DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE 29 marzo 1999, n. 1111
Piano regionale di dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche (art. 3, comma 8, DPR 233/98) (proposta della Giunta regionale in data 23 marzo 1999, n. 350) *** DOCUMENTO FOTOGRAFATO *** Richiedere copia all'UFFICIO BOLLETTINO.
IL CONSIGLIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Richiamata la deliberazione progr. n. 350, in data 23 marzo 1999, con
cui la Giunta regionale ha assunto l'iniziativa per il Piano
regionale di dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche
(art. 3, comma 8 del DPR 233/98);
preso atto delle modificazioni apportate sulla predetta proposta
dalla Commissione consiliare "Scuola, Cultura e Turismo", in sede
preparatoria e referente al Consiglio regionale, giusta nota prot. n.
3457 del 25 marzo 1999;
preso atto, altresi', dell'errore meramente materiale, segnalato nel
corso della discussione consiliare, di cui all'Allegato B - Provincia
di Piacenza Tab. 1 - n. 19 dove in luogo di "ex Don Gnocchi" occorre
leggere "ex Don Milani";
visto il DPR 18 giugno 1998, n. 233 "Regolamento recante norme per il
dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche e per la
determinazione degli organici funzionali dei singoli istituti, a
norma dell'art. 21 della Legge 15 marzo 1997, n. 59";
visto in particolare l'art. 3 "Piani provinciali di dimensionamento"
che, al comma 1, stabilisce che i piani di dimensionamento delle
istituzioni scolastiche siano definiti in conferenze provinciali di
organizzazione della rete scolastica, di seguito CPO, nel rispetto
degli indirizzi di programmazione e dei criteri generali
preventivamente adottati dalle Regioni;
vista la propria delibera n. 1005 del 22 ottobre 1998 di ratifica
della deliberazione di Giunta n. 1571 del 15 settembre 1998
"Approvazione degli indirizzi di programmazione e dei criteri
generali per il dimensionamento ottimale delle istituzioni
scolastiche", pubblicata nel Bollettino Ufficiale regionale n.155
del 16 dicembre 1998;
viste le scadenze previste negli atti citati: 31 ottobre 1998 per la
convocazione delle CPO da parte del Presidente della Provincia e 31
dicembre 1998 per l'approvazione dei piani provinciali da parte delle
CPO;
visto inoltre il comma 8 dell'art. 3 del citato DPR 233/98 secondo il
quale le Regioni approvano il Piano regionale di dimensionamento
entro il 28 febbraio 1999, sulla base dei piani provinciali,
assicurandone il coordinamento;
considerato che al punto 7 "Procedure" dei citati indirizzi regionali
si stabilisce che "la Regione, nel rispetto dell'autonomia delle
singole CPO, al fine di provvedere al coordinamento dei piani
provinciali, ne verifichera' la coerenza con gli indirizzi regionali,
proponendo eventuali osservazioni alle CPO";
considerato che, sulla base di quanto previsto dal Protocollo di
intesa sottoscritto il 13/6/1997 fra la Regione ed i Ministeri della
Pubblica Istruzione e del Lavoro, le Province e la Caler, nella
primavera del 1998 e' stata svolta sul territorio regionale una
simulazione del dimensionamento al fine di impostare un percorso
corretto e condiviso, che ha coinvolto i Provveditorati e le
Amministrazioni provinciali;
rilevato che tale simulazione ha rappresentato una utile base di
lavoro a supporto delle successive attivita' delle CPO, sia dal punto
di vista dei processi che delle scelte compiute;
dato atto che i piani provinciali sono stati approvati da tutte le
CPO entro il 31 dicembre 1998 e sono stati trasmessi alla Regione
entro il 15 gennaio 1999, come richiesto dagli indirizzi;
dato atto altresi' che successivamente a tale data e' pervenuta alla
Regione ulteriore documentazione a corredo dei Piani, in parte
richiesta dagli uffici regionali ad integrazione e completamento di
quanto trasmesso entro il 15 gennaio 1999;
ritenuto urgente procedere all'approvazione del Piano regionale, pur
se in data successiva al 28 febbraio 1999 in ragione della
complessita' dell'esame dei piani pervenuti, considerando pertanto il
termine ordinatorio;
visto il Piano regionale, allegato quale parte integrante e
sostanziale del presente atto;
previa votazione palese, a maggioranza dei presenti;
delibera:
1) di approvare il Piano regionale di dimensionamento delle
istituzioni scolastiche costituito dagli Allegati A e B parte
integrante e sostanziale del presente atto deliberativo;
2) di pubblicare la presente deliberazione nel Bollettino Ufficiale
regionale affinche' costituisca oggetto di massima divulgazione.
