n.140 del 13.05.2016 (Parte Seconda)

Oggetto n. 2600 - Risoluzione per impegnare la Giunta a continuare, nell’ambito del Piano regionale di gestione dei rifiuti, il percorso di ottimizzazione della gestione del servizio che deve essere improntato a principi di economicità, di industrializzazione del servizio e di rispetto per l’ambiente. A firma dei Consiglieri: Sabattini, Zappaterra, Prodi, Iotti, Montalti, Molinari, Poli, Paruolo, Cardinali, Ravaioli, Zoffoli, Bessi, Marchetti Francesca, Lori, Rossi Nadia, Calvano, Rontini, Boschini, Soncini, Pruccoli, Caliandro, Serri, Mori, Campedelli, Tarasconi, Bagnari

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna

Premesso che

quello oggi approvato dall’Assemblea regionale, a conclusione di un iter iniziato nell’ottobre 2015, è il primo Piano regionale di gestione dei rifiuti. Esso, prendendo le mosse dall’esperienza della pianificazione provinciale ed in coerenza con la stessa, assume una visione strategica ampia ed unitaria, che porterà all’ottimizzazione della gestione dei rifiuti su scala territoriale regionale.

La visione programmatica e progettuale che sottende al Piano è quella dei rifiuti intesi come risorsa utile allo sviluppo economico ed occupazionale del territorio, in una logica di economia circolare e sostenibilità ambientale. Ciò in coerenza con il Patto per il lavoro sottoscritto da Regione e parti sociali nel luglio 2015 e con i principi che hanno ispirato la legge regionale n. 16 del 2015 “Disposizioni a sostegno dell’economia circolare, della riduzione della produzione dei rifiuti urbani, del riuso dei beni a fine vita, della raccolta differenziata e modifiche alla legge regionale 19 agosto 1996, n. 31 (Disciplina del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi)”.

L’obiettivo è quello di proporre una nuova visione nella gestione dei rifiuti che promuova la prevenzione e il riciclaggio, per consegnare alle generazioni future un territorio più pulito, sano ed economicamente competitivo.

Rilevato che

il passaggio da un’economia lineare ad una circolare nella gestione del rifiuto, a cui sono chiamate tutte le autorità locali e nazionali, necessita sia di un quadro normativo adeguato, capace di definire un sistema di medio/lungo termine, sia dell’attivazione di azioni concrete da attuare entro il 2020.

Occorre cioè introdurre innovazioni che, nello spostare l’attenzione dalla fase di fine vita dei prodotti - destinata a produrre rifiuti - all’intero ciclo di vita dei beni, si inseriscano in un panorama di politiche industriali efficaci, supportate da leggi e sistemi di regolazione lungimiranti, in grado di rendere economicamente vantaggioso questo nuovo approccio. Per tale motivo la Regione Emilia-Romagna ha agito per tempo al fine di accelerare questa transizione e sfruttare le opportunità commerciali e occupazionali che offre.

Evidenziato che

il tema della prevenzione, centrale negli orientamenti europei di breve e medio termine che emergono dal Pacchetto sull’economia circolare adottato dalla Commissione europea il 2 dicembre scorso, rappresenta uno dei perni della citata legge regionale, che si propone al 2020 la riduzione del 20-25% della produzione pro-capite di rifiuti urbani, il raggiungimento del 73% di raccolta differenziata e del 70% di riciclaggio di materia.

Ulteriori elementi chiave per raggiungere gli obiettivi indicati nel documento della Commissione europea e nella L.R. 16 del 2015 sono:

- la revisione del tributo per il conferimento dei rifiuti in discarica, tesa a scoraggiarne il conferimento;

- l’incentivazione economica della produzione e commercializzazione di prodotti più ecologici, nonché il sostegno finanziario alle imprese impegnate ad innovare il ciclo produttivo ed i sistemi di recupero e riciclaggio al fine di favorire la riduzione della produzione dei rifiuti e l’utilizzo di sottoprodotti e di materie prime da recupero;

- implementazione su tutto il territorio regionale della tariffazione puntuale.

Il Piano, oltre agli obiettivi che discendono dalla legge, assume quali finalità strategiche - e quindi quali linee fondanti - il contenimento dell’uso delle discariche, che rappresentano l’ultimo “gradino” della gerarchia comunitaria di gestione dei rifiuti, e l'autosufficienza regionale per lo smaltimento dei rifiuti, urbani e speciali, prodotti nel territorio regionale.

