n.146 del 21.05.2014 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 5486 - Risoluzione proposta dal Presidente Lombardi su mandato della I Commissione: Sessione europea 2014. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione europea
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Visto l’articolo 38, comma 2, del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa e l’articolo 5 della legge regionale n. 16 del 2008;
vista la legge 24 dicembre 2012, n. 234 (Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea);
visti la Relazione approvata dalla I Commissione assembleare ai sensi dell’articolo 38, comma 2, del Regolamento interno ed i pareri delle Commissioni competenti per materia approvati ai sensi del medesimo articolo 38, comma 1, allegati alla Relazione;
visto il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2014 – COM (2013) 739 final del 22 ottobre 2013;
viste le risultanze dell’audizione degli stakeholders svolta dalla Commissione I sul programma di lavoro della Commissione europea per l’anno 2014;
vista la Relazione della Giunta regionale sullo stato di conformità in relazione agli atti normativi e di indirizzo emanati dagli organi dell’Unione europea (anno 2013);
visto il Rapporto conoscitivo della Giunta regionale all’Assemblea legislativa per la sessione comunitaria 2014 (delibera di Giunta n. 426 del 31 marzo 2014);
vista la Risoluzione n. 3988 del 3 giugno 2013 "Sessione europea 2013. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione europea”;
preso atto delle risultanze delle informative svolte dalla Commissione assembleare I sulla programmazione dei fondi strutturali e la Politica agricola comune per il periodo 2014-2020; sui programmi di finanziamento diretto dell’Unione europea per il periodo 2014-2020; sul percorso di modernizzazione degli aiuti di Stato e sulla Strategia europea per la macroregione adriatico-ionica (EUSAIR);
considerato che la legge regionale n. 16 del 2008, all’articolo 5, disciplina la sessione europea dell’Assemblea legislativa quale occasione istituzionale annuale per la riflessione sulla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente delle politiche e del diritto dell’Unione europea nelle materie di competenza regionale e per l’espressione di indirizzi generali alla Giunta relativamente all’attività della Regione nell’anno di riferimento;
considerato l’interesse della Regione Emilia-Romagna in riferimento a determinati atti e proposte preannunciati dalla Commissione europea per il 2014 ed individuati a seguito dell’esame del Programma di lavoro della Commissione europea dalle Commissioni assembleari per le parti di rispettiva competenza;
vista la Relazione della Giunta sullo stato di conformità dell’ordinamento regionale per il 2013, ai fini del successivo adeguamento dell’ordinamento regionale;
considerato il ruolo delle Assemblee legislative regionali nella fase di formazione delle decisioni europee ai sensi del Protocollo n. 2 sull’applicazione del principio di sussidiarietà e proporzionalità allegato Trattato di Lisbona e della legge n. 234 del 2012 che regola la partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea;
considerata l’importanza del rafforzamento degli strumenti di collaborazione tra le Assemblee legislative, a livello nazionale ed europeo, sul controllo della sussidiarietà e sul controllo di merito degli atti e delle proposte dell’Unione europea;
considerata altresì l’opportunità di contribuire a favorire la massima circolazione orizzontale e verticale delle informazioni sulle attività svolte in fase ascendente, già a partire dagli esiti dell’esame del Programma di lavoro annuale della Commissione europea.
Riprendendo le considerazioni emerse nel corso del dibattito politico nelle diverse Commissioni assembleari sulle tematiche di rilevanza europea,
a) In merito alla programmazione dei Fondi strutturali per il 2014 - 2020, secondo le indicazioni contenute nei Regolamenti europei, entro il 22 aprile 2014 sarà presentato ufficialmente l’Accordo di partenariato tra Commissione europea e Stato italiano, mentre la presentazione dei piani operativi nazionali e regionali dovrà essere completata entro il mese di luglio. In questo quadro emergono ancora delle criticità sulle quali si invita la Giunta regionale a continuare a seguire i negoziati ai diversi livelli istituzionali, per poi aggiornare l’Assemblea legislativa sui risultati ottenuti. In particolare, sul negoziato europeo rileva che i ritardi nell’adozione del Quadro finanziario pluriennale (QFP), che ha stabilito il bilancio dell’Unione europea per i prossimi sette anni, e del pacchetto di Regolamenti che disciplinano la programmazione dei Fondi strutturali 2014-2020 stanno incidendo negativamente proprio sulle Regioni che, come l’Emilia-Romagna, hanno chiuso regolarmente il precedente ciclo di programmazione, in quanto l’approvazione dei Programmi operativi regionali (POR) e l’avvio della fase attuativa non potrà tecnicamente avvenire prima del prossimo autunno. Su questo punto evidenzia che la Regione Emilia-Romagna, avendo conseguito tutti gli obiettivi di spesa nel periodo di programmazione 2007-2013, ha potuto beneficiare di un contributo di solidarietà da parte delle altre Regioni di circa 76 milioni di euro a valere sui fondi FESR e FSE, e di 43 milioni a valere sul FEASR, risorse che sta indirizzando sulle zone colpite dal terremoto. Sottolinea che, a fronte di un calo in termini assoluti di risorse dedicate alla politica di coesione europea, l’Italia potrà contare per la prossima programmazione su un’assegnazione di risorse, anche se di poco, maggiore rispetto al passato ciclo di programmazione, con un significativo incremento, tra l’altro, della dotazione finanziaria per le Regioni del centro – nord, ma evidenzia che l’incremento di risorse è dovuto ad un peggioramento degli indicatori di crescita economica del nostro paese, dato che non può essere sottovalutato; di conseguenza sottolinea l’importanza di un’accurata programmazione e gestione dei Fondi strutturali 2014-2020 che rappresenteranno, verosimilmente, per le Regioni la principale leva per il rilancio dell’economia e dell’occupazione. Sottolinea che nei regolamenti entrati in vigore il 1° gennaio 2014 è stata mantenuta la cd. condizionalità macroeconomica, anche se l’intervento del Parlamento europeo nel corso dei triloghi ha consentito di alleggerirne l’impatto rispetto a quanto originariamente previsto nelle proposte presentate dalla Commissione europea nell’ottobre 