n.241 del 14.08.2013 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 721 - Risoluzione proposta dai consiglieri Barbati e Favia per invitare la Giunta a porre in essere azioni volte all'approvazione di una legge statale che disciplini il Registro delle unioni civili
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Premesso che
l’affermarsi di nuove culture e costumi di vita ha fatto sì che gli ultimi decenni abbiano coinciso, non solo nel nostro paese, con un progressivo e sostanziale modificarsi dei rapporti interpersonali e delle forme di convivenza, dando così vita al sempre più diffuso e praticato fenomeno delle unioni di fatto;
si definiscono unioni di fatto tutte quelle forme di convivenza stabile fra due persone, legate da vincoli affettivi ed economici, ma non da vincolo matrimoniale.
Visto che
la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, all’art. 21, sancisce che: "È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura (...)";
il 13 marzo 2012 il Parlamento europeo ha approvato la Risoluzione sulla parità tra donne e uomini nell’Unione europea, secondo la quale gli Stati membri non devono dare al concetto di famiglia "definizioni restrittive" allo scopo di negare protezione alle coppie omosessuali e ai loro figli, anche in considerazione del fatto che il diritto europeo - e segnatamente la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea - vieta discriminazioni basate sul sesso o sull’orientamento sessuale;
con la citata Risoluzione il Parlamento europeo "invita la Commissione e gli Stati membri a elaborare proposte per il riconoscimento reciproco delle unioni civili e delle famiglie omosessuali a livello europeo tra i paesi in cui già vige una legislazione in materia, al fine di garantire un trattamento equo per quanto concerne il lavoro, la libera circolazione, l’imposizione fiscale e la previdenza sociale, la protezione dei redditi dei nuclei familiari e la tutela dei bambini": pur se tale dispositivo si riferisce espressamente agli Stati membri in cui già vige una legislazione in materia, appaiono significative le esigenze di uniformità espresse sotto i profili umani, sociali, previdenziali e fiscali, esigenze la cui rilevanza impone l’adozione di una normativa nazionale che allinei l’Italia agli altri Stati membri e ai principi del diritto europeo;
nella nota sentenza n. 4184 del 15 marzo 2011, la Cassazione - riprendendo i contenuti delle sentenze della Corte Costituzionale n. 138 del 2010 e della pronuncia della Corte europea dei diritti dell’uomo nel caso Shark and Kopf c. Austria - ha statuito che "i componenti della coppia omosessuale, conviventi in stabile relazione di fatto, se in assenza di una legislazione italiana non possono far valere né il diritto a contrarre matrimonio né il diritto alla trascrizione del matrimonio contratto all’estero, tuttavia - a prescindere dall’intervento del legislatore in materia -, quali titolari del diritto alla "vita familiare" e nell’esercizio del diritto inviolabile di vivere liberamente una condizione di coppia e del diritto alla tutela giurisdizionale di specifiche situazioni, segnatamente alla tutela di altri diritti fondamentali, possono adire i giudici comuni per far valere, in presenza appunto di "specifiche situazioni", il diritto ad un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata".
Visto inoltre che
le unioni di fatto trovano garanzia nell’art. 2 della Cost., quale riconoscimento delle formazioni sociali (Corte Cost. 237/1986);
la Regione Calabria, con Legge regionale 19 ottobre 2004, n. 25, si è dotata di uno Statuto che ha previsto "il riconoscimento delle formazioni sociali, culturali, economiche e politiche nelle quali si esprime la personalità umana, promuovendo il libero svolgimento delle loro funzioni ed attività" (art. 2, comma 2, lett. f);
anche la Regione Toscana, con Statuto approvato il 19 luglio 2004, "tutela la valorizzazione della famiglia fondata sul matrimonio" (art. 4, comma 1, lett. g) statuendo inoltre, tra le finalità prioritarie della Regione, "il riconoscimento delle altre forme di convivenza" (art. 4, comma 1, lett. h) e rigettando "ogni forma di xenofobia e di discriminazione legata all’etnia, all’orientamento sessuale" (art. 4, comma 1, lett. s).