ALLEGATO A
Piano regionale di dimensionamento delle istituzioni scolastiche
Premessa
1 - Il presente Piano regionale di dimensionamento delle istituzioni
scolastiche si caratterizza come Piano intermedio, nell'obiettivo di
giungere alla definitiva e completa individuazione di tutte le
autonomie scolastiche a scala regionale e provinciale e quindi
all'approvazione del Piano regionale definitivo entro il 28/2/2000,
in modo da dare completa attuazione all'autonomia delle istituzioni
scolastiche con l'anno scolastico 2000/2001, come previsto dall'art.
21 della Legge 59/97 e dal DPR 233/98.
Piano intermedio, per altro, non significa un Piano dai contenuti
indeterminati. Al contrario, il presente Piano:
- costituisce un primo e significativo coordinamento dei Piani
provinciali predisposti entro il 31/12/1998 dalle varie Conferenze
provinciali di organizzazione della rete scolastica (CPO) della
Regione Emilia-Romagna;
- individua i caratteri sostanziali, quantitativi e qualitativi,
delle autonomie scolastiche nella regione;
- contiene indicazioni per l'approfondimento ed il miglioramento dei
singoli Piani provinciali;
- indica il percorso da sviluppare nel corso del 1999 di concerto con
le CPO per giungere alla completa definizione ed approvazione dei
Piani provinciali e del Piano regionale.
Al fine di sostenere tale percorso, e' istituito un apposito gruppo
di lavoro regionale, rappresentativo delle varie CPO e
dell'Amministrazione regionale, con il compito di:
- coordinare ulteriormente le caratteristiche qualitative e
quantitative dei vari Piani provinciali nell'obiettivo di consolidare
scelte il piu' possibile omogenee, pur nel rispetto delle diverse
realta' territoriali, orientare i lavori delle CPO nelle operazioni
di miglioramento ed approfondimento dei Piani;
- proporre l'uniformazione della modulistica dei Piani, richiedendo
eventuali completamenti delle basi documentarie/informative;
- elaborare e proporre gli strumenti tecnico/informativi atti a
favorire la conoscenza permanente del sistema scolastico provinciale
e regionale;
- proporre eventuali azioni di supporto alle scuole e alle realta'
territoriali al fine del positivo decollo dell'autonomia scolastica
(sostegno all'efficace funzionamento degli istituti comprensivi, alla
realizzazione di reti tra scuole, alla concretizzazione di
produttivi rapporti tra scuola e territorio, tra scuola e formazione
professionale, ecc.).
2 - Per quanto attiene allo svolgimento della fase di approfondimento
e miglioramento del Piano, occorre definirne date e scadenze. Il DPR
233/98, infatti, prevede le date di approvazione dei vari Piani nella
prima fase (1998/1999) di pianificazione: la convocazione delle CPO
entro il 31/10/1998; l'approvazione dei Piani provinciali entro il
31/12/1998; la predisposizione e l'approvazione del Piano regionale
entro il 28/2/1999. Lo stesso DPR 233/98 prevede, altresi' (comma 9
dell'art. 3), che "i piani possono essere modificati nel corso
dell'anno successivo alla loro approvazione e hanno, comunque,
completa e definitiva attuazione entro l'inizio dell'anno scolastico
2000/2001".