2011. Evidenzia che i regolamenti europei stabiliscono condizionalità ex ante per l’attivazione dei programmi operativi, di cui si condividono le finalità, ma che possono costituire elementi di rigidità in fase di programmazione, gestione e spesa delle risorse e prevedono la concentrazione degli investimenti su 11 obiettivi prioritari, con intensità diversificate per aree territoriali. Rileva, quindi, che l’introduzione nell’Accordo di partenariato di ulteriori vincoli di destinazione stabiliti a livello nazionale (come, ad esempio, le priorità strategiche “aree urbane” e “aree interne”), anche alla luce della tempistica imposta, determinano un ridimensionamento dell’autonomia delle Regioni nell’individuazione di priorità di intervento specifiche e mirate sulle esigenze del proprio territorio, con la conseguente necessità di definire in tempi brevi il livello di gestione dei finanziamenti, ossia quante risorse saranno allocate a livello centrale e gestite con Programmi operativi nazionali (PON) e quante a livello decentrato, attraverso l’adozione dei Piani operativi regionali (POR), e il meccanismo di cofinanziamento dei Fondi strutturali. Nella programmazione 2014-2020, infatti, il cofinanziamento nazionale a carico dell’Italia sarà suddiviso tra Stato e Regioni a seconda dell’articolazione dei programmi operativi a livello centrale o regionale. Considerato che la quota di cofinanziamento statale dovrebbe corrispondere ai 24 miliardi disponibili sul Fondo di rotazione nazionale, le Regioni saranno chiamate a far fronte ad una quota di cofinanziamento di circa 8 miliardi di euro per i prossimi sette anni, con la conseguenza che il reperimento di queste risorse inciderà sul bilancio delle Regioni e sulle scelte politiche di investimento, tanto più che allo stato attuale il cofinanziamento dei Fondi strutturali risulta ancora dentro il patto di stabilità, con tutti i vincoli e gli elementi di ulteriore rigidità che questo comporta. Invita quindi la Giunta regionale ad attivarsi con forza presso il Governo per negoziare l’esclusione delle risorse per il cofinanziamento dal patto di stabilità e a presidiare i negoziati e i tavoli di confronto per trovare un punto di equilibrio che, in un quadro complesso, articolato e ancora in divenire, consenta di superare le criticità che rischiano di incidere non poco sulla definitiva stesura dei Programmi operativi regionali e sulla loro reale efficacia. Con riferimento al percorso di definizione dei programmi operativi regionali della Regione Emilia-Romagna 2014 – 2020, sollecita la Giunta regionale a proseguire nella elaborazione dei Programmi operativi e nel confronto partecipato con il partenariato territoriale e a “sfruttare” al meglio i margini di autonomia che, si auspica, saranno lasciati alle regioni per attuare progetti e azioni mirate sul territorio che tengano conto della necessità di garantire il sostegno anche alle politiche e agli interventi costruiti negli anni. Infine, preso atto che la nuova programmazione 2014-2020 si fonda sulla forte integrazione tra i diversi Fondi strutturali e sulla complementarietà degli altri strumenti di sostegno, come i Programmi di finanziamento diretto dell’UE, si sottolinea l’importanza della creazione di una governanceistituzionale in grado di garantire l’integrazione tra i diversi programmi (FESR, FSE e FEASR) sia in fase di programmazione che nel momento della successiva attuazione degli interventi.
b) In questa delicata fase ribadisce l’importanza per la Regione Emilia-Romagna del Fondo sociale europeo (FSE) quale strumento di programmazione e attuazione delle politiche regionali per la formazione e l’occupazione, al fine di conseguire gli obiettivi di Europa 2020 di crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Si valutano quindi positivamente gli esiti del confronto con il Governo e le scelte regionali di allocazione e riparto delle risorse tra i fondi strutturali, che hanno raggiunto l’obiettivo di mantenere invariata l’entità finanziaria del programma operativo regionale Fondo sociale europeo (POR FSE) rispetto al passato ciclo di programmazione. Con riferimento al negoziato informale tra Stato italiano e Commissione europea per la definizione dell’Accordo di partenariato, sottolinea l’urgenza di avere un quadro programmatorio certo anche con riferimento ai Programmi operativi nazionali (PON) e che l’attuale incertezza rappresenta una criticità per la programmazione regionale soprattutto del FSE. Nel ciclo di programmazione 2014-2020 è prevista, infatti, l’attivazione, a valere sulle risorse del FSE, di ben sei programmi operativi nazionali sui temi Occupazione, Inclusione sociale, Istruzione, Governance, Città metropolitane e Garanzia per i giovani, con il rischio concreto di sottrarre alla gestione delle regioni molte risorse, di determinare una sovrapposizione di azioni e di rendere più complesse la programmazione e valutazione degli interventi sul territorio. L’incertezza sui contenuti dei PON sta rendendo ancora più difficoltoso per le Regioni individuare in modo preciso il “raggio d’azione” entro cui programmare e attuare i propri interventi, evitare la duplicazione di iniziative e attivare politiche e azioni mirate sul proprio territorio, perché potenzialmente “riservate” o “concorrenti” rispetto ai PON. Inoltre, segnala che per l’attuazione del nuovo programma “Garanzia per i giovani”, mirato a combattere il fenomeno crescente della disoccupazione giovanile ed in particolare dei NEET (Not (engaged) in Education, Employment or Training), non sono state ancora definite la quota di contribuzione europea e le quote di cofinanziamento nazionale e regionale e manca tuttora l’accordo tra Stato e regioni sulla dotazione del PON dedicato. Si ribadisce, quindi, che la programmazione del FSE resta particolarmente delicata e assolutamente strategica per la Regione Emilia-Romagna, che storicamente ha puntato su questo fondo per l’attuazione di politiche di sviluppo e inclusione, disegnando e finanziando un’infrastruttura formativa per il lavoro che deve garantire, con continuità, alle persone e alle imprese risposte, opportunità e servizi; di conseguenza invita la Giunta regionale a continuare a partecipare ai negoziati con lo Stato per superare le questioni ancora aperte, mentre sul piano interno sollecita, pur nella difficoltà di un quadro generale ancora molto incerto, a lavorare sulla definizione delle priorità della Regione, sulle strategie d’intervento e nel confronto con il partenariato sociale e istituzionale.
