n.292 del 19.08.2020 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 1171 - Risoluzione per impegnare la Giunta a intervenire presso il Governo affinché sospenda l’autorizzazione all'esportazione e al transito di armamenti verso i Paesi in stato di conflitto armato o i cui governi sono responsabili di violazioni dei diritti umani e perché solleciti le Autorità egiziane al rilascio immediato dello studente Patrick Zaki. A firma dei Consiglieri: Zamboni, Taruffi, Amico
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Premesso che
lo scorso mese di maggio è stata trasmessa al Parlamento la Relazione governativa annuale sull’export di armamenti (rapporto richiesto dalla Legge 185/90 “Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”);
secondo i dati della Relazione, nel 2019 il Governo italiano ha autorizzato l’esportazione di materiale bellico per un valore di 5,17 miliardi di euro. Tra le prime dieci destinazioni ci sono quattro Paesi della Nato, due Paesi dell’Africa Settentrionale (Egitto e Algeria), due asiatici (Turkmenistan e Corea del Sud), l’Australia e il Brasile. Nel loro complesso, il 62,7% delle autorizzazioni per l’export ha avuto come destinazione Paesi fuori dall’Unione europea e dalla Nato;
l’Egitto è il principale cliente dell’industria italiana con 871,7 milioni di euro di commesse (nel 2018 erano 69 milioni). L’incremento rispetto all’anno precedente attuale deriva soprattutto dalla fornitura di 32 elicotteri Leonardo (ex Finmeccanica), la principale azienda produttrice di armi in Italia. Il Paese governato dal Presidente Al Sisi è seguito dal Turkmenistan (guidato da un regime autoritario, accusato di costanti violazioni dei diritti), destinatario di licenze per un valore di 446,1 milioni di euro. Al terzo posto si trova il Regno Unito con 419,1 milioni di euro;
nonostante dal luglio 2019 sia attiva la sospensione delle vendite di bombe d’aereo e missili verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti - decisione assunta dal Governo dopo una mozione votata dalla Camera dei Deputati - lo scorso anno sono state rilasciate nuove autorizzazioni di vendita di armamenti verso i due paesi pari a quasi 200 milioni di euro, e le consegne definitive, certificate dall’Agenzia delle Dogane, sono arrivate a 190 milioni di euro;
il Kuwait e il Bahrain, componenti la coalizione a guida saudita attiva militarmente in Yemen, hanno ricevuto, rispettivamente, armamenti per circa 82 milioni e 12,5 milioni.
Considerato che
quanto alle imprese, al primo posto c’è la Leonardo, nota anche con il precedente nome di Finmeccanica, il cui principale azionista è il Ministero dell’Economia. Segue Elettronica (5,5%), Calzoni (4,3%), Orizzonte Sistemi Navali (4,2%) e Iveco Defence Vehicles (4,1%);
nel 2019 il valore totale delle importazioni di armi è stato pari a 214 milioni di euro: il materiale è stato importato per il 68% dagli Stati Uniti e per il 14% da Israele;
il SIPRI, l’Istituto di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, unanimemente accreditato come riferimento per i dati in tema di armamenti e disarmo, nel suo Rapporto annuale 2019 colloca l’Italia al nono posto fra i Paesi esportatori di armi, con una quota del 2,3% del totale mondiale.
Rilevato che
le Organizzazioni non Governative Rete Italiana per il Disarmo e Rete della Pace ritengono “gravissimo e offensivo che sia stata autorizzata la vendita di un così ampio arsenale di sistemi militari all’Egitto sia a fronte delle pesanti violazioni dei diritti umani da parte del governo del Presidente Al Sisi, sia per la sua riluttanza a fare chiarezza sulla terribile uccisione di Giulio Regeni” e chiedono al Governo “di riferire il momento del rilascio di tali autorizzazioni per stabilirne la paternità e comunque di sospendere ogni trattativa di forniture militari in corso finché non sia stata fatta piena luce dalle autorità egiziane sulla morte di Regeni”;
dal 7 febbraio u.s., con l’accusa di attività sovversive contro lo Stato per alcuni post pubblicati su un account Facebook che l’avvocato difensore ha definito falso, è detenuto nelle carceri egiziane, senza processo, lo studente egiziano, dottorando presso l’Università di Bologna, Patrick George Zaki, la cui detenzione preventiva il 13 luglio u.s. è stata prolungata di altri 45 giorni;
le Ong Rete Italiana per il Disarmo e Rete della Pace evidenziano inoltre come l’Italia sia ancora “protagonista negativa dei flussi di armi verso i Paesi coinvolti nel sanguinoso conflitto in Yemen, con altissimo tributo di vittime civili, distruzione di infrastrutture vitali e di un impatto umanitario devastante anche a causa di numerose ed accertate violazioni di diritti umani con possibili crimini di guerra”;
Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e Difesa (OPAL), ha evidenziato come due terzi dei sistemi militari sia destinato a Paesi che non fanno parte delle alleanze politiche, economiche e militari dell’Italia: “ancora una volta i prodotti della cosiddetta industria della difesa servono molto poco alla nostra sicurezza e alla difesa comune. Anzi spesso si tratta di forniture che sostengono regimi autoritari e repressivi e che alimentano conflitti contribuendo all’instabilità di intere regioni”.
Preso atto che
la pandemia del coronavirus ha aggravato la situazione nelle aree del mondo già devastate da guerra e violenze, dove ospedali e strutture sanitarie vengono spesso bombardati;
l’Organizzazione Non Governativa Oxfam Italia Onlus ha lanciato una petizione per chiedere al Governo che l’Italia si impegni per far crescere il numero degli stati aderenti ad un cessate il fuoco globale; sospenda tutte le vendite e i trasferimenti di armi alle parti in conflitto che non stanno aderendo al cessate il fuoco; incrementi l’impegno finanziario a sostegno del Piano Globale di Risposta Umanitaria delle Nazioni Unite;
il ministro degli esteri Luigi Di Maio, intervenendo al question time alla Camera il giorno 15 luglio, ha dichiarato che il nostro Ambasciatore in Egitto continua a sensibilizzare le Autorità egiziane sollecitando il rilascio di Patrick Zaki per motivi umanitari e di salute.
Tutto ciò premesso e considerato,
impegna la Giunta regionale
a intervenire presso il Governo italiano affinché:
- come previsto dall’articolo 1, comma 6, della Legge 185/90, il Governo sospenda immediatamente l’autorizzazione all'esportazione ed al transito di armamenti:
a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere;
b) verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana;
c) verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea (UE);
d) verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell'UE o del Consiglio d'Europa;
e) verso i Paesi che, ricevendo dall'Italia aiuti ai sensi della legge 26 febbraio 1987, n. 49, destinino al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del paese; verso tali Paesi è sospesa la erogazione di aiuti ai sensi della stessa legge, ad eccezione degli aiuti alle popolazioni nei casi di disastri e calamità naturali;
- assuma un’iniziativa nelle sedi istituzionali dell’Unione Europea al fine di mobilitare la comunità internazionale per un cessate il fuoco in tutte le aree di conflitto armato e per la ripresa delle trattative in ambito ONU per il disarmo globale;
- continui, come richiesto anche da Amnesty International, le azioni di sensibilizzazione presso le Autorità egiziane per il rilascio immediato e il suo rientro all’Università di Bologna dello studente Patrick George Zaki.
Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta antimeridiana del 30 luglio 2020