n.344 del 21.11.2013 (Parte Prima)

Oggetto n. 4545-4662/1 - Ordine del giorno proposto dai consiglieri Donini, Piva, Mazzotti, Casadei, Alessandrini, Barbati, Zoffoli, Pariani, Fiammenghi, Sconciaforni e Riva, sull'istituzione dell'Azienda USL della Romagna. (Prot. n. 46201 del 20 novembre 2013)

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna

all'atto di approvare la legge istitutiva dell'ASL unica della Romagna.

Considera

tale scelta parte sostanziale di un processo di forte innovazione nell'organizzazione del Sistema Sanitario Regionale che si fonda sui principi dell'universalità, dell'equità e della solidarietà che punta a migliorare il sistema dell'offerta sanitaria pubblica in direzione dell'integrazione, della qualità, della prossimità e dell'accessibilità.

Ritiene

che occorra finalmente garantire al Sistema Sanitario Nazionale quella certezza nelle risorse assegnate superando la fase della riduzione effettiva dei fondi avvenuta negli ultimi anni e mettere in condizione il sistema di far fronte appieno alle nuove domande e ai nuovi bisogni di salute che i cambiamenti demografici, sociali, ambientali ed epidemiologici propongono.

Chiede al Parlamento

di assicurare al SSN una attribuzione di risorse sufficiente a garantire la piena erogazione dei servizi e delle prestazioni e ad evitare il ricorso ai nuovi tickets sanitari previsti.

Chiede al Governo

di accogliere le proposte delle Regioni relative al riparto dei fondi 2013 e di procedere alla sottoscrizione condivisa del Patto per la Salute.

Apprezza

la decisione della Giunta regionale dell'Emilia-Romagna di proporre per il 2014 una disponibilità di fondi alla Sanità e al Fondo per la non autosufficienza pari a quella del 2013.

Sottolinea

come l'esigenza di mantenere l’offerta dei servizi, la qualità e la sostenibilità del SSR a fronte di risorse comunque decrescenti, impone a livello nazionale e regionale l'adozione di processi di riorganizzazione istituzionale, concentrazione ed integrazione di apparati, servizi e funzioni e l'avvio di politiche di razionalizzazione dei modelli organizzativi preposti all'erogazione delle prestazioni sanitarie, come la istituzione dell'Azienda unica della Romagna.

Considerato che

la qualificazione dei servizi sanitari nella Regione Emilia-Romagna è un processo iniziato fin dalla fine degli anni ’90, frutto di una programmazione sanitaria orientata allo sviluppo della rete dei servizi rispondente alle esigenze specifiche dei diversi territori;

l’analisi del sistema esistente dei servizi sanitari delle Aziende sanitarie della Romagna evidenzia un alto grado di diffusione territoriale, un livello di qualità equamente assicurato in tutto il territorio romagnolo e sovrapponibile a quello medio regionale;

le province romagnole rappresentano una comunità che ha da tempo sperimentato un sistema di programmazione dei servizi sociali e sanitari fortemente integrato con i servizi del territorio;

la qualificazione che i servizi delle ASL romagnole hanno realizzato nel tempo (nuovi servizi specialistici, nuove strutture, nuove tecnologie) è considerata dalle comunità locali come un patrimonio conquistato e da salvaguardare quale riconoscimento della rilevanza sociale del territorio e della fondatezza dei bisogni.

Preso atto che

le quattro aziende afferenti all’Area Vasta Romagna hanno già realizzato una parziale fusione strutturale dei servizi allo scopo di conseguire un miglioramento qualitativo e tecnico del processo assistenziale attraverso:

- la costituzione di gruppi professionali ad hoc per concertare le politiche di erogazione dei servizi sanitari specifici;

- la realizzazione di forme di produzione coordinata di servizi la cui gestione operativa è stata affidata di volta in volta ad una delle aziende; 

sono in atto, altresì, dei processi di concentrazione strutturale delle funzioni tecnico-amministrative;

l’integrazione delle attività delle aziende ha dato luogo alla nascita di importanti servizi quali il laboratorio analisi, l’officina trasfusionale, la centrale unica del 118, ecc., oltre alla nascita e allo sviluppo dell’IRST di Meldola, recentemente riconosciuto come IRCCS, quale nodo delle attività oncologiche afferenti alle aziende sanitarie delle province romagnole;

nell’ambito del confronto avvenuto tra la Regione e le Conferenze Territoriali Sociali e Sanitarie della Romagna, è stato condiviso l’obiettivo della costituzione dell’Azienda sanitaria unica della Romagna e la previsione di una Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria unica che, in rappresentanza della pluralità dei territori, garantendo adeguate forme di rappresentanza democratica, ne detenga le funzioni di indirizzo, programmazione e vigilanza secondo il sistema disciplinato a livello regionale.

Vista

l’approvazione unanime da parte delle quattro Conferenze socio-sanitarie del territorio delle Province romagnole riunitesi in seduta congiunta il 18 novembre 2013;

della “carta d’intenti” per la stesura del regolamento di funzionamento della nuova Conferenza conseguente il processo di fusione delle quattro Aziende sanitarie;

del “protocollo” con le parti sindacali che contiene i principi ispirativi l’atto aziendale della nuova Azienda sanitaria.

