n.175 del 14.06.2018 (Parte Seconda)
Oggetto n. 6631 - Ordine del giorno n. 1 collegato all'oggetto 6491 Proposta recante: “Piano regionale per la lotta alla povertà 2018-2020 ai sensi del Decreto legislativo 147/2017”. A firma dei Consiglieri: Caliandro, Taruffi, Prodi, Bessi, Pruccoli, Mori, Bagnari, Poli, Campedelli, Mumolo, Calvano, Torri, Rossi, Sabattini, Lori, Marchetti Francesca, Soncini, Benati, Serri, Zappaterra, Tarasconi, Rontini
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Premesso che
la povertà assoluta è la condizione di chi non riesce ad acquistare beni e servizi essenziali per uno standard di vita minimo; rappresenta il valore monetario, a prezzi correnti, del paniere di beni e servizi considerati essenziali per uno standard di vita accettabile e per non cadere in una condizione di esclusione sociale.
In Italia 4,7 milioni di persone vivono in povertà assoluta, con un'incidenza sulla popolazione del 6,3% (era il 4% nel 2008) - dati Istat 2016 - mentre in Emilia-Romagna le persone in stato di povertà assoluta sono 249.135, pari al 5,6% dei residenti. Si stima inoltre che ci siano 280.277 persone in condizione di grave deprivazione materiale e altre 395.947 a rischio povertà.
Malgrado si tratti di una delle regioni che conserva un livello di benessere tra i più alti d’Italia, anche l’Emilia-Romagna ha risentito della crisi economica che, a partire dal 2008, ha portato molte persone e famiglie a scivolare in una condizione di povertà e disagio.
Evidenziato che
con la legge n. 24 del 2016 la Regione Emilia-Romagna ha introdotto il Reddito di solidarietà (RES): una misura di sostegno al reddito alternativa a quella nazionale, chiamata allora SIA (Sostegno all’Inclusione Attiva).
Mentre il SIA era un contributo destinato solo alle famiglie con un minore, un figlio disabile o una donna in stato di gravidanza, in quanto misura concepita originariamente per il contrasto alla povertà infantile, il reddito di solidarietà ha avuto sin dall’origine un impianto “universalistico”, essendo destinato anche alle famiglie unipersonali (ad esempio gli anziani soli) basato su un criterio d’accesso essenzialmente economico. RES e SIA erano dunque misure alternative, che si escludevano a vicenda.
Dal 1 gennaio 2018, il Governo ha trasformato il SIA in REI (reddito d’inclusione). La nuova misura nazionale si ispira al RES emiliano-romagnolo, divenendo misura universalistica: dal 1° luglio 2018 il REI utilizzerà, infatti, come unico criterio d’accesso quello economico (e non familiare), rendendo le platee di potenziali beneficiari della misura nazionale e di quella regionale sostanzialmente sovrapponibili e coincidenti.
Sottolineato che
da settembre 2017 ad aprile 2018, nei primi 7 mesi di applicazione, il RES emiliano-romagnolo è stato erogato a 6.207 famiglie in cui vivono 14.346 persone.
L’Emilia-Romagna, nel modellare la misura nazionale - divenuta livello essenziale delle prestazioni - alle esigenze della sua popolazione ha deciso di trasformare il RES in un reddito minimo aggiuntivo (e non più alternativo) rispetto alla misura nazionale, per far sì che la misura di contrasto alla povertà consenta agli emiliano-romagnoli in difficoltà di riprendere un percorso di autonomia.
Tutto ciò premesso e considerato
impegna Assemblea e Giunta, per quanto di competenza
a richiedere al Parlamento ed al Governo la rapida approvazione di misure di lotta alla povertà che abbiano portata universalistica, come previsto dal reddito di solidarietà approvato dalla Regione Emilia-Romagna, e siano vincolate comunque ad un percorso di reinserimento lavorativo e sociale e volte a consentire ai beneficiari, in prospettiva, il superamento della soglia di povertà relativa e la conquista di una condizione di autonomia.
A richiedere al Parlamento ed al Governo di incrementare il finanziamento del REI per garantire anche alle persone che versano in uno stato di povertà relativa di avere una risposta immediata alla loro condizione.
Approvato a maggioranza dei presenti nella seduta pomeridiana del 6 giugno 2018