, di ricerca e
selezione di personale, di supporto alla ricollocazione di personale,
autorizzate a livello nazionale, operanti sul territorio regionale.
Le Province possono integrare, diffondere e qualificare i propri
servizi attraverso rapporti convenzionali con i soggetti
accreditati.
La qualificazione del sistema regionale dei servizi per il lavoro si
realizza attraverso ambiti di intervento che fanno leva su fattori
chiave per attuare con efficacia i principi di autonomia ed
integrazione del sistema stesso.
Proseguendo nella direzione gia' intrapresa negli Indirizzi
2003-2004, questi ambiti agiscono sul versante dell'offerta di
politiche attive del lavoro, con la finalita' sia di consolidare le
loro condizioni operative sul territorio anche per agevolare le
strutture ad operare in contesti di mercato, sia di migliorare la
qualita' ed affidabilita' dei servizi offerti.
Le scelte apportate dalla normativa nazionale in materia di lavoro
(la Legge 30/03 ed i decreti applicativi) hanno accentuato i rischi
di precarieta' connessi all'introduzione o alla modifica di modelli
contrattuali, alla grande facilita' di disarticolazione
dell'organizzazione aziendale e ai conseguenti rischi di
dequalificazione dei servizi per il lavoro.
Accanto ai ricorsi alla Corte Costituzionale, promossi dalla Regione
Emilia-Romagna e da altre Regioni, la Regione intende affermare un
sistema di norme regionali volte a sviluppare politiche attive per
l'occupabilita', per l'orientamento, una maggiore stabilizzazione
occupazionale e professionale, e la qualificazione del lavoro, e un
sistema di servizi per il lavoro che assicuri l'occupabilita' delle
persone.
L'obiettivo e' tanto piu' necessario ove si consideri che l'attuale
sistema di ammortizzatori sociali e' ancora essenzialmente rivolto ai
contratti a tempo indeterminato.
Regione e Province hanno perseguito successivamente alla piena
applicazione ed entrata in vigore del DLgs 469/97 e all'approvazione
L.R. 25/98 l'obiettivo di modernizzare i servizi del collocamento e
riformare le politiche attive per il lavoro. I presenti Indirizzi
confermano, pertanto, l'obiettivo di sostenere la qualificazione dei
centri per l'impiego, di cui sono titolari le Province, al fine di
garantire livelli elevati ed omogenei di esercizio dei diritti delle
persone ad essere sostenute nei processi di accesso e di transizione
al lavoro, e di prevenire ogni forma o rischio di discriminazione
nell'accesso al lavoro o nella mobilita' tra un lavoro e l'altro. In
particolare, questi obiettivi si potranno realizzare attraverso
l'estensione e il potenziamento delle attivita' di accoglienza,
orientamento, bilancio di competenza, consulenza orientativa,
promozione di opportunita' formative e di inserimento lavorativo,
preselezione ed incontro tra domanda ed offerta di lavoro,
collocamento mirato per disabili e per le persone in condizione di
svantaggio. Proprio l'integrazione tra le attivita' di collocamento e
l'utilizzo di un'ampia tastiera di strumenti ed interventi di
politica attiva per il lavoro (comprensivi degli incentivi e dei
servizi reali e gratuiti alle imprese), rappresenta un elemento
insostituibile di qualificazione dei servizi pubblici per l'impiego,
anche nel nuovo scenario di apertura ad altri soggetti privati per
l'esercizio di tali funzioni. In tal senso, un punto essenziale di
qualificazione delle politiche del lavoro e' rappresentato dalla
risposta puntuale alle esigenze di imprese e lavoratori da parte di
un sistema di servizi integrato pubblico/privato, governato dal
potere pubblico sulla base di standard e obiettivi di qualita' cosi'
come gia' previsto nella legislazione regionale.
In questi anni i servizi hanno centrato l'attenzione sull'utente
"persona" alla ricerca del lavoro. Un elemento di debolezza e' semmai
rinvenibile nella fase "propositiva", cioe' nella possibilita' di
fare incontrare l'offerta con la domanda di lavoro. Occorre
sviluppare le capacita' dei CPI di creare stabili collegamenti
diretti con il sistema locale delle imprese, a partire dalla
rilevazione dei fabbisogni e dalla soddisfazione della domanda di
lavoro al fine di costituire elemento centrale per lo sviluppo
economico. Al tempo stesso una funzione maggiormente propositiva va
promossa anche nei confronti dell'offerta di lavoro connotata da
accresciuti elementi di instabilita' indotti dalla legislazione
nazionale di riforma del mercato del lavoro, in coerenza con gli
obiettivi regionali di stabilizzare e qualificare il lavoro.
Dalle rilevazioni annuali di monitoraggio e per la valutazione di
efficacia dei Centri per l'impiego emergono diversi punti di
attenzione da sviluppare, e gli obiettivi generali comuni e condivisi
per lo sviluppo del sistema regionale consistono dunque in forti e
visibili connotazioni di unitarieta' e di omogenea tutela dei diritti
e dei bisogni delle persone e delle imprese sul territorio:
- rinforzare l'integrazione con la rete dei servizi sul territorio
rendendola piu' visibile e riconoscibile ai cittadini e alle imprese;
individuare sinergie ed integrazioni funzionali con gli altri servizi
territoriali, in particolare quelli gestiti da Enti locali e da
Istituti quali l'INPS;
- sostenere investimenti tecnologici orientati prioritariamente
all'implementazione in tutte le Province ed a servizio di tutti i
soggetti del sistema, del Sistema regionale informativo e del lavoro
e sulle nuove tecnologie di comunicazione (TIC), per incrementare le
potenzialita' di accesso e fruizione dei servizi alla cittadinanza e
alle imprese e procedere nella semplificazione degli adempimenti;
- rinforzare la linea di servizio relativa alla "consulenza alle
imprese" incrementando le capacita' dei Centri per l'impiego di
sviluppare un rapporto diretto con il sistema locale delle imprese e
con le forze sociali;
- predisporre un sistema di accesso dei Centri per l'impiego ad
un'offerta strutturata di formazione, orientamento e tirocinio, da
"offrire" nell'ambito dell'applicazione del DLgs 297/02, anche
valorizzando il sistema di offerta formativa a catalogo predisposta
dalla Regione;
- incrementare la disponibilita' di risorse umane nei servizi ove
sono tuttora necessari tendendo al raggiungimento di uno standard
omogeneo regionale;
- investire nella formazione delle risorse umane e in particolare sui
dirigenti dei Centri per l'impiego;
- sostenere lo sviluppo e la diffusione di una pratica ricorrente e
omogenea di monitoraggio e valutazione dei servizi;
- elaborare standard di qualita' dei servizi ed un sistema
sperimentale di ambiti specifici e di requisiti per l'accreditamento
e delle relative procedure regionali di riconoscimento ai soggetti
che ne facciano richiesta per erogare sul territorio regionale
servizi per il lavoro, compresi i servizi di orientamento.
4. Le priorita' programmatiche trasversali: le pari opportunita' e
l'interculturalita'
I presenti Indirizzi accentuano la rilevanza delle politiche di pari
opportunita' come uno dei principali terreni di confronto con le
politiche e gli orientamenti europei in materia di occupazione,
definendo quindi una priorita' trasversale da rafforzare in ogni
ambito di intervento delle politiche pubbliche.
Accanto a questo, il sistema regionale dell'istruzione, formazione e
lavoro introduce la dimensione dell'interculturalita' come ulteriore
priorita' trasversale, da intendersi come la migliore strategia di
risposta alla questione della diversita', valorizzazione delle
identita', e parita' di accesso ai diritti di cittadinanza nel
contesto regionale.
Nonostante il quadro regionale dell'occupazione femminile si dimostri
nettamente piu' favorevole rispetto alla media nazionale, restano
importanti contraddizioni. In alcuni contesti le donne rappresentano
ancora un segmento debole del mercato e l'analisi della qualita' del
lavoro indica notevoli disparita' tra i generi.
In tema di pari opportunita' le azioni positive e l'integrazione
trasversale degli obiettivi di pari opportunita' gia' avviate a
livello regionale e provinciale dovranno essere estese ad ogni ambito
programmatico e amministrativo per produrre effetti non solo sulle
donne, ma sul complesso della comunita' regionale.
