n.239 del 23.08.2017 periodico (Parte Seconda)

RISOLUZIONE - Oggetto n. 3484 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi affinché si riconosca l’esistenza di molteplici cause del divario retributivo tra donne e uomini e si attuino misure volte a sensibilizzare imprese, organizzazioni pubbliche e private e parti sociali circa la necessità di ottemperare alla parità retributiva e di promuovere l’occupazione femminile di qualità, inserendo tali fini nella pianificazione delle azioni regionali di pari opportunità di genere. (02 11 16). A firma dei Consiglieri: Gibertoni, Torri

L'Assemblea Legislativa dell'Emilia-Romagna

Premesso che

il Fmi calcola una perdita di pii pari al 15% in Italia a colpa della discriminazione delle donne. Parole di Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale. Il commento è stato fatto in occasione dell'evento "Ingegno al Femminile", che il Consiglio nazionale degli ingegneri dedica, come ogni anno, al ruolo e al valore del lavoro della donna nelle professioni tecniche;

le donne restano discriminate a livello salariale in tutta Europa, prendono meno e hanno posti peggiori e più precari. Infatti, per quel che riguarda il salario, come media "nel 2013 nell'Unione europea il differenziale retributivo di genere si attestava al 16,4%, andando da un gruppo con una differenza inferiore al 5% come accade in Slovenia (-3,2% salario femminile rispetto a quello maschile) a più del 20% come accade in Estonia (29,9%), Austria (-23%), Repubblica Ceca (-22,1%) e - sorpresa - Germania, dove la differenza tra il salario maschile e quello femminile vede quest'ultimo in media inferiore del 21,6%;

per quanto riguarda l'Italia, il gap si attesta a 7,3%, piazzando il paese al 22esimo tra i peggiori per differenza di retribuzione uomo-donna tra i paesi dell'Unione europea, con un peggioramento dal 2008, quando era al 4,9%, di 2,4 punti percentuali". Lo dice l'Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione europea, che in occasione dell'8 marzo, ha pubblicato uno studio sulle differenze tra uomini e donne nel mercato del lavoro;

in una nota della Commissione europea si legge: 59 sono giorni che una donna dovrebbe lavorare di più per guadagnare quanto un uomo;

l'Emilia-Romagna, nonostante sia una regione dove il confronto tra le organizzazioni datoriali e sindacali sia molto buono, i tratti discriminatori che le lavoratrici, siano esse emiliano-romagnole che migranti, incontrano sul lavoro si ripropongono in modo molto simile a quelli esistenti in altri ambiti territoriali e in altre regioni;

in Emilia-Romagna, nonostante vi sia una buona produzione legislativa, che tende a tutelare e proteggere il lavoro delle donne, non vi sono ricadute positive significative sul versante delle differenze salariali, permane una differenza molto forte tra i salari delle donne e quegli uomini, differenza che oscilla tra il 12 e il 20% e forse anche oltre;

dove l'accesso al lavoro avviene per contratto atipico individuale o quando il salario assume connotati di maggiore variabilità, perché legato all’attribuzione di particolari funzioni o scelte ascrivibili al dirigente o al datore di lavoro, emerge oltre ad una discriminazione salariale anche quella sessuale di genere, caratteristica che si produce anche in Emilia-Romagna con nel resto del territorio nazionale;

Considerato che

la differenza salariale ha delle ripercussioni molto forti sia sul tenore di vita delle famiglie sia sulla qualità della vita delle donne.

Lo squilibrio salariale si ripercuote a distanza sul sistema previdenziale, la riforma delle pensioni ha mutato dal 2012 il sistema di calcolo dell'assegno pensionistico, con l'entrata in vigore del sistema contributivo pro rata per tutti si andrà in pensione solo al raggiungi mento di una soglia minima (età pensionabile pari a 66 anni per tutti dal 2018) e si riceverà un ammontare calcolato sulla base dei contributi versati, è evidente che il rischio per molte donne è che si trovino ad affrontare la vita senile in una condizione discriminante rispetto agli uomini.

Evidenziato che

al momento nella nostra Regione nonostante sia stata approvata di recente una buona Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere persistano discriminazioni, disparità salariali, occupazionali e di carriera, di cura e previdenziali che colpiscono le donne, in particolare in età avanzata.

L'Assemblea Legislativa dell'Emilia-Romagna

impegna la Giunta regionale

ad attivarsi affinché si riconosca l'esistenza di molteplici cause che esasperano il divario retributivo tra donne e uomini e si pongano in essere misure volte a sensibilizzare le imprese, le organizzazioni pubbliche e private, le parti sociali sulla necessità di ottemperare alla parità retributiva ed una più ampia strategia di tutela e di promozione dell'occupazione femminile di qualità.

Ad individuare nel bilancio di genere lo strumento per acquisire dati certi sulle disparità retributive tra donne e uomini, sia nel lavoro dipendente che in quello autonomo e, su tali basi, orientare le proprie politiche del lavoro;

ad intervenire nelle sedi di confronto Stato Regioni, allo scopo di ammodernare la legislazione previdenziale introducendo dei correttivi affinché lo squilibrio salariale In essere, tra uomini e donne, non si ripercuota a distanza sul sistema previdenziale.

Approvata a maggioranza dalla Commissione per la parità e per i diritti delle persone nella seduta del 19 luglio 2017.

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