n.35 del 17.02.2021 periodico (Parte Seconda)

RISOLUZIONE - Oggetto n. 2535 - Risoluzione per impegnare la Giunta all’adozione di misure a sostegno del settore Moda. A firma dei Consiglieri: Rossi, Bulbi, Daffadà, Costi, Pigoni, Costa, Maletti, Pillati, Soncini, Mori, Rontini, Montalti, Zappa-
terra, Sabattini, Iotti, Tarasconi, Fabbri, Amico, Taruffi, Caliandro, Marchetti Francesca, Bondavalli, Zamboni

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna

Premesso che

dalla Terza Indagine relativa all’impatto del Covid-19 sulle imprese del settore moda, a cura del centro studi di Confindustria Moda, emerge che nel settore della moda e del lusso, seconda industria italiana, capace di fatturare nel 2019 oltre 100miliardi di euro, la pandemia di coronavirus ha comportato, a livello nazionale, un calo medio di fatturato pari al 27,5% nel terzo trimestre dell’anno, con picchi del 32% per le concerie.

Secondo le stime aggiornate, la contrazione del fatturato complessivo per il 2020 si attesta intorno al 29,7%, contro il 32,5% previsto a luglio, per una perdita totale stimata in 29 miliardi di euro. Allo stesso modo, la raccolta ordini del terzo trimestre segna un -24,7%, contro il -37,3% registrato nell’arco di tempo aprile-giugno.

Per quanto riguarda l’export, nei primi sette mesi dall’anno ha ceduto il 26,4%, contro il 14,0% del settore manifatturiero nel suo complesso.

Per i terzisti della moda il secondo trimestre 2020 è stato il più difficile: si è registrato un calo del fatturato di oltre il 35% rispetto allo stesso periodo del 2019 ed il settore ha chiuso il 2020 con una perdita del 20-25%.

Tra i settori più colpiti dalla crisi c’è anche quello dell’industria conciaria: le ultime stime dell’Istat parlano di un calo del 32% del fatturato stagionale e del 24% del volume della produzione solo nei primi cinque mesi dell’anno, rispetto al 2019. Sul versante dell’export, il calo è del 35% in valore e del 26% in volume. Il settore conta 18mila addetti, tutti super qualificati; al momento l’occupazione è stabile grazie al ricorso alla cassa integrazione e al blocco dei licenziamenti.

Evidenziato che

il settore moda, accessori e calzature è un settore a forte presenza di imprenditoria femminile e di manodopera femminile, sia per la parte strettamente manifatturiera, sia per la parte terziaria (commercio in primis); è inoltre un settore che è riuscito, pur tra mille difficoltà, a mantenere quasi intatta la filiera di produzione.

Dall’analisi congiunturale regionale, condotta da Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo, emerge che il calo della produzione manifatturiera, che nel secondo trimestre dell’anno ha avuto una flessione di quasi il 20%, nel terzo trimestre, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si è fermato a 6,7%, ma il “sistema moda” ha registrato un calo del 15,8%.

Dall’inizio della pandemia a fine settembre, secondo i dati dello studio, nel “sistema moda” la quota di imprese con fatturato in flessione sfiora l’80%.

I dati fotografano per le PMI del sistema Moda pesanti contrazioni di fatturato, produzione e ordini, pari rispettivamente al 32,4%, 31,2% e 26,8%: quello della Moda risulta il settore più in crisi tra tutti i settori manifatturieri considerati; con riferimento ai dati sull’export, a livello settoriale l’industria regionale della Moda è quella che ha sofferto maggiormente: tra gennaio e giugno 2020, le imprese del tessile, abbigliamento e calzature hanno esportato all’estero beni e prodotti per un valore di 2,7 miliardi di euro (il 13,3% dell’export nazionale di settore), dato in contrazione di quasi 699 milioni di euro rispetto al medesimo periodo del 2019 (-20,4%). Nell’ambito dell’industria della Moda, una riduzione più intensa delle vendite all’estero ha riguardato sia il comparto dei prodotti tessili (-24,6% rispetto al primo semestre 2019), sia quello degli articoli di abbigliamento (-24,8%). Più contenuta la riduzione delle esportazioni del comparto calzaturiero (-7,5%).

Sottolineato che

le aziende che compongono le filiere della moda sono generalmente piccole e medie imprese e l’andamento del fatturato nel terzo trimestre conferma una debolezza più marcata rispetto ad altri settori, dovuta, da una parte, alla diminuzione del mercato domestico, e dall’altra alle grandi difficoltà nell’export, attività che storicamente ha aiutato tutto il Made in Italy: ne è prova il massiccio utilizzo della cassa integrazione, che per 1 azienda su 2 riguarda oltre il 60% dei dipendenti.

I dati più recenti sulla consistenza occupazionale della Moda (fonte Unioncamere E-R), aggiornati al secondo trimestre 2020, con riferimento alla sola componente manifatturiera, contano 34.570 addetti, pari al 2% del totale dell’economia regionale; la variazione della manifattura della moda rispetto al secondo trimestre 2019 fa segnare una contrazione del 6,7%, pari a quasi 2,5 mila addetti in meno.