c) Si sottolinea che l’Unione europea, nel costruire le diverse politiche, deve tener concretamente conto degli effetti sociali della crisi economica che, negli ultimi anni, ha acuito la povertà e le disuguaglianze tra cittadini europei e, in questa ottica, segnala che la sostenibilità sociale e ambientale devono essere considerate importanti quanto la sostenibilità economica. Si evidenzia, dunque, la previsione di rilevanti risorse finanziarie a livello europeo a sostegno degli obiettivi di coesione e inclusione sociale, soprattutto a valere sul FSE, ma anche la necessità di superare al più presto le criticità che stanno caratterizzando la programmazione del FSE e quindi di provvedere alla definizione in tempi brevi dei programmi operativi nazionali, in particolare del PON inclusione sociale, per consentire alla Regione di avere un quadro programmatorio e finanziario certo. Sul piano della programmazione regionale, considerata la trasversalità del tema dell’inclusione e la complementarietà rispetto alle politiche attive del lavoro, sottolinea positivamente l’approccio integrato scelto dalla Giunta per la stesura dei programmi operativi, prevedendo il coinvolgimento attivo dei diversi Assessorati, e si valuta positivamente la collaborazione avviata per la redazione dell’obiettivo tematico 9 “Promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà”. Con particolare attenzione al tema della lotta alla povertà, si evidenzia positivamente l’adozione definitiva del Fondo europeo per gli aiuti agli indigenti (FEAD) per il periodo 2014-2020, che per la prima volta nell’Unione europea prevede stanziamenti per 3,5 miliardi di euro a sostegno delle persone in situazione di privazione estrema, attraverso interventi di natura materiale (alimenti e altri beni di prima necessità) o finalizzati all'inclusione sociale in tutti gli Stati membri e invita la Giunta regionale a partecipare attivamente con il Governo, nelle opportune sedi, alla definizione dei programmi di attuazione del FEAD, facendo presente l’importanza di prevedere azioni di sostegno anche alle attività dei soggetti che, come le associazioni di volontariato, operano nei territori, allo scopo di ottimizzare l’efficacia degli interventi a favore dei meno abbienti. In conclusione invita la Giunta regionale a sfruttare tutte le occasioni di finanziamento dell’UE delle politiche sociali in modo integrato e complementare rispetto agli interventi che saranno programmati nel POR FSE.
d) Sottolinea la centralità della definizione delle politiche per la ricerca e dell’innovazione e l’importanza dell’adozione da parte della Regione in tempi rapidi della Smart Specialization Strategy (SSS), in vista della definizione dei Programmi operativi regionali 2014 - 2020 e come strategia di riferimento in grado di facilitare la partecipazione alle opportunità del programma europeo Orizzonte 2020. Si evidenzia, infatti, che l’adozione della “SSS” costituisce una condizionalità ex-ante prevista dai Regolamenti europei, necessaria per poter adottare il POR FESR, e rappresenterà per la Regione lo strumento strategico che dovrà coordinare le politiche e l’azione regionale dei prossimi anni sulle tre priorità di intervento dell’UE: rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione; migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nonché l’impiego e la qualità delle medesime; promuovere la competitività delle PMI (di tutti i settori produttivi).
e) Con riferimento al turismo, evidenzia positivamente che, soprattutto negli ultimi anni, anche se con ritardo, l’Unione europea ha riconosciuto le potenzialità del settore nel raggiungimento degli obiettivi di Europa 2020 e avviato strategie mirate a consolidare l’Europa come prima area di attrazione turistica al mondo. Anche l’introduzione nel Trattato di un articolo dedicato al turismo, che consente all’Unione europea di intervenire “proattivamente”, è un importante passo in avanti, benché non ancora sufficiente. Per mantenere il territorio europeo il principale polo turistico a livello mondiale è necessario sfruttare al massimo lo spazio di manovra consentito dal Trattato e costruire una politica europea fortemente integrata con le altre politiche europee di settore e con quelle degli stati membri, supportata da risorse finanziarie effettivamente in grado di garantire la realizzazione concreta degli obiettivi. Si ribadisce che l’adozione di politiche strutturate sul turismo di qualità può rappresentare un traino per la crescita, lo sviluppo economico e la creazione di nuova occupazione mirati sul territorio e le sue specificità. Di conseguenza, segnala l’importanza di sfruttare appieno i Programmi operativi regionali per il 2014-2020 per costruire una politica regionale del turismo davvero innovativa, puntando a valorizzare e collegare non solo le zone marittime e costiere, ma tutto il territorio, con particolare attenzione alle zone montane e collinari, alle città d’arte e alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, ma anche sostenibile, di qualità e fortemente orientata alle specifiche esigenze dei diversi utenti: giovani, famiglie, anziani, disabili. Tutto ciò dovrà essere supportato dall’adozione di adeguati piani di comunicazione dell’offerta turistica, efficaci e mirati sulle esigenze dei consumatori. Si evidenzia inoltre l’importanza di sfruttare appieno, insieme ai Fondi strutturali, le numerose possibilità di finanziamento europeo che deriveranno dai Programmi di finanziamento diretto dell’UE nella consapevolezza che questo tipo di approccio integrato implicherà per la Regione, ancora più che in passato, uno sforzo importante in termini di governance complessiva, competenze e capacità di coordinamento, e, soprattutto, la necessità di comunicare “all’esterno” in modo efficace il ruolo che la Regione svolge per convogliare verso obiettivi e strategie comuni le molteplici realtà e risorse pubbliche e private che già esistono sul territorio e che devono essere in grado di fare rete, anche per partecipare, con successo, a progetti e finanziamenti europei. In quest’ottica evidenzia il ruolo decisivo che potrà avere la Strategia europea per la macro-regione adriatico-ionica (EUSAIR), avente l’obiettivo di creare una cultura condivisa e di collaborazione, anche dal punto di vista amministrativo, che superi i confini regionali e si sviluppi in un'area più vasta che comprende stati europei ed extraeuropei, in una zona geopolitica delicata e fondamentale per l’Unione europea, e che ha proprio nel turismo sostenibile uno dei suoi pilastri fondamentali.
