n.188 del 12.06.2019 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 8232 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad inserire il tema del risparmio idrico, in particolare delle acque potabili, tra le proprie priorità di primo livello, avviando un programma che, in tempi certi, raggiunga un completo rinnovamento della rete distributiva e, conseguentemente, ad adeguare, in aumento, i finanziamenti rivolti a tale finalità, anche richiedendo al Governo nazionale un analogo atteggiamento. A firma del Consigliere: Sassi
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Visti
il “Documento della struttura tecnica di ATERSIR per il Comitato Consultivo Utenti in materia di perdite idriche e investimenti - marzo 2019” in cui si evidenzia come l’Indice delle perdite totali della rete di distribuzione (Indicatore P1 del D.M. 99/97) veda una media in Emilia-Romagna, per l’anno 2015, del 30,99%, per l’anno 2016 del 31,12%, per l’anno 2017 del 31,45% con punte superiori al 40%, per esempio Hera Ferrara e Ireti Parma e come, per l’anno 2016, le perdite idriche lineari (metri cubi / km /giorno) per le gestioni operanti nel territorio della Regione Emilia-Romagna a confronto con campione REF Ricerche veda un valore medio di 8,7 con punte di 12,33 per Hera Ferrara, 13,76 per Emiliambiente e 18,05 per Ireti Parma, infine, come il 44% della popolazione servita sia nelle classi “C” e “D” (cioè la terza e la quarta su cinque classi);
tali cifre, declinate in termini di perdite “reali”- cioè al netto degli usi impropri, delle sottocontazioni e degli usi tecnici del gestone - si attestano in regione su di un valore medio pari al 23,7%, mentre le perdite unitarie in distribuzione valgono mediamente 2,6 m3/m/anno con picchi di valore intorno ai 4,0 m3/m/anno negli areali montani o di bassa pianura dove il numero degli allacci è superiore: dunque in linea con le previsioni di riduzione delle perdite previste dal Pianto di Tutela delle Acque;
la deliberazione 917/2017/R/idr con la quale l’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico ha definito la disciplina della qualità tecnica del servizio idrico integrato nell’ambito del servizio di acquedotto, nella quale è stato evidenziato che a livello nazionale, con riferimento all’attività di distribuzione di acqua, le criticità più rilevanti attengono all’inadeguatezza delle reti e degli impianti, dovuta principalmente alla vetustà e allo scarso tasso di rinnovo, a cui si ricollega l’elevato livello di perdite idriche;
la relazione tecnica “Obiettivi di riduzione delle perdite e rinnovo delle reti di acquedotto” redatta dalla struttura tecnica di ATERSIR (come Relazione istruttoria all’atto di indirizzo del Consiglio locale di Bologna del 16 novembre 2018) in cui si evidenzia, tra l’altro, come a fronte di un valore del Tasso di sostituzione annua nella rete di distribuzione dello 0,49%, nei tre casi sopra evidenziati peggiori a livello regionale cioè Ireti Parma, Emiliambiente e Hera Ferrara, questo valore sia più basso e corrisponda, rispettivamente a 0,40%, 0,35% e 0,32%.
Premesso che
la tutela delle acque superficiali e sotterranee si basa su una attività di pianificazione, gestione, controllo e valutazione di questi corpi idrici, in particolare la Regione elabora e predispone gli indirizzi e le linee per lo sviluppo delle reti di monitoraggio quali-quantitative, la definizione delle banche dati e la valutazione dei risultati rilevati;
il Piano regionale di Tutela delle Acque (PTA), conformemente a quanto previsto dal D.Lgs. 152/99 e dalla Direttiva europea 2000/60 (Direttiva Quadro sulle Acque), è lo strumento regionale volto a raggiungere gli obiettivi di qualità ambientale nelle acque interne e costiere della Regione, e a garantire un approvvigionamento idrico sostenibile nel lungo periodo;
a partire dal 1994 con la legge 5 gennaio 1994, n. 36 (cd. legge “Galli”), il legislatore, per ovviare alla frammentazione delle reti dei servizi idrici, aveva obbligato all’individuazione di livelli sovracomunali entro i quali organizzare l’offerta delle prestazioni, attribuendo alle Regioni il compito di suddividere il territorio in ambiti territoriali ottimali (ATO), all’interno dei quali favorire forme di gestione integrata del servizio idrico;
il Servizio Idrico Integrato (SII), è l’insieme dei diversi segmenti di gestione dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione d’acqua a usi civili, nonché del servizio di fognatura e depurazione delle acque reflue;
il servizio idrico, in genere, viene fornito da un gestore che può essere pubblico o privato, anche se ormai in Italia, a seguito del referendum del 2011, si tende ad una gestione pubblica;
con la L.R. 23 dicembre 2011, n. 23, “Norme di organizzazione territoriale delle funzioni relative ai servizi pubblici locali dell'ambiente” la Regione Emilia-Romagna ha adempiuto alle successive prescrizioni nazionali di cui all’articolo 2, comma 186-bis della legge 191/2009 prevedendo l’individuazione di un unico Ambito territoriale ottimale comprendente l’intero territorio regionale (ed eventualmente, in casi particolari, anche Comuni esterni limitrofi al confine regionale) e riattribuendo le funzioni delle vecchie Agenzie provinciali ad un nuovo organismo pubblico dotato di autonomia amministrativa, contabile e tecnica, cioè l’Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti - ATERSIR;
l’Agenzia, tramite i suoi organi provvede ad una serie di compiti e controlli, mantiene i rapporti con Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) autorità cui è stata demandata anche la regolazione nazionale del servizio idrico nazionale, nonché, la tariffa idrica che viene definita sulle base dei dettami sempre dell’Autorità, mentre la tutela dell’utente è affidata ad un Comitato consultivo degli utenti e dei portatori di interesse ai fini del controllo della qualità del servizio idrico integrato e del servizio di gestione dei rifiuti urbani.
