n.239 del 30.07.2014 periodico (Parte Seconda)

Parere motivato relativo al "Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020" (D.Lgs. 152/06, Norme in materia ambientale)

IL RESPONSABILE

(omissis)

determina:

a) di dare atto che la valutazione ambientale del piano in oggetto, di cui al D.Lgs. n. 152/2006 e successive modificazioni, è svolta ai sensi dell’art. 2, comma 2 della L.R. n. 9/2008;

b) di esprimere PARERE MOTIVATO POSITIVO alla proposta di “Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020” della Regione Emilia-Romagna, adottata con delibera della Giunta regionale n. 512/2014, a condizione che si tenga adeguatamente conto dei seguenti elementi:

1) l'uso della biomassa come fonte rinnovabile di energia rinnovabili per ridurre le emissioni serra devono essere valutate in relazione alle stime dei prelievi sostenibili di biomasse legnose forestali presenti in Emilia-Romagna escludendo dai finanziamenti, quindi, l’utilizzo di colture dedicate o importate;

2) l'uso della biomassa come fonte rinnovabile di energia rinnovabili per ridurre le emissioni serra devono essere valutate in relazione alle stime dei prelievi sostenibili di biomasse legnose forestali presenti in Emilia-Romagna escludendo dai finanziamenti, quindi, l’utilizzo di colture dedicate o importate;

3) in merito agli impianti che producono energia da biomasse si richiede:

  • sia ridotta la distanza da 70 km a 40 km per l’acquisizione dei materiali da conferire negli impianti a biomassa;
  • siano finanziati impianti che prevedono l’utilizzo di residui e sottoprodotti e non di colture dedicate;
  • siano richieste l’adozione delle migliori tecniche disponibili per ridurre le emissioni di PM10, NOx e COV, siano applicati i limiti prestazionali previsti dalla DGR n. 855/2012; in particolare si richiede l’applicazione del principio del “saldo zero” e del “computo emissivo” nell’aree con superamenti dei valori limite di NO2 e PM10;
  • siano privilegiati i piccoli impianti con un‘efficienza energetica dell’impianto e l’efficacia nel trasferire il calore prodotto maggiori del 85%; siano privilegiati gli impianti con recupero dell’energia termica prodotta per autoconsumo o teleriscaldamento;
  • siano localizzati nelle aree “verdi” individuate dalla Delibera di Assemblea Legislativa n. 51/2011 in zone montane; sia assicurato il rispetto delle prescrizioni stabilite dalla DGR 362/2012;
  • siano definite “distanze di sicurezza minime” dagli impianti a biomassse per la protezione delle coltivazioni di pregio (biologiche e di qualità);
  • non siano incentivati impianti per la produzione di energia termica da cippato e/o pellets poiché tale tipo di produzione di energia comporta l’incremento di inquinanti critici per la qualità dell’aria;

4) in merito alla tutela della risorsa idrica si evidenzia:

  • la necessità di definire criteri di preferenza ad impianti, come per esempio la realizzazione di bacini d'accumulo in zona collinare o montana, che non insistono su superfici occupate da habitat ad alta valenza naturalistica (Rete Natura 2000), e paesaggistica (vincoli del Piano Territoriale Paesistico Regionale PTPR e tutele ai sensi del D.Lgs 42/2004);
  • la necessità che gli interventi finanziati con la misura (4.03.B) ”Invasi e rete di distribuzione collettiva” derivino da una pianificazione del dimensionamento e da una valutazione della priorità, limitando le colture idroesigenti laddove non ci sono i presupposti di sostenibilità della risorsa;
  • la richiesta di finanziare prevalentemente impianti idroelettrici realizzati su salti esistenti e su canali artificiali;

5) in merito alla selezione dei progetti si richiede:

  • di usare criteri preferenziali per gli interventi di ammodernamento e risanamento che non contribuiscono ad impermeabilizzare i suoli, o che prevedono la riduzione delle superfici impermeabilizzate;
  • di prevedere la mitigazione degli impatti odorigeni degli impianti finanziati, verificando l'uso delle migliori tecniche disponibili per la produzione zootecnica; gli investimenti aziendali che riguarderanno la copertura delle vasche di raccolta delle deiezioni zootecniche ed il loro trattamento (finanziamento di 13,5M€ per un totale di 339 interventi) consentiranno di ridurre gli odori e l'emissione di diverse sostanze inquinanti l'atmosfera (soprattutto l'ammoniaca);
  • in sede di assegnazione dei finanziamenti considerare la possibilità di bilanciare il rapporto fra i capi allevati e le superfici a prati permanenti e pascoli, in modo da mitigare l'impronta carbonica anche a livello aziendale; l’impatto stimato dalla valutazione del PSR mostra un incremento delle emissioni di gas climalteranti di 0,22 MtCo2eq che scende a 0,05 al 2020;
  • che i contributi per gli spazi naturali e seminaturali non siano inferiori o, meglio, siano superiori a quelli del precedente Piano, evidenziando il rischio che molti agricoltori non rinnovino l’impegno, giunto a scadenza, con grave danno per quanto realizzato con i fondi precedenti;

