n.137 del 12.05.2021 periodico (Parte Seconda)

RISOLUZIONE - Oggetto n. 1284 - Risoluzione per impegnare la Giunta regionale ad attivare misure di sostegno per donne e minori vittime di violenza. A firma dei Consiglieri: Rossi, Tarasconi, Costa, Caliandro, Montalti, Zappa-
terra, Mori, Rontini, Zamboni, Bulbi, Pillati, Bondavalli, Amico, Sabattini, Daffadà, Fabbri, Pigoni, Costi, Mumolo

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna

Premesso che

le donne che hanno chiesto aiuto ai centri antiviolenza nel 2019 sono state complessivamente 4.389 e di queste 4.035 hanno subito violenza (il 92%);

mettendo a confronto i dati del 2019 con quelli raccolti nel 2017 e nel 2018 si evidenzia un incremento costante delle donne accolte di circa 5% l’anno.

Considerato che

in questi anni in Regione Emilia-Romagna si è data piena attuazione agli strumenti previsti dalla legge regionale n. 6/2014 per promuovere le pari opportunità e contrastare la violenza di genere, con l’istituzione del Tavolo permanente per le politiche di genere, dell’Osservatorio sulla violenza di genere e con l’adozione del Piano contro la violenza e del Bilancio di genere;

sono stati numerosi i bandi rivolti a Enti Locali e Associazioni per promuovere attività di sostegno a donne e minori vittime di violenza; sono stati istituiti sportelli di ascolto, case rifugio e centri antiviolenza.

Considerato inoltre che

chi si occupa di violenza di genere sa benissimo quanto l’aspetto economico possa incidere negativamente sulla decisione delle donne vittime di violenza di sottrarsi alla relazione violenta; la convinzione infatti di non avere un’alternativa è uno dei deterrenti più forti ai percorsi di emancipazione di queste donne;

già tramite il progetto Power, svoltosi nelle annualità 2016/2017, che ha visto come capofila il Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna, si è cercato di promuovere e facilitare le occasioni di formazione, apprendimento e di inserimento lavorativo delle donne che hanno subito violenza.

Evidenziato che

in questo periodo di chiusura a causa del coronavirus e di stallo generale, è aumentato in modo esponenziale il problema del “dopo ospitalità”, della difficoltà cioè di costruire percorsi di autonomia oltre l’emergenza e l’ospitalità in luoghi preziosi come le case rifugio, che hanno offerto protezione da uomini maltrattanti, persecutori e pericolosi, ma che sono pensati per far fronte a situazioni contingenti di “temporanea”, per quanto grave, difficoltà.

Valutato che

il mondo del lavoro è visto come il contesto in cui le donne che sono uscite da un percorso di violenza possono riscattarsi, costruendo autonomia economica, professionale e rete sociale che permetta loro di non sentirsi costrette a ritornare insieme a chi ha manifestato comportamenti violenti nei loro confronti;

costruire un’identità di donna-lavoratrice attraverso percorsi di orientamento e avvicinamento al lavoro significa anche riaffacciarsi ad un mondo extra-domestico, uscendo dall’isolamento che la violenza ha creato, rafforzando e modificando aree identitarie intaccate e indebolite dalla violenza;

oltre all’esigenza occupazionale ci sono anche quelle abitativa e della conciliazione dei tempi lavoro-famiglia, derivanti dalla frequente presenza di figli minori a carico.

Tenuto conto che

la Regione Sardegna ha, per prima, istituito il Reddito di libertà che non si limita ad introdurre una misura di sostegno economico - che risolverebbe la situazione contingente, esponendo tuttavia le donne al rischio di una nuova dipendenza -, ma la subordina alla realizzazione di un progetto personalizzato di autonomia e indipendenza personale, sociale ed economica;

lo stesso “Piano Colao”, redatto dalla task force incaricata di redigere un piano di rilancio dell’Italia, parla di un “contributo di libertà” da destinare alle donne vittime di violenza per le “spese di sussistenza, alloggio, mobilio, salute, educazione e socializzazione dei figli, corsi professionali”, concepito insomma per offrire loro la possibilità di ricominciare una vita autonoma.

Tutto ciò premesso e considerato,

impegna la Giunta regionale

a proseguire il confronto con le associazioni, i centri antiviolenza e le amministrazioni locali anche al fine di valutare l’opportunità di attivare misure di sostegno delle donne vittime di violenza di genere che versino in stato di indigenza economica, per favorirne il percorso di emancipazione verso l’autonomia;

a valutare l’opportunità di prevedere, nell’ambito dei percorsi verso l’autonomia delle donne o dei minori che abbiano subito violenza, criteri premiali per l’accesso a percorsi d’istruzione o formazione professionale, ai servizi all’infanzia e agli alloggi ERP e di consentire la permanenza in questi ultimi quando il titolare del contratto sia il maltrattante allontanato;

a sollecitare, a livello nazionale, la modifica dei criteri di calcolo dell’Isee affinché quello delle donne vittime di violenza venga “scorporato” da quello dei mariti o compagni, con cui risultano ancora formare nucleo anagrafico, anche se non sono più conviventi.

Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta pomeridiana del 27 aprile 2021

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