n.149 del 30.05.2018 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 5844 - Risoluzione per impegnare la Giunta a riconoscere un peso sempre crescente alle differenze di genere nella programmazione delle proprie politiche sulla disabilità, anche avvalendosi degli spunti offerti dal "Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell'Unione Europea", a diffondere la conoscenza del suddetto Manifesto fra i cittadini e, soprattutto, fra le associazioni regionali operanti nel settore, proseguendo inoltre nell'impegno contro la violenza sulle donne ponendo particolare attenzione ad un approccio che tenga in debito conto anche l'eventuale condizione di disabilità della vittima. A firma dei Consiglieri: Marchetti Francesca, Calvano, Mori, Caliandro, Poli, Iotti, Rontini, Molinari, Tarasconi, Zappaterra, Rossi Nadia, Zoffoli, Mumolo, Bagnari, Serri, Montalti, Pruccoli, Bessi, Campedelli, Paruolo, Cardinali, Sabattini
L’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna
Premesso che
il 25 novembre prossimo si celebrerà la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, istituita dall’ONU nel 1999 per porre l’attenzione su un fenomeno che costituisce ancora una piaga anche nel “civilissimo” occidente.
Violenze, offese ed insulti che si perpetrano sia dentro che fuori alle mura domestiche, spesso per mano di uomini appartenenti alla propria cerchia affettiva che si trasformano in carnefici, riguardano, secondo le stime, sette milioni di donne italiane.
Quando all’essere donna si aggiunge l’essere disabile, la violenza si alimenta di una doppia discriminazione, se possibile ancora più becera e odiosa perché perpetrata ai danni di una persona che ha ancora meno possibilità di contrastarla.
Rilevato che
si tratta di un fenomeno che si alimenta in primo luogo di una profonda arretratezza culturale, che perpetra atteggiamenti tipici di una società in cui la donna è ancora troppo spesso vista come possesso o, bene che vada, come componente- spesso subalterno- di una coppia o di una famiglia, e non come individuo autonomo in grado di decidere per la propria vita e per chi ed in quali termini ne debba fare parte.
E così, se a questa condizione si va ad assommare il ritardo civile e culturale con cui ancora oggi ci si avvicina al tema della disabilità, il risultato è un assommarsi di discriminazioni e di oppressioni.
Evidenziato che
troppo spesso ancora oggi l’approccio al tema dei bisogni delle persone disabili è asessuato, non tenendo in alcun modo conto dei bisogni differenziati di donne e uomini disabili, legati alle medesime peculiarità di genere che sono tipiche anche delle persone normodotate.
A tal proposito, non può che indurre a porsi pressanti domande- che necessitano di celeri ed efficaci risposte- il dato secondo cui il 36% delle donne disabili ha subito violenza e che il rischio di subire stupri o tentati stupri sia doppio per le donne disabili (10% contro il 4,7%) e ciò al netto del tanto che resta sommerso, poiché la propensione a denunciare è minore.
Da questo punto di vista l’Italia ha ancora molta strada da fare, tanto che nell’agosto scorso il Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità aveva richiamato il nostro Paese per la mancanza di una prospettiva di genere nelle politiche per la disabilità.
Sottolineato che
merita dunque pieno sostegno l’iniziativa di tradurre in lingua italiana, secondo una versione approvata dal Forum Europeo sulla Disabilità nel settembre scorso, il “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea. Uno strumento per attivisti e politici”, adottato a Budapest nel 2011 dall’Assemblea Generale del Forum Europeo sulla Disabilità (EDF).
Scopo della traduzione è quello di rendere edotti sull’esistenza e gli effetti delle cd. discriminazioni multiple, consapevolezza che spesso non appartiene in modo completo neppure alle associazioni di settore ed alle stesse donne disabili, che fanno risalire alla loro condizione di handicap anche situazioni di discriminazione invece legate al loro essere donna.
Il manifesto affronta dunque, in una prospettiva di genere, tematiche quali: l’uguaglianza e non discriminazione; la sensibilizzazione, i mass media ed immagine sociale; l’accessibilità; le situazioni di rischio ed emergenze umanitarie; il pari riconoscimento davanti alla legge e l’accesso effettivo alla giustizia; la violenza contro le donne; il vivere nella comunità; i diritti sessuali e riproduttivi; l’istruzione; la salute; l’abilitazione e riabilitazione; il lavoro e l’occupazione; gli standard adeguati di vita e di protezione sociale; l’emancipazione e il ruolo di guida; l’accesso alla cultura allo sport ed al tempo libero; l’intersezionalità, genere e disabilità; la raccolta di dati e statistiche; la cooperazione internazionale.
Lo scopo è quello di fornire ad attivisti e politici uno strumento di facile utilizzo e di grande flessibilità, tale da potersi adattare alle diverse specificità territoriali.
Impegna la giunta
a riconoscere un peso sempre crescente alle differenze di genere e alla questione della “discriminazione multipla”, che colpisce le donne con disabilità, nella programmazione nelle proprie politiche sulla disabilità, anche avvalendosi degli spunti offerti dal “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea”.
A diffondere la conoscenza del suddetto Manifesto fra i cittadini e, soprattutto, fra le associazioni regionali operanti nel settore, affinché si diffonda l’ottica di genere nell’approccio alle problematiche legate alla disabilità.
A proseguire nell’impegno a tutto tondo contro la violenza sulle donne, che merita di essere affrontata e debellata in ogni sua forma e circostanza, avendo con ciò riguardo ad un approccio che sappia tenere in debito conto anche l’eventuale condizione di disabilità della vittima.
Approvata all’unanimità dalla Commissione per la parità e per i diritti delle persone nella seduta del 2 maggio 2018.