Considerato che

il conseguimento degli ambiziosi obiettivi della legge 16/2015 necessita di un’attenta fase di monitoraggio costante e di verifica dei dati di contesto; ciò che richiede una base dati omogenea, senza dovere invece ricorrere a meccanismi di deassimilazione che rischiano di ridurre solo fittiziamente i dati sulla produzione dei rifiuti urbani.

Questa esigenza è tanto più sentita se si considera la celerità con cui la profonda evoluzione in corso nel settore, dettata dalle politiche intraprese e da una nuova consapevolezza ecologica, ha portato e porterà a cambiamenti anche repentini nella gestione dei rifiuti da parte dei territori, che non potranno non avere influenze sugli scenari ambiziosi di Piano.

In particolare occorrerà misurare gli effetti delle azioni previste e da intraprendere, prima fra tutte l’implementazione della tariffazione puntuale, obiettivo fissato all’interno della legge regionale e a cui il Piano attribuisce la parte più rilevante in termini di prevenzione della produzione di rifiuti urbani. Tale metodo, basato sul principio che “chi più inquina più paga”, consentirà di portare al sistema a tariffa abbandonando il tributo (TARI) e con ciò sottraendo le utenze non domestiche dall’applicazione dell’IVA.

In connessione con l’implementazione della tariffazione puntuale assume grande importanza anche il tema del monitoraggio dei relativi costi e delle loro ricadute su tutto il territorio regionale, considerando che le esperienze sino a oggi sviluppate nella nostra regione riguardano un solo capoluogo di provincia e poche altre realtà, spesso di modeste dimensioni.

Al fine del puntuale e costante monitoraggio dei costi indotti dalle politiche di Piano, è importante l’istituzione di un Osservatorio Costi, con la funzione di integrare, monitorare ed analizzare le informazioni di tipo territoriale, tecnico ed infrastrutturale correlandole agli impatti economici ed alle conseguenti ricadute tariffarie all’utenza.

Sottolineato che

il lasso temporale intercorso per l’approvazione del Piano ha consentito di dare ascolto alle diverse istanze poste dai territori, addivenendo anche alla conclusione di accordi territoriali per l’ottimale utilizzo dell’impiantistica, in coerenza con le modalità di attuazione dell’art. 35 del decreto legge n. 133 del 2014 Sblocca Italia relativo all’attuazione della rete dei termovalorizzatori quali strutture strategiche di interesse nazionale.

La Regione ha ritenuto da subito che detta disposizione andasse coordinata con le previsioni della pianificazione regionale e solo in tale contesto potesse essere data attuazione alle previsioni di ingresso di rifiuti urbani prodotti in altre regioni in un’ottica di solidarietà, per periodi limitati nel tempo e a fronte di impegni concreti della Regione verso la quale si va a prestare solidarietà.

In coerenza con questi principi è stato sottoscritto un accordo con Iren spa per il bacino gestionale di Piacenza, Parma e Reggio Emilia, un accordo con Hera spa per il bacino di Forlì ed uno con le Amministrazioni interessate all’impianto di termovalorizzazione di Raibano in Comune di Coriano. Questi accordi, approvati con delibera di Giunta (2161/15, 80/16 e 496/16), hanno consentito di tenere conto delle peculiarità locali e delle istanze delle popolazioni residenti nei territori adiacenti agli impianti in una logica di responsabilità, solidarietà e rispetto delle decisioni assunte su scala locale. Gli accordi sottoscritti, oltre ad essere richiamati all’interno della relazione generale al Piano, vedono il recepimento nella distribuzione dei flussi di rifiuti urbani.

L’implementazione della metodologia LCA ha permesso inoltre di analizzare con maggiore specificità i vari scenari possibili, guidando l’ottimizzazione dei flussi previsti e dando i criteri generali per gestire i successivi monitoraggi.

La Regione ha altresì sviluppato diversi accordi di filiera su base volontaria tesi a porre in essere attività finalizzate alla prevenzione della produzione e al riciclaggio delle frazioni di rifiuto per favorire l’industrializzazione del riciclaggio, valorizzare le specializzazioni produttive dei territori e creare filiere locali del recupero.

Al fine di contribuire a ridurre i livelli degli inquinanti sul territorio regionale e a rientrare nei valori limite fissati dalla Direttiva 2008/50/CE e dal D.Lgs. 155/2010 per il risanamento della qualità dell’aria, si ritiene che il trasporto dei rifiuti agli impianti di Piano debba avvenire attraverso i mezzi ferroviari in tutti i casi ove ciò sia possibile per gli impianti esistenti ed essere assunta come buona prassi per i nuovi impianti che verranno realizzati.