f) Si evidenzia che l’agricoltura si trova in una posizione di relativo privilegio, potendo contare, a differenza degli altri settori, su un quadro finanziario definito a livello europeo e nazionale. Il percorso di programmazione strategica in atto prevede anche per il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), analogamente a quanto previsto per gli altri fondi strutturali (FESR e FSE), la presentazione dell’Accordo di partenariato da parte dello Stato italiano alla Commissione europea entro il mese di aprile e la successiva presentazione presso la competente Commissione assembleare, e poi in Assemblea legislativa, del Piano di sviluppo rurale della Regione Emilia-Romagna 2014 -2020, nel rispetto dei tempi previsti dai Regolamenti UE. In merito al negoziato europeo, evidenzia positivamente che le risorse a disposizione della Regione Emilia-Romagna nel settore agricolo per il prossimo settennato sono incrementate di circa 131 milioni di euro, rispetto alla precedente programmazione, e che la partecipazione attiva della Giunta regionale ai negoziati e ai tavoli di confronto a livello nazionale ed europeo ha consentito di intervenire nel corso dell’iter legislativo di adozione dei Regolamenti UE relativi alla Politica agricola comune (PAC) 2014 – 2020 e al FEASR, contribuendo a correggere gli aspetti più critici delle originarie proposte di regolamenti presentate dalla Commissione europea nel 2011. In merito al negoziato nazionale sul FEASR, valuta positivamente la proposta di riparto dei fondi elaborata in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome il 16 gennaio 2014, che si ritiene un buon punto di equilibrio tra le diverse esigenze delle Regioni e dello Stato e che, per quanto riguarda l’allocazione delle risorse, prevede che circa 2 miliardi di euro saranno gestiti a livello nazionale con l’attivazione di quattro tipi di intervento (rete rurale, gestione del rischio, piano irriguo e biodiversità in zootecnia) destinati a confluire in un Piano operativo nazionale, mentre i restanti 18 miliardi e mezzo circa di spesa pubblica saranno gestiti dalle Regioni attraverso l’attivazione dei PSR. Per quanto riguarda le aree competitività, il peso del FEASR sulla totale spesa pubblica si attesterà al 43,12%, la restante quota sarà a carico nazionale con una ripartizione che vedrà il contributo statale pesare per il 70% e quello regionale per il 30. Alla luce di ciò, segnala che la Regione Emilia-Romagna dovrà mettere a bilancio risorse per il PSR 2014-2020 pari a circa 29 milioni di euro l’anno per sette anni. Premesso che l’investimento di risorse importanti del bilancio regionale in agricoltura rappresenta un dato estremamente positivo, considerate le potenzialità di crescita e la strategicità del settore agricolo per l’economia del territorio emiliano – romagnolo, rileva, anche per il FEASR come per gli altri fondi strutturali, la necessità di arrivare a stabilire in tempi brevi l’esclusione del cofinanziamento regionale dal computo delle spese che concorrono ai vincoli derivanti dal patto di stabilità. Si ribadisce, quindi, che la mancata esclusione potrebbe determinare l’impossibilità per le Regioni di far fronte alla loro quota di cofinanziamento e quindi di attivare i PSR e gli altri Programmi operativi regionali e, di conseguenza, la necessità che lo Stato negozi rapidamente con l’Unione europea la deroga delle risorse per il cofinanziamento dei Fondi strutturali dal patto di stabilità e agisca poi di conseguenza. Sul percorso di definizione del Piano di sviluppo rurale della Regione Emilia-Romagna per il periodo 2014 – 2020, sottolinea l’importanza del coinvolgimento attivo degli attori del mondo agricolo e agroalimentare del territorio attraverso lo svolgimento da parte della Giunta regionale di ampie consultazioni, che hanno consentito di condividere l’impostazione strategica del futuro PSR con tutti i soggetti interessati, inclusi gli agricoltori di montagna. Si valutano positivamente l’attenzione posta all’individuazione dei beneficiari degli interventi e, in linea con i Regolamenti europei, alla strategia di incentivazione delle reti di imprese e di supporto ai giovani agricoltori e le proposte sul tema della semplificazione delle procedure per ridurre al massimo gli oneri amministrativi a carico dei beneficiari del prossimo PSR. Si evidenzia positivamente il rilievo dato a temi quali la diversificazione delle attività agricole e agroindustriali, la valorizzazione delle filiere produttive, la tutela ambientale, la diffusione della banda larga nelle zone rurali, la valorizzazione dei beni culturali, del patrimonio artistico, delle specialità locali e della “distintività” delle produzioni “di montagna”, la tutela del paesaggio e della integrità del territorio e segnala che un ambito di intervento particolarmente importante del prossimo FEASR dovranno essere le azioni di contrasto dei fenomeni di dissesto e di erosione nelle aree collinari e montane. A questo proposito ribadisce la necessità di una forte integrazione tra i diversi fondi strutturali che, in linea con le indicazioni dell’Unione europea, è presupposto indispensabile per l’efficacia delle diverse politiche della Regione che, come già più volte sottolineato, dovranno essere programmate e gestite in modo coordinato e supportate da una governance politica e amministrativa adeguata. Sul tema della governance, soprattutto a livello locale, segnala l’importanza di garantire una ricaduta equilibrata degli interventi su tutto il territorio, obiettivo che presuppone la presenza di un forte presidio territoriale e la necessità, al di là dell’evoluzione istituzionale delle province, di non disperdere le preziose competenze professionali maturate nel tempo.