Ritenuto che

contestualmente all’approvazione del progetto di legge sulla costituzione dell’Azienda unica della Romagna, sia utile e necessario fissare alcuni principi organizzativi nell’ambito dei quali dovranno esplicarsi le competenze di indirizzo della Giunta regionale e di organizzazione e gestione da parte dei soggetti competenti nell’Azienda unica;

sia necessario garantire che il processo di riordino debba farsi carico di non disperdere un patrimonio importante rappresentato dall’avvenuta piena identificazione delle popolazioni locali con i servizi e con il livello qualitativo raggiunto dagli stessi.

Con l’auspicio che

la nascita dell’Ausl unica della Romagna rappresenti una reale possibilità di sviluppo e di miglioramento del territorio stesso, considerando anche la necessità di implementare la rete dei trasporti per facilitare i collegamenti e per evitare che la riorganizzazione dei servizi sanitari possa rappresentare una difficoltà per i cittadini e le comunità locali, evitando che nel territorio delle province interessate il servizio sanitario subisca tagli o ridimensionamenti delle prestazioni offerte.

Chiede alla Giunta

l’impegno di indirizzare il riordino delle aziende sanitarie della Romagna secondo i seguenti principi:

- assicurare nel governo della nuova azienda le relazioni istituzionali disciplinate dalla legge 29/2004 attraverso la piena e costante partecipazione delle comunità locali ai processi di programmazione e di valutazione dei servizi e della loro gestione;

- perseguire gradualmente la ridefinizione della rete assistenziale e di quella ospedaliera, garantendo contestualmente l’implementazione dei servizi territoriali esistenti attraverso la realizzazione dei nuclei di cure primarie, delle Case della Salute, rimuovendo quegli ostacoli che ne hanno impedito finora la diffusione generalizzata;

- vigilare affinché la qualità dei servizi sia adeguata allo stato delle conoscenze del momento e della massima efficacia ed efficienza nell’assolvimento dei bisogni;

- assicurare un’articolazione organizzativa che garantisca condizioni di prossimità ed equa accessibilità ai servizi ed operare per la massima valorizzazione del ruolo dei Distretti socio sanitari, da intendersi come “maglia base” di una rete di servizi territoriali integrati, all’interno della quale garantire l’intera gamma dell’assistenza primaria alla persona e in base alla quale strutturare l’articolazione dell’azienda unica, pensando, ad esempio, ad un’azienda organizzata per “divisioni distrettuali”; allo scopo il Distretto dovrà essere dotato di margini di autonomia finanziaria, programmatoria, tecnica e gestionale, per garantire l'intera gamma dei servizi, integrandoli con quelli erogati dalla rete ospedaliera e dall'assistenza primaria;

- garantire l’equità del contributo alla nuova azienda da parte delle aziende sanitarie confluenti per ridurre il rischio che quelle realtà che oggi si trovano in condizione di equilibrio si sentano ulteriormente chiamate a sostenere gli effetti di piani di rientro di altre aziende che non sono ancora conclusi;

- valorizzare sempre più i percorsi di integrazione avviati fra le aziende e i servizi e delle funzioni di eccellenza di portata romagnola e regionale già consolidate, e confermare - compatibilmente con la programmazione regionale della rete ospedaliera e dei servizi - l’assetto distributivo esistente sia per le discipline specialistiche, sia per le attività distintive di livello ospedaliero e territoriale (secondo il modello “hub&spoke”), al fine di offrire la migliore qualità e di determinare la tendenziale autosufficienza della Romagna per le prestazioni di terzo livello oggi non garantite direttamente da strutture pubbliche;

- stabilire che la riorganizzazione dei servizi dovrà intervenire - ferma restando la salvaguardia dei diritti acquisiti delle lavoratrici e dei lavoratori - essenzialmente sui servizi non sanitari, che possono essere utilizzati da tutte le aziende e la cui localizzazione non influenza l’accessibilità e la qualità dei servizi alla persona; 

- supportare l’intero processo di riorganizzazione adottando provvedimenti volti alla tutela e alla crescita professionale della base occupazionale, sfruttando tutte le leve di gestione delle risorse umane in grado di sostenere i cambiamenti che inevitabilmente interesseranno una parte non irrilevante del personale (formazione, sistema incentivante anche integrato con parte delle economie di gestione generate dalla riorganizzazione, informatizzazione, ecc.);

- garantire che le economie di gestione che su base pluriennale si libereranno - attraverso la riduzione di costi generali di amministrazione, l’allineamento dei costi di produzione, il risparmio delle spese relative ai costi di transizione attualmente in essere fra le 4 ASL romagnole per i contratti di fornitura - saranno utilizzate per potenziare la qualità e la quantità dei servizi sanitari offerti ai cittadini;

- monitorare l’andamento del processo riorganizzativo e l’impatto sul territorio, coinvolgendo, oltre all’Assemblea legislativa, in specie la Commissione competente, anche le comunità locali e i soggetti della partecipazione ammessi ai sensi della legislazione regionale.

Approvato a maggioranza dei presenti nella seduta pomeridiana del 19 novembre 2013.

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