6) in merito al tema della copertura boschiva si richiede:

  • sia data priorità agli interventi che si impegnino a mantenere nel tempo la destinazione a prato stabile in collina o fascia boscata in pianura;
  • sia valutata la possibilità di inserire tra i criteri per finanziare l’agricoltura biologica e di qualità (DOP, IGP, ecc.) la necessità che tali coltivazioni siano protette dalle infrastrutture viarie o da altri centri di emissioni (ad es. impianti a biomasse), da fascia vegetali considerate parte integrante alla coltivazione; tali fasce potranno essere sia di tipo naturalistico connesse alla Rete Ecologica (da privilegiare), sia di tipo produttivo destinate alla produzione di energia da biomasse;
  • sia privilegiato il recupero, il reimpianto e la valorizzazione delle alberature inserite nelle sistemazioni poderali ispirate alla storia, citiamo per esempio le varie tipologie di sistemazione delle piantate alla bolognese o romagnola;
  • sia affidata agli strumenti di pianificazione urbanistica territoriale l’individuazione delle aree per la rinaturalizzazione e la valorizzazione paesaggistica;

7) si merito alla Rete Natura 2000

  • si richiede siano attivate tutte le misure connesse e funzionali alla gestione e monitoraggio della Rete Natura 2000, promuovendo anche strumenti innovativi come ad es. gli accordi agro-alimentari per la gestione della Rete Natura 2000;
  • si richiede di favorire la pioppicoltura nei siti Rete Natura 2000, in modo tale che non contrasti con le misure di gestione dei siti stessi;
  • si richiede che la compensazione per il mancato reddito si applichi non solo ai vincoli ambientali, ma anche alle pratiche agricole incentivate dalle misure di gestione dei siti della Rete natura 2000;

8) si ritiene, inoltre necessario:

  • sostenere e finanziare adeguatamente l'agricoltura Blu (che prevede l’utilizzo di tecniche di coltivazione particolarmente conservativa del suolo) sia per l’effetto innovativo che questa tecnica colturale ha, sia per la sua conclamata valenza ambientale derivante dall’effetto positivo svolto per il trattenimento della CO2;
  • l’erogazione di contributi alle imprese agricole che svolgono micro-interventi di manutenzione del territorio volti all’eliminazione dei fenomeni di dissesto;
  • siano incentivati gli interventi sugli immobili che tendano al consumo zero del suolo anche con interventi di “desigillazione” abbattendo gli edifici inutilizzati o incongrui;
  • che il Programma promuova la valorizzazione dei prodotti agricoli di tutti i settori strategici del made in Italy (orto-frutta, vini, carni, formaggi, etc.) connotandoli con una nuova proposta di marketing che faccia della politica dei trasporti ecocompatibili (ad es. trasporto su rotaia) la sua forza trainante;
  • che siano aumentate le risorse disponibili per la prevenzione dei conflitti tra allevatori e Lupo;

9) si ritiene necessario sia articolato il Piano di Monitoraggio che dovrà verificare, su base annua, il contributo dell’attuazione del Piano, in particolare, all’andamento della qualità dell’aria (acidificazione, ozono, gas serra) e alla qualità delle acque superficiali e sotterranee (nitrati) a tal fine può essere utilizzato il quadro conoscitivo di riferimento del Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria, in fase di approvazione;

10) per quanto riguarda gli indicatori di monitoraggio ambientale del Programma si chiede che sia monitorato il parametro relativo alle emissioni regionali di ammoniaca NH3 (t/a), in quanto inquinante precursore della frazione secondaria di particolato atmosferico PM10, che contribuisce al superamento dei valori limite di qualità dell’aria in Regione;

11) si valuta positivamente l’integrazione dell’analisi ambientale con il Regional Accounting Matrix including Environmental Accounts (RAMEA) e si ritiene utile integrare il monitoraggio del PSR con il contributo del modello RAMEA che consente sia di stimare il contributo sulle matrici ambientali del settore Agricoltura, sia di confrontare le performance del settore con i principali settori economici, comprese le famiglie, presenti in Regione;