g) Con riferimento ai programmi di finanziamento diretto dell’Unione europea per il periodo 2014 -2020, è emerso che questi strumenti rappresentano uno dei due “pilastri”, l’altro sono i fondi strutturali, che finanzieranno per i prossimi sette anni le politiche europee e, a cascata, quelle nazionali e regionali per supportare la crescita e l’occupazione e per raggiungere gli obiettivi della strategia Europa 2020. Come noto, a differenza dei fondi strutturali, i programmi di finanziamento diretto sono gestiti a livello UE, in particolare dalla Commissione europea, attraverso la presentazione di bandi di finanziamento per progetti. I programmi sono molti e agiscono a sostegno delle politiche europee in tutti i settori, di conseguenza rappresentano una fonte di “finanziamento” e supporto importante di progetti e iniziative da “sfruttare” al meglio. Premessa la valutazione positiva della capacità della Regione Emilia-Romagna di partecipare e ottenere finanziamenti a valere su questa tipologia di programmi, il contesto generale di crisi economica e occupazionale e il progressivo indebolimento del tessuto economico e sociale che sta investendo il Paese, con inevitabili ricadute anche sul territorio regionale, impone alla Regione di fare uno sforzo ulteriore e di adottare un approccio nuovo all’attuazione delle politiche europee, e alla gestione dei finanziamenti europei che le supportano, in particolare agli strumenti di finanziamento diretto dell’UE. Gli stessi regolamenti europei che disciplinano l’utilizzo delle diverse tipologie di finanziamenti, come è stato ribadito più volte, prevedono esplicitamente l’integrazione tra i programmi per i fondi strutturali 2014 - 2020 e gli interventi in attuazione dei programmi di finanziamento diretto. In questo senso evidenzia che la Regione può assumere un ruolo centrale, proprio in virtù del suo ruolo istituzionale di pianificazione delle strategie di sviluppo del territorio. Partendo dall’esistenza di realtà, pubbliche e private, che negli anni hanno partecipato a bandi europei, vincendoli con proposte di qualità, invita la Regione ad assumere, pur nella consapevolezza della estrema difficoltà di questo compito, un ruolo di coordinamento e messa in rete di questo patrimonio di contatti, esperienze e conoscenze, che spesso operano in modo frammentario e al di fuori di una strategia condivisa, al fine di riuscire ad ottenere la “massa critica” necessaria a supportare concretamente il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del nostro territorio. Nella stessa ottica, evidenzia l’importanza di lavorare all’ulteriore rafforzamento della cooperazione territoriale a livello europeo, a partire dai rapporti che la Regione già ha con le altre regioni europee, attraverso il consolidamento di una collaborazione strutturata a livello politico, ma anche tecnico e amministrativo.
h) Si sottolinea che la Strategia europea per la regione adriatico-ionica (EUSAIR) è uno strumento innovativo di integrazione territoriale fondamentale per la Regione Emilia-Romagna, che già a partire dal 2009 partecipava alle discussioni su un possibile nuovo strumento di coordinamento strategico per lo sviluppo dell’area macroregionale adriatica. Negli anni successivi la Regione è stata parte attiva delle iniziative che hanno accompagnato il percorso di definizione della EUSAIR. La EUSAIR diventerà operativa entro il 2014: a giugno è, infatti, prevista la presentazione da parte della Commissione europea della Comunicazione contenente il “Piano di azione” e in autunno l’adozione dell’atto da parte del Consiglio dell’UE, in coincidenza, tra l’altro, del semestre di presidenza italiana del Consiglio stesso. Dopo il successo delle altre due strategie macroregionali (area baltica e danubiana), evidenzia che la EUSAIR può rappresentare un valore aggiunto e un’occasione unica di sviluppo dei territori interessati. Si tratta infatti di uno strumento di livello strategico, che pur non presentando un proprio budget, ha il fine di orientare politiche, azioni e finanziamenti verso obiettivi comuni in un’area geografica prestabilita, sulla base dell’analisi dei bisogni e delle potenzialità delle aree interessate. Pertanto, l’Italia e le regioni italiane possono e devono assumere un ruolo centrale in questa strategia. Sottolinea che uno degli aspetti più innovativi delle strategie macroregionali è dato dalla valorizzazione di aree territoriali che comprendono anche Stati extra-UE, in contesti geopolitici considerati prioritari a livello europeo: l’idea di fondo è “trattare” queste aree come un unico soggetto, per affrontare in modo organico, sulla base di un approccio multilivello, le sfide comuni che le caratterizzano e offrendo soluzioni concrete e sinergie vincenti. Altro valore aggiunto delle strategie macroregionali è l’azione combinata delle istituzioni coinvolte verticalmente (Istituzioni europee, stati nazionali ed enti territoriali) e l’integrazione orizzontale delle diverse politiche settoriali e degli strumenti di finanziamento che le supportano (fondi ESI, programmi di finanziamento diretto dell’UE e altri fondi), i quali dovrebbero essere orientati e coordinati sulle scelte politiche e sulle priorità degli Stati che fanno parte della Strategia. Si tratta, in primo luogo, di un approccio culturale innovativo alla costruzione delle politiche e al conseguimento degli obiettivi di coesione economica, territoriale e sociale dell’Unione europea, che presuppone necessariamente anche la diffusione di una cultura amministrativa condivisa, una delle priorità trasversali della strategia. Ribadisce, quindi, l’interesse per questa strategia, invita la Giunta regionale a continuare a lavorare nella direzione dell’attuazione e rafforzamento della EUSAIR, riferendo regolarmente all’Assemblea delle attività e dei risultati raggiunti, ma evidenzia alcune criticità, sulle quali si auspica una possibilità di intervento da parte della Regione, in quanto rientrante nelle sue prerogative. Segnala, in particolare, la necessità di spostare l’asse della strategia dalle sole zone “marittime e costiere”, che certo rappresentano una risorsa essenziale, ai territori nel loro complesso, ponendo grande attenzione al tema delle reti di collegamento dei territori, sia “fisiche” che tecnologiche, e rileva la mancanza di una adeguata valorizzazione dei temi sociali, essenziale se si considera che i territori interessati dalla EUSAIR sono caratterizzati da grandi differenze di sviluppo sociale, oltre che economico, e che di conseguenza le tematiche sociali e welfare dovrebbero essere considerati elementi centrali.