Considerato che
nel rapporto 2011 su "Come cambiano le forme familiari", l’ISTAT ha confermato la crescita delle nuove forme familiari: sono 6.866.000 i single non vedovi, i monogenitori non vedovi, le coppie non coniugate e le famiglie ricostituite coniugate: in queste famiglie vivono 12 milioni di persone, il 20 per cento della popolazione, dato quasi raddoppiato rispetto al 1998. Nel "Rapporto sulla coesione sociale 2012", l’ISTAT analizza le tipologie familiari rappresentando che il numero di matrimoni celebrati continua a diminuire (16.000 in meno nel 2009), mentre crescono i matrimoni celebrati con rito civile, i quali sono ormai più di un terzo del totale (37,2 per cento), triplicati rispetto al 1980, e crescono le coppie di fatto, arrivate a 897.000 nel 2009 (5,9 per cento del totale delle coppie);
in Italia le unioni di fatto non sono disciplinate da nessuna normativa specifica, a livello di legislazione ordinaria e speciale sono stati attribuiti degli effetti giuridici alla convivenza more uxorio, ma solo relativamente ad alcuni ambiti circoscritti.
Evidenziato che
l’Emilia-Romagna, con legge regionale 31 marzo 2005, n. 13, ha riconosciuto l’importanza "delle formazioni sociali attraverso le quali si esprime e si sviluppa la dignità della persona e, in questo quadro, lo specifico ruolo sociale proprio della famiglia, promuovendo le condizioni per il suo efficace svolgimento" (art. 9, comma 1, lett. b);
sono attualmente pendenti in Commissione I - Bilancio, Affari generali ed istituzionali - due progetti di legge alle Camere che intendono affrontare la materia in esame e di cui si auspica la prossima calendarizzazione ed approvazione: uno d’iniziativa dei consiglieri Grillini, Barbati e Mandini recante "Disciplina del patto civile di solidarietà", l’altro d’iniziativa dei consiglieri Grillini e Barbati recante "Modifiche al codice civile in materia di eguaglianza nell’accesso al matrimonio in favore delle coppie formate da persone dello stesso sesso".
Evidenziato inoltre che
il Comune di Ferrara, il 24 Gennaio 2005, in seguito a un ordine del giorno del Consiglio comunale, ha dato piena attuazione al "Registro delle unioni civili", cui potranno accedere le coppie conviventi da almeno un anno e residenti nel territorio comunale, dando attuazione alla delibera comunale 14/12/1998, istitutiva del Registro;
i Comuni di Spilamberto, Vignola (Mo), Cento (Fe) e Casalgrande (Re), hanno approvato delibere favorevoli a un riconoscimento delle unioni di fatto, senza però giungere ad alcuna iniziativa concreta;
in Comune di Bologna, vi è, dal 1999, una disposizione per gli uffici di stato civile che prevede la possibilità di ottenere una iscrizione all’anagrafe, come "famiglia anagrafica" delle persone conviventi legate da "vincoli affettivi", così come stabilisce il regolamento anagrafico (DPR 223/89).
Invita la Giunta regionale e l’Assessore competente
ad attivarsi affinché si pervenga all’approvazione di una legge statale che disciplini in modo organico l’istituto delle unioni civili, ivi compresa la costituzione presso ogni comune del "Registro delle unioni civili", quale istituto a cui persone dello stesso sesso ovvero di sesso diverso possono accedere affinché la propria convivenza sia riconosciuta a livello ordinamentale e sia assoggettata ad una puntuale regolamentazione giuridica;
ad aderire alla rete READY contro le discriminazioni, al fine di promuovere le politiche di contrasto alle discriminazioni stesse e l’istituzione dei Registri a livello locale anche prima dell’approvazione di una legge nazionale.
Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta antimeridiana del 17 luglio 2013