Rispetto agli ambiti prioritari individuati nei presenti Indirizzi a
proposito del sistema formativo regionale e delle politiche del
lavoro, i seguenti orientamenti sono tesi a rafforzare l'obiettivo
della parita' di genere:
- nell'ambito della priorita' di assicurare il successo formativo per
tutti, dato il carattere non significativo che assume il problema
della dispersione per le ragazze, che quasi sempre completano il
proprio percorso scolastico, andra' prioritariamente perseguito
l'obiettivo del contrasto alla segregazione orizzontale in tutti i
percorsi di studio e formazione per rafforzare l'inserimento delle
donne in professioni forti e spendibili;
- nell'ambito delle priorita' relative alla formazione continua e
permanente, va perseguito l'orientamento a facilitare la
partecipazione delle donne, sia attraverso maggiore flessibilita' e
personalizzazione dei percorsi formativi, che con forme di
assistenza/incentivazione alle imprese perche' investano maggiormente
sulla formazione delle donne e sulle risorse da esse rappresentate,
valorizzandone le competenze;
- per quanto riguarda il lavoro e l'imprenditorialita' un'attenzione
particolare andra' posta nei confronti delle lavoratrici, sia per le
maggiori difficolta' che incontrano rispetto agli uomini nella
stabilizzazione occupazionale, sia perche' le nuove forme
contrattuali di lavoro non rendono meno complessa la compatibilita'
tra impegni professionali e di cura; occorre inoltre sviluppare in
particolare le azioni a sostegno delle imprese femminili, quasi
sempre piccole o piccolissime, finalizzate a rafforzarne la
competitivita' e la capacita' di permanenza sul mercato, anche
promuovendo reti e networking tra imprese; il sostegno
all'inserimento e alla permanenza delle donne nel mercato del lavoro
passa comunque attraverso la predisposizione di strumenti di
conciliazione, necessari anche in relazione all'organizzazione nei
luoghi di lavoro, e che potrebbero essere sostenuti anche con forme
di incentivazione e di assistenza tecnica alle imprese affinche'
attivino una flessibilita' "family-friendly";
- il sistema regionale dei servizi per il lavoro deve rafforzare
l'approccio di genere, sviluppando una capacita' di ascolto e di
intervento sensibile alle differenze, articolando in modo piu'
personalizzato le risposte in termini di servizi, considerando anche
l'incidenza del problema della conciliazione nel rapporto tra donne e
lavoro.
La rilevanza della dimensione dell'interculturalita' e' strettamente
connessa alla consistenza e alle caratteristiche della presenza
straniera in Emilia-Romagna e alla scelta della Regione e del sistema
delle autonomie locali di individuare in essa una risorsa per gli
obiettivi di sviluppo economico e di coesione sociale all'interno del
contesto regionale.
Nel corso del 2002 gli immigrati stranieri hanno oltrepassato le
200.000 unita' e costituiscono il 5% della popolazione residente, il
15% delle nuove assunzioni registrate, il 6,3% degli studenti nelle
scuole dell'obbligo, la percentuale piu' alta d'Italia.
Come gia' accennato in premessa, la Regione ha organicamente normato
i principi e le regole per l'integrazione sociale dei cittadini
stranieri immigrati con la L.R. 5/04, a seguito degli scenari di
modifica del fenomeno dell'immigrazione affermatisi negli anni piu'
recenti e delle innovazioni introdotte nella normativa nazionale con
la Legge 189/02.
Tale legge rappresenta l'evoluzione sul piano legislativo di
politiche di integrazione sociale avviate gia' nel 2000 (di cui il
Protocollo d'intesa siglato il 18 dicembre 2001 costituisce uno degli
atti piu' significativi) e intende garantire - nel quadro della
tutela dei cittadini di Stati non appartenenti all'Unione Europea e
degli apolidi presenti nel proprio territorio - pari opportunita' di
accesso ai servizi educativi per l'infanzia, il diritto allo studio,
all'istruzione e formazione professionale, l'inserimento lavorativo,
l'integrazione e la comunicazione interculturale.
Con il Progetto integrato per sostenere l'emersione e la
qualificazione del lavoro di assistenza ad anziani e disabili svolto
da assistenti familiari di cui all'accordo siglato in data 28/4/2003
tra la Regione e le Organizzazioni sindacali CGIL - CISL - UIL, sono
stati definiti fra l'altro gli impegni della Regione a programmare,
attivare e potenziare interventi integrati in diversi settori. Tale
accordo, con i relativi aggiornamenti, costituisce punto di
riferimento programmatico per la tematica specifica della
qualificazione del lavoro di cura a domicilio con riferimento a
lavoratori singoli anche stranieri.
Le politiche di integrazione sociale e le finalita' stabilite dalla
L.R. 5/04 contano per la loro piena attuazione anche sull'insieme dei
dispositivi regionali in materia di istruzione, formazione e lavoro,
rispetto ai quali la legge riafferma le pari opportunita'
nell'accesso dei cittadini stranieri immigrati come riferimento e
obiettivo comune che l'insieme dei soggetti del sistema regionale
devono congiuntamente perseguire.
In questo ambito le politiche regionali dell'istruzione, della
formazione e del lavoro trovano gia' riferimenti normativi e
programmatici che vanno ulteriormente rafforzati, declinando le
specifiche linee di intervento secondo un approccio che faccia
propria la dimensione dell'interculturalita', per rendere
quest'ultima un effettivo obiettivo trasversale delle politiche di
intervento regionali. Tale approccio si deve connotare per la sua
capacita' di intervento diversificato al fine di fornire efficaci
risposte alle differenti istanze e fabbisogni presenti all'interno
della popolazione immigrata.
La trasversalita' va perseguita a livello di sistema e per filiere di
intervento. Nel primo caso si tratta di agire sia in termini di
processi di innovazione nelle organizzazioni pubbliche e private
finalizzati ad un costante adeguamento culturale e professionale
degli operatori, sia rafforzando il sistema a rete che gia' connota
il quadro regionale come modello di intervento delle politiche di
integrazione sociale.
Rispetto alle filiere di intervento, e con specifico riferimento agli
ambiti prioritari individuati nei presenti Indirizzi, gli
orientamenti sono tesi ad agire sui versanti sia dell'integrazione
sociale che della valorizzazione professionale e occupazionale degli
immigrati. In particolare possono essere individuate le seguenti
priorita':
- colmare il deficit educativo, formativo e professionale della
popolazione non in possesso di un adeguato titolo di studio
attraverso percorsi di formazione iniziale e di formazione
permanente;
- massimizzare la loro partecipazione alle iniziative di educazione
degli adulti, con particolare riferimento all'alfabetizzazione
linguistica, alla normativa civica, al tema della sicurezza;
- valorizzare le professionalita' gia' possedute sostenendo l'accesso
a percorsi di formazione superiore e continua;
- rafforzare la missione del sistema del lavoro verso l'obiettivo
dell'integrazione sociale, in primo luogo agendo sul versante della
regolarizzazione ed emersione del lavoro irregolare e con riferimento
agli ambiti di intervento individuati nei presenti Indirizzi per
favorire la mobilita' del lavoro.
Con specifico riferimento a quest'ultima priorita' occorre far leva e
valorizzare il ruolo dell'insieme delle strutture (dello Stato, della
Regione, degli Enti locali) nella progettazione congiunta di percorsi
di accompagnamento al lavoro regolare.
5. Percorsi di istruzione e formazione per giovani dai 14 ai 18 anni
Nel quadro del rinnovato dettato costituzionale e dei successivi
interventi legislativi in materia di istruzione, istruzione e
formazione professionale, e lavoro, Regione ed Enti locali esercitano
le proprie competenze al fine di realizzare l'obiettivo previsto
dalla L.R. 12/03, ovvero la creazione delle condizioni per assicurare
a tutti i cittadini il raggiungimento del successo formativo, con
particolare riferimento ai giovani dai 14 ai 18 anni.
Ai sensi della legge citata, la nozione di successo formativo si
sostanzia prioritariamente nel raggiungimento di elevati livelli
culturali e delle competenze generali e specifiche necessarie al
proficuo inserimento nella vita sociale e nel lavoro, corrispondenti
al conseguimento di titoli di studio o di qualifiche professionali;
tale finalita' e' perseguita anche favorendo la ripresa ed il
completamento dei percorsi formativi, interrotti per diverse ragioni,
attraverso la programmazione di azioni di sistema e la realizzazione
di interventi specifici, tesi al miglioramento qualitativo
dell'intero sistema formativo regionale.