i) Sul percorso di modernizzazione degli aiuti di Stato nei diversi settori e sulla proposta di Regolamento generale di esenzione per categoria emergono alcune riflessioni che si ritengono utili alla luce dell'importanza del dossier, che stabilirà il quadro di regole generali entro cui le autorità pubbliche, e in particolare le regioni, saranno chiamate ad operare per attuare le proprie politiche nei prossimi sette anni. Il dossier "aiuti di Stato" impatterà in modo determinante sulle politiche regionali tanto più che, rispetto al passato, risulta evidente la necessità di un allineamento ancora più forte delle diverse regole che guideranno le amministrazioni nella spesa delle risorse, sia che riguardino i Fondi strutturali e i Programmi di finanziamento diretto dell'UE per il periodo 2014 - 2020, sia altre tipologie di finanziamenti. In questo senso segnala l’importanza di predisporre un quadro di regole chiare e limitare, per quanto possibile, gli oneri amministrativi a carico dei beneficiari degli interventi. Con riferimento al percorso di modernizzazione, è emerso che la quasi totalità delle norme in materia di aiuti di Stato è, sostanzialmente, di competenza esclusiva della Commissione europea, che intende completare la "revisione" e rendere operativa la riforma entro luglio 2014. Questo implica che, pur avendo la Commissione europea avviato in questi anni confronti multilaterali con gli Stati e gli altri soggetti interessati, esiste una sostanziale difficoltà per gli Stati membri di attivare un efficace azione di lobbying istituzionale per cercare di modificare l'impostazione data a livello europeo, di conseguenza, per riuscire ad intervenire. Segnala, dunque, la necessità di fare "massa critica" per garantire che gli Stati arrivino ai negoziati con posizioni forti e coerenti in grado di "attrarre" anche altri stati su posizioni comuni. Entrando nel merito dei negoziati in corso, premesso che una parte della riforma è già completata mentre una parte, come detto, lo sarà entro pochi mesi, sono emerse differenze rispetto al periodo 2007 - 2013 che possono così riassumersi: l’allargamento da parte della Commissione europea del campo di applicazione degli aiuti di Stato e l'introduzione di meccanismi di controllo ex-ante ed ex-post sulle procedure che regoleranno i regimi di aiuti. Partendo dai meccanismi di controllo sull'azione degli Stati membri, condivide la finalità, ma segnala con forza la necessità di prevedere procedure chiare e semplici, soprattutto nel caso in cui un aiuto di Stato non possa essere esentato dall'obbligo di notifica. Entrando invece nel merito delle criticità collegate all'estensione della disciplina degli aiuti di Stato in settori prima esclusi, si evidenzia il potenziale impatto sui cd. servizi di interesse economico generale (SIEG), sulle attività sportive, sulla gestione del patrimonio culturale e artistico e sul delicato tema delle infrastrutture pubbliche. Con riferimento specifico alle infrastrutture, nell'attuale impostazione della Commissione europea, infatti, a prescindere dalla natura pubblica o privata del "bene", la possibilità di “sfruttamento economico” diventa presupposto sufficiente per l'applicazione della normativa europea sugli aiuti di Stato, con il rischio di un impatto enorme sulle modalità di gestione delle infrastrutture nel nostro Paese e non solo (si pensi, a titolo di esempio, alle infrastrutture portuali o agli aeroporti). Evidenzia, quindi, altri due temi estremamente rilevanti: la definizione di impresa in difficoltà e la disciplina degli aiuti di Stato per calamità naturali. Sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese in difficoltà, premesso che la normativa europea prevede che le imprese che accedono a questa tipologia di aiuti non possano poi usufruire di altre tipologie di contributi pubblici e considerato che il negoziato portato avanti dallo Stato e le Regioni si sta concentrando sulla definizione della nozione di impresa in difficoltà, si invita la Giunta regionale a contribuire ad adottare una definizione estremamente bilanciata per evitare il rischio concreto che, a causa della scelta degli indicatori e della attuale fase di crisi economica che sta investendo gran parte delle imprese italiane, la maggior parte di queste vengano considerate "imprese in difficoltà", con la controproducente conseguenza di non poter in futuro accedere ad altri regimi di aiuto. Per quanto riguarda gli aiuti di Stato per calamità naturali, è stato chiarito che la proposta di Regolamento generale di esenzione per categoria avrà una sezione dedicata a questa particolare tipologia di aiuti che, se risponderanno alla caratteristiche previste nel Regolamento, saranno sottratti all'obbligo di notifica con una notevole semplificazione e una maggiore rapidità delle procedure per la loro concessione. Sottolinea che lo Stato e le Regioni continuano a lavorare per includere nella tipologia di danni rimborsabili anche i cd. "danni economici indiretti", che si verificano soprattutto in caso degli eventi sismici i quali, a differenza di altre tipologie di calamità, producono effetti sui territori e i sistemi economici e sociali di lungo periodo, ma rileva con rammarico che su questo aspetto sinora non vi sono state grandi aperture da parte della Commissione europea. Invita, quindi, la Regione ad approfondire settore per settore le normative già approvate, in modo tale da essere pronta ad applicare un quadro normativo che si preannuncia dettagliato e complesso, mentre, per quanto riguarda le normative ancora in discussione, alla luce della tempistica molto rapida prevista per la loro approvazione, della complessità della materia e dell'importanza della riforma, evidenzia positivamente la stretta collaborazione tra lo Stato e le Regioni nei negoziati in corso. Inoltre, ribadisce la necessità che la Giunta regionale continui a presidiare i negoziati nelle opportune sedi, insieme alle altre Regioni, per contribuire a rafforzare l'azione dello Stato e superare, o modificare, le criticità ancora presenti, in particolare: la definizione della nozione di impresa in difficoltà, l'estensione della normativa in materia di aiuti di Stato al settore della cultura, dello sport e della valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, il delicato tema delle modalità di applicazione della normativa sugli aiuti di Stato alle infrastrutture pubbliche e la necessità di un maggiore coordinamento di questa disciplina con la precedente riforma dei servizi di interesse economico generale (SIEG). Infine, con riferimento agli aiuti per calamità naturali, invita la Giunta regionale a continuare, in collaborazione con lo Stato italiano, a lavorare sul tema del risarcimento dei danni indiretti connessi al verificarsi di terremoti o altre calamità naturali o ambientali, sottolineando con forza in tutte le sedi e facendo comprendere a livello europeo la specificità dell'impatto devastante che gli eventi sismici provocano sui territori e la necessità, quindi, di approntare strumenti e interventi peculiari rispetto alle altre calamità;
