n.67 del 21.03.2018 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 6033 - Risoluzione per impegnare la Giunta, anche in sede di Conferenza Stato-Regioni, ad esprimere la necessità che venga rivista la normativa attuativa della L. 154/2016 riguardante la disciplina della coltivazione, della raccolta e della prima trasformazione delle piante officinali, al fine di garantire il mantenimento della professionalità dei relativi operatori, stabilita quale requisito necessario già quasi un secolo fa. A firma dei Consiglieri: Bagnari, Zappaterra, Lori, Campedelli, Montalti, Poli, Pruccoli, Caliandro, Marchetti Francesca, Serri, Bessi, Rontini, Zoffoli, Rossi Nadia
L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna
Premesso che
Nel dicembre scorso il Consiglio dei Ministri, in attuazione della Legge 154/2016, ha approvato uno schema di Decreto legislativo recante la “Disciplina della coltivazione, della raccolta e della prima trasformazione delle piante officinali”, con cui, fra l’altro, vengono liberalizzati la coltivazione, la raccolta e il commercio delle piante officinali, anche nell’intento di aprire il settore agli agricoltori.
Il testo è stato esaminato in sede consultiva dalle competenti commissioni di Camera e Senato, che hanno espresso criticità sul punto di seguito illustrato, ed il 15 febbraio è previsto il parere della Conferenza delle Regioni.
Evidenziato che
Fra le disposizioni che il decreto reca vi è anche l’abrogazione della Legge 99 del 1931, che regola la figura professionale dell’erborista, secondo una normativa che necessiterebbe certamente di omogeneizzazione ed aggiornamento, ma che oggi risulta essere l’unica presente e la cui eliminazione recherebbe dunque un vuoto normativo, rendendo inutile il percorso universitario oggi richiesto per l’iscrizione al Registro nazionale. Si tratta di una scelta che ha sollevato da più parti posizioni alquanto critiche, tanto da indurre, parrebbe da notizie di stampa, ad un ripensamento su tale disposizione.
Infatti, la conseguenza non sarebbe solo quella, già grave, di rendere vani i sacrifici economici e personali affrontati dai laureati e dagli studenti frequentanti, ma anche quella di dequalificare il settore, consentendo l’accesso alla professione a soggetti assolutamente privi di competenza specifica. Infatti, sebbene sia del tutto condivisibile che la coltivazione delle piante officinali possa essere affidata anche agli agricoltori, la loro manipolazione e trasformazione non può invece essere comparata a quelle effettuate su normali piante edibili, richiedendo invece una competenza specifica a salvaguardia della sicurezza del consumatore stesso.
Impegna la Giunta regionale
In sede di Conferenza Stato-Regioni, ad esprimere la necessità che venga rivisto il citato Decreto al fine di garantire il mantenimento di una professionalità degli operatori che la norma ha stabilito come requisito necessario già quasi un secolo fa.
Approvata all’unanimità dalla Commissione II Politiche economiche nella seduta del 14 febbraio 2018.