La programmazione dell'offerta formativa da parte di Regione e
Province si indirizza pertanto in modo unitario verso il
miglioramento del sistema, la previsione di efficaci strumenti di
conoscenza e controllo (realizzazione dell'anagrafe degli studenti
dai 6 ai 18 anni, sostegno all'innovazione e alle iniziative mirate a
favorire e diffondere esperienze di eccellenza, analisi e
monitoraggio sulle ragioni dell'abbandono e delle ripetenze e sulle
azioni di contrasto), la progettazione di interventi mirati e
personalizzati.
Particolare rilevanza in tale direzione riveste l'impianto di
programmazione dell'offerta rivolta alla fascia di utenza 14-18 anni,
che deve essere altrettanto unitario, sia per quanto attiene ai
soggetti titolari della programmazione, Regione e Province, sia per
quanto riguarda in specifico le diverse offerte proposte. A tal fine,
il biennio integrato nell'istruzione e la formazione professionale
iniziale, nelle more dell'attuazione del riordino del secondo ciclo
di cui alla Legge 53/03, vanno programmati come un continuum coerente
di offerte, cosi' da consentire ai ragazzi che lo richiedano di
passare dall'istruzione alla formazione e viceversa, trovando le
condizioni per completare il proprio percorso verso il diploma o la
qualifica, senza ritardi e interruzioni.
Per gli anni scolastici 2005-2006 e 2006-2007, pertanto, le Province
svolgono la programmazione dell'offerta rivolta ai ragazzi della
suddetta fascia di eta' attraverso procedure di selezione dei
soggetti attuatori e di successiva approvazione dei progetti
formativi, secondo le modalita' stabilite dalla Giunta regionale,
sentita la Conferenza regionale per il sistema formativo.
Nella prospettiva di un sistema formativo di qualita', che intende
accompagnare tutti al successo formativo, il contrasto alla
dispersione, all'abbandono e al "disagio" non si connota come
un'azione di recupero, ma assume le caratteristiche di potenziamento
delle capacita' di scelta di ciascuno attraverso azioni sistematiche
di orientamento; di progettazione di percorsi in grado di valorizzare
le diverse attitudini e le diverse forme di intelligenza, nonche' di
tener conto dei diversi stili cognitivi; di realizzazione di processi
di insegnamento/apprendimento descrivibili e valutabili. La lotta
alle disuguaglianze e la valorizzazione delle differenze in un'ottica
di multiculturalismo si realizzano infatti favorendo scelte
consapevoli e coerenti con gli interessi e le attitudini di ciascuno
ed assicurando modalita' di passaggio tra indirizzi e sistemi. In
questo ambito si intende dare piena attuazione agli Accordi di
programma previsti dalla Legge 104/92 all'art. 39.
Importanti azioni di integrazione formativa nel primo biennio della
scuola secondaria superiore sono state avviate gia' nell'a.s.
2003-2004 e si ripresentano, ampliate, per l'a.s. 2004-2005. I primi
dati del monitoraggio realizzato dalla Regione su tali azioni
evidenziano una riposta positiva all'opportunita' rappresentata dal
biennio integrato, cosi' confermando l'integrazione fra istruzione e
formazione come nuova e valida modalita' per presentare ai giovani ed
alle famiglie un'offerta ampia, diversificata e completa. In
Emilia-Romagna infatti, per i ragazzi dai 14 ai 18 anni, dall'entrata
in vigore della L.R. 12/03, sono aperte le opzioni: dell'istruzione,
con tutta la gamma della sua offerta tradizionale finalizzata al
conseguimento del diploma di maturita'; dell'istruzione integrata con
la formazione professionale, che a sua volta presenta possibili
articolazioni in un biennio integrato nella scuola piu' un terzo anno
nella formazione professionale, come pure in un primo anno integrato
nella scuola piu' un biennio nella formazione professionale, percorsi
in entrambi i casi validi per il conseguimento della qualifica.
Inoltre e' possibile sviluppare una "carriera" formativa che porta al
conseguimento di qualifiche di livelli superiori, via via piu'
specialistici, nell'ambito della formazione professionale.
In tale quadro, la programmazione della Regione e delle Province si
indirizza verso la piu' ampia conoscenza dell'offerta integrata,
anche attraverso il ricorso alle nuove modalita' di selezione dei
soggetti formativi introdotte dalla L.R. 12/03 ed attuate al fine di
dare certezza di continuita' dei percorsi intrapresi e di assicurare
la messa in trasparenza della nuova offerta, in tutte le sue
opzioni.
Sulla base dell'impianto delineato, la Regione Emilia-Romagna attua
le previsioni dell'Accordo fra Stato, Regioni ed Autonomie locali,
raggiunto in Conferenza Unificata il 19 giugno 2003, per la
realizzazione, nelle more dell'entrata in vigore dei decreti
attuativi della Legge 53/03, di un'offerta sperimentale di percorsi
triennali di istruzione e formazione secondo modalita' corrispondenti
alle specificita' di ciascuna Regione, con l'impegno ad adeguare i
propri interventi a quanto stabilito da successivi accordi o decreti
a livello nazionale. Il sistema formativo regionale e' cosi' gia'
predisposto per il raggiungimento di un primo risultato: per gli
studenti degli Istituti professionali e' infatti possibile,
attraverso i percorsi integrati con la formazione professionale
regionale di durata triennale e via via che ne saranno create le
condizioni, l'acquisizione di una qualifica regionale valida a
livello nazionale. In tali casi, la programmazione deve chiaramente
evidenziare il requisito della coerenza fra l'indirizzo di studi
delle istituzioni scolastiche coinvolte e la qualifica regionale di
riferimento. I progetti formativi relativi a tale offerta devono
garantire il rispetto degli standard minimi delle competenze di base
(da acquisire in esito ai percorsi sperimentali triennali) approvati
a livello nazionale con l'Accordo in Conferenza Unificata del
febbraio 2004. Per quanto riguarda le competenze tecnico
professionali, la Regione ha definito le schede di riferimento per le
prime 20 qualifiche per la formazione professionale iniziale: nel
quadro della sperimentazione nazionale ed in considerazione della
modalita' concertata e condivisa anche con le parti sociali che ha
condotto a tale definizione, si esprime l'impegno a fare in modo che
esse siano riconosciute, anche con leggere modifiche, come qualifiche
nazionali per garantirne la validita' su tutto il territorio e per
corrispondere cosi' al principio della mobilita' degli studenti e dei
lavoratori, oltre che per agevolare la continuazione dei percorsi
formativi intrapresi.
Per gli studenti di tutti gli altri ordini di scuola superiore, e'
altresi' possibile programmare un'offerta integrata. Si ribadisce
infatti che il valore aggiunto apportato ai percorsi dell'istruzione
dall'integrazione con la formazione professionale, ai sensi degli
artt. 26 e 27 della L.R. 12/03, si esplica non solo in direzione
dell'obiettivo dell'acquisizione della qualifica nazionale, ma anche
e soprattutto verso l'arricchimento degli indirizzi di studio
dell'istruzione, sia ai fini di sostenere la maturazione delle scelte
formative attraverso il connubio fra sapere, saper fare e saper
essere, sia allo scopo di migliorare i livelli di partecipazione, di
rimotivazione allo studio, di acquisizione di competenze, attraverso
la flessibilizzazione e la personalizzazione dei percorsi di studio.
Si ribadisce in ogni caso che caratteristica fondante dell'offerta
formativa integrata e' il rilascio di certificazione delle competenze
acquisite a valere come credito per i passaggi fra i sistemi.
Sempre al fine del potenziamento delle opportunita' formative rivolte
agli studenti fra i 14 e i 18 anni, e' altresi' possibile programmare
interventi di integrazione fra istruzione e formazione professionale
da svolgersi - nel IV e V anno di tutti gli indirizzi di studio della
scuola secondaria superiore - secondo tipologie di azione che si
configurino come attivita' curriculari promosse dalle istituzioni
scolastiche interessate e svolte sotto la responsabilita'
didattico/educativa delle scuole stesse. Si tratta in specifico di
attivita' mirate ad avvicinare gli studenti al mondo del lavoro e
delle professioni, con particolare riferimento alla modalita'
dell'alternanza scuola-lavoro, nonche' a far loro meglio approfondire
eventuali scelte di successiva formazione verso i percorsi
universitari o verso quelli della formazione professionale. Sulla
base di accordi sottoscritti fra un Istituto professionale ed un
organismo di formazione professionale accreditato per l'ambito
dell'obbligo formativo possono inoltre essere realizzati percorsi
integrati finalizzati al conseguimento, accanto al diploma di
maturita', di una qualifica regionale che faciliti l'inserimento
occupazionale.