12) si ritiene utile adottare, in particolare nella fase di monitoraggio del Programma Regionale di Sviluppo Rurale 2014-2020 dell’Emilia-Romagna, il modello di stima delle emissioni serra denominato CO2MPARE adottato nell’analisi delle emissioni del Programma Operativo Regionale (POR) 2014-2020;

13) si elencano le raccomandazioni e le prescrizioni contenute nella Valutazione d’Incidenza (Allegato n.1 alla presente determina)

raccomandazioni per prevenirne il danneggiamento di siti della Rete Natura 2000:

Dune marittime e interne. Sono habitat estremamente fragili per il ridotto spessore del suolo e quindi assolutamente inadatti a qualsiasi interferenza antropica. E’ opportuno mantenere una fascia di rispetto dalle dune costiere mobili poiché si tratta di habitat migratori per azione dei venti;

- Habitat costieri e vegetazioni alofitiche. Habitat inadatti a qualsiasi interferenza antropica, non offrono condizioni favorevoli all’utilizzo agrario per l’elevato contenuto salino e per la scarsità di sostanza organica che caratterizza i suoli;

- Habitat di acqua dolce. Gli habitat esistenti di acqua dolce non dovrebbero essere interessati direttamente da attività agricole e derivate. Occorre preservarli inoltre da scarichi puntuali o diffusi derivanti da attività zootecniche o agronomiche che potrebbero risultare compatibili con l’ambiente nel suo complesso, ma creare localmente situazioni di degrado degli habitat acquatici più fragili (coincidenti con quelli di maggior interesse naturalistico). Occorre preservarli da emungimenti incontrollati e incompatibili con la portata dei corsi d’acqua o la capacità di invaso. L’attività agricola a margine dei corsi d’acqua deve lasciare bordure di ampiezza sufficiente all’instaurarsi della tipica vegetazione di ripa;

- Lande e arbusteti temperati. Si tratta di ambienti non particolarmente frequenti in ambito regionale che si trovano soprattutto in aree a ridotta attività agricola. Devono essere preservate dall’espansione di habitat forestali anche di nuovo impianto e da carichi eccessivi di pascolamento;

- Macchie e boscaglie di sclerofille. Ambienti frequenti e ben conservati nella bassa e media collina ove è presente l’attività di pascolamento; sono molto importanti perchè svolgono una funzione di ecotono indispensabile per la conservazione della biodiversità. Risultano utili le azioni che li mantengono in un loro stato di equilibrio (sfalci periodici, pascolamento controllato, limitazione dell’espansione boschiva). Questi habitat andrebbero esclusi dalle azioni di forestazione;

- Formazioni erbose naturali e seminaturali (Alisso-Sedion, Festuco-Brometalia, Thero- brachipodietea, Nardeti). Molto frequenti nelle zone di collina e montagna sia con aspetti mesofili sia xerofili, comprendono habitat erbacei e cespugliati. Il loro mantenimento sopporta modeste attività di pascolamento, evitando preferibilmente i periodi di fioritura delle orchidee da maggio a fine luglio, e in maniera controllata periodici sfalci. Queste tipologie di habitat devono essere escluse da interventi di forestazione;

- Formazioni erbose naturali e seminaturali (Molinieti, praterie da fieno, ecc.). Frequenti in zone collinari-montane e diffuse nelle bassure della fascia costiera. La loro esistenza è legata a suoli umidi e di conseguenza sono particolarmente sensibili a variazioni, anche contenute, di regimazione delle acque. Deve essere evitata l’espansione dell’attività agricola che comporta dissodamento del suolo. Per i Molinieti sono congruenti contenute attività di pascolo o sfalcio. Per quanto riguarda, invece, le praterie da fieno la loro conservazione dipende dal mantenimento di adeguate attività di sfalcio;

- Torbiere alte e basse, paludi basse. Si tratta di habitat di particolare pregio, generalmente di ridotta estensione e localizzati, la cui tutela è indispensabile per assicurare un adeguato mantenimento della biodiversità. Vanno pertanto escluse da qualsiasi intervento che ne possa mutare la consistenza e la struttura; gli interventi per la loro conservazione e valorizzazione dovrebbero essere valutati attentamente ma positivamente;

- Habitat rocciosi e grotte. Si tratta di habitat specialistici inidonei all’uso agricolo e alla fruizione turistica. Nei terreni situati in prossimità o sopra le grotte è idoneo il ricorso a tecniche produttive sostenibili (produzione biologica ed integrata) e in particolare con riduzione delle lavorazioni;