Sottolineato altresì che

le varie misure economiche introdotte a sostegno dei diversi settori produttivi non dedicano la dovuta attenzione al comparto, mentre servirebbero misure ad hoc, che tengano anche conto del fatto che la moda è settore ad alta intensità di manodopera, con una netta prevalenza della componente femminile.

La ripresa del settore non può prescindere da un'azione congiunta dei diversi livelli istituzionali che sappia dare risposta ai problemi legati all'incentivazione del commercio internazionale, alla difesa del Made in Italy, alla fiscalità delle imprese e alla detassazione dei brevetti a supporto della ricerca e dell'innovazione, nonché da misure volte a sostenere specificamente la componente femminile dell’occupazione del settore.

Formazione tecnica e alta formazione degli operatori, innovazione, ricerca e trasferimento tecnologico per la qualità dell'offerta e marketing del Made in Italy costituiscono, ancora una volta, come già avvenuto in passato, il volano per la ripresa e lo sviluppo del settore e occorre prevedere, tra gli ambiti di intervento, anche quelli collegati alla digitalizzazione (con tecnologie abilitanti che devono favorire innanzitutto un’innovazione di processo, tanto all’interno dell’azienda quanto nella filiera, nonché l’interconnessione di tutti i nodi, dal grande brand al subfornitore alla startup), alla sostenibilità -nella sua dimensione ambientale, economica e sociale, dalla produzione all’etica del lavoro- ed alla necessaria conversione green, secondo i principi dell’economia circolare.

Dato atto infine che

a fronte dei provvedimenti restrittivi assunti con l’obiettivo di contenere e limitare la diffusione dei contagi, sono crollate le vendite al dettaglio a causa dell’azzeramento della domanda, con la conseguente creazione di scorte che, in questo settore, perdono rapidamente di valore.

Le peculiarità del settore si riflettono nelle perdite e per comprendere la reale portata di queste, vanno tenute presenti le caratteristiche della produzione, proiettata sulla stagionalità successiva, ma su ordini pregressi, il che “trasla in avanti” le perdite: il sistema di ristori finora messo in capo dal Governo non tiene nel debito conto queste specificità e non offre, conseguentemente, risposte adeguate alle sofferenze del comparto.

Tutto ciò premesso e considerato,

impegna la Giunta

a sollecitare il Governo per l’adozione di misure finanziarie ad hoc per il sostegno del settore Moda, in considerazione anche della forte presenza di imprese e occupazione femminile.

A rafforzare uno dei pilastri del manifatturiero regionale, la Fashion Valley, adottando misure volte a garantire adeguato sostegno alla filiera della Moda, abbigliamento, accessori e calzature, incentivando accordi di filiera per mantenere e rafforzare la subfornitura locale, fatta da micro imprese spesso femminili e di alta occupazione femminile.

A proseguire ed incrementare le azioni di supporto e promozione del sistema moda (tra cui gli Archivi della Moda, le reti europee quali Regio Tex, etc.), sostenendo la formazione, la ricerca ed il trasferimento tecnologico finalizzati alla qualità del prodotto e, dunque, alla competitività del territorio regionale, nonché le azioni di supporto all'internazionalizzazione del sistema, dando valore alla provenienza territoriale quale garanzia di qualità, salubrità e stile. In tale contesto, a favorire la partecipazione delle PMI e delle microimprese ai bandi per la creazione di reti di imprese per l'internazionalizzazione.

A incoraggiare e sostenere la conversione del settore verso il nuovo modello di green fashion, che prevede il passaggio da un’economia basata sulla linearità del ciclo materiale-prodotto-rifiuto ad un’economia a ciclo chiuso, che minimizzi le risorse impiegate per la produzione e massimizzi l’utilizzo del prodotto ed il recupero dei materiali, secondo i principi dell’economia circolare.

A sollecitare il Governo affinché, in tutte le sedi istituzionali opportune, nonché nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni, vengano individuate soluzioni condivise volte all'incentivazione delle imprese del settore moda, tessile e calzaturiero per l'ideazione, la progettazione e l'implementazione dei campionari, come avviene per altri settori nei quali sono previste incentivazioni per gli investimenti in prototipi e nuovi modelli.

A dedicare al settore della moda una quota significativa delle risorse dei fondi europei della prossima programmazione 2021/2027.

A valutare la possibilità di utilizzare il contratto d’area quale strumento utile al rilancio del settore.

Nello spirito del patto per il lavoro ed il clima appena sottoscritto, a convocare un tavolo regionale di settore in cui, alla presenza delle associazioni imprenditoriali, sindacali ed istituzionali, siano valutate ulteriori possibili azioni di sostegno e di rilancio della produzione e dell’occupazione.

Approvata all'unanimità dei votanti nella seduta pomeridiana del 3 febbraio 2021

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