n.92 del 22.06.2011 periodico (Parte Seconda)

Oggetto n. 1166 - Risoluzione proposta dai consiglieri Alessandrini, Monari, Zoffoli, Casadei, Piva, Ferrari, Fiammenghi, Bonaccini, Mori, Marani, Mazzotti, Mumolo, Montanari, Carini, Montani, Pariani, Moriconi, Luciano Vecchi, Costi, Cevenini e Pagani per invitare la Giunta a porre in essere azioni presso il Governo al fine di rivedere il contenuto del decreto legislativo relativo alla direttiva europea 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, rispettando inoltre le indicazioni pervenute dal Parlamento e dalla Conferenza delle Regioni

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna

Premesso che

il Governo, il 3 marzo scorso, ha approvato in via definitiva lo schema di decreto legislativo in attuazione della direttiva 2009/28/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili;

tale decreto avrebbe dovuto riformare gli incentivi in modo da rendere raggiungibili gli obiettivi europei che per il nostro Paese prevedono il raggiungimento del 17% di fonti rinnovabili sul consumo energetico finale al 2020 e che sono stati recepiti dal Piano di Azione Nazionale che il nostro Governo ha inviato a Bruxelles.

Evidenziato che

sebbene sia stata cassata l’ipotesi di inserire un tetto agli incentivi sul fotovoltaico legato al raggiungimento degli 8000 Megawatt di potenza installata, il decreto in oggetto rinvia a successivo decreto del Ministero dello Sviluppo Economico da emanarsi di concerto con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - da adottarsi entro il 30 aprile prossimo - la decisione in merito alle modalità ed alla quantità degli incentivi concedibili dopo il 31 maggio 2011;

tale previsione contrasta nettamente con quanto disposto dal Decreto Ministeriale 6 agosto 2010 (Conto Energia 2011-13) che prevedeva l’applicazione delle tariffe incentivanti, già decurtate del 15-20% rispetto a quelle concesse nel 2010, fino al 31/12/2013, estendendo inoltre agli impianti attivati entro il 30 giugno di quest’anno le migliori tariffe applicate sul 2010, previsione che riguarda 40.542 nuovi impianti per una potenza pari a 3.404 Megawatt (dati GSE);

il testo licenziato dal Governo è inoltre fortemente mutato rispetto a quello su cui la Conferenza Stato-Regioni aveva espresso parere favorevole il 25 gennaio scorso.

  Sottolineato inoltre che

nella versione approvata il Governo non ha ritenuto di aderire alla richiesta di elevare la soglia di potenza (prevista a 5 MW) oltre alla quale si prevede l’introduzione di un sistema di aste al ribasso, sistema contestato dagli operatori del settore in quanto farraginoso e poco comprensibile, che rende difficile la programmazione da parte degli operatori in particolare sugli impianti eolici;

le misure adottate al fine di impedire l’utilizzo eccessivo di territorio agricolo a fini energetici, consistenti nel doppio vincolo di 1 Megawatt di potenza massima installata ed un 10% di territorio massimo utilizzabile sul disponibile, non tiene conto né degli investimenti già in essere né delle aree agricole marginali e non più utilizzate e per cui non sarebbe necessaria alcuna tutela particolare oltre a quelle già previste dalle ordinarie procedure di VIA.

Rilevato che

le previsioni del decreto licenziato, introdotte all’ultimo momento e senza confronto con le Regioni - a cui è riconosciuta potestà legislativa concorrente in materia di produzione e distribuzione di energia - ed in contrasto col dettato del Conto Energia 2011-13, oltre a suscitare forti perplessità quanto alla loro legittimità, causano una gravissima incertezza che non potrà che avere enormi ripercussioni sulla filiera imprenditoriale delle fonti rinnovabili;

tutte le associazioni di imprenditori del settore delle rinnovabili (tra cui Anev, Aper, Anie-Gifi, Assosolare, Asso Energie Future), tra i pochi che in questo periodo di crisi hanno visto un aumento occupazionale, hanno espresso fortissima preoccupazione per quanto licenziato dal Governo, inviando nelle ore immediatamente precedenti l’approvazione del decreto oltre 14 mila mail di protesta;

molti imprenditori, sulla base della vigente normativa, avevano già contratto impegni finanziari e stipulato mutui con le banche al fine di investire nella realizzazione del fotovoltaico entro la scadenza del 31/12/2013;

il sistema bancario ha già annunciato la sospensione dei finanziamenti previsti e che entro il 16 marzo si svolgerà una riunione di Abi sull’argomento.

Rimarcato che

le ripercussioni saranno durissime anche per quei 120.000 lavoratori che, stanti le stime di Asso Energie Future, sono occupati direttamente o indirettamente nella filiera del fotovoltaico;

Gifi-Anie, associata a Confindustria, ha denunciato che sono a rischio 40 miliardi di euro di investimenti programmati nei prossimi mesi sul fotovoltaico e che per almeno 10.000 persone si dovrà far ricorso immediato alla cassa integrazione.

Considerato infine che

la Regione Emilia-Romagna già col Primo Piano energetico regionale si è proposta di dare notevole spazio allo sviluppo delle fonti rinnovabili in chiave sia di autosufficienza energetica che di rispetto ambientale, sia di espansione economica del settore oggi trainante della green economy;

tra gli obiettivi del Secondo Piano Energetico, attualmente in discussione, vi è quello di raggiungere e superare l’obiettivo europeo fissato al 2020 di una produzione energetica da fonti rinnovabili pari al 17%, prevedendo già entro il 2013 di aumentare di 1000-1200 Megawatt l’energia prodotta da fonti rinnovabili.

Esprime

forte preoccupazione per l’approvazione del decreto legislativo di attuazione della direttiva 2009/28/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili che, come licenziato, renderà molto difficile il perseguimento degli obiettivi europei in premessa richiamati, non consentirà di ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche tradizionali, e metterà in crisi uno dei pochi settori floridi della nostra economia, segnando pesantemente il destino di migliaia di aziende, di imprenditori e di lavoratori.

Invita la Giunta regionale ad intervenire presso il Governo nazionale perché

venga rivisto il contenuto del decreto rispettando le indicazioni giunte dal Parlamento e dalla Conferenza delle Regioni, correggendo storture e sottovalutazioni e riaprendo il dialogo con le Istituzioni e le parti economiche interessate;

si diano immediate certezze ad un settore che non può essere lasciato senza direttive chiave e programmazioni certe fino al 30 aprile prossimo.

Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta antimeridiana dell’8 giugno 2011

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