La Giunta regionale, in coerenza con quanto elaborato per la
definizione delle modalita' attuative del biennio integrato, emanera'
specifiche linee guida per la realizzazione degli interventi nel IV e
V anno della scuola secondaria superiore, definendo altresi' le
relative tipologie.
A completamento del quadro delle opportunita' offerte agli studenti
dai 14 ai 18 anni, pur non rientrando nell'arco di vigenza dei
presenti indirizzi, si prevede inoltre, per gli studenti degli
Istituti professionali che abbiano frequentato positivamente il
percorso integrato, ed abbiamo acquisito il diploma di maturita',
l'opportunita' di conseguire la qualifica regionale di livello
successivo, attraverso l'accesso ad un corso di formazione
professionale a progettazione modulare, che risultera' agevolato ed
abbreviato dal riconoscimento dei crediti relativamente alle
competenze previamente acquisite.
Il sistema formativo regionale, per la sua caratteristica di
unitarieta', garantisce infatti le possibilita' di passaggio
dall'istruzione alla formazione professionale e viceversa, attraverso
modalita' che agevolino la prosecuzione o il completamento del
percorso intrapreso, con particolare riferimento alla progettazione
formativa per moduli e unita' formative, che consente di certificare
le competenze acquisite in qualunque percorso del sistema a valere
come crediti da riconoscere per l'accesso ad un nuovo percorso di
studio o di formazione professionale.
Per dare maggiore significativita' ed impulso alla nuova offerta, e'
altresi' necessario attuare, fin dalla scuola secondaria di primo
grado, coerenti strategie per l'orientamento degli studenti e dei
loro genitori, garantendo il rispetto dell'impianto della L.R. 12/03
e coinvolgendo le competenze e le funzioni degli Enti locali, delle
istituzioni scolastiche e formative, delle famiglie e di altri
soggetti attivi nel territorio provinciale.
Per consentire la valutazione complessiva del sistema, oltre che per
disporre delle conoscenze indispensabili per la funzione di
programmazione, e' necessario approntare adeguati strumenti
conoscitivi, a partire dall'anagrafe regionale degli studenti. A tal
fine, l'anagrafe regionale per l'obbligo formativo - istituita ai
sensi dell'art. 68 della Legge 144/98 - viene trasformata in anagrafe
regionale degli studenti, in grado di raccogliere i dati piu'
significativi relativi agli studenti dal primo anno di iscrizione al
sistema nazionale di istruzione (prima elementare) fino
all'adempimento del diritto-dovere all'istruzione e alla formazione
(entro il diciottesimo anno di eta'). In sede di Conferenza regionale
per il sistema formativo, saranno individuate le modalita' per
l'attivazione dell'anagrafe regionale, fondata su dispositivi di
raccordo e di integrazione fra quanto disponibile a livello regionale
e quanto attuato a livello provinciale (osservatori, servizi
informativi, base dati, ecc.), nonche' i criteri condivisi per la
valutazione del sistema nel suo complesso.
6. La formazione professionale
Sulla base della L.R. 12/03 la formazione professionale si articola
in diverse tipologie che gia' nella passata programmazione sono state
definite e descritte in termini di standard di riferimento per gli
enti di programmazione e per i soggetti del sistema formativo.
Tali tipologie di interventi formativi dovranno essere adeguate e
ridefinite alla luce dei presenti Indirizzi e dovranno trovare
coerenza e sostegno nell'ambito delle programmazioni territoriali
secondo le indicazioni di seguito riportate.
6.1 La formazione iniziale per adulti
La programmazione della formazione iniziale per adulti, volta a
favorire l'acquisizione di competenze di natura professionalizzante
utili per l'inserimento o il reinserimento nel mercato del lavoro,
dovra' essere sempre piu' finalizzata al criterio dell'occupabilita',
intesa come concreta possibilita' di immediato inserimento lavorativo
in esito alla formazione.
Dovranno essere promosse offerte formative finalizzate ad agevolare e
sostenere positivi inserimenti o rientri nel mondo del lavoro di
persone che non sono in grado di proporsi, di ricollocarsi con
adeguate competenze sia professionali che di base e trasversali o che
intendano specializzare le competenze gia' possedute per migliorare,
adeguare, cambiare la propria professionalita'.
Le iniziative formative saranno prioritariamente destinate ad adulti
senza titolo di studio o con titolo difficilmente spendibile o non
coerente con il percorso formativo; saranno attivate iniziative just
in time per fabbisogni formativi individualizzati e percorsi di
specializzazione su aspetti di particolare rilevanza per le imprese e
per l'economia locale.
Nell'ambito degli obiettivi della L.R. 12/03 e del nuovo sistema
regionale delle qualifiche gli interventi di formazione iniziale per
adulti dovranno prioritariamente accompagnare alla certificazione di
qualifica il maggior numero possibile di utenti, per perseguire
l'obiettivo primario dell'occupabilita' a cui si ispirano. A questo
fine si ribadisce il ruolo fondamentale dei servizi pubblici per
l'impiego come soggetti centrali per l'individuazione dei fabbisogni
dell'utenza potenziale.
6.2 La formazione superiore
La programmazione dell'offerta di formazione superiore si conferma
un'area di intervento rilevante per rispondere alle esigenze di
trasformazione del tessuto sociale ed economico regionale; essa deve
quindi privilegiare gli interventi a sostegno dell'innovazione e
della ricerca.
In questa direzione gli ambiti di intervento individuati come
prioritari sono quelli che vedono la stretta collaborazione tra
imprese, enti di formazione, mondo della ricerca, sistema
universitario, finalizzati a generare impatti positivi su aree legate
allo sviluppo economico e sociale del territorio.
L'obiettivo e' quello di puntare alla formazione di figure "alte" e
specialistiche, valorizzando l'accesso - oltre che dei giovani per
favorirne l'inserimento occupazionale - anche degli adulti occupati e
dei professionisti, per sostenerne l'adeguamento delle competenze e
l'adattabilita' nei contesti lavorativi.
Nell'ottica del sistema formativo regionale la formazione superiore
andra' ulteriormente qualificata attraverso un'offerta che, a partire
dall'assolvimento del diritto-dovere di istruzione e formazione,
preveda:
- corsi di formazione professionale, brevi e specialistici;
- sostegno allo start up di ambiti di alta formazione specialistica,
collegata ai settori produttivi strategici della regione
Emilia-Romagna, quali ad esempio la meccanica, la logistica,
l'imballaggio, il turistico-alberghiero-ristorativo,
l'agroalimentare, da precisare in un percorso di concertazione tra le
autonomie locali e le parti sociali a livello territoriale, nelle
zone piu' fortemente interconnesse con lo sviluppo economico locale.
In tale quadro si programmano in via prioritaria le azioni delle
scuole regionali specializzate. Si confermano le scuole regionali nel
settore alberghiero-ristorativo e nel settore della formazione della
polizia locale.
La promozione dell'offerta formativa dovra' far leva anche
sull'ulteriore sviluppo della domanda individuale - nell'ottica della
piena affermazione del lifelong learning - rafforzando l'uso di
strumenti di incentivo, quali gli assegni formativi, e prevedendo
anche nuove modalita' di finanziamento dei percorsi di alta
formazione, quali i prestiti d'onore.
6.3 La formazione continua e azioni di supporto alle imprese
La formazione continua rappresenta una leva importante a sostegno
della competitivita', della crescita e del miglioramento
organizzativo delle imprese, oltre a costituire elemento essenziale
dell'equilibrio tra flessibilita' e sicurezza del posto di lavoro.
Le opzioni di fondo per la formazione continua sono:
- favorire l'accesso alla formazione per i lavoratori: con basso
livello di scolarita' e meno qualificati; in eta' avanzata a rischio
di obsolescenza professionale; inquadrati nelle nuove forme
contrattuali flessibili previste dalla Legge 30/03 (e DLgs 276/03);
- favorire il rientro al lavoro delle lavoratrici, dopo un periodo di
assenza per cure familiari;
- promuovere l'invecchiamento attivo, favorendo il permanere in
attivita' attraverso azioni di formazione continua finalizzate a
promuovere modalita' innovative e flessibili di organizzazione del
lavoro, nonche' azioni per la salute e la sicurezza sul luogo di
lavoro;
- promuovere lo sviluppo della parita' uomo-donna attraverso azioni
volte al contrasto delle diverse forme di segregazione occupazionale,
professionale e dei divari retributivi;
- accompagnare i processi di innovazione e di adattabilita'
nell'organizzazione del lavoro e nei processi produttivi, elementi
chiave per accrescere la competitivita' del sistema economico
regionale.