j) con riferimento al tema delle concessioni demaniali a finalità turistico ricreative ribadisce nuovamente la necessità di mantenere grande attenzione sul tema, affinché la disciplina che dovrà essere definita dallo Stato sia improntata ai principi di concorrenza e libera prestazione di servizi e rappresenti l'opportunità di valorizzare e promuovere le eccellenze dell’offerta turistica a livello regionale;
k) Con riferimento al tema della promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini sottolinea, in via preliminare, che la promozione della parità di genere e tutte le conseguenti azioni dovrebbero fondarsi su un approccio metodologico trasversale (principio del mainstreaming), che deve permeare la programmazione e la definizione di tutte le politiche pubbliche di settore per contribuire attivamente all’attuazione della Strategia Europa 2020. Sottolinea, in questo senso, l’impulso positivo dato dall’Unione europea con l’adozione della Strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015, importante punto di riferimento per le politiche e le attività poste in essere dalla Regione in questi anni. Relativamente all’iniziativa non legislativa del programma di lavoro della Commissione europea per il 2014 “Raccomandazione sul potenziamento del principio della parità retributiva tra donne e uomini tramite la trasparenza, già presentata lo scorso 7 marzo dalla Commissione europea proprio in attuazione della Strategia europea per la parità tra donne e uomini 2010-2015, evidenzia che la parità di retribuzione tra lavoratori di sesso maschile e femminile è una delle cinque priorità stabilite dalla Carta delle donne. Questa iniziativa della Commissione europea persegue, infatti, l’obiettivo della parità di retribuzione attraverso la trasparenza salariale, da intendersi come adozione di politiche e interventi che garantiscano la trasparenza della composizione e delle strutture salariali. La Raccomandazione, quindi, sollecita gli Stati membri ad adottare almeno una delle quattro azioni ivi indicate per garantire: il diritto dei lavoratori di accedere alle informazioni sui livelli salariali; l’informazione periodica da parte dei datori di lavoro sulla retribuzione in imprese o organizzazioni con almeno 50 dipendenti; l’organizzazione da parte dei datori di lavoro di audit salariali in imprese o organizzazioni con almeno 250 dipendenti; la discussione sulla parità retributiva in sede di contrattazione collettiva. In considerazione dell’importanza del tema, invita la Giunta regionale ad attivarsi nelle opportune sedi affinché lo Stato, alla luce delle indicazioni della Raccomandazione, chiarisca nell’ordinamento nazionale la definizione di “lavoro di pari valore”. Inoltre, invita la Regione Emilia-Romagna ad attivarsi per sensibilizzare le imprese, le organizzazioni pubbliche e private e le parti sociali sulla necessità di promuovere il principio della parità retributiva e la trasparenza salariale, nonché a verificare la possibilità di porre in essere una o più delle azioni previste nella Raccomandazione a garanzia della trasparenza salariale.
Con riferimento al metodo di lavoro della Regione Emilia-Romagna in merito alla partecipazione al processo decisionale dell’Unione europea,
l) si impegna a continuare a coinvolgere la società civile, i cittadini e le imprese del nostro territorio, individuando le modalità e gli strumenti più idonei ad ampliare la partecipazione durante i lavori relativi alla Sessione europea e, successivamente, in occasione della partecipazione regionale alla fase ascendente nel corso dell’anno sulle singole iniziative;
m) si impegna, in vista dell’imminente rinnovo delle Istituzioni europee e dell’avvio, nel mese di giugno, del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea, ad avviare un “dialogo strutturato” con i prossimi Parlamentari europei nella prospettiva di porre le basi per una collaborazione sempre più diretta e attiva con il Parlamento europeo, divenuto in questi ultimi anni, a seguito del rafforzamento delle sue prerogative di intervento nei processi decisionali, un interlocutore fondamentale per i territori;
n) si impegna ad adeguare, entro la fine della legislatura, la legge regionale n. 16 del 2008 alle disposizioni della legge 24 dicembre 2012, n. 234 (Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea) e a contribuire attivamente al percorso di riforma costituzionale attualmente in discussione che, nel ridefinire le competenze regionali, dovrà porre grande attenzione al tema del consolidamento e rafforzamento dei meccanismi di partecipazione delle regioni ai processi decisionali europei, anche alla luce della citata legge di procedura statale.
Con riferimento alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla formazione del diritto dell’Unione europea (cd. fase ascendente),
o) rileva l’interesse prioritario della Regione Emilia-Romagna in riferimento ai seguenti atti ed iniziative preannunciate dalla Commissione europea nel proprio Programma di lavoro per il 2014: Stato di attuazione del mercato interno dell’energia e piano d’azione per l’attuazione del mercato interno dell’energia a livello del commercio al dettaglio; La ricerca e l’innovazione come nuove fonti di crescita; Uso efficiente delle risorse e rifiuti; Pacchetto sulla mobilità dei lavoratori; Comunicazione sulla creazione di posti di lavoro nell’economia “verde”; Semplificazione delle disposizioni sull’accesso al mercato internazionale del trasporto merci su strada; Revisione della legislazione sull’igiene alimentare; Atto europeo per l’accessibilità; Regolamento quadro per l’integrazione delle statistiche di genere.
p) con riferimento alla proposta di direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio che istituisce un quadro per la protezione del suolo e modifica la direttiva 2004/35/CE (COM (2006) 232), rileva con rammarico la sua mancata adozione in questi anni che ne ha determinato l’inserimento da parte della Commissione europea tra le proposte pendenti da ritirare segnalate nel programma di lavoro per il 2014; sottolinea che anche il prossimo intervento europeo, data la complessità e la trasversalità del tema, dovrebbe assumere la forma di una proposta legislativa organica sulla protezione del suolo finalizzata a concretizzare le indicazioni già contenute nelle attuali strategie europee e segnala l’interesse a seguire, in fase ascendente, l’eventuale iniziativa alternativa che potrebbe essere intrapresa dalla Commissione europea nell’ambito del prossimo mandato.
q) Con riferimento all’iniziativa legislativa “Revisione del quadro politico e normativo dell’UE per la produzione biologica”, segnalata nel programma di lavoro della Commissione europea per il 2014 e già presentata il 25 marzo 2014, viste le considerazioni contenute nel Rapporto conoscitivo per la sessione comunitaria 2014, si riserva di richiedere alla Giunta regionale un approfondimento sui contenuti dell’iniziativa e sul possibile impatto sul sistema di produzione biologica della Regione e la invita a seguire l’iter legislativo della proposta aggiornando l’Assemblea sulle eventuali osservazioni presentate nelle opportune sedi istituzionali, a livello nazionale ed europeo, e sull’andamento dei negoziati che saranno avviati sull’atto.
