n.230 del 07.11.2012 periodico (Parte Seconda)

RISOLUZIONE - Oggetto n. 2965 - Risoluzione proposta dai consiglieri Barbati, Mandini e Grillini per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Governo ed il Parlamento affinché vengano affrontate tutte le situazioni gravanti sui lavoratori esodati e adottate le iniziative volte ad evitare che rimangano privi di stipendio e di copertura economica per tutto il periodo necessario a maturare i nuovi requisiti pensionistici

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna

 Premesso che

a causa del periodo di contrazione economica, un numero particolarmente elevato di aziende in difficoltà o in ristrutturazione ha stipulato - anche al fine di favorire l’uscita di personale considerato in esubero - accordi di incentivo all’esodo o di messa in mobilità con i propri dipendenti, concordandone l'accompagnamento al pensionamento attraverso l’erogazione di incentivi economici;

l’art. 24 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 (Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici), convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, ha introdotto una serie di modifiche alla normativa in materia previdenziale: in particolare, ai sensi e per gli effetti della citata disposizione, a decorrere dal 1° gennaio 2012 si prevede l'innalzamento del requisito anagrafico minimo per l’accesso al trattamento pensionistico e la consequenziale modifica del regime giuridico delle pensioni di vecchiaia e anzianità;

proprio a causa dell’innalzamento dell’età pensionabile previsto dal combinato disposto dei commi 3, 6 e 7 del citato art. 24, numerosi accordi di incentivo all’esodo stipulati anteriormente all’entrata in vigore del D.L. 201/11 non consentono la copertura economica dei lavoratori esodati fino al raggiungimento dell’età della quiscenza: in altri e più semplici termini, poiché gli accordi di incentivo all’esodo erano stati stipulati e parametrati avendo riguardo ad un’età pensionabile inferiore rispetto a quella prevista dalla disciplina introdotta con il D.L. 201/11, a seguito dell’innalzamento del requisito anagrafico molti lavoratori rischiano di essere sprovvisti di sostentamento economico prima di aver maturato i requisiti pensionistici.

 Rilevato che

in sede di conversione del decreto legge 29 dicembre 2011, n. 216 (Proroga di termini previsti da disposizioni legislative), convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14, il Governo aveva annunciato la presentazione di misure volte a individuare ulteriori risorse al fine di risolvere il problema dei cosiddetti "lavoratori esodati", il cui numero, secondo i dati diffusi dallo stesso Governo, si sarebbe aggirato intorno alle 75.000 unità;

tale cifra veniva tuttavia fortemente contestata dalle organizzazioni sindacali, le quali, sulla base di propri calcoli, sostenevano invece che il numero dei lavoratori esodati ammontasse ad almeno 350.000 unità;

in tale occasione il Ministro del lavoro e delle politiche sociali negava l'attendibilità dei dati diffusi dalle organizzazioni sindacali e, smentendo quanto precedentemente dichiarato, annunciava che il problema sarebbe stato risolto non attraverso un emendamento al D.L. 216/11 citato, bensì attraverso la presentazione di uno specifico provvedimento entro il 30 giugno 2012;

in data 11 aprile 2012, nel corso di un’audizione del Direttore generale dell’INPS presso la Commissione XI (Lavoro pubblico e privato) della Camera dei deputati è emerso che, secondo stime dell'Istituto, il numero dei lavoratori esodati sarebbe di circa 130.000 unità;

in data 12 aprile il Ministero diffondeva un comunicato ufficiale con il quale smentiva i dati dell'INPS e affermava che, in base ai risultati del tavolo tecnico appositamente istituito, il numero dei lavoratori esodati "è di circa 65.000 unità e pertanto l'importo finanziario individuato dalla riforma delle pensioni è adeguato senza dover ricorrere a risorse aggiuntive";

in data 23 maggio, sulla base delle cifre diffuse nel citato comunicato, il Ministro del Lavoro provvedeva all'emanazione di un apposito decreto interministeriale, congiuntamente con il Ministro dell'economia e delle finanze per "salvaguardare" 65.000 unità;

in data 11 giugno organi di stampa hanno diffuso un documento dell'INPS secondo cui, in base a calcoli effettuati dall'Istituto su incarico del Ministero, risulta che il numero dei cosiddetti lavoratori esodati ammonterebbe in realtà a circa 390.000 unità;