La Regione si propone di realizzare intese con i fondi
interprofessionali per elaborare modalita' di integrazione e
comunicazione della programmazione formativa. Le caratteristiche dei
target e degli obiettivi che caratterizzano i fondi
interprofessionali rendono infatti necessaria una riorganizzazione
complessiva degli interventi pubblici, che dovranno essere
prioritariamente indirizzati, fra l'altro, alle categorie di
lavoratori non interessati dall'azione dei fondi quali i lavoratori
autonomi, gli imprenditori, i lavoratori delle piccole imprese con
difficolta' di accesso ai fondi.
Il raccordo tra la programmazione regionale e l'attivita' dei fondi
interprofessionali non deve essere interpretato in termini
amministrativi, di natura procedurale e burocratica. Si dovra',
piuttosto, partire da un confronto sulle priorita' e ambiti di
intervento senza con questo comprimere l'autonomia dei singoli fondi.
All'interno di questo quadro - e tramite un adeguato supporto
attraverso specifiche azioni di sistema - potranno essere individuati
raccordi anche nell'ambito dei processi di analisi dei fabbisogni e
della domanda formativa, del monitoraggio e della valutazione della
formazione continua complessivamente, valorizzando in questo ambito
il ruolo attivo delle strutture associative e di rappresentanza come
soggetti privilegiati nell'intercettazione dei fabbisogni e
nell'incontro tra domanda e offerta di servizi.
Per l'ambito della formazione continua, rispetto alle modalita' di
intervento, vanno rafforzate le politiche di incentivazione della
domanda individuale ai fini di ampliare la platea di beneficiari
degli interventi, e di flessibilizzare l'offerta rendendola sempre
piu' adeguata ai bisogni di crescita professionale dei singoli
lavoratori.
Risultano inoltre di prioritario interesse per la Regione le azioni
di sostegno all'innovazione e alla competitivita' delle imprese
emiliano-romagnole, avvalendosi delle capacita' progettuali e
relazionali del sistema regionale delle rappresentanze di categoria.
E' da proseguire l'azione diretta ad assicurare forme di sostegno e
di sviluppo delle competenze e delle professionalita' per il
complessivo sistema delle imprese in Emilia-Romagna, in coerenza con
le finalita' e le priorita' individuate all'interno del "Patto per la
qualita' dello sviluppo, la competitivita', la sostenibilita'
ambientale e la coesione sociale in Emilia-Romagna".
Costituiscono priorita' di intervento l'offerta di consulenza
personalizzata a favore delle imprese e dei lavoratori con strumenti
quali gli assegni formativi e di servizio.
In particolare - come gia' previsto nei precedenti indirizzi -
andranno modulati interventi diretti a rendere disponibili a favore
delle imprese strumenti di supporto consulenziale ai processi di
innovazione, riconversione e riposizionamento sui mercati.
Si conferma il sostegno ai processi di natalita', consolidamento e
sviluppo imprenditoriale, in particolare nel settore dei servizi,
anche di quelli del terziario avanzato, del non profit e
dell'economia sociale.
6.4 La formazione permanente
Si conferma l'attenzione allo sviluppo della formazione permanente,
rivolta alle persone indipendentemente dalla condizione lavorativa,
affinche' possano sviluppare competenze professionali, al fine di
accrescere le opportunita' occupazionali.
Le iniziative formative saranno prioritariamente destinate alle
persone che intendono acquisire competenze trasversali - tecnologie
dell'informazione, comunicazione, lingue straniere - professionali
specifiche e di base, per contrastare l'emarginazione lavorativa, per
favorire percorsi di mobilita' professionale e di carriera.
Inoltre, coerentemente con il DPEF 2004-2006, verra' posta
particolare attenzione al tema del rafforzamento delle politiche di
sicurezza attraverso azioni di sensibilizzazione, comunicazione e
formazione permanente negli ambiti della sicurezza stradale,
sicurezza nei luoghi di lavoro, sicurezza alimentare ed educazione
alla salute e sicurezza ambientale.
Sulla base dell'esperienza gia' avviata negli ultimi anni, si
conferma per il periodo 2005-2006 lo sviluppo della formazione
permanente anche potenziando l'accesso individuale alle opportunita'
formative mediante l'uso di strumenti di incentivazione personale
quali gli assegni formativi ed i voucher di servizio. A questo fine
si ribadisce il ruolo fondamentale dei servizi pubblici per l'impiego
come soggetti centrali per l'individuazione dei fabbisogni
dell'utenza potenziale.
6.5 La formazione nella pubblica amministrazione
Permane inoltre strategica la formazione a sostegno della
modernizzazione e dell'innovazione della pubblica amministrazione. A
tale proposito, prevedendo la valorizzazione di progetti che
prevedano forme di scambio e di creazione di reti tra soggetti,
saranno valutate come prioritarie le azioni collegate
all'applicazione negli Enti locali di politiche regionali, e/o legate
al riordino e alle attribuzioni regionali o nazionali di competenze e
quelle che in particolare si riferiscono a progetti di sviluppo delle
competenze del personale, di miglioramento organizzativo, e di
e-government, integrati tra Enti locali diversi su un'area
territoriale omogenea (Regione, piu' Comuni/Province/Comunita'
Montane ecc.) finalizzati all'introduzione di nuove funzioni o alla
riqualificazione di quelle esistenti per la definizione, ad esempio,
di:
a) programmi speciali d'area o politiche di programmazione
territoriale;
b) progetti e servizi per la sicurezza dei cittadini, dei luoghi di
lavoro e delle attivita' economiche;
c) servizi innovativi per lo sviluppo economico;
d) servizi innovativi a rete per le persone;
e) gestione associata dei servizi;
f) processi di unione o di fusione dei Comuni;
g) progetti di e-government e di cambiamento organizzativo.
7. L'educazione degli adulti
Il sistema formativo regionale verra' potenziato anche sul versante
dell'apprendimento durante tutto l'arco della vita, da intendersi
come insieme di opportunita' formative certificabili, formali, non
formali e informali, volte a favorire la possibilita' delle persone
di possedere strumenti culturali e conoscenze adeguate alla sviluppo
delle conoscenze stesse e di evitare l'obsolescenza delle competenze
ed i rischi di emarginazione sociale. Un ambito, pertanto, assai piu'
ampio di quanto tradizionalmente espresso dall'istruzione e dalla
formazione professionale, ovvero dall'offerta "formale", perche'
ricomprendente anche gli apprendimenti acquisiti sul lavoro e
l'educazione non formale. In tale contesto, per corrispondere a
quanto previsto all'art. 41, comma 1 della L.R. 12/03, vanno
realizzate le condizioni per rendere flessibile e diffusa l'offerta
sul territorio, anche innovando le modalita' che attualmente
connotano l'offerta formale, e per allargare la platea dei
beneficiari e la tipologia degli interventi, da quelli finalizzati al
rientro nel sistema formale di istruzione e formazione professionale
a quelli orientati all'acquisizione di specifiche competenze per il
lavoro.
Le opzioni di fondo sulle quali si intende impostare l'azione della
Regione e degli Enti locali sul territorio sono:
- il lifelong learning non puo' essere solo una petizione di
principio per un sistema sociale avanzato, deve essere un sistema
riconoscibile di opportunita', realmente attivato e facilmente
fruibile da tutti i cittadini;
- l'apprendimento per tutta la vita e' infatti una delle
precondizioni essenziali per un esercizio effettivo, non formale,
della piena cittadinanza, nelle sue diverse componenti (capacita'
culturale e critica, occupabilita', integrazione e coesione sociale,
partecipazione allo sviluppo economico);
- disporre di un ampio sistema di diffusione sociale del sapere
(agente, quindi, anche oltre l'eta' tradizionale dello "sviluppo" o
fase educativa) e' fattore competitivo essenziale, soprattutto nel
momento in cui sempre maggiore attenzione viene prestata alla
dimensione e al radicamento territoriale delle risorse umane, dei
sistemi di competenze ed alla loro trasmissione e trasferibilita'.
Pur in mancanza della compiuta elaborazione a livello nazionale di un
quadro di riferimento relativamente all'educazione degli adulti e
sottolineando in particolare la grave criticita' rappresentata per
tale rilevante ambito formativo dalla continua contrazione
dell'organico di diritto assegnato dal Ministero dell'Istruzione alle
istituzioni scolastiche sedi di Centri territoriali permanenti, si
ritiene che la costruzione, all'interno del sistema formativo
regionale, delle opportunita' formative per gli adulti per tutto
l'arco della vita, sia da perseguire, operando in particolare su due
versanti.
