n.242 del 04.08.2021 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 3578 - Risoluzione per invocare misure a sostegno del settore calzaturiero. A firma dei Consiglieri: Bulbi, Daffadà, Caliandro, Rossi, Mori, Costi, Zappa- terra, Tarasconi, Fabbri, Sabattini, Costa, Marchetti Francesca, Montalti, Rontini
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Premesso che
l'Italia è di gran lunga il primo produttore di calzature nell'Unione Europea, è il decimo per numero di paia nel mondo, è l'ottavo Paese esportatore a livello mondiale, il terzo in termini di valore ed è secondo in valore, dietro alla Cina, con riferimento alle sole calzature con tomaio in pelle [fonte: dati 2019, WorldFootwearYearbook, edizione 2020];
Il comparto calzature in Italia rappresenta uno dei segmenti industriali fondamentali del sistema moda. Conta oltre 4.300 aziende, 75.000 addetti, un fatturato annuo di 14,3 miliardi di euro, per l’85% destinato alle esportazioni e genera un attivo commerciale di quasi 5 miliardi di euro [fonte: Manifesto Assocalzaturifici 2020];
è da sempre leader indiscusso tra i produttori di calzature di fascia alta e lusso, ad elevato contenuto moda;
la primaria posizione nei mercati internazionali dell'industria calzaturiera italiana è dovuta ad una forte capacità competitiva, basata sulle superiori caratteristiche qualitative del prodotto, sulla rilevante capacità innovativa nei procedimenti di fabbricazione tradizionali e capacità di lavorazione degli operai calzaturieri secondo gli alti standard nazionali ed europei anche in tema di retribuzione, sicurezza, salute lavoratori e requisiti ambientali.
Premesso inoltre che
nonostante il buon posizionamento sopra evidenziato, il calzaturiero è tra i settori economici più colpiti dall’impatto del Covid, prima a causa dei lockdown produttivi, poi da quelli commerciali i quali con la chiusura delle attività commerciali in Italia e poi in tutto il mondo hanno di fatto compromesso le vendite di intere stagioni con conseguente taglio degli ordinativi produttivi e in fine, ma non per ordine d’importanza, dal forzato cambiamento di abitudini di vita e di consumo delle persone;
per il 2021 le prospettive sono ancora più gravi infatti, sono a rischio, sempre secondo studi delle associazioni di settore, almeno 30.000 posti di lavoro a cui si aggiungono quelli dell’indotto a monte e a valle della filiera. Ricordiamo, infatti, che, a partire della stagione primavera estate 2020, le imprese del calzaturiero hanno accumulato cancellazioni di ordini, insoluti e incrementi delle riserve di magazzino per poi proseguire con minimi livelli di produzione per le stagioni successive. Dopo il 2020 anche il 2021 è di fatto compromesso in quanto le vendite della stagione primaverile sono state penalizzate dalle misure di lock down riflettendosi anche in un calo degli ordini della campagna di luglio -ottobre in cui le aziende presentano le collezioni primavera estate 2022;
il settore è fortemente caratterizzato dalla produzione per l’anno successivo con una marcata stagionalità ed enormi costi fissi e di manodopera;
senza misure forti e specifiche, purtroppo si prevede che ci saranno molti posti di lavoro a rischio e chiusure aziendali con la fine del periodo di blocco dei licenziamenti se non addirittura la cancellazione di interi operatori delle filiere e la perdita definitiva di professionalità del made in Italy che hanno determinato il successo dei distretti calzaturieri italiani nel mondo;
secondo i dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici nel 2020 sono calati rispetto all’anno precedente sia il fatturato, attestatosi a 10,72 miliardi di euro ( -25,2%), che la produzione Made in Italy (scesa a 130,5 milioni di paia, -27,1%). Di rilievo anche il decremento dell’export, sia per quanto riguarda il valore (-14,7%) che le quantità (-17,4%);
i segmenti merceologici più colpiti sono quelli delle scarpe “classiche” per uomo e donna (con cali di poco inferiori al -30% in quantità), mentre per le calzature da bambino e le sportive/sneakers le flessioni sono nell’ordine del -15%. Meno pesante, la frenata per il segmento pantofoleria/relax, sceso del -6,1% in paia e del -5,3% in spesa.