Il DPR, peraltro, non specifica le date di questa ulteriore e
definitiva fase programmatoria, che la Regione ritiene di cosi'
indicare:
- entro il 31/12/1999, la completa definizione dei Piani provinciali
da parte delle CPO;
- entro il 28/2/2000, la completa definizione del Piano regionale.
3 - In considerazione della complessita' e della strategicita'
dell'operazione dimensionamento, pressoche' tutte le CPO - come
peraltro previsto al comma 9 dell'art. 2 del DPR 233/98 ed alla
premessa degli Indirizzi regionali - hanno optato per giungere entro
il 31/12/1998 all'individuazione di un Piano di dimensionamento il
piu' possibile completo, riservandosi pero' espressamente la facolta'
di riapprofondire i Piani stessi nel corso del 1999 al fine del loro
miglioramento. In taluni casi si parla di "Piani di indirizzo", in
generale e' sottolineato il carattere sperimentale dei Piani attuali.
La Regione concorda con questo orientamento in quanto esso
consentira' di:
- apportare i necessari interventi migliorativi;
- meglio coordinare i vari Piani;
- far crescere ulteriormente i livelli di partecipazione e di
consenso da parte dei soggetti, con particolare riferimento al mondo
della scuola in tutte le sue componenti, interessati alla
qualificazione dell'offerta formativa, obiettivo prioritario
dell'operazione dimensionamento.
4 - Il Piano regionale presenta pertanto i seguenti caratteri:
- il Piano regionale acquisisce e fa propri i Piani predisposti dalle
singole CPO, secondo le diverse scansioni temporali ivi approvate,
esprimendo le osservazioni contenute negli allegati relativi a
ciascun Piano provinciale.
Tali osservazioni costituiscono preciso impegno da parte delle
singole CPO per il riapprofondimento, nel corso del 1999, delle
situazioni indicate.
Le osservazioni possono riguardare:
- gli aspetti relativi all'osservanza delle norme (il rispetto dei
parametri dimensionali indicati nel DPR 233/98 e negli Indirizzi
regionali);
- la completezza degli elementi conoscitivi/informativi (dati
pregressi, tendenze della scolarita', previsioni di stabilita' o di
decremento, ecc.);
- la richiesta di approfondimenti e/o chiarimenti rispetto a talune
soluzioni adottate (parametri sotto o sovradimensionati; aggregazioni
particolari tra istituti, ecc.);
- la verifica, sulla base degli effettivi iscritti all'1 settembre
1999, delle previsioni asserite per talune scuole attualmente
sottodimensionate rispetto ai parametri richiesti;
- la raccomandazione di verificare alcune situazioni approvate,
nell'ottica di valutarne gli aspetti qualitativi, finalita' primaria
del dimensionamento, come specificato negli Indirizzi regionali.
Il Piano si presenta come un Piano il piu' possibile completo. Sono
escluse unicamente le seguenti tipologie, in merito alle quali le CPO
sono tenute a prendere in considerazione ed a documentare tutte le
situazioni sulle quali la Regione ha espresso osservazioni:
- le situazioni per le quali alcune CPO hanno espressamente stabilito
di sospendere in questa fase programmatoria l'individuazione di
soluzioni, riservandosi di farlo nel corso del 1999;
- le situazioni che non presentano, in base al DPR 233/98 ed agli
Indirizzi regionali, i requisiti richiesti per l'attuazione
dell'autonomia, e che vengono pertanto rinviate alle CPO interessate
affinche' siano riviste le scelte adottate.La Regione ha ben presente
che la ricerca di soluzioni migliori per le situazioni ricordate
(quelle non ancora identificate, quelle non a norma, quelle indicate
come provvisorie in quanto risultano possibili soluzioni alternative,
quelle per cui si esprimono raccomandazioni) potrebbe comportare un
impatto quanto meno su parte delle soluzioni gia' individuate (e a
norma). Deriva anche da qui la definizione di Piano intermedio.