Va in primo luogo sottolineato che l'offerta formativa nell'ambito
dell'educazione degli adulti e' realizzata dagli Enti locali, dalle
istituzioni scolastiche (Centri territoriali permanenti e corsi
serali) ed universitarie, dagli organismi di formazione professionale
accreditati, dalle universita' della terza eta', da associazioni e
soggetti che erogano attivita' di educazione non formale per adulti.
La strategicita' degli obiettivi e la potenzialita' della domanda
devono trovare il punto di coordinamento e di sviluppo nella
realizzazione di accordi in sede locale, volti ad ottimizzare le
disponibilita' e le risorse dei tanti soggetti interessati.
E' pertanto necessario attivare l'architettura sistemica prevista
dalla L.R. 12/03, ovvero attivare le sedi della collaborazione
istituzionale e della concertazione sociale all'interno delle quali
programmare gli interventi. La programmazione, che compete alle
Province, va peraltro impostata secondo un processo "bottom-up" che,
a partire dalla rilevazione della domanda locale, in ragione delle
caratteristiche diversificate che i bisogni degli adulti possono
assumere a seconda dei territori di riferimento, risale verso la
Conferenza provinciale di coordinamento per trovare in tale sede la
definizione delle diverse offerte e l'integrazione delle risorse
messe a disposizione da tutti i soggetti interessati.
Al tempo stesso va reimpostata l'offerta, ovvero la progettazione
formativa soprattutto in termini di modalita' didattiche
(modularita', durata, ecc.) e di modalita' di accesso (assegni
formativi), per renderla adeguata alla diversificazione della
domanda. Per dare impulso all'apprendimento permanente e' in sostanza
necessario assecondare la domanda, attraverso la costruzione di
un'offerta ampia, articolata ed aggiornabile, impostata su moduli
trasparenti, perche' leggibili e certificabili. In tal modo, la
persona puo' "comporre" via via il proprio percorso formativo,
scegliendo i moduli corrispondenti ai bisogni che emergono nei
diversi momenti della vita.
In considerazione della rilevanza dell'ambito formativo in questione
ed in coerenza con quanto si rileva dalle attivita' di educazione
degli adulti finora svolte o in corso, si prevede di continuare a
sostenere con finanziamenti regionali l'attivita' dei CTP, anche
integrata con gli organismi di formazione professionale, nonche' di
dare priorita' alla realizzazione di azioni rivolte ai target di
utenza rappresentati dagli immigrati e dai giovani non in possesso di
titolo di studio.
8. L'orientamento
In coerenza con gli indirizzi europei, che valorizzano il concetto di
orientamento come un insieme di attivita' volte a sostenere le
persone nel formulare decisioni in merito alla loro vita (sul piano
educativo, professionale e personale) e ad attuarle, la L.R. n. 12
del 2003 propone una definizione generale ed un'articolazione della
funzione di orientamento, presente nei diversi sistemi.
Coerentemente con le previsioni di cui alla L.R. 12/03 ed alle
acquisizioni in ordine alle competenze regionali in materia di tutela
e sicurezza del lavoro, possono essere finanziate le azioni promosse
dalle istituzioni scolastiche, dagli organismi di formazione
professionale accreditati, cosi' come dai soggetti operanti nel
sistema regionale dei servizi per il lavoro al fine di diffondere e
qualificare l'esercizio delle funzioni di orientamento, anche
attraverso interventi per la formazione e la acquisizione di
personale specializzato necessario e la messa a disposizione di
adeguati strumenti informativi.
Si provvedera' in particolare a completare la ricognizione e la
classificazione dei servizi di orientamento, al fine di rendere il
sistema regionale riconoscibile e quindi accessibile con facilita' da
parte delle persone attraverso una definizione comune di "prestazioni
di servizio " e dei relativi livelli essenziali condivisi. La Regione
curera' inoltre la definizione dei requisiti necessari e
l'accreditamento dei soggetti, pubblici e privati, che forniscono
servizi nell'ambito specifico dell'orientamento all'interno del
sistema di accreditamento per i servizi per il lavoro.
9. L'offerta formativa dell'apprendistato
L'approvazione del DLgs n. 276 del 2003, che innova profondamente gli
istituti contrattuali dell'apprendistato, impone una riprogettazione
del sistema regionale dell'apprendistato, conseguente alla nuova
regolazione dei profili formativi che la Regione, in accordo con le
parti sociali, dovra' definire.
Fermo restando quanto previsto dalla L.R. n. 12 del 2003, la Regione,
nel rispetto della normativa dello Stato in materia, e dei livelli
essenziali delle prestazioni fissati a livello nazionale, nonche' dei
contratti collettivi di lavoro, stabilisce la regolamentazione degli
aspetti formativi specifici dei contratti di apprendistato.
I profili formativi nell'apprendistato contengono, per
gruppi/famiglie di figure professionali, gli obiettivi
formativi/standard da conseguire nell'ambito dell'intera esperienza
di apprendistato, nella formazione formale e non formale, e le
modalita' per la verifica dei risultati. I "profili formativi"
regionali faranno riferimento agli standard minimi nazionali ed alle
relative modalita' di verifica ed al sistema regionale delle
qualifiche.
A tali fini si definisce "formale" la formazione che viene attuata,
mediante una specifica progettazione formativa, nel rispetto di
standard e requisiti definiti dalla Regione, tenuto conto di quanto
previsto nei CCNL, e possiede i seguenti requisiti:
- e' coerente con gli obiettivi e i contenuti definiti dalla Regione
in sede di individuazione dei profili formativi per i contratti di
apprendistato;
- si attua in un ambiente formativo adeguato o, se previsto dalla
contrattazione collettiva, anche nel luogo di lavoro, ma comunque in
situazione distinta da quella finalizzata prioritariamente alla
produzione di beni o servizi;
- viene erogata con docenti e tutori competenti;
- produce esiti verificabili e certificabili.
La formazione formale per i contratti di apprendistato deve essere in
grado di sostenere l'acquisizione di competenze in materia di
sicurezza del lavoro, modalita' di organizzazione, relazione e
comunicazione nell'ambito lavorativo, diritti e doveri del lavoratore
e dell'impresa.
Sono definiti i requisiti specifici necessari per la erogazione della
formazione formale interna all'azienda, fra i quali in particolare il
ruolo e le funzioni del tutor aziendale, la formazione necessaria
nonche' le caratteristiche e requisiti essenziali che esso deve
possedere.
In relazione in particolare al contratto di apprendistato per
l'espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione, la
Regione privilegia le modalita' proprie dell'integrazione fra
formazione professionale ed istruzione di cui alla L.R. n. 12 del
2003, per l'acquisizione di competenze di base e trasversali, con
l'obiettivo del conseguimento della qualifica professionale ed anche
al fine di favorire il rientro nei sistemi di formazione ed
istruzione.
I profili formativi del contratto di apprendistato per l'espletamento
del diritto-dovere di istruzione e formazione sono definiti, nel
rispetto degli standard formativi minimi nazionali, a sensi della
Legge 53/03.
Relativamente all'apprendistato professionalizzante per il
conseguimento di una qualificazione attraverso una formazione sul
lavoro e un apprendimento tecnico-professionale devono essere
definiti, tenuto conto di quanto previsto nei CCNL, i requisiti
metodologici, di contenuto e di processo, della formazione formale
per l'acquisizione di competenze di base e tecnico-professionali,
della durata di almeno 120 ore annue complessive, interna ed esterna
all'azienda, anche in raccordo con le modalita' di erogazione della
formazione non formale.
Infine, relativamente al contratto di apprendistato per
l'acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione,
saranno promosse sperimentazioni supportate da specifiche intese con
le Universita', le scuole, i soggetti accreditati della formazione
professionale e le altre istituzioni di alta formazione che
rilasciano titoli riconosciuti a livello nazionale ed europeo, e le
imprese disponibili.
10. I tirocini
Gli obiettivi per l'evoluzione degli strumenti a sostegno
dell'inserimento lavorativo e dell'alternanza fra momenti e percorsi
formativi e lavoro nel medio periodo e nei diversi sistemi possono
essere indicati nei seguenti:
a) promuovere la qualita' dei tirocini attraverso azioni di
assistenza tecnica e diffusione di buone pratiche;
b) raggiungere progressivamente standard omogenei nell'uso dei
tirocini a livello regionale, pur nel rispetto della specificita' dei
singoli ambiti di riferimento,valorizzandone gli aspetti qualitativi
e finalizzandoli ad una effettiva esperienza formativa;
c) integrare in maniera piu' efficace ed armonica i tirocini con le
politiche educative e con le politiche attive, in particolare quali
strumenti per l'inclusione di adulti, specialmente donne, persone
disabili e svantaggiate, ed il loro reinserimento nel mercato del
lavoro.
Verra' sostenuta la promozione di interventi di qualificazione dei
tirocini formativi e di orientamento attraverso il miglioramento
dell'attivita' di promozione dei tirocini da parte dei soggetti
pubblici e privati, l'eventuale rimborso di spese e assegni di
frequenza in favore dei tirocinanti, l'eventuale assunzione
dell'onere della copertura assicurativa contro gli infortuni sul
lavoro.
11. Politiche attive del lavoro per la promozione e qualificazione
dell'occupazione
Le politiche attive del lavoro promosse dalla Regione e dalle
Province sono orientate a:
- favorire l'inserimento, il reinserimento e l'integrazione
lavorativa delle persone in condizioni di svantaggio personale o
sociale sul mercato del lavoro;
- favorire l'acquisizione da parte delle persone di condizioni
lavorative stabili, e prevenire e contrastare i fenomeni di
esclusione precoce dal mercato del lavoro e le forme di
precarizzazione;
- favorire la conciliazione tra tempi di lavoro, di vita e di cura;
- favorire la mobilita' del lavoro anche al fine del reperimento di
adeguate competenze professionali;
- sostenere i processi di trasformazione o riorganizzazione economica
e produttiva che si traducano in un aumento occupazionale o in un
miglioramento delle condizioni di lavoro;
- sostenere il reinserimento lavorativo, anche in forma autonoma o
associata, dei lavoratori interessati da processi di riorganizzazione
o riconversione;
Fra i destinatari delle misure di politica attiva sono, in
particolare, comprese:
- le persone disabili;
- le persone a rischio di esclusione, o di depauperamento
professionale, che possa comportare la perdita del lavoro;
- le persone che rientrano nel mercato del lavoro dopo prolungati
periodi di assenza anche per motivi di cura familiare;
- i lavoratori interessati da processi di riorganizzazione o
riconversione.
Possono inoltre risultare destinatari degli interventi le persone che
abbiano difficolta' all'inserimento o al reinserimento lavorativo
secondo le definizioni del Regolamento CE 2204/02.
Le politiche attive del lavoro si realizzano attraverso l'erogazione
di incentivi, assegni formativi, assegni di servizio, la
predisposizione di percorsi formativi e la promozione ed il sostegno
ad altri progetti specifici.
Gli assegni di servizio sono esplicitamente finalizzati
all'acquisizione o alla permanenza di una condizione occupazionale
attiva (in forma subordinata, non subordinata, o autonoma) da parte
dei lavoratori cui sono destinati, ovvero al loro sviluppo di
carriera.
A tale fine gli assegni di servizio possono prevedere il sostegno ai
costi per attivita' di cura ed assistenza di persone a carico dei
lavoratori interessati ovvero dei lavoratori stessi, a fronte di
esigenze certificate.
Nel caso di lavoratori attivi con forme diverse da quelle del lavoro
subordinato l'assegno di servizio puo' essere altresi' previsto per
l'acquisizione di prestazioni lavorative che sostituiscano l'impegno
dell'interessato a fronte della sua inoperativita' a seguito di
maternita' o paternita' ovvero di certificate esigenze di cura ed
assistenza personali oppure delle persone a suo carico.
Gli assegni formativi sono finalizzati alla realizzazione di percorsi
di formazione, qualificazione ed aggiornamento di persone occupate e
non occupate.
Tali strumenti e misure di intervento sono applicabili agli obiettivi
ed utenze specifiche di cui ai punti seguenti.
11.1 Le politiche integrate per l'inclusione sociale e lavorativa
delle persone disabili e svantaggiate
Si promuovono e sostengono, nel rispetto delle scelte dei singoli
destinatari, l'inserimento e la stabilizzazione nel lavoro dipendente
delle persone disabili, nonche' l'avviamento e il consolidamento di
attivita' autonome da parte degli stessi.
La programmazione persegue l'integrazione fra attivita' formative,
misure di accompagnamento e tutoraggio, azioni di politica attiva per
il lavoro, l'utilizzo coordinato degli strumenti del collocamento
mirato, nonche' con gli interventi dei servizi sociali e sanitari,
al fine di garantire, con un progetto unitario, forme di sostegno
personalizzato.
Particolare attenzione verra' dedicata alla programmazione integrata
degli interventi sostenibili con l'accesso ai diversi fondi,
comunitari, nazionali e regionali disponibili, ed all'individuazione
di misure di supporto, qualificazione e trasferibilita' delle misure
destinate all'integrazione professionale delle persone il cui
inserimento risulti piu' complesso nonche' alla valorizzazione del
terzo settore e della cooperazione sociale.
Oltre ai processi di regolazione del collocamento mirato, quale parte
integrante delle competenze regionali in materia di "Tutela e
sicurezza del lavoro" verranno anche assicurate le funzioni di
osservatorio regionale degli interventi di integrazione al lavoro
delle persone disabili e le relative attivita' di diffusione e
confronto.
11.2 Azioni per favorire l'acquisizione di condizioni lavorative
stabili
Gli interventi finalizzati all'acquisizione di condizioni lavorative
stabili si sostanziano in:
- assegni formativi individuali;
- percorsi formativi a favore di lavoratori occupati sulla base di
rapporti di lavoro non subordinati, per favorirne l'occupabilita' e
rafforzarne le competenze;
- il sostegno alla costruzione dei bilanci di competenze, attraverso
la certificazione delle competenze acquisite, che devono essere
realizzati nei territori dei Centri per l'impiego provinciali, oltre
che dei percorsi di istruzione e formazione professionale, mediante
il libretto formativo personale di cui alla L.R. n. 12 del 2003 (art.
6), anche con le esperienze lavorative, ivi comprese quelle maturate
con la cosiddetta "carriera professionale esterna"; (espressione con
la quale si intendono le competenze maturate nell'ambito di rapporti
di lavoro non subordinato);
- sostegno ai processi aziendali di trasformazione organizzativa e di
innovazione tecnologica finalizzati alla stabilizzazione del lavoro.
11.3 La conciliazione
Il tema della conciliazione tra tempi di lavoro, di vita e di cura
costituisce un ambito di intervento prioritario per garantire le pari
opportunita' di accesso, permanenza e progressione di carriera nel
mercato del lavoro regionale. A questo fine, sono introdotte misure
di:
- sostegno di progetti specifici, anche sperimentali, concertati con
le parti sociali, in accordo con gli Enti locali, e con la
partecipazione attiva delle associazioni del terzo settore;
- erogazione di assegni di servizio per favorire l'accesso e la
permanenza nel mercato del lavoro delle persone a rischio per carichi
di cura e per facilitare la progressione di carriera;
- sostegno a processi di organizzazione del lavoro concertati con le
parti sociali.
11.4 Mobilita' del lavoro
Il mercato del lavoro emiliano-romagnolo propone l'esigenza di
individuare forme di sostegno ai processi di mobilita' territoriale
del lavoro ed al reperimento di adeguate competenze professionali.
Questo tema e' peraltro strettamente connesso anche alle azioni per i
cittadini stranieri immigrati di cui alla L.R. n. 5 del 2004.
A questo proposito si persegue l'obiettivo del sostegno ai processi
di mobilita' territoriale del lavoro e di reperimento di adeguate
competenze professionali mediante azioni volte a qualificare gli
interventi dei servizi di mediazione culturale, a sostenere
l'inserimento lavorativo, la formazione e lo sviluppo professionale
dei lavoratori interessati, a favorire la realizzazione di misure di
accoglienza ed integrazione sociale.
In particolare sono previsti interventi per:
- promuovere ed organizzare, nell'ambito del sistema regionale dei
servizi per il lavoro, attivita' di informazione, preselezione e
incrocio fra domanda ed offerta sulle opportunita' di lavoro, anche
stagionale, e di tirocinio;
- promuovere specifiche offerte formative, da realizzarsi anche nelle
aree d'origine dei lavoratori, anche al fine di sviluppare soluzioni
autoimprenditoriali, e la messa a disposizione di programmi di
tirocini formativi e di orientamento da realizzarsi presso datori di
lavoro del territorio regionale;
- promuovere intese con Enti locali, parti sociali ed organizzazioni
pubbliche e private per facilitare l'integrazione sociale dei
lavoratori interessati e delle loro famiglie, con particolare
attenzione al raccordo con le politiche abitative.
