n.26 del 31.01.2024 periodico (Parte Seconda)

RISOLUZIONE - Oggetto n. 7102 - Risoluzione per impegnare la Giunta a proseguire l'interlocuzione con tutti gli organi preposti affinché vengano rispettati gli accordi a tutela dei diritti dei lavoratori del comparto di vigilanza privata e servizi di sicurezza operanti nelle sedi della Regione Emilia-Romagna e a sostenere l'introduzione di una normativa per il salario minimo legale nel nostro Paese. A firma dei Consiglieri: Amico, Sabattini, Dalfiume, Mori, Costi, Pillati, Caliandro, Mumolo, Rontini

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Premesso che

nel 2013 Filcams Cgil e Fisascat Cisl siglarono con le associazioni datoriali di Confindustria e delle centrali cooperative il Contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) per i dipendenti da istituti e imprese di vigilanza privata e servizi fiduciari, che per la prima volta ha unificato due contesti importanti del mondo del lavoro, introducendo il comparto dei servizi fiduciari, con l’obiettivo – condiviso anche dalle associazioni datoriali e definito nel testo contrattuale – di favorire l’emersione del settore, che è sempre stato storicamente caratterizzato dalla forte presenza di lavoro irregolare e precario.

L’impegno delle parti firmatarie consisteva nel migliorare le condizioni salariali degli ultimi livelli del personale impegnato nei servizi fiduciari, che erano considerate di emersione per un settore all’epoca privo di regolamentazione contrattuale. Impegno che è stato poi disatteso dalle associazioni datoriali provocando un peggioramento delle condizioni negli appalti che ha compresso e penalizzato le retribuzioni dei lavoratori, con grandi guadagni sia delle aziende che dei committenti.

A oltre sette anni dalla scadenza, avvenuta il 31 dicembre 2015, del CCNL vigilanza privata e servizi fiduciari, tra le tante iniziative messe in atto dalle organizzