SUPPLEMENTO SPECIALE N.16 DEL 17.02.2015

Relazione

La rilevanza assunta dall'operazione Aemilia, portata a termine con successo dall'Arma dei Carabinieri contro la 'ndrangheta e, più in generale, contro la malavita organizzata, ha messo in luce la presenza ormai diffusa di tale fenomeno sul territorio regionale, fenomeno questo che può essere ormai descritto come in fase di forte radicamento e consolidamento.

Le inchieste della magistratura e le operazioni delle forze dell'ordine che si susseguono sempre più spesso e che coinvolgono anche soggetti residenti nel territorio regionale, esigono una risposta politica forte non di mera solidarietà, la politica regionale deve agire in modo reattivo e straordinario e mettere in campo nuovi strumenti, nuove norme ad integrazione di quelle che già esistono.

Le indagini hanno comprovato la capacità dell'organizzazione malavitosa di stampo mafioso di attuare una pervasiva infiltrazione nel tessuto economico ed imprenditoriale nei settori dell’edilizia, del movimento terra e dello smaltimento dei rifiuti, tanto nel territorio d'origine, quanto nelle attuali aree di proiezione, mediante una sistematica pressione estorsiva esercitata nei confronti di imprenditori locali e finalizzata a imporre, nella fase di esecuzione delle opere, la scelta di subappaltatori e fornitori fra quelli di riferimento dell'organizzazione criminale. In particolare, le investigazioni hanno messo in luce gli interessi del sodalizio nei lavori collegati alla realizzazione di rilevanti interventi di riedificazione a seguito del terremoto che ha interessato l'Emilia-Romagna nel 2012, ai quali le ditte mafiose hanno avuto accesso anche grazie alle cointeressenze mantenute con i titolari di un'importante azienda edile modenese assegnataria di appalti pubblici per lo smaltimento delle macerie.

La nostra Regione continua a scalare posizioni nella classifica delle Regioni con il maggior numero di beni sequestrati e confiscati alle mafie soprattutto nell'ultimo biennio, che ha visto un aumento notevole dei provvedimenti di sequestro e confisca. Emerge inoltre un trend in notevole di arresti compiuti dalle forze dell'ordine negli ultimi anni sul territorio regionale, dai dati della DIA, dagli studi di settore, emerge che gli eventi a cui assistiamo in questi giorni erano ampiamente prevedibili da tempo.

Manca nella normativa regionale la previsione di un sistema informativo regionale sugli appalti di opere e servizi che dialoghi bidirezionalmente con le Prefetture, che possono ricevere e fornire, in ogni momento, dati e informazioni utili per le prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata, in modo da rendere disponibile un servizio di diffusione di questi dati per le Amministrazioni Pubbliche presenti sul territorio regionale, nonché per enti, aziende, società, agenzie, consorzi e organismi comunque denominati, controllati, vigilati e partecipati dalla Regione Emilia-Romagna, compresi i concessionari di servizi pubblici regionali, e tutte le Amministrazioni Pubbliche della Regione non comprese nell'articolo 117, comma secondo, lettera g) della Costituzione; un Sistema informativo che serva per organizzare la raccolta e la diffusione telematica delle informazioni concernenti gli appalti e riguardanti tutte le fasi procedurali, dalla pubblicizzazione dei bandi di gara e affidamento degli incarichi al completamento e collaudo delle opere, in modo da permettere di incrociare in tempo reale i vari dati e notizie sulle diverse aziende che partecipano ad appalti pubblici e subappalti nel territorio Regionale, sulla base del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del giugno 2011 ed in attuazione della legge inerente il "Piano straordinario contro le mafie", in modo da fornire maggiore concretezza all'attività di prevenzione e contrasto alla corruzione ed ai tentativi di condizionamento della stessa criminalità mafiosa. Con il presente progetto di legge colmiamo questa carenza.

Nonostante la Legge regionale 9 maggio 2011, n. 3 “Misure per l'attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, nonché per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile” sia stata un buon mezzo per far acquisire coscienza del fenomeno e dare una prima risposta, riteniamo che sia arrivato il momento, anche alla luce delle considerazioni sopra riportate, di intervenire con nuove norme volte a potenziare la stessa.

La presente proposta di legge si compone di 6 articoli ognuno dei quali va ad interagire ed integrare la Legge regionale 9 maggio 2011, n. 3 “Misure per l'attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, nonché per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile

I primi due articoli introducono il coordinamento/raccordo delle attività degli Osservatori locali con l’Osservatorio regionale e quest’ultimo con la Giunta regionale.

L’articolo 3 riguarda la costituzione di parte civile in tutti i processi aventi ad oggetto reati di criminalità organizzata e mafiosa. La norma attualmente in essere nella Legge n. 3 del 2011 da ampia discrezionalità alla Giunta regionale, mentre la formulazione proposta attua un automatismo che impone alla Giunta regionale di costituirsi in giudizio ogni qualvolta si inizino processi aventi ad oggetto reati di criminalità organizzata e mafiosa, riguardanti il territorio regionale. I proventi degli eventuali risarcimenti, scaturenti dalla costituzione in giudizio, viene stabilito siano destinati alle azioni finalizzate al recupero dei beni confiscati.

L’articolo 4 istituisce e regolamenta l’Osservatorio, la Consulta e la Partecipazione, creando la conferenza sulla legalità. La Legge n. 3 del 2011 prevedeva in modo non compiuto l’osservatorio e non prevedeva la costituzione della Consulta e della Conferenza sulla legalità, istituti che riteniamo fondamentali per una effettiva opera di contrasto e sradicamento delle mafie sul nostro territorio.

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