Cio' non impedisce peraltro di considerare comunque significativo il
Piano, in particolare per quanto riguarda i numeri complessivi delle
autonomie scolastiche. Di esse, il Piano regionale contiene una prima
quantificazione, suscettibile di qualche modificazione a seguito
della definizione delle situazioni rinviate o sospese, ma all'interno
di una contenuta oscillazione tra valori minimi e valori massimi.
Cio' a livello regionale, provincia per provincia e per ogni ordine e
grado di scuola.
Il Piano, inoltre, offre una prima immagine dell'autonomia scolastica
nella regione anche dal punto di vista dei suoi caratteri
qualitativi. Quanto elaborato dalle singole CPO, infatti, ha permesso
di dare concretezza ai contenuti degli Indirizzi regionali, mutandone
l'originario carattere di indicazione in risultati oggettivi.
cosi' possibile comprendere le articolazioni territoriali
effettivamente individuate (gli ambiti funzionali, quelli
territoriali distinti per i diversi ordini e gradi di scuola); i
parametri dimensionali medi presenti in regione e nelle singole
province; i tipi di aggregazioni adottati e i nuovi caratteri che
assumeranno la scuola di base e quella secondaria superiore e cosi'
via.
Tutto cio' rappresenta un bagaglio di esperienze che, nelle fasi di
revisione che sara' necessario impostare tenuto conto del disegno di
riforma dei cicli dell'istruzione, dell'innalzamento dell'obbligo di
istruzione, dell'entrata in vigore dell'art. 138 del DLgs 112/98, con
particolare riferimento al tema della definizione degli ambiti di
programmazione dell'offerta formativa integrata fra istruzione e
formazione, rimane alla base dell'esercizio corretto e strategico
della funzione programmatoria e gestionale in materia da parte della
Regione e delle Autonomie locali.
5 - Il Piano e' cosi' articolato:
Parte 1 - I lavori delle CPO e le caratteristiche salienti dei Piani
provinciali di dimensionamento
1.1 - Data di approvazione dei Piani
Tutte le CPO hanno approvato i Piani entro le date fissate per legge:
si va dall'11 al 28 dicembre 1998.
1.2 - Esito delle votazioni
I Piani sono stati votati sempre a larghissima maggioranza: si
registrano alcune, limitate astensioni; pochi sono i voti contrari. A
volte la votazione ha registrato l'unanimita'.
L'Amministrazione scolastica (Provveditorato) ha confermato l'alto
grado di collaborazione gia' registrato nella fase di simulazione
avvenuta nei primi mesi del 1998. In due casi si e' registrato il
voto contrario sul Piano da parte del Provveditore; in due casi c'e'
stata un'astensione tecnica (interpretazione del proprio ruolo come
tecnico/istituzionale e non politico).
Comportamenti collaborativi similari si sono registrati da parte dei
Presidenti dei Consigli scolastici provinciali (tre casi di
astensione, un caso di voto contrario su una parte del Piano).
1.3 - Partecipazione e consenso
La lettura delle varie relazioni di accompagnamento ai Piani rivela
che l'operazione di simulazione avvenuta nei primi mesi del 1998 ha
portato, in generale, ad un grado di partecipazione e consenso
piuttosto elevato (testimoniato anche dall'esito descritto delle
votazioni).
Risultano essere state effettuate consultazioni ampie a livello sub
distrettuale, distrettuale e a livello centralizzato, con oggettive
occasioni di partecipazione da parte del mondo della scuola. Cio',
non implica, ovviamente, che su tutte le scelte si sia espresso un
consenso "corale", ma certamente l'operazione dimensionamento ha
contribuito ad incentivare i rapporti tra le scuole, i soggetti
territoriali, gli Enti locali. Al riguardo, pur se tutte le relazioni
di accompagnamento ai Piani provinciali concordano sulla necessita'
di approfondire ulteriormente la partecipazione, valutando come
positivo il lavoro svolto che proprio per questo si intende
proseguire in modo ancor piu' capillare nel corso del 1999, la
Regione richiede alle CPO di impegnarsi specificamente in confronti
piu' ampi.