Rilevato che
il settore calzaturiero rappresenta un tassello importante nell’economia regionale, la sua incidenza sull'economia regionale e sui correlati livelli occupazionali, in particolare del territorio romagnolo (comuni di San Mauro Pascoli, di Savignano sul Rubicone e Gatteo) rende necessari interventi di sostegno a questo comparto;
il decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, recante misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia (cosiddetto “decreto agosto”), ha previsto all’art. 27 il riconoscimento ai datori di lavoro privati, con esclusione del settore agricolo e dei contratti di lavoro domestico, con riferimento ai rapporti di lavoro dipendente la cui sede di lavoro sia situata in alcune regioni svantaggiate così come individuate dalla normativa europea (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia), un esonero dal versamento dei contributi previdenziali pari al 30% dovuti dai medesimi, misura rifinanziata dalla legge di Bilancio 2021;
tale misura, che nelle intenzioni del Governo dovrebbe diventare strutturale, ha avuto effetti positivi per il settore calzaturiero di alcune Regioni del sud, creando tuttavia per il settore calzaturiero una forte disparità tra territori che ospitano i distretti delle calzature, che tra l’altro condividono analoghe problematiche in termini produttivi e occupazionali nonché hanno subito il medesimo impatto covid (se non maggiori in alcuni casi) rispetto ai distretti del Sud e pertanto è bene allargare e superare il concetto di territori svantaggiati così come sopra individuati;
è innegabile che vi è una stretta interrelazione tra investimenti aziendali e creazione di nuova occupazione, una differente regolamentazione degli incentivi per l’occupazione, per settori con le medesime criticità, seppure situati in aree geografiche differenti, rischia di creare un effetto distorsivo sulle scelte localizzative delle imprese che vogliono investire;
per aiutare il settore calzaturiero ad uscire dalla crisi determinata dalla pandemia occorre dare pari opportunità a tutti i distretti calzaturieri presenti sul territorio nazionale, con una seria strategia di rilancio, che non differenzi ed eviti di indurre il trasferimento degli investimenti da una Regione all’altra per intercettare incentivi riservate solo ad alcune aree nonché determinare la perdita definitiva di filiere e forze produttive storiche nei territori dei distretti del Centro Nord, per tale ragione sarebbe opportuno, in considerazione della crisi del settore calzaturiero, estendere i benefici ora riservati alle sole Regioni del sud a tutto il settore calzaturiero, indipendentemente dell’area geografica in cui sono situati i relativi distretti in modo da attuare un’effettiva perequazione rispetto ai danni generati dalla pandemia.
Rilevato positivamente che
la Regione Emilia-Romagna ha sviluppato nel corso del tempo una serie di politiche, azioni e misure concrete per supportare le imprese dei comparti moda e calzaturiero, mantenere le forze produttive dei distretti a tutela del mantenimento delle professionalità e occupazione territoriale, riposizionare il sistema del fashion e supportarlo nel presidio del mercato globale.
Tutto ciò premesso
impegna la Giunta regionale
a farsi promotrice presso il Governo affinché adotti quanto prima:
1. strategie efficaci di azione per difendere il settore calzaturiero, con le misure ritenute più idonee, come l’abbattimento del cuneo fiscale e l’estensione della decontribuzione del 30% degli oneri previdenziali a tutti i distretti del settore calzaturiero, indipendentemente dall’area geografica in cui sono collocati, per i motivi sopraccitati, ricomprendendo anche i distretti del settore calzaturiero dell’Emilia-Romagna;
2. incentivi fiscali anche sotto forma di credito di imposta nella misura del 30% del valore delle rimanenze in magazzino;
3. Potenziamento del credito d’imposta per le attività di ricerca e sviluppo relativamente al design e all’ideazione estetica;
4. Sostegno diretto, tramite apertura di linee di finanziamento a fondo perduto (nei limiti della normativa sugli aiuti di Stato) per la realizzazione dei campionari e delle collezioni dei settori moda e accessorio (tessile/abbigliamento, conciario, calzature, pelletteria, gioielleria, pellicceria e occhialeria);
5. Misure a sostegno della trasformazione digitale della filiera (strumenti agevolativi a fondo perduto/crediti d’imposta per il supporto alla digitalizzazione di prodotti e collezioni, archivi aziendali, acquisizione di software e sistemi intelligenti per la pianificazione dei processi produttivi e le filiere di approvvigionamento, la definizione delle strategie di posizionamento strategico e commerciale delle aziende: analisi semantica, machine learning, data analytics, cloud computing);
6. Misure per lo sviluppo di modelli imprenditoriali sostenibili (prodotti sostenibili, certificazioni ambientali ecc);
7. Estensione temporale fino a 20 anni di tutti i piani di rientro sui prestiti bancari con garanzia pubblica attivati in seguito all’introduzione delle garanzie di stato sui finanziamenti alle imprese tramite SACE e fondi di garanzia alle PMI.
Approvata all’unanimità dei votanti nella seduta antimeridiana del 22 luglio 2021