n.286 del 29.09.2021 periodico (Parte Seconda)

RISOLUZIONE - Oggetto n. 3853 - Risoluzione per tenere alta l'attenzione su quanto sta succedendo in Afghanistan, sostenendo le iniziative di solidarietà, accoglienza e concreta vicinanza a tutti i livelli al popolo afghano e in particolare alle donne, alle ragazze e alle bambine. A firma dei Consiglieri: Mori, Amico, Zappa-
terra, Costa, Soncini, Pillati, Rossi, Tarasconi, Mumolo, Bondavalli, Gerace, Maletti, Daffadà, Caliandro, Sabattini, Rontini, Montalti, Marchetti Francesca, Fabbri, Bulbi

L’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna

Premesso che

dopo gli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 che colpirono gli Stati Uniti, fu avviata l’operazione Enduring Freedom” (Libertà duratura) in Afghanistan, con l'obiettivo di combattere il terrorismo internazionale, in particolare le cellule dell’organizzazione terroristica Al Qaeda presenti nel Paese ed i regimi nazionali che la sostenevano;

il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con la risoluzione n. 1368 riconosceva il diritto di legittima difesa individuale e collettiva degli Stati Uniti dicendosi pronto ad adottare tutte le misure necessarie per rispondere agli attacchi terroristici e successivamente, per la prima volta nella storia dell’Alleanza atlantica, riconosceva l’applicazione dell’articolo 5 del Trattato NATO, ai sensi del quale un attacco armato contro un membro dell’Alleanza deve essere considerato come un attacco contro tutti i membri dell’Alleanza stessa;

l’Italia ha partecipato all’operazione dal 18 novembre 2001 con compiti di sorveglianza, interdizione marittima, nonché di monitoraggio di eventuali traffici illeciti;

l’operazione ha progressivamente sviluppato una diversa configurazione e si è proposta di realizzare la definitiva pacificazione e stabilizzazione del Paese, contrastando gli insorti e le formazioni terroriste, nonché supportando le operazioni umanitarie. A tale fine è stata costituita la missione ISAF (International Security Assistance Force), a seguito della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU n. 1386 del 20 dicembre 2001 che ha autorizzato la predisposizione di una forza di intervento internazionale con il compito di garantire un ambiente sicuro a tutela dell'Autorità provvisoria afghana e di peace enforcing per assicurare la fornitura di beni di necessità alla popolazione e promuovere la ricostruzione delle principali infrastrutture;

il deterioramento della situazione afghana, che causò migliaia di morti civili e militari, indusse ad una revisione della strategia della missione ISAF con la promozione in particolare da parte della NATO, a partire dal 2008, di un comprehensive approach alla questione afghana insistendo sul sostegno al rafforzamento delle istituzioni afghane e della capacità autonoma di difesa afgana;

fin dalla Conferenza internazionale sul futuro dell’Afghanistan svoltasi a Kabul nel 2010 ha avuto rilievo la questione femminile, la più problematica di tutta la questione afghana. Le donne, all’epoca rappresentate da sette delegate della società civile in nome di 80 organizzazioni umanitarie, ebbero modo di esprimere profondo disorientamento per il possibile ritorno dei talebani al potere e per il fondato timore di diventare merce di scambio, in nome della stabilità;

la rete delle ONG femminili chiese l’applicazione della risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che rafforzava la piena partecipazione delle donne nei processi decisionali a tutti i livelli; il ripudio della violenza e l’istanza della loro protezione; la valorizzazione delle loro esperienze e la consultazione con gruppi di donne, reclamando che almeno il 25% dei fondi fosse dedicato specificamente alla parità femminile; il reclutamento delle donne afghane per i servizi di sicurezza, nella polizia nazionale e tra i peacekeepers internazionali.

Preso atto che

due accordi diplomatici sono stati firmati il 29 febbraio 2020 dall’Amministrazione Trump: da un lato quello sottoscritto a Doha con i Talebani che li legittimava politicamente, concedeva loro il ritiro completo delle truppe straniere, ottenendo in cambio la rottura con al-Qaeda e l’impegno al dialogo diplomatico con i politici afghani che conducesse, eventualmente, al silenzio delle armi; dall’altro quello sottoscritto a Kabul con il governo afghano che serviva invece a rassicurare Kabul, senza però garantire nulla alla presidenza in carica;

il difficile se non inesistente dialogo tra Talebani e rappresentanti del fronte “repubblicano” dopo gli accordi di Kabul, unitamente al cambio dell’Amministrazione statunitense, ha aperto un periodo di incertezza che ha indebolito la già fragile cornice di riferimento;

secondo un rapporto dell’Onu - Killing of Human Rights Defenders, Journalists and Media Workers in Afghanistan, 2018-2021 l’inizio del negoziato intra-afghano avrebbe coinciso con un aumento della violenza contro difensori dei diritti umani, giornalisti e operatori dei media, giudici, rappresentanti del clero, procuratori, lavoratori della sanità, analisti politici, funzionari pubblici. Tra il 12 settembre 2020 e il 21 gennaio 2021 sono stati deliberatamente uccisi cinque difensori dei diritti umani (di cui una donna) e sei giornalisti o operatori dei media.

Rilevato che

le cronache di questi giorni a seguito del ritiro repentino della presenza militare occidentale in Afghanistan e della presa definitiva del potere da parte dei Talebani ci consegnano immagini e testimonianze drammatiche di un popolo abbandonato a se stesso e in balia di una restaurazione perniciosa.

