n.326 del 17.10.2018 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 6258 - Risoluzione per impegnare la Giunta a farsi promotrice presso il Governo al fine di sottoscrivere uno o più specifici accordi per la promozione della sicurezza integrata sul territorio della regione Emilia-Romagna, ai sensi dell'articolo 3 del decreto-legge n. 14 del 2017; attivandosi inoltre presso il Ministero dell'Interno per avviare sperimentazioni volte a favorire l'interconnessione tra le amministrazioni locali dell'Emilia-Romagna e le relative strutture di polizia con il sistema di controllo targhe del Servizio Nazionale Controllo Targhe e Transiti attestato presso il CEN della Polizia di Stato di Napoli, anche al fine di favorire interrogazioni massive sulle targhe rilevate dalle polizie locali e consentire di conseguenza la verifica di eventuali auto rubate. A firma dei Consiglieri: Tarasconi, Molinari, Rontini, Caliandro, Bagnari, Mori, Zappaterra, Lori, Rossi Nadia, Ravaioli, Calvano, Sabattini, Poli, Boschini, Cardinali, Paruolo, Montalti, Iotti, Campedelli, Marchetti Francesca, Serri, Zoffoli, Mumolo, Bessi, Soncini, Tagliaferri
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Premesso che
il decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 aprile 2017, n. 48, ha disciplinato, anche in attuazione dell'articolo 118, terzo comma, della Costituzione modalità e strumenti di coordinamento tra Stato, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano ed enti locali in materia di politiche pubbliche per la sicurezza integrata;
l’articolo 3 del citato decreto-legge n. 14 del 2017 prevede che, in attuazione delle linee generali di cui all’art. 2, lo Stato e le Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano possono concludere specifici accordi per la promozione della sicurezza integrata.
Evidenziato che
insidiata da minacce in continua evoluzione, la sicurezza dei cittadini richiede risposte concrete, articolate sulla base di un impegno che vede uniti, in un rapporto di collaborazione reciproca, lo Stato e le istituzioni territoriali più prossime ai bisogni ed alle aspettative delle comunità.
Negli ultimi due decenni risulta che almeno sedici Regioni italiane si sono attivate per promuovere politiche locali di sicurezza e prevenzione della criminalità e del disordine urbano diffuso adottando apposite leggi regionali.
Capofila, la Regione Emilia-Romagna ha avviato nel 1994 il progetto Città sicure, sostenendo successivamente oltre mille progetti di sicurezza urbana e di prevenzione dei fenomeni criminali, sviluppo e coordinamento della polizia locale, studi e ricerche; mantenendo aperta sul territorio nazionale, regionale ed europeo una rete di relazioni con amministratori, università, associazioni, prefetture, questure, corpi di polizia locale.
Tali interventi hanno privilegiato l’implementazione di misure di prevenzione situazionale, che attraverso anche un'accorta programmazione, mirano a ridurre le opportunità di commettere reati, unitamente alle misure di prevenzione comunitaria volte a sostenere la partecipazione dei cittadini alla ricostituzione della dimensione comunitaria e agli interventi di prevenzione sociale finalizzati al contenimento dei fattori criminogeni. Tali interventi, in coerenza con l’attuale innovativo quadro normativo nazionale, sono stati sempre integrati con azioni di riqualificazione ed animazione degli spazi pubblici, l’estensione delle misure di controllo del territorio, il potenziamento di sistemi integrati di videosorveglianza e la diffusione di conoscenze qualificate sulla percezione di sicurezza e le vittime di reato.
Da questo punto di vista, i predetti progetti possono fare leva sul ruolo delle Regioni come “enti intermedi”, titolari non solo di specifiche competenze in materia, ma anche deputati allo sviluppo di programmi di livello sovra-comunale.
L’intervento del legislatore nazionale, con la L. 48/2017, non solo razionalizza e consolida un impianto integrato, ma eleva a modello nazionale un sistema ripetutamente sperimentato proprio dalla Regione Emilia-Romagna e basato sul carattere pattizio e condiviso degli strumenti di integrazione tra i diversi livelli di governo.
Le azioni di prevenzione integrata devono essere messe in pratica mediante strumenti di natura pattizia che possono essere stipulati dalla Regione con lo Stato - attraverso la figura dei Prefetti - e le Autonomie locali, anche utilizzando le possibilità dischiuse da disposizioni della legislazione regionale e statale in materia.
In particolare, il ricorso all’installazione di sistemi di videosorveglianza di c.d. intelligence vision da parte degli Enti locali per rispondere alla domanda di sicurezza dei cittadini è un fenomeno che ha registrato, negli ultimi anni, una crescita esponenziale.
Favoriti da numerosi interventi legislativi statali che hanno attribuito ai Sindaci ed ai Comuni specifiche competenze in materia di tutela dell’incolumità pubblica e della sicurezza urbana e da incentivi economici regionali che hanno incrementato forme di difesa passiva, controllo e deterrenza di fenomeni criminosi e vandalici attraverso l’uso delle telecamere, i sistemi di videosorveglianza, combinati con software di analisi, rappresentano una tra le misure di controllo del territorio a cui i Comuni hanno rivolto e continuano a rivolgere una sempre maggiore attenzione.