in particolare, secondo tale documento, la discrepanza tra la cifra ufficiale diffusa dal Ministero e i dati riportati dall'INPS sarebbe da attribuire al mancato calcolo di una serie di categorie di lavoratori: prosecuzione volontaria (133.000 persone autorizzate ai versamenti volontari nati dopo il 1946 e con un ultimo versamento contributivo antecedente il 6 dicembre 2011, per il decreto ministeriale erano solo 10.250 unità); cosiddetti cessati, ovvero coloro che sono usciti dal lavoro per dimissioni, licenziamento o altre cause tra il 2009 e il 2011 che hanno più di 53 anni e che non si sono rioccupati (180.000 secondo l'INPS, per il Ministro erano solo 6.890); lavoratori in mobilità (45.000 persone tra mobilità ordinaria e quella lunga, a fronte dei 29.050 "salvaguardati"); situazioni collegate ai fondi di solidarietà (26.200 a fronte dei 17.710 previsti); beneficiari del congedo straordinario per l'assistenza ai figli gravemente disabili (3.330 a fronte di 150).

 Rilevato altresì che

malgrado la legge assegni all’INPS il compito di fornire statistiche sulla copertura delle sue prestazioni assicurative, né l’Istituto né il Ministero hanno reso pubblici i dati sui lavoratori a vario titolo coinvolti in processi di ristrutturazione che prevedevano un pensionamento anticipato. Se avessero adempiuto tempestivamente i limiti della riforma varata a novembre sarebbero emersi in tutta la loro rilevanza, sollecitando soluzioni che tenessero conto non solo degli incentivi dei lavoratori ad andare in pensione, ma anche delle scelte dei datori di lavoro;

la totale incertezza in ordine al numero esatto dei lavoratori che avevano concordato un percorso pensionistico sulla base della normativa previgente, l’innalzamento dell’età pensionabile e il conseguente rischio gravante sui lavoratori esodati di non beneficiare di alcun mezzo di sostentamento economico fino al raggiungimento dell’età di quiescenza, hanno creato una forte tensione sociale e un sentimento di sfiducia nelle istituzioni preposte alla cura degli interessi previdenziali;

il problema dei cosiddetti "esodati" rappresenta uno dei più acuti problemi sociali del momento, i cui effetti risultano non essere stati adeguatamente valutati, essendo i provvedimenti normativi citati privi di adeguate norme volte ad assicurare una transizione graduale al fine di minimizzare il disagio economico-sociale dei cittadini;

il decreto interministeriale del 1° giugno 2012 - registrato dalla Corte dei conti il successivo 12 luglio - ha determinato in 65.000 il numero dei lavoratori "salvaguardati"; l'art. 22 del D.L. 95/2012 (cd. "decreto spending review") - attuato con decreto interministeriale del 5 ottobre 2012 (attualmente non ancora registrato) - aumenta di ulteriori 55.000 unità i soggetti "salvaguardati". Nonostante i 120.000 lavoratori complessivamente "salvaguardati" in attuazione dei citati interventi normativi, siamo ancora lontani dalla cifra totale di circa 390.000 unità diramata dall'INPS (da precisare che quest'ultimo rappresenta un dato parziale, non essendo ancora cogniti i dati risultanti dalla recente rielaborazione delle "liste SICO - SALVAGUARDATI" tenute dall'Istituto di previdenza);

è attualmente in corso di esame al Senato un disegno di legge recante "Modifiche agli articoli 24 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e 6 del decreto legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14, in materia di requisiti per la fruizione delle deroghe in materia di accesso al trattamento pensionistico" (Atto Camera 5103), d.d.l. preordinato a rivedere i requisiti per maturare il diritto alla pensione imposti dalla cd. "riforma Fornero".

 Esprime

solidarietà ai lavoratori attualmente disoccupati perché coinvolti nel processo di innalzamento dell'età o dei requisiti per accedere al trattamento pensionistico;

 censura l’approssimazione e la parzialità con cui l’argomento è stato finora affrontato dal Governo.

 Impegna la Giunta

a farsi tramite affinché il Governo e il Parlamento affrontino urgentemente le problematiche prospettate e tutte le situazioni contingenti gravanti sui lavoratori esodati, assumendo tutte le iniziative legislative ed esecutive a tali fini necessarie, anche per evitare che gli stessi lavoratori rimangano privi di stipendio e comunque di copertura economica per tutto il periodo necessario a maturare i nuovi requisiti pensionistici.

Approvata all’unanimità dei presenti nella seduta pomeridiana del 22 ottobre 2012

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