n.230 del 07.11.2012 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 2540 - Risoluzione proposta dai consiglieri Naldi, Mandini, Sconciaforni, Mori, Monari, Pariani, Bonaccini, Pagani, Zoffoli, Montanari, Luciano Vecchi, Meo e Riva per impegnare la Giunta ad introdurre norme per chiudere gradualmente le cave di rocce ofiolitiche e ad introdurre una mappatura della presenza di amianto negli edifici
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Premesso che
quest’anno cade il ventennale dell’approvazione da parte del Parlamento della legge 257/92 con la quale si è vietata la produzione, l’importazione e la commercializzazione dell’amianto o di materiali contenenti amianto in Italia;
per portare a compimento l'ultima fase della lotta contro l'amianto, occorre conseguire tre obiettivi prioritari: la bonifica del territorio, la realizzazione di forme adeguate di sorveglianza sanitaria e l'efficiente funzionamento del Fondo per le vittime dell'amianto, istituito con la legge finanziaria 2008 (legge 24 dicembre 2007, n. 244), in favore di tutte le persone che abbiano contratto patologie asbesto-correlate per esposizione all'amianto e, in caso di premorte, in favore degli eredi;
dai dati sanitari che periodicamente l’ISPESL raccoglie e diffonde attraverso il ReNaM, il Registro Nazionale Mesoteliomi, emerge che sono oltre 9.000 i casi di questo tumore censiti nel Registro Nazionale dal 1993 al 2004, di cui 1.007 casi sono relativi a cittadini emiliano-romagnoli, facendo così dell’Emilia-Romagna una delle regioni più colpite;
sempre secondo questi dati, in circa il 70% dei casi l’esposizione è stata professionale, tuttavia negli ultimi anni è diminuita l’influenza dei settori “tradizionali” (ad esempio, i cantieri navali o la lavorazione di manufatti in cemento-amianto) mentre è aumentato il numero di soggetti ammalati che non hanno svolto alcuna delle attività considerate a rischio;
questi dati evidenziano la gravità dei ritardi e la negligenza nella realizzazione, in ogni regione, del registro degli ex esposti all'amianto e dell'anagrafe dei mesoteliomi pleurici, nonché del programma sanitario di monitoraggio, controllo medico e cura degli ex esposti all'amianto.
Considerato che
secondo le stime di CNR e ISPESL, in Italia ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto (in forma friabile o compatta) sparse per il territorio nazionale, sebbene si sia ancora lontani dall’avere dati certi e dettagliati su quanto ancora se ne nasconde all’interno di siti industriali, funzionanti o dismessi, edifici pubblici o privati, cave, reti idriche ecc.;
la Regione Emilia-Romagna fin dal 1993 ha promosso azioni per la rimozione dell'amianto e conseguente smaltimento dei rifiuti, per il censimento delle cave e dei siti contaminati pubblici e privati, ha avviato studi per la mappatura dei medesimi in costante aggiornamento, ha investito consistenti stanziamenti regionali a favore delle imprese per gli interventi di bonifica dei manufatti contenenti amianto, ha attivato una sorveglianza ambientale e sanitaria integrata con tutti i servizi competenti sul territorio (AUSL, ARPA) per garantire salubrità e sicurezza complessiva, in particolare nei luoghi di lavoro.
Preso atto che
lo scorso 13 febbraio il Tribunale di Torino, prima sezione penale, ha condannato a 16 anni di prigione i due ex dirigenti della società multinazionale Eternit, perché giudicati responsabili di 2.191 morti e 665 malati di mesotelioma pleurico, malattia provocata dall’esposizione all’amianto, fibra da tempo riconosciuta cancerogena, ma a lungo utilizzata per la realizzazione di manufatti in cemento-amianto;
in occasione della recente ondata di maltempo che ha investito la Romagna, i tetti in cemento-amianto di numerosi capannoni, soprattutto di aziende agricole e zootecniche, sono crollati sotto il peso della neve, creando potenziali punti di diffusione di pericolose fibre di amianto.
Ricordato che
l’Appennino emiliano è interessato dalla presenza di amianto naturale e sull’argomento la Regione Emilia-Romagna ha provveduto a effettuare il censimento delle cave di "pietre verdi" presenti sul proprio territorio, finalizzato a definire meglio il profilo del comparto, le modalità di escavazione, nonché dell´utilizzo dei materiali estratti.
Impegna la Giunta regionale
- ad introdurre al più presto nuove norme allo scopo di giungere ad una graduale chiusura delle cave di rocce ofiolitiche ed alla riconversione di questo settore produttivo;
- ad individuare e ad introdurre una nuova forma di mappatura della presenza di amianto negli edifici, soprattutto in quelli privati, e a intervenire con urgenza presso i Comuni e le AUSL della Romagna per la bonifica immediata delle superfici in cemento-amianto friabile e sfaldato in occasione delle recenti nevicate;
- ad intervenire in Conferenza Stato-Regioni affinché nel prossimo decreto ministeriale sul fotovoltaico vengano confermati gli incentivi per chi installa impianti fotovoltaici sugli edifici in sostituzione di coperture in cemento-amianto.
Approvata all'unanimità dei presenti nella seduta pomeridiana del 22 ottobre 2012