Ritenuta

la necessità di proseguire nel percorso di attuazione delle politiche relative alla gestione dei rifiuti in Emilia-Romagna intraprese con la legge regionale n. 16 del 2015 e con il Piano regionale di gestione dei rifiuti.

Impegna la Giunta regionale

per le motivazioni di cui in narrativa:

a farsi parte attiva per uniformare le tipologie, i parametri e i criteri di assimilazione delle singole municipalità al fine anche di ridurre le complessità per le imprese e per evitare che la riduzione del rifiuto sia raggiunto attraverso meccanismi fittizi quali la deassimilazione.

A rafforzare le azioni di monitoraggio annuale e intermedio all’anno 2017 del Piano, dotandosi degli strumenti necessari quali l’integrazione dei sistemi informativi. Ad avviare inoltre l’Osservatorio Costi nel più breve tempo possibile, con il compito di integrare, monitorare ed analizzare le informazioni di tipo territoriale, tecnico ed infrastrutturale correlandole agli impatti economici ed alle conseguenti ricadute tariffarie all’utenza, come previsto all’interno della relazione generale. 

A continuare il percorso di ottimizzazione delle gestioni del servizio che devono essere improntate a principi di economicità, di industrializzazione del servizio e di rispetto per l’ambiente, secondo la gerarchia comunitaria di gestione dei rifiuti che privilegia il recupero di materia al recupero di energia e il recupero di energia rispetto all’utilizzo della discarica, in un’ottica di area vasta nell’ambito del bacino unico regionale.

A privilegiare, nel finanziare i programmi di settore, i soggetti che rispettino la previsione del passaggio a tariffazione puntuale entro l’anno 2020 in coerenza con quanto previsto dalla legge regionale n. 16 del 2015.

Ad individuare risorse da destinare al finanziamento di attività: di innovazione dei processi industriali coerenti con i principi dell’economia circolare, prevedendo il risparmio di risorse non riproducibili; che favoriscano la ricerca e la riprogettazione di prodotti e processi, anche al fine di aumentare le percentuali di materia recuperabile e promuovendo la riduzione di imballaggi e dei rifiuti non inviati a riciclaggio; di ritiro dei prodotti a fine vita per garantirne il recupero.

Ad attivare il coordinamento permanente con le associazioni di categoria - previsto dall’art. 3, comma 1, della L.R. 16 del 2015 - finalizzato alla individuazione da parte delle imprese dei sottoprodotti, al fine di minimizzare la produzione di rifiuti nel rispetto del quadro normativo vigente.

A proseguire nell’attività di sviluppo degli accordi volontari di filiera (attualmente otto) con lo scopo di coinvolgere i diversi attori nei processi finalizzati alla prevenzione e al riciclaggio delle frazioni, con modalità anche sperimentali, in coerenza con le novità normative introdotte dal Collegato ambiente di cui alla legge n. 221 del 2015, al fine di valorizzare iniziative volte all’introduzione di sistemi quali il vuoto a rendere, il compostaggio di comunità ed altri comportamenti virtuosi.

A rafforzare “l’Agenzia territoriale dell'Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti" (ATERSIR) di cui alla l.r. 23/2011, a cui compete l’attuazione di molte delle disposizioni del Piano regionale di gestione dei rifiuti fra cui, di importanza strategica, l’estensione della tariffazione puntuale.

Nel rispetto delle rispettive competenze, a richiedere ad ATERSIR di avviare, in fase di formazione del Regolamento sui criteri relativi alla tariffa puntuale, l'analisi della produzione di rifiuti delle singole categorie di utenze non domestiche, al fine di acquisire tutte le informazioni necessarie che permettano di poter superare i coefficienti previsti dal D.P.R. 158/99.

Ad attuare una vasta azione di informazione e sensibilizzazione sulla popolazione regionale al fine di promuovere le migliori pratiche atte a dare piena attuazione alle disposizioni del Piano in attuazione alla L.R. 16/2015, modulando il messaggio in relazione alle fasce di utenza interessate, anche con il coinvolgimento del “Forum permanente per l’economia circolare”.

A svolgere un approfondimento in relazione agli impianti di Piano finalizzato ad evidenziare quelli ove è possibile far pervenire i rifiuti attraverso ferrovia.

Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta pomeridiana del 3 maggio 2016

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