- Foreste dell’Europa temperata. Sono diffuse dal piano montano a quello basale anche se con coperture discontinue. Sono favorite da adeguata gestione forestale a fini conservazionistici. L’applicazione delle misure a supporto della forestazione va accuratamente valutata caso per caso nelle azioni e nella loro consistenza;

- Foreste mediterranee a caducifoglie. Frequenti e diffuse su tutto il territorio regionale con gradi di conservazione generalmente da buono a eccellente. Sono importanti le azioni di conservazione a supporto della biodiversità floristica e faunistica caratteristica di questi habitat e dei siti che li ospitano;

- Foreste a sclerofille mediterranee. Nel territorio regionale la loro presenza è limitata, per quanto riguarda la fascia collinare, a particolari situazioni geomorfologiche. Per quanto riguarda la fascia pianeggiante costituiscono un habitat di particolare pregio incluso nelle zone boschive della fascia costiera. Per la loro fragilità questi habitat vanno assolutamente esclusi da interventi non strettamente legati alla loro conservazione e per quelle situazioni in cui è evidente un significativo degrado. In molti casi la loro sopravvivenza è legata anche alla qualità e al livello della falda perciò vanno considerati con attenzione anche gli interventi non diretti sull’habitat ma localizzati nel territorio circostante;

al fine di ridurre ulteriormente le possibili incidenze negative siti della Rete Natura 2000 devono essere rispettate le seguenti prescrizioni:

  • sono da assoggettare alla procedura della valutazione di incidenza tutti i singoli progetti/attività dei diversi assi previsti dal POR-FESR che interessano i siti della Rete Natura 2000, qualora trattasi di progetti che prevedano interventi materiali sul territorio; l'obbligo di effettuare la valutazione di incidenza potrà essere circoscritta ai soli progetti selezionati;
  • sono da assoggettare alla procedura della valutazione di incidenza tutti i singoli progetti/interventi che verranno finanziati dal PSR, che interessano i siti della Rete Natura 2000, qualora previsto dalla valutazione di incidenza del rispettivo POM;
  • sono da considerarsi aree prioritarie per gli impianti di pioppicoltura ed arboricoltura (misura 8.1.b) i terreni agricoli di proprietà privata e non quelli pubblici e, di conseguenza, gli altri criteri indicati come prioritari nel PSR sono da intendersi solo come criteri subordinati di preferenzialità nella stesura della graduatoria;
  • la superficie minima per gli imboschimenti (misura 8.1.a) deve essere pari a 1 ettaro;
  • gli interventi della Misura 8.1.b sono ammissibili solo nei terreni agricoli;

14) che l’accoglimento di osservazioni che comportino effetti ambientali non analizzati e valutati nel Rapporto Ambientale, allegato al piano adottato, comporti il necessario aggiornamento del documento di valutazione, ed inoltre, si ritiene che nel caso gli effetti ambientali siano significativi sarà necessario aggiornare anche la presente valutazione;

15) che siano affidate alla obbligatoria procedura di verifica (screening) di cui al titolo II ovvero alla obbligatoria procedura di VIA di cui al Titolo III della L.R. 9/99 cui devono essere assoggettati gli interventi derivanti dall'attuazione del “Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020” della Regione Emilia-Romagna, la migliore e specifica determinazione degli impatti ambientali;

c) di trasmettere, ai sensi dell’art. 16, del D.Lgs 152/06, copia del presente atto alla Direzione Generale Agricoltura, Economia ittica, Attività faunistico - venatorie della Regione Emilia-Romagna ed ai soggetti competenti in materia ambientale; al riguardo si ricorda che, ai sensi dell’art. 17, del D.Lgs 152/06 come modificato dal D.Lgs. 4/08, si dovrà provvedere a rendere pubblica la decisione finale in merito all’approvazione del piano, nonché il parere motivato, la dichiarazione di sintesi e le misure adottate i merito al monitoraggio;

d) di pubblicare in estratto la presente determinazione nel Bollettino ufficiale della Regione Emilia-Romagna;

e) di rendere pubblico attraverso la pubblicazione sul proprio sito web, ai sensi dell’art. 17, del D.Lgs 152/06 come modificato dal D.Lgs. 4/08 la presente determinazione, la Dichiarazione di sintesi, nonché le misure adottate in merito al monitoraggio;

f) di informare che è possibile prendere visione del piano e di tutta la documentazione oggetto dell’istruttoria presso la Regione Emilia-Romagna, Viale della Fiera n.8, Bologna - Servizio Valutazione Impatto e Promozione Sostenibilità Ambientale;

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