Rilevato che
l’Italia è ricca di acqua, ma povera di infrastrutture ad essa dedicate, tanto da sprecarne la metà di quella distribuita, infatti, nel 2017 il settore civile ha prelevato 9 miliardi di metri cubi di acqua, di questi 8,3 miliardi sono arrivati alle reti comunali, ma nelle nostre case ne sono giunti solo 4,9 miliardi;
nel tragitto sono andati persi 4,1 miliardi di metri cubi di quello che ormai a ragione può essere definito “oro blu” e, nella sola rete di distribuzione, la quota di perdite idriche totali ha raggiunto il 41,4%, questa è la fotografia scattata da un rapporto Accadueo presentato durante un convegno, di qualche anno fa, organizzato a BolognaFiere con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Regione Emilia-Romagna;
dal “Primo rapporto congiunturale e previsionale sull’innovazione e sul mercato delle reti, dei sistemi degli acquedotti, fognari e di depurazione in Italia 2018-2020”, emergerebbe come, nel 2017 l’agricoltura abbia prelevato 17 miliardi di metri cubi di acqua, consumandone 14,5 e perdendone 2,5, dopo la Spagna, l’Italia, in Europa, è il secondo Paese per ampiezza della superficie irrigata;
gli acquedotti (in Italia ci sono 425 mila km di rete, inclusi gli allacciamenti 500 mila km) hanno una percentuale media di perdita pari al 39%, il che significa che si perdono nei tubi 39 litri d’acqua ogni 100 litri immessi, nel dettaglio al Nord le perdite si attestano al 26%, al Centro al 46% e al Sud al 45%;
il 60% della rete nazionale è stato posato oltre 30 anni fa ed il 25% supera anche i 50 anni di anzianità ed il tasso nazionale di rinnovo è pari a 3,8 metri di condotte per ogni km di rete: ciò significa che a questo ritmo occorrerebbero oltre 250 anni per sostituire l’intera rete, la situazione nella nostra Regione, pur essendo certamente migliore rispetto alle altre Regioni, non si discosta dal dato nazionale in modo rilevante.
Rilevato inoltre che
in merito agli interventi manutentivi sulla rete idrica le esecuzioni dei lavori si differenziano a seconda che l’intervento ricada nelle attività di Pronto Intervento o in attività di Manutenzione Programmata;
si tratta di due contesti diversi negli aspetti operativi, nelle procedure autorizzative e nella tempistica di attuazione;
le attività di Manutenzione Programmata sono finalizzate alla realizzazione di interventi di bonifica e/o di sostituzione di condotte e/o allacciamenti del servizio acquedotti, che manifestano criticità e necessitano a tal fine di una progettazione specifica, di una programmazione tecnica ed operativa, di autorizzazioni per lo scavo e di tempi adeguati di cantiere;
le manutenzioni programmate vengono pianificate annualmente in coerenza con gli obiettivi del Piano d’investimenti approvato;
i 180 milioni di investimenti annui sulle infrastrutture idriche della nostra regione implicano un contributo annuo per abitante pari a 40 euro, a fronte di una media nazionale di 33 euro, mentre il tasso di realizzazione degli investimenti previsti (pianificato/consuntivato) si attesta mediamente su valori superiori al 90%.
Evidenziato che
dalle risorse idriche collegate al bacino idrografico del Po, il quale sta soffrendo in questo periodo in maniera consistente della carenza d’acqua, dipende il 35% della produzione agricola nazionale;
il tema della scarsità idrica indotta dai cambiamenti climatici in atto va ad aggiungersi, amplificandone gli effetti, alla vetustà e allo scarso tasso di rinnovo dell’attuale rete acquedottistica a servizio dei territori regionali.
Impegna la Giunta e l’assessore competente
ad inserire il tema del risparmio idrico, in particolare delle acque potabili, tra le proprie priorità di primo livello, avviando un programma che, in tempi certi, consenta di ammodernare la rete distributiva al fine di ridurre sensibilmente le perdite, anche richiedendo al Governo nazionale un programma di finanziamento dedicato.
Approvata all'unanimità dei presenti nella seduta pomeridiana del 28 maggio 2019