n.27 del 07.02.2013 (Parte Prima)
Oggetto n. 3030/1 - Ordine del giorno proposto dai consiglieri Monari, Bonaccini, Mandini, Barbati, Sconciaforni, Grillini, Pariani, Richetti, Zoffoli, Pagani, Barbieri, Marani, Montanari, Mazzotti, Mori, Moriconi, Carini, Alessandrini, Mumolo, Luciano Vecchi, Paruolo, Meo, Piva, Ferrari sul progetto di legge di istituzione del nuovo Comune di Valsamoggia
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Premesso che
nel 1993, al fine di realizzare una proficua sinergia istituzionale tra alcuni comuni della montagna e della pianura bolognese, è nata la "Comunità montana Valle del Samoggia".
Essa fu istituita fra alcuni comuni - Castello di Serravalle, Monte San Pietro, Monteveglio e Savigno - già appartenenti alla preesistente Comunità montana dell'Appennino bolognese e i comuni pedemontani di Bazzano e Crespellano.
Con l’approvazione da parte dell’Assemblea legislativa della L.R. 10/2008 - tesa a ridurre il numero e le spese delle comunità montane in attuazione della L. 244/2006 - la Regione propose lo scioglimento di questa Comunità montana, con contestuale trasformazione in Unione, cui i sei comuni interessati aderirono, dando vita il 23 settembre 2009 alla "Unione dei Comuni Valle del Samoggia".
La Comunità montana prima e l’Unione poi hanno nel tempo strutturato una collaborazione che oltre alla gestione comune di servizi ha fortemente integrato le comunità locali.
Per questo su richiesta dell’Unione stessa, nel 2010, è stato concesso un contributo regionale per uno studio di fattibilità circa la fusione tra cinque Comuni dei sei Comuni aderenti: Castello di Serravalle, Monteveglio, Savigno, Bazzano e Crespellano.
L’ipotesi di fusione rappresentava l’opportunità di raggiungere migliori risultati dal punto di vista dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione amministrativa salvaguardando i servizi messi fortemente a rischio dalla situazione di grave crisi di risorse in cui versano soprattutto i comuni più piccoli.
Lo studio di fattibilità definitivo è stato acquisito dalla Regione nel marzo 2012 ed il 25 maggio, in seguito a numerosi incontri degli amministratori con la popolazione, le realtà produttive e le parti sociali, i Sindaci dei cinque comuni interessati hanno presentato, deliberandola prima a maggioranza assoluta nei rispettivi consigli comunali (aprile 2012), una istanza alla Giunta regionale affinché presentasse progetto di legge per la loro fusione.
Il 23 luglio 2012 la Giunta regionale, verificati tutti i presupposti di forma e di sostanza necessari per attivare la procedura di fusione, con la Delibera 1038, aderendo all’istanza dei Sindaci e dei consigli comunali, ha approvato il progetto di legge "Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno nella Provincia di Bologna".
L’Assemblea legislativa in forza dell’art. 133 comma 2 della Costituzione ha deliberato l’indizione del referendum consultivo che è stato espletato il 25 novembre 2012. La maggioranza dei votanti il 51,5% si è espressa per il sì e lo ha fatto nella maggioranza dei comuni coinvolti. Entro il 15 febbraio la Regione, valutati gli esiti del referendum deve decidere se dar corso o meno alla fusione.
Considerato che
il processo col quale si è giunti alla proposta di legge regionale di istituzione di nuovo Comune, mediante fusione dei Comuni della Valsamoggia, è avvenuto in aderenza al dettato delle norme nazionali e regionali.
Il processo di razionalizzazione della spesa pubblica nelle amministrazioni locali viene da lontano, è stata la legge 142/90 a prevedere per prima la possibilità dell’unione e della fusione tra Comuni, norma recepita anche nell’ordinamento regionale dalla L.R. 24 del 1996.
Nel tempo la Regione si è sempre conformata alle modifiche delle norme nazionali e le leggi regionali hanno previsto incentivi alla gestione associata delle funzioni e servizi.
Nel Piano Territoriale Regionale approvato dall’Assemblea legislativa nel febbraio 2010 si sottolinea che "occorre un cambio di passo nel percorso di riordino istituzionale e di autoriforma degli enti. Il positivo processo di costituzione di Unione di Comuni deve avanzare verso le fusioni…"
In ultimo le leggi nazionali come la L. 122/2010, la L. 111/2011, la L. 148/2011 ed il D.L. 95/2012 cd. spending review, hanno accelerato sul necessario contenimento della spesa pubblica e previsto l’obbligo dell’esercizio associato delle funzioni fondamentali dei Comuni nell’auspicabile obiettivo della fusione tra Comuni.
Per attuare questi ultimi recenti interventi del legislatore statale, per promuovere in tutto il territorio regionale le Unioni dei Comuni, la Regione ha di recente approvato la L.R. 21/12 che regola gli ambiti territoriali ottimali per l’attuazione delle gestioni associate obbligatorie delle funzioni fondamentali.