r) impegna l’Assemblea e la Giunta regionale a valutare, al momento della effettiva presentazione degli atti, l’opportunità di inviare osservazioni al Governo ai sensi della legge n. 234 del 2013, articolo 24, comma 3, per gli aspetti di competenza regionale, oltre all’eventuale esame della sussidiarietà delle proposte legislative da parte dell’Assemblea;
s) impegna la Giunta e l’Assemblea ad assicurare il massimo raccordo in fase ascendente, informandosi tempestivamente e reciprocamente all’avvio dell’esame degli atti, sia di quelli indicati nella Sessione europea sia degli ulteriori atti eventualmente presi in esame;
t) sottolinea l’importanza di assicurare, da parte della Giunta regionale, l’informazione circa il seguito dato alle iniziative dell’Unione europea sulle quali la Regione ha formulato osservazioni e sulle posizioni assunte a livello europeo e nazionale, in particolare in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
Con riferimento alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla attuazione del diritto dell’Unione europea (cd. fase discendente),
u) sottolinea la presentazione da parte della Giunta regionale del “progetto di legge comunitaria 2014” che, in attuazione degli indirizzi formulati dall’Assemblea legislativa in esito ai lavori per la Sessione europea dello scorso anno, provvede al recepimento, tra le altre, delle seguenti direttive: direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010 sulla prestazione energetica nell’edilizia; direttiva 2012/27/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2012 sull'efficienza energetica, che modifica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE; direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006 relativa ai servizi nel mercato interno, a seguito del monitoraggio sul completamento del recepimento statale;
v) invita la Giunta regionale, a seguito del recentissimo recepimento da parte dello Stato della direttiva 2010/75/UE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento), con l’approvazione del decreto legislativo n. 46 del 2014 in vigore dall’11 aprile 2014, e della direttiva 2004/24/UE concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera, con l’approvazione del decreto legislativo n. 38 del 2014 in vigore dal 5 aprile 2014, a verificare gli ambiti di competenza della Regione e ad adeguare l’ordinamento regionale, procedendo eventualmente alla presentazione del progetto di legge europea regionale ai sensi della legge regionale 16 del 2008;
w) invita la Giunta, alla luce dell’entrata in vigore di importanti atti legislativi sui quali la Regione aveva formulato osservazioni in fase ascendente ed effettuato il controllo di sussidiarietà ai sensi del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona, a monitorare il percorso di recepimento statale, effettuando nel frattempo le verifiche necessarie a garantire il successivo rapido adeguamento dell’ordinamento regionale, delle seguenti direttive: direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 febbraio 2014 sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE; la direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 febbraio 2014 sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali e che abroga la direttiva 2004/17/CE; la direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 febbraio 2014 sull’aggiudicazione dei contratti di concessione; la direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali e del regolamento (UE) n. 1024/2012 relativo alla cooperazione amministrativa attraverso il sistema di informazione del mercato interno («regolamento IMI»);
x) al medesimo fine, invita la Giunta a verificare la necessità di adottare misure di esecuzione con riferimento alla decisione n. 1386/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 novembre 2013 su un programma generale di azione dell’Unione in materia di ambiente fino al 2020 «Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta», alla decisione n. 1313/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013 su un meccanismo unionale di protezione civile e al Regolamento (UE) n. 1315/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2013 sugli orientamenti dell'Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti e che abroga la decisione n. 661/2010/UE;
y) invita la Giunta a continuare a monitorare l’iter delle proposte di atti legislativi europei sui quali la Regione si è pronunciata in fase ascendente, così da verificare, una volta approvate, le eventuali disposizioni di competenza regionale e garantire il rapido adeguamento dell’ordinamento ricorrendo, laddove possibile, allo strumento della legge europea regionale, previsto dalla legge regionale n. 16 del 2008;
z) rinnova l’invito alla Giunta regionale ad adoperarsi nelle opportune sedi affinché sia data rapida attuazione all’articolo 40, comma 5, della legge n. 234 del 2012, laddove prevede che “(…) Il Presidente del Consiglio dei Ministri o il Ministro per gli affari europei ogni sei mesi informa le Camere sullo stato di recepimento delle direttive europee da parte delle regioni e delle province autonome nelle materie di loro competenza, secondo modalità di individuazione di tali direttive da definire con accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano”, così da facilitare l’individuazione delle direttive o altri atti europei che incidono su materie di competenza statale e regionale.
Al fine di favorire la massima circolazione orizzontale e verticale delle informazioni,
aa) si impegna a realizzare entro la fine della legislatura un apposito sito e relativa banca dati, accessibile dal sito internet dell’Assemblea legislativa, che costituirà il punto di raccolta unitario, per i cittadini e gli altri soggetti interessati, delle informazioni e dei risultati sulle attività di partecipazione della Regione ai processi decisionali europei;
bb) si impegna a mantenere un rapporto costante con il Parlamento europeo, il Comitato delle Regioni, tramite il Network Sussidiarietà e la rete REGPEX, e le altre Assemblee legislative regionali, italiane ed europee, anche tramite la partecipazione alle attività della CALRE, favorendo lo scambio di informazioni sulle rispettive attività, la collaborazione e lo scambio di buone pratiche per intervenire efficacemente nel processo decisionale europeo;
cc) ribadisce l’impegno a verificare nelle sedi più opportune il seguito dato alle osservazioni formulate sugli atti e le proposte legislative della Commissione europea e trasmesse con Risoluzione al Governo ai sensi della legge n. 234 del 2012 per contribuire alla definizione della posizione italiana da sostenere nei negoziati presso le Istituzioni europee, considerato che la stessa legge prevede che il Governo riferisca delle osservazioni che riceve dalle Regioni, del seguito dato e delle iniziative assunte nella Relazione consuntiva annuale al Parlamento nazionale;
dd) sottolinea l’importanza di dare attuazione, con maggiore continuità e nei tempi stabiliti dalla legge, all’articolo 24, comma 2 della legge 234 del 2012 che assicura, nelle materie di competenza delle regioni, l’informazione qualificata e tempestiva da parte del Governo sui progetti di atti legislativi dell’Unione europea, attraverso l’invio anche ai Consigli regionali e alle Giunte, tramite le rispettive Conferenze, delle relazioni elaborate dall’amministrazione con competenza prevalente per materia e inviate alle Camere dal Dipartimento per le politiche europee entro 20 giorni dalla trasmissione del progetto di atto legislativo, ai sensi dell’articolo 6, comma 4;
ee) si impegna ad inviare la presente Risoluzione al Senato, alla Camera, al Governo - Dipartimento politiche europee, al Parlamento europeo, al Comitato delle Regioni, alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, alla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome e alla Conferenza delle Assemblee legislative regionali europee (CALRE).
Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta antimeridiana del 7 maggio 2014