Rilevato che
nell’ultimo biennio sono stati perfezionati 34 accordi di programma in materia di sicurezza integrata, in attuazione della Legge Regionale 24/2003, che prevede misure di supporto per interventi volti al miglioramento di rilevanti problemi di sicurezza, di conflitto o di disordine urbano diffuso. Tali accordi hanno interessato 32 amministrazioni comunali e 10 Unioni e due centri di ricerca, per un ammontare complessivo di finanziamento regionale di oltre 2.160.000 euro.
La “sicurezza integrata”, in tal senso, va sempre più declinata nella ricerca di nuove forme di cooperazione e coordinamento nell’ambito della sfera della prevenzione rivolte a soddisfare, nella particolare dimensione locale, l’esigenza di sicurezza e di tutela del cittadino contro quell’ampio spettro di fenomeni che ne turbino la tranquillità, sia che abbiano natura criminale o criminogena, sia che attengano a quei comportamenti “a rischio”- in particolare, gli atti di inciviltà - che limitano il libero utilizzo degli spazi pubblici o che rendono pericoloso il contesto e l’accesso agli stessi.
In questi anni si è assistito ad importanti investimenti sul versante degli apparati di videosorveglianza sia da parte degli Enti locali che da parte del “sistema di pubblica sicurezza” dello Stato. Ciò ha dato luogo tuttavia, non di rado, a “circuiti” non sempre in grado di dialogare tra loro.
Da diversi anni risulta che numerose pubbliche amministrazioni locali e regionali stiano investendo risorse pubbliche in soluzioni tecnologiche di videosorveglianza a valore aggiunto, implementando sui propri territori sistemi di telecamere intelligenti in grado di leggere le targhe dei mezzi in circolazione sulle strade ed avere la possibilità - attraverso piattaforme software dedicate ed un collegamento di rete configurato per connettersi direttamente al Ministero dell’interno - di ottenere in tempo reale informazioni circa la presenza di veicoli circolanti sul territorio e segnalati come “veicoli con denuncia di furto”.
Peraltro il collegamento massivo alla banca dati dei veicoli rubati, disponibile gratuitamente sul web è stato interrotto dal mese di marzo 2017, richiedendo ai comuni che già lo stavano utilizzando anche nella nostra regione di attivarsi tempestivamente per attivare - a proprie spese - il collegamento interforze con il CEN della Polizia di Stato di Napoli previa adeguata formalizzazione dei rapporti interforze, nel rispetto delle diverse prerogative ai sensi del DL 14/2017.
Tale servizio di videosorveglianza rappresenta uno strumento molto utile che permette alle Forze dell’Ordine non solo di intervenire in modo tempestivo nei casi di bisogno ma, soprattutto, di gestire al meglio le attività investigative e repressive degli agenti preposti.
Considerato che la conservazione dei dati delle targhe dei veicoli per soli 7 giorni, nel rispetto del codice della privacy sta rappresentando un ulteriore impedimento all'attività investigativa delle forze dell'ordine che stanno utilizzando sperimentalmente gli impianti degli enti locali e che pertanto è necessario favorire una conservazione allungata di questi dati potenziando il data base originario del comune e nominando titolare del trattamento, nel rispetto delle diverse prerogative, il comune per l'ordinaria attività amministrativa e la prefettura per le conseguenti ulteriori attività di ordine e sicurezza.
Valutati positivamente i progetti di sicurezza urbana integrata presentati ed in corso di presentazione alle rispettive prefetture dall'Unione dei comuni della Romagna Faentina (RA) e dell'Unione Valnure-Valchero (PC), finalizzati alla creazione di modelli virtuosi di interscambio operativo delle informazioni con collegamento al sistema Scntt della Polizia di Stato di Napoli per una condivisione immediata sul territorio anche delle notizie sui veicoli rubati e da controllare tra le forze dell'ordine e la polizia locale.
Tutto ciò premesso e considerato
impegna la Giunta
a farsi promotrice presso il Governo al fine di sottoscrivere uno o più specifici accordi per la promozione della sicurezza integrata sul territorio della Regione Emilia-Romagna, ai sensi dell’articolo 3 del citato decreto-legge n. 14 del 2017.
Ad attivarsi presso il Ministero dell’Interno per avviare sperimentazioni volte a favorire l’interconnessione tra le amministrazioni locali dell'Emilia-Romagna e le relative strutture di polizia con il sistema di controllo targhe del Servizio Nazionale Controllo Targhe e Transiti attestato presso il CEN della Polizia di Stato di Napoli, anche al fine di favorire interrogazioni massive sulle targhe rilevate dalle polizie locali e consentire di conseguenza la verifica di eventuali auto rubate.
Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta antimeridiana del 26 settembre 2018