SUPPLEMENTO SPECIALE N.210 DEL 17.09.2013

Relazione

Il presente progetto di legge richiamandosi ai diritti fondamentali sanciti dall'ONU, alla Convenzione sulla eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne / CEDAW, alle Risoluzioni dell'UE, dalla Convenzione di Istanbul del Consiglio Europeo sulla prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne e alla violenza domestica, alla Costituzione italiana, e ai principi dello Statuto regionale riconosce che la violenza degli uomini sulle donne ha motivazioni culturali come precisa un passaggio della risoluzione 54/134 dell’ONU: “[...] la violenza contro le donne deriva da una lunga tradizione di rapporti di forza disuguali fra uomini e donne, situazione che conduce alla dominazione degli uomini sulle donne e alla discriminazione di queste ultime, impedendo loro di emanciparsi pienamente”.

Il progetto di legge vuole affrontare alla radice l’emergenza sociale della violenza degli uomini sulle donne nella vita pubblica e privata, in tutta la sua complessità e in tutte le forme in cui si manifesta nella Regione Emilia-Romagna: violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica, minacce, persecuzioni e violenza assistita. Le analisi sono difficili: mancando un sistema di dati integrati dei vari soggetti che si fanno carico di dare risposta alle donne che subiscono violenza (forze dell’ordine, questure, pronti soccorso, servizi sociali, centri antiviolenza) non è possibile neppure aver chiara la dimensione del fenomeno nelle sue diverse articolazioni: denunce, richieste di aiuto, richieste di consulenza legale, ecc.. A livello regionale l’unico dato disponibile è quello fornito, di anno in anno, dall’Associazione “Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna” che si assesta su circa 2300 donne accolte dai Centri e 101 donne ospitate con altrettanti minori.

La punta dell’iceberg sono le violenze che portano alla morte: in Italia nel 2011 sono state uccise 127 donne di cui 17 nella nostra regione; a dicembre 2012 su 118 femminicidi 15 sono stati in Emilia-Romagna. Sono dati allarmanti ed esponenziali, se consideriamo la crescita ininterrotta di questo tipo di eventi dal 2005 ad oggi. La maggior parte delle vittime sono donne italiane, così come la maggior parte degli uomini che le hanno uccise. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di mariti, compagni, conviventi o ex, ma anche figli e padri: uomini con i quali le donne avevano una relazione molto stretta. 

Nel giugno del 2012, Rashida Manjoo, Special Rapporteur delle Nazioni Unite richiamando l’Italia per la gravità con cui si manifesta il fenomeno della violenza sulle donne ha affermato che “i femminicidi sono un crimine di stato, tollerati dalle pubbliche istituzioni per incapacità di prevenire, proteggere e tutelare la vita delle donne che vivono diverse forme di violenze e di discriminazioni durante la loro vita […] e sono l’estrema conseguenza delle forme di violenza esistenti contro le donne originati da aspetti economici, sociali e politici”.

Il progetto di legge si pone l’obiettivo di fondo di:

- creare le condizioni, anche e soprattutto attraverso la diffusione di una cultura di valorizzazione della differenza di genere, della dignità e del rispetto delle donne per prevenire e ridurre il fenomeno della violenza sulle donne in tutta la complessità delle forme in cui si manifesta;

- massimizzare l’efficacia degli interventi a sostegno dei percorsi di autonomia ed empowerment delle singole donne vittime di violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica affinchè le stessa possano tornare ad esercitare i propri diritti umani e di cittadinanza; 

- rafforzare e migliorare la diffusione delle Case e Centri antiviolenza e delle Case rifugio in tutto il territorio regionale tendendo al raggiungimento dei parametri europei;

- sistemizzare gli interventi di prevenzione della violenza sulle donne attraverso progetti educativi e culturali diffusi e permanenti;

- diffondere i servizi di accompagnamento al cambiamento degli uomini violenti.

Intende perseguire quanto specificato mettendo a sistema, monitorando e verificando la capillarità e l’adeguatezza rispetto ai bisogni espressi dai singoli territori delle attività già in atto messe in atto dalla Regione attraverso il Sistema locale dei servizi sociali a rete dei Piani sociosanitari di zona (L.R. 2/2003) nonché investendo risorse aggiuntive sul contrasto e sulla prevenzione del fenomeno, favorendo gli strumenti che si sono rivelati più efficaci, diffondendo le buone prassi e i progetti innovativi, in particolare: 

- favorendo la creazione di una “Rete regionale contro la violenza” formata dagli enti pubblici territoriali, dalle istituzioni pubbliche e dagli organismi del privato sociale che già intervengono nelle reti locali create dalle diverse province e comuni; 

- istituendo un Osservatorio regionale sulla violenza di genere che raccolga i dati provenienti da tutti i soggetti coinvolti (forze dell’ordine, pronti soccorso, centri antiviolenza, ecc.);

- realizzando - direttamente o tramite altri soggetti pubblici e privati (enti scolastici, comuni e province, associazioni femminili, centri di documentazione) - progetti e interventi di prevenzione nel campo della istruzione e della formazione rivolte a diverse fasce scolastiche e diversi target (uomini/donne ragazzi/adulti);

- promuovendo azioni di sensibilizzazione contro gli stereotipi di genere in particolare nel campo della comunicazione dei media;

- promuovendo corsi di formazione, anche congiunti, fra tutti i soggetti coinvolti nei servizi di prevenzione, contrasto del fenomeno, accoglienza e sostegno delle donne vittime e di accompagnamento al cambiamento per gli uomini violenti;

- attivando azioni per favorire la soluzione dei problemi abitativi delle vittime con figli minori;

- promuovendo progetti per l’occupazione delle vittime.

La proposta di legge tiene conto dell’iter della Legge quadro regionale sulla parità e contro le discriminazioni di genere avviato a seguito della sessione sulla parità discussa in sede di Assemblea legislativa lo scorso 20 novembre 2012.

La normativa regionale prevede che possano essere presentate progetti di legge da Comuni della Regione, tramite voto del Consiglio comunale, che rappresentino almeno, complessivamente, 50.000 abitanti.

Quindi, l’approvazione consente di proseguire con un iter che prevede prima la valutazione della Consulta regionale che deve esprimere un parere di legittimità sulla legge, poi la discussione in Commissione consiliare regionale, con l’interlocuzione con i promotori del Progetto di legge, poi la discussione in Consiglio Regionale. In particolare nella Commissione al testo possono essere approntati aggiustamenti e modifiche anche su suggerimento dei proponenti, oltre che dai membri della
Commissione.

Si propone di indicare come relatrici della legge presso tutti i passaggi indicati:

Caterina Liotti, consigliera PD e presidente del Consiglio comunale di Modena, Lucia Bongarzone, Coordinatrice della Conferenza regionale delle Democratiche Regione Emilia-Romagna, Sonia Alvisi, Coordinatrice Conferenza Donne PD Rimini.

Valuta il sito

Non hai trovato quello che cerchi ?

Piè di pagina