11.5 Crisi occupazionali
I dati del mercato del lavoro regionale confermano il preoccupante
aumento del ricorso alla Cassa integrazione guadagni straordinaria,
ed alla mobilita', e si moltiplicano le crisi produttive che
colpiscono aziende singole ed interi settori, provocando l'espulsione
di lavoratori e lavoratrici spesso maturi ed anziani, che presentano
seri problemi di ricollocazione lavorativa. Le sperimentazioni di
misure di sostegno ad alcune gravi crisi occupazionali sostenute ad
oggi dalla Regione hanno indicato modelli di buone prassi di
intervento utili per le progettazioni future.
Sono sostenute azioni volte a prevenire situazioni di crisi
occupazionale e ad attenuarne gli effetti negativi sulle persone e
sul territorio.
Tali azioni sono finalizzate in particolare a:
- coordinare gli interventi delle Amministrazioni locali
interessate;
- promuovere l'azione delle parti sociali volta all'individuazione di
soluzioni, anche imprenditoriali, dirette alla salvaguardia dei
livelli occupazionali e del patrimonio produttivo, di conoscenze e
competenze;
- sostenere progetti diretti alla formazione, all'orientamento, alla
riqualificazione e al reinserimento dei lavoratori interessati, anche
promovendo l'adozione di apposite misure di accompagnamento.
12. Sicurezza, regolarita' e qualita' del lavoro
Al fine di promuovere un sistema integrato di sicurezza del lavoro la
programmazione e' prioritariamente orientata al sostegno del
diritto-dovere alla sicurezza ed alla salute nei luoghi di lavoro,
favorendo iniziative e progetti, anche di carattere locale, volti:
- alla riduzione dei rischi per la sicurezza e la salute dei
lavoratori;
- alla promozione del benessere dei lavoratori, quale parte
integrante della qualita' del lavoro e dell'occupazione, anche
attraverso la diffusione della cultura della salute e sicurezza nei
luoghi di lavoro;
- all'inserimento nelle misure di prevenzione degli aspetti relativi
al genere ed all'eta' dei lavoratori, alla presenza di lavoratori
immigrati, alle forme di partecipazione al lavoro ed alle sue
modalita' di organizzazione, nonche' alle eventuali condizioni di
svantaggio dei lavoratori in relazione ai rischi per la sicurezza e
la salute nei luoghi di lavoro.
Vengono proseguite e valorizzate a tali fini le acquisizioni
sperimentali e gli accordi ed intese maturati a livello regionale e
locale nell'ambito del programma regionale "Chiaro, sicuro e
regolare".
La Regione, in accordo con gli obiettivi e gli orientamenti
dell'Unione Europea, favorisce l'assunzione della responsabilita'
sociale delle imprese, intesa quale l'integrazione volontaria delle
problematiche sociali ed ambientali nelle attivita' produttive e
commerciali e nei rapporti con i soggetti che possono interagire con
le imprese medesime.
La Regione promuove la responsabilita' sociale delle imprese quale
strumento per l'innalzamento della qualita' del lavoro, il
consolidamento ed il potenziamento delle competenze professionali, la
diffusione della conoscenza, il miglioramento della competitivita'
del sistema produttivo, lo sviluppo economico, la coesione sociale.
I principi della responsabilita' sociale delle imprese sono integrati
nei programmi per l'occupazione e vengono realizzati attraverso il
sostegno ad iniziative promosse, anche con intese e sperimentazioni
locali, da parti sociali, imprese, organizzazioni del terzo settore,
organismi di ricerca ed altri enti pubblici e privati.
Per questi obiettivi si promuovono le seguenti misure:
- di informazione e formazione sui temi della responsabilita' sociale
delle imprese;
- di educazione alla legalita';
- dirette all'adozione di codici di condotta da parte di imprese,
enti ed organizzazioni, nonche' alla realizzazione di bilanci
sociali;
- per l'acquisizione, da parte di imprese, enti ed organizzazioni, di
marchi di qualita' sociale ed ambientale diffusi a livello europeo ed
internazionale;
- di sperimentazione di strumenti di misurazione e certificazione
della qualita' sociale ed ambientale;
- rivolte alla promozione, anche a fronte di accordi territoriali e/o
settoriali, di condizioni di regolarita' e di processi di emersione,
con particolare riferimento a specifici segmenti del mercato del
lavoro, quali quelli costituiti dai lavoratori immigrati e
stagionali;
- di sensibilizzazione dei consumatori e rivolte a favorire la
partecipazione attiva delle loro associazioni alle misure di cui alla
presente sezione;
- di sperimentazione di interventi diretti a realizzare condizioni
migliorative rispetto a quelle gia' previste dalla normativa di
riferimento per la piena integrazione lavorativa delle persone
disabili e in condizione di svantaggio;
- rivolte al contrasto del lavoro minorile ed al pieno rispetto delle
convenzioni internazionali in materia, come elemento comune alle
azioni indicate negli alinea precedenti, nonche' al sostegno ed
all'interazione con gli osservator che agiscono su questo fenomeno.
13. Definizione dei criteri per il riparto delle risorse
Con riferimento a quanto previsto dal capitolo 13, V comma, delle
Disposizioni attuative della L.R. 12/03, di cui alla deliberazione
della Giunta regionale 1263/04, verificata la sostanziale validita'
delle modalita' di ripartizione fra le Province adottate sino ad ora
nell'ambito del POR FSE Obiettivo 3 2000-2006, Regione e Province
concordano nel confermare, per il biennio 2005-2006, l'assegnazione
alle Province gia' definita per il biennio precedente, fermo restando
l'impegno all'attuazione dei presenti Indirizzi sancito al capitolo
2. Come per il pregresso, la quantificazione per misura avverra' con
successive comunicazioni della Regione, predisposte d'intesa con le
Province.
La revisione dei criteri di riparto tra le Province viene rimandata
ad un momento successivo all'avvio della nuova programmazione
comunitaria 2007-2013.
Si conferma altresi' la possibilita' per le Province, per esigenze
tecniche e progettuali, di avvalersi di personale dipendente dagli
enti di formazione. Per la copertura dei costi relativi, non
rientranti nelle tipologie/azioni ammissibili al finanziamento del
FSE Obiettivo 3 2000-2006, la Regione potra' mettere a disposizione
propri fondi. In tal caso, le risorse comunitarie del FSE ed i
relativi cofinanziamenti nazionali e regionali da assegnare alle
Province, secondo quanto definito dal comma precedente, potranno
essere parzialmente sostituite, di anno in anno, con riferimento alle
esigenze di cui sopra - espresse dalle Province medesime - e
nell'ambito della disponibilita' del bilancio regionale, da mezzi
regionali, fermo restando l'importo dell'assegnazione globale annuale
a ciascuna Provincia.
Per quanto concerne i percorsi formativi non integrati per i giovani
dai 15 ai 18 anni, la Regione, tenuto conto delle quote di FSE gia'
impegnate dalle Province per le annualita' 2003 e 2004, integrera'
gli ulteriori importi che si rendessero necessari a garantire la
nuova programmazione 2005-2006, compresa la copertura dei costi dei
corsi in obbligo formativo svolti dalle scuole regionali di
ristorazione.
Ulteriori risorse regionali, nazionali e comunitarie saranno
ripartite agli Enti locali tenuto conto di specifici criteri
collegati alle progettazioni di riferimento e definiti d'intesa
nell'ambito della Conferenza regionale per il sistema formativo.
La Giunta regionale, con propri atti deliberativi, assegna e
ripartisce fra le Province i fondi riferiti alle specifiche politiche
ed utenze individuate dai presenti Indirizzi.
Sulla base di tali deliberazioni di Giunta, il Servizio regionale
competente provvede, con atti del dirigente, agli impegni ed alle
liquidazioni ed erogazioni delle risorse, di norma secondo quanto
previsto al capitolo 13, commi 6, 7 e 8, delle Disposizioni attuative
della L.R. 12/03, di cui alla deliberazione della Giunta regionale
1263/04.";
preso atto della correzione formale apportata dalla Commissione
consiliare "Turismo Cultura Scuola Formazione Lavoro" in sede
preparatoria e referente al Consiglio regionale, giusta nota prot. n.
13856 del 20 ottobre 2004;
previa votazione palese, a maggioranza dei presenti,
delibera:
di approvare le proposte formulate dalla Giunta regionale con
deliberazione in data 6 ottobre 2004, progr. n. 1948, riportate nel
presente atto deliberativo.