n.374 del 28.10.2020 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 781 - Risoluzione per impegnare la Giunta regionale a valutare la possibilità di inserire il test genomico nel Nomenclatore tariffario regionale della Regione Emilia-Romagna, rendendolo così disponibile a tutte le pazienti idonee residenti nel territorio emiliano-romagnolo, offrendo contestualmente i migliori trattamenti oncologici ed assicurando ai sistemi assistenziali vantaggi economici ottenuti dall’utilizzo del test. A firma del Consigliere: Tagliaferri
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Premesso che
durante la scorsa legislatura si è svolta, nella seduta della IV Commissione permanente “Politiche per la salute e Politiche sociali” del Consiglio regionale, l’audizione di varie associazioni emiliano romagnole che si occupano di tumore al seno;
in tale occasione sono state avanzate dalle medesime associazioni specifiche istanze volte a ottenere la presa in carico, da parte delle istituzioni della sanità emiliano romagnola, della richiesta di ottenere il test genomico gratuito, il quale è capace di distinguere i tumori che necessitano di chemioterapia da quelli in cui tale trattamento, costoso e dai pesanti effetti collaterali, può essere evitato.
Rilevato che
il test genomico è un test diagnostico “personalizzato” che permette di effettuare una stima delle probabilità di recidiva per pazienti con carcinoma mammario in stadio precoce, con recettori ormonali estrogenici positivi, senza interessamento dei linfonodi ascellari e di stimare in anticipo il vantaggio dell’aggiunta o meno della chemioterapia alla terapia ormonale;
il test può potenzialmente rivoluzionare sia l’approccio terapeutico sia la scelta della paziente, garantendo la certezza di una cura “su misura” in relazione all’attività biologica del tumore. In altre parole, consente al medico di poter selezionare la candidata alla quale è necessaria la somministrazione di chemioterapia, modificando il piano terapeutico ed evitando, al contempo, la somministrazione di chemioterapia a persone che invece non ne hanno bisogno.
Tenuto conto che
i vantaggi che deriverebbero dalla messa a disposizione, per tutte le donne della nostra regione, del test genomico gratuito avrebbero un’importanza ed una rilevanza specifica, sia in termini di possibilità di evitare le tossicità di un trattamento chemioterapico, con un impatto ovvio sia in termini di qualità della vita, sia in termini di contenimento dei costi, nella riduzione del costo di farmaci ed impiego delle risorse economiche sanitarie.
Preso atto che
attualmente le donne possono ricorrere al test genomico pagando oltre tremila euro, salvo la possibilità di provvedere tramite polizze sanitarie private o essere in cura in grandi centri di ricerca in grado di offrire il test tramite gli accordi con la società produttrice;
questo test viene rimborsato in molti paesi, tra cui Regno Unito, Germania, Svizzera, Irlanda, Grecia e Spagna, mentre in Francia il test è disponibile per il tramite di un meccanismo di fondi per la diagnostica innovativa; in Italia, ad oggi, l’unica regione che garantisce la rimborsabilità del test genomico è la Lombardia, attraverso una delibera del 1° settembre 2019 in cui viene disposto che il test sia inserito nel Nomenclatore tariffario regionale, rendendo così fruibile a tutte le pazienti idonee residenti nel territorio lombardo tale opportunità. Tale procedimento è in vigore anche nella Provincia di Bolzano e alcuni ospedali, come ad esempio a Chieti ed a Civitavecchia, forniscono gratuitamente alle loro pazienti il test genomico facendosi carico dei costi.
Riscontrato che
l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGE.NA.S.) lo scorso anno ha completato un’analisi dei dati della letteratura e pubblicato un report preliminare di HTA (Health Technology Assessment) in cui evidenzia che l’uso dei test genomici nelle pazienti con tumore alla mammella in stadio precoce consente di identificare quelle donne che potrebbero evitare la chemioterapia e che il mancato rimborso genera un problema di accessibilità;
il test genomico si è dimostrato conveniente anche da un punto di vista economico, con un significativo risparmio ottenibile grazie al minor ricorso alla chemioterapia, con una stima intorno ai seimila/settemila euro, producendo conseguentemente un corposo risparmio da parte delle aziende ospedaliere nell’erogare questo test il cui costo ammonta a circa tremila euro.
Considerato che
l’introduzione di questo test consentirebbe di migliorare la qualità della vita di tutte quelle donne con diagnosi di carcinoma mammario, attraverso un’azione di carattere preventivo rispetto ad un’azione invasiva, ed in alcuni casi anche invalidante, che produrrebbe la somministrazione di chemioterapie a pazienti per le quali questo trattamento sarebbe inefficace, impendendo così anche la produzione delle relative tossicità e la gestione degli effetti collaterali; la richiesta del test permetterebbe anche di ottenere contestualmente un considerevole risparmio economico per il sistema della sanità regionale sul costo delle chemioterapie, reinvestibile in ricerca e studi in questo campo;
garantire il test genomico gratuito in Emilia-Romagna produrrebbe altresì un’azione in termini positivi di equilibrio rispetto alla presenza di tale test nella vicina regione Lombardia, offrendo le stesse condizioni da parte dei due sistemi sanitari, e così scongiurando possibili migrazioni delle pazienti verso questa sanità.
Impegna la Giunta regionale
a valutare la possibilità di inserire il test genomico nel Nomenclatore tariffario regionale della Regione Emilia-Romagna, rendendolo così disponibile a tutte le pazienti idonee residenti nel territorio emiliano-romagnolo, offrendo contestualmente i migliori trattamenti oncologici ed assicurando ai sistemi assistenziali vantaggi economici ottenuti dall’utilizzo del test;
a promuovere l’accessibilità al test garantendo la parità di trattamento per tutte le donne emiliano-romagnole, in modo da offrire la completa omogeneizzazione sul territorio regionale della diffusione del test genomico gratuito, affinché sia tutelata l’equità di trattamento sia per le prestazioni sia per le offerte sanitarie.
Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta antimeridiana del 7 ottobre 2020