Appare evidente come il percorso compiuto dai Comuni della Valsamoggia e la loro richiesta di mettere in campo un processo di fusione partendo dal livello locale, rappresenti un raro caso di riorganizzazione maturata dal basso, dal territorio in antitesi a tutte le ipotesi di razionalizzazione finora calate dall’alto che poi nella applicazione pratica hanno trovato lacune e difficoltà.
La volontà che manifestano gli amministratori locali, in sintonia con la generalizzata richiesta di efficientamento della Pubblica Amministrazione, permette di andare oltre le logiche di interesse particolare mettendo a disposizione il loro mandato per assicurare la continuità dei servizi alle loro comunità.
Valutato che
la disciplina della L.R. 24/1996, ai fini della validità del referendum consultivo per la fusione di comuni, non richiede né quorum deliberativo né quorum partecipativo: lo prevede espressamente il testo vigente dell’art. 12, comma 9, che è stato sul punto modificato dall’art. 36, L.R. 21/2011, precisando che il referendum è valido indipendentemente dal numero degli aventi diritto al voto che vi hanno partecipato.
Al fine di permettere una efficace consultazione tra i cittadini in vista del referendum consultivo, alla fine del 2011 la Regione è intervenuta a chiarire la disciplina dello stesso con un provvedimento integrativo, alla L.R. 24/96, poiché prima di tale modifica il testo della norma regionale contemplava esclusivamente la disciplina applicabile al referendum abrogativo.
Sottolineato che
il processo col quale si è giunti alla proposta di legge regionale di istituzione del nuovo Comune, mediante la fusione dei Comuni della Valsamoggia, è avvenuto in numerosi incontri su tutto il territorio e col contributo delle associazioni economiche, sindacali, del volontariato, culturali e sportive. Oltre 50 sono state le iniziative pubbliche promosse negli ultimi due anni.
Nel piano di fattibilità si può leggere la vera identità dei cittadini della Valsamoggia, basata sull’appartenenza ad un territorio nel suo complesso senza le barriere dei confini comunali; oltre all’analisi delle criticità di un territorio che intravede nell’Unione limiti che solo la fusione può colmare.
La fusione è un grande progetto di riordino istituzionale teso al risparmio sui costi della politica; alla ristrutturazione ed automazione della macchina comunale; all’uso dei fondi bloccati dal patto di stabilità; all’opportunità di accesso ai contributi regionali e statali; alla possibilità di esprimere una maggiore capacità progettuale grazie alla quale portare in vallata fondi regionali dedicati, anche grazie alla priorità garantita dalle norme regionali.
Inoltre nel quadro complessivo di riordino istituzionale, il Comune unico potrà essere nell’ambito della Città metropolitana un interlocutore di maggior peso nel porre le istanze del territorio della Valsamoggia.
Il risultato dell'esito referendario ha confermato la volontà della maggioranza delle comunità interpellate di procedere ad un profondo rinnovamento istituzionale che possa riformare la Pubblica Amministrazione per ridurne i costi e per garantire i servizi alla popolazione, mantenendo quella qualità della vita finora disponibile.
La fusione può essere il culmine di un processo virtuoso, una grande opportunità di rilancio, che farà risparmiare il 10% (2,6 mln di Euro all'anno) del costo complessivo della Pubblica Amministrazione, porterà 18 milioni di Euro nelle casse del nuovo Comune di trasferimenti statali e regionali in dieci anni, denaro che servirà a garantire i servizi per i cittadini.
Il Comune frutto di eventuale fusione non essendo soggetto per due anni al patto di stabilità potrà utilizzare rispetto al 2013, 6,6 milioni di Euro in più che nel caso di mancata fusione resterebbero congelati.
Tutto ciò premesso e considerato
consapevoli che nell'approvare la legge di fusione è necessario mettere in campo tutte le azioni possibili per rassicurare coloro che esprimono dubbi e perplessità coinvolgendoli nella importante fase di costruzione che seguirà l’approvazione della legge di fusione.
Invita la Giunta regionale
in collaborazione con le Amministrazioni locali
a promuovere un percorso costituente e partecipativo nel quale tutti i partiti, le associazioni economiche e sindacali, il volontariato, esperti e comitati, singoli cittadini, possano portare il proprio contributo per le importanti scelte ancora da compiere, quali:
- la definizione dello Statuto da proporre per il nuovo Comune, con una particolare attenzione alla partecipazione dei cittadini alla vita comunale ed alle scelte per il territorio;
- l’individuazione delle priorità cui destinare i fondi liberati dal patto di stabilità e le risorse erogate da Stato e Regione;
- l’identificazione delle sedi dei servizi comunali e del loro decentramento.
Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta pomeridiana del 5 febbraio 2013