Deriva anche da questo obiettivo - che fin dall'origine la Regione
aveva indicato, di concerto con gli organi del Protocollo d'intesa
del 13/6/1997, come centrale - la scelta da parte di tutte le CPO di
avvalersi della facolta' di migliorare il Piano nel corso del 1999,
ovvero di proseguire i lavori fino al 31/12/1999.
1.4 - Caratteri dei Piani provinciali
I Piani provinciali prevedono tutte le autonomie per ogni ordine e
grado di scuola.
In alcuni casi, come consentito dagli Indirizzi regionali, sono
segnalate soluzioni particolari:
- per talune realta' sono avanzate possibili proposte alternative;
- alcune soluzioni (ancorche' quantificate) sono espressamente
indicate come da approfondire;
- per alcune scuole ci si riserva di verificare gli effettivi
andamenti della scolarita' (iscrizioni) all'1 settembre 1999;
- per altre situazioni vengono indicati i percorsi da attivare nel
corso del 1999 per giungere alle soluzioni definitive;
- alcune soluzioni sono espressamente rinviate ad una successiva
definizione.
L'orientamento prevalente, di conseguenza, e' di riapprofondire in
senso migliorativo i Piani provinciali nel corso del 1999
nell'obiettivo di dare attuazione definitiva all'autonomia
(riconoscimento della personalita' giuridica ed attribuzione
dell'autonomia organizzativa, didattica, di ricerca e
sperimentazione) con l'1 settembre 2000.
L'attuazione dell'autonomia scolastica all'1 settembre 2000, per
altro, sta nelle cose: condizione inderogabile, infatti, e'
l'esistenza dei dirigenti che, come e' noto, non saranno nominati se
non al termine del primo semestre 2000.
Questa congiuntura, peraltro, rafforza un orientamento che in larga
misura era gia' stato espresso negli Indirizzi regionali, permettendo
in piena legittimita' le operazioni di miglioramento e di affinamento
dei Piani che si renderanno opportune, comprese l'individuazione e la
messa in campo delle azioni di supporto al positivo decollo della
autonomia, auspicate da tutte le CPO.
Come detto in premessa, la Regione - di concerto con le CPO e
attraverso l'istituzione del gia' menzionato gruppo di lavoro
regionale - individuera' il percorso e le azioni da svolgere nel
corso del 1999.
1.5 - Dimensionamento
I parametri dimensionali adottati nei vari Piani corrispondono di
norma a quelli previsti nel DPR 233/98 e negli Indirizzi regionali.
In generale, ed in sintonia con gli Indirizzi regionali, si e' teso a
dar vita ad autonomie forti anche dal punto di vista quantitativo,
considerando cio' garanzia per il raggiungimento dei vari obiettivi
connessi alla realizzazione dell'autonomia scolastica (potenziamento
dell'offerta formativa, scuole in grado di essere risorse nel e per
il territorio, scuole in grado di essere autorevoli interlocutori con
gli altri soggetti territoriali, ecc.).
Questi obiettivi, insieme a quello della territorialita' e della
crescita della qualita' dell'offerta, sono ampiamente ripresi in ogni
relazione di accompagnamento ai Piani e risultano aver guidato le
varie scelte.
La considerazione dei diversi Piani, inoltre, dimostra essere stato
mantenuto nei singoli ambiti territoriali un ragionevole equilibrio
tra i vari dimensionamenti minimi e massimi. Qualche squilibrio,
piuttosto, risulta presente nella scuola di base (materna,
elementare, media), quando la scelta e' stata di mantenere separati i
circoli didattici (materne ed elementari) e le scuole medie: cosi', a
volte, nell'ambito di uno stesso territorio ci sono circoli didattici
altamente dimensionati e aggregazioni di scuole medie ai minimi dei
dimensionamenti previsti. Uno specifico approfondimento su questo
aspetto potra' portare, se del caso, a riequilibrare alcune
situazioni.Si esprime infine una osservazione di ordine generale in
merito agli istituti per l'istruzione agraria. In considerazione
della tipicita' dell'indirizzo, come pure sottolineato dall'ordine
del giorno 3/766/1 della Commissione XIII della Camera, si invitano
le CPO a valutare, nella loro piena autonomia, ogni possibile
soluzione volta al dimensionamento di tali istituti nell'ottica di
ottimizzarne le risorse al servizio dei territori di riferimento,
anche in forme aggregate che consentano lo sviluppo ed il
consolidamento di offerte formative nuove, ad esempio in aree quali
l'agro-industria e l'ambiente.
1.6 - Deroghe
L'orientamento a contenere il ricorso alle deroghe e' stato in
generale rispettato. Oltre a quelle consentite dal DPR 233/98,
peraltro tutte verificate, le richieste di deroghe non automatiche
sono poche e le varie CPO hanno allegato documentazione tese a
motivarle.
In alcuni casi si fa riferimento a prevedibile espansione della
scolarita' (che comunque andra' sottoposta a verifica); in altri, a
piani di sviluppo decisi dalle Amministrazioni locali che dovrebbero,
nel corso degli anni, portare le situazioni specificamente indicate a
raggiungere e superare i parametri richiesti dal DPR 233/98; in altri
ancora, alla impossibilita' di pervenire a soluzioni diverse,
motivazione non ritenuta sufficiente a concedere la deroga.
La Regione, attraverso il gruppo di lavoro di cui alla premessa, si
prefigge di supportare l'attento esame dei vari casi, ribadendo pero'
che, in generale, non ritiene ammissibili deroghe ai parametri
dimensionali gia' previsti dalle deroghe automatiche di cui al DPR
233/98 (ovvero istituzioni scolastiche con meno di 300 alunni).
1.7 - Aggregazioni in orizzontale e/o in verticale per la scuola di
base
I Piani provinciali presentano, come era prevedibile, una forte
espansione delle verticalizzazioni (o meglio degli istituti
comprensivi) nella scuola di base: a livello regionale oltre il 45%
di essa risulta, in base ai Piani, costituita da istituti
comprensivi.
Cio' - come e' richiamato in ogni Piano e come era gia' stato messo a
fuoco dagli organi del Protocollo d'intesa del 13/6/1997 -
richiedera' l'approntamento di supporti ed aiuti specifici alle
scuole, perche' la verticalizzazione realizzi davvero continuita' fra
i cicli e non si riduca ad una aggregazione puramente amministrativa.
La scelta degli istituti comprensivi e' in generale motivata da due
obiettivi, condivisibili:
- consolidare la presenza delle scuole sul territorio, rafforzandone
l'identita';
- consolidare l'unitarieta' e la continuita' del percorso educativo
della scuola di base.
Pur risultando orientamento generalizzato, l'aumento degli istituti
comprensivi non ha comunque eguale consistenza in tutti i territori
provinciali:
- Ferrara e Modena si attestano sul 15/20% del totale;
- Rimini e Forli'-Cesena sul 30/35% del totale;
- Ravenna, Piacenza, Reggio Emilia, Bologna e Parma superano invece
il 50%, con valori che negli ultimi tre casi si approssimano al 60%.
Questa disomogeneita' dipende certamente in parte dalle diverse
caratteristiche territoriali provinciali, ma anche dalle scelte
effettuate dalle CPO e le differenze messe in luce richiedono un
approfondimento in sede di coordinamento e di "omogeneizzazione" dei
Piani.
L'analisi dei diversi Piani dimostra, comunque, che nei vari
territori (provinciali, sub-provinciali, comunali) e' presente un
discreto equilibrio tra le diverse soluzioni, cio' che consentira' -
nella logica di una efficace sperimentalita' i necessari raffronti,
come era indicato negli Indirizzi regionali.
1.8 - Secondaria superiore
Nel caso della scuola secondaria superiore, scelte programmatorie
compiute gia' da tempo fanno si' che si presenti pressoche' in ogni
Piano una situazione piuttosto consolidata.
Le conferme di istituzioni esistenti superano infatti notevolmente le
proposte di aggregazione. Queste ultime riguardano spesso gli
istituti che prima della Legge 23/96 erano di competenza comunale - i
licei classici, gli istituti magistrali, gli isituti professionali -
e che data la localizzazione comunale delle scelte programmatorie,
spesso non presentavano i parametri dimensionali richiesti dal DPR
233/98.
Altre aggregazioni sono state compiute al fine di ricondurre
all'interno di un determinato ambito territoriale sezioni staccate o
succursali dipendenti da istituti presenti in altro ambito
territoriale e cio' nel condivisibile obiettivo di dare identita'
territoriale all'offerta formativa dello specifico territorio.
Le aggregazioni proposte hanno teso, in generale, a creare poli
territoriali e a realizzare un'offerta polivalente oppure ad
aggregare indirizzi affini.
Il ricorso alla deroga e' stato attuato solo nei casi previsti dalla
legge.
Da segnalare, piuttosto, e' il ricorso alle deroghe rispetto ai
parametri massimi (900 studenti), cui e' stato fatto un discreto
ricorso (39 istituti su di un totale di 165): cio' si giustifica, da
un lato, con l'obiettivo di costituire autonomie forti (carattere che
nella scuola superiore ha significato oggettivamente pregnante) e,
dall'altro, con il proposito di non smontare situazioni consolidate
ed efficacemente funzionanti da tempo.
1.9 - Verticalizzazioni tra scuole medie e scuole secondarie
superiori
Pur trattandosi di pochi casi (5 in tutto), alcune CPO hanno proposto
verticalizzazioni alte, ovvero tra scuola media e scuola secondaria
superiore.
Si sottolinea che tali aggregazioni erano previste negli indirizzi
regionali al fine di mantenere la presenza sul territorio di scuole
che gia' avevano intrecciato rapporti didattici e progettuali,
fondando la proposta sulla sperimentalita' di un progetto pedagogico
molto forte, sostenuto da tutti i soggetti coinvolti, al fine di
superare la apparente forzatura di aggregare una scuola media con una
scuola secondaria superiore; per i casi proposti nelle province di
Ferrara e Piacenza, oltre a rilevarsi l'assenza di espresso parere
favorevole da parte di tutti i componenti delle CPO su tali
specifiche proposte, non pare leggersi la preesistenza di progetti
sperimentali in comune tra gli istituti in oggetto. Si sottolinea
quest'ultimo aspetto, perche' l'assenza di un progetto pedagogico
riduce tali aggregazioni a puro fatto amministrativo. Si impegnano
pertanto le CPO interessate a rivedere tali casi per pervenire a
soluzioni diverse.
Parte 2 - Il Piano intermedio regionale di coordinamento dei Piani
provinciali di dimensionamento con le osservazioni della Regione ai
singoli Piani provinciali
Si presenta di seguito il Piano intermedio regionale di coordinamento
dei Piani provinciali di dimensionamento composto dalle tabelle,
Provincia per Provincia, da Piacenza a Rimini, relative alle
autonomie previste nei Piani provinciali, raggruppate in "Scuola
materna e dell'obbligo" e "Scuola secondaria di II grado" e
contenenti le seguenti tipologie di situazioni:
- istituzioni scolastiche autonome;
- istituzioni scolastiche sospese su richiesta delle CPO;
- istituzioni scolastiche rinviate alle CPO per mancanza dei
requisiti di deroga automatica;
- istituzioni scolastiche rinviate alle CPO per mancanza delle
condizioni di deroga non automatica;
- istituzioni scolastiche autonome sulle quali si ritiene opportuno
esprimere raccomandazioni in considerazione del senso qualitativo
dell'operazione dimensionamento espresso negli Indirizzi regionali,
nonche' della documentazione pervenuta alla Regione da parte della
societa' civile, in momenti successivi alla approvazione dei Piani
provinciali da parte delle CPO.
(seguono Allegati)