Valutato che

finché le ragazze, le donne, le bambine nel mondo saranno esposte alla sopraffazione, umiliazione e violenza di uomini senza scrupoli e dignità, sarà responsabilità della Comunità internazionale impedire la violazione dei diritti umani;

in queste giornate convulse, il ministero della Difesa e il Governo italiano tutto sono impegnati a garantire un rientro sicuro ai nostri connazionali, collaboratori e alle loro famiglie. Un dovere per il ruolo che abbiamo avuto, una responsabilità per salvare vite ed onorare l’impegno delle 53 vittime e più di 700 feriti e mutilati nella missione italiana;

il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres nella riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza sull’Afghanistan ha esortato tutti i Paesi "ad essere disposti ad accogliere i rifugiati afghani e ad astenersi da eventuali rimpatri", nonché "a tutte le parti il loro obbligo di proteggere i civili";

il Presidente Draghi ha dichiarato che "L'Italia è al lavoro con i partner europei per una soluzione della crisi, che tuteli i diritti umani, e in particolare quelli delle donne";

gli Eurodeputati italiani del PD hanno inviato un appello alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, all’Alto rappresentante Josep Borrell, al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, perché L’Europa deve assumere un ruolo decisivo, assieme alla comunità internazionale, mettendo in atto un’iniziativa politica immediata, più ampia dell’intervento di evacuazione in atto, davanti alla riconquista dell’Afghanistan da parte dei talebani … per creare canali di accesso e corridoi umanitari, con una particolare priorità per le donne, i minori e le famiglie’’;

il Coordinamento nazionale delle Commissioni di pari opportunità di Regioni e Province autonome ha chiesto un impegno della Comunità internazionale, dell’Europa e dell’Italia “per attivare tutti gli strumenti istituzionali, politici, diplomatici per un piano di corridoi umanitari e di accoglienza che limiti la crisi umanitaria in atto in particolare per donne e bambine già oggetto di predazione”;

l’ANCI con una missiva alla Ministra dell’Interno ha rappresentato “la disponibilità dei Comuni e di ANCI che, con il consueto senso di responsabilità, sono pronti a collaborare con il Governo per quanto si renda necessario al fine di garantire percorsi di integrazione pieni e duratori per i collaboratori afghani e per le loro famiglie e, al contempo, per tutelare i territori italiani attivando strumenti di accoglienza condivisi con i Sindaci”;

su iniziativa della Sindaca di Collecchio, numerose sindache e sindaci dell’Emilia-Romagna hanno sottoscritto un appello Per le nostre sorelle per l’attivazione di una rete di protezione di emergenza, attraverso la messa a disposizione di unità abitative per l’accoglienza e la fornitura di beni di prima necessità rivolta in particolare alle donne dell’Afghanistan che non sono merce di scambio, non sono un bottino di guerra.

Per tutto quanto premesso e considerato,

impegna l’Assemblea Legislativa e la Giunta regionale, per quanto di competenza

a tenere alta l’attenzione su quanto sta succedendo in Afghanistan, sostenendo le iniziative di solidarietà, accoglienza e concreta vicinanza al popolo afghano a tutti i livelli. A chiedere che l’Italia e l’Europa si impegnino per una evacuazione immediata senza esclusioni di coloro che sono in pericolo, in particolare il nostro personale e coloro che hanno collaborato con la nostra missione, le donne single o sole con figli, le ragazze e persone LGBT+, le attiviste e attivisti per i diritti umani e coloro che sono politicamente esposti, le giornaliste e i giornalisti, gli insegnanti, gli studenti, le operatrici e gli operatori sanitari e sociali e chi ha lavorato in programmi umanitari e di sviluppo con le organizzazioni internazionali;

a chiedere l’attivazione di corridoi umanitari nei confronti dei rifugiati provenienti dall’Afghanistan;

a mantenere un presidio diplomatico dell’Italia per facilitare le richieste di asilo dei cittadini e delle cittadine afghane;

a coinvolgere le Comunità locali nel percorso di consapevolezza, conoscenza ed eventuale accoglienza in forza dell’evolversi della situazione, sostenendo la richiesta formulata da ANCI, nella persona del Sindaco di Prato delegato immigrazione, di prevedere un ampliamento straordinario della Rete di accoglienza pubblica SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) che stima già oggi di poter disporre di posti aggiuntivi agli esistenti, presso cui accogliere le cittadine e i cittadini afghani per evitare di trovarsi impreparati e poter procedere con una adeguata programmazione;

ad inviare la presente risoluzione al Presidente della Repubblica, alla Presidente del Senato della Repubblica, al Presidente della Camera dei Deputati, al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Presidenti delle Commissioni per gli Affari esteri di Camera e Senato, ai/alle parlamentari emiliano-romagnoli, alla Conferenza delle Regioni, alla Conferenza delle Assemblee legislative, ANCI Emilia-Romagna, UPI Emilia-Romagna, nonché alla Presidente della Commissione Europea, al Presidente del Parlamento europeo, al Presidente del Consiglio europeo, all’Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai/alle eurodeputati/e della Circoscrizione Nord Est.

Approvata a maggioranza dalla Commissione per la parità e per i diritti delle persone nella seduta del 16 settembre 2021.

Valuta il sito

Non hai trovato quello che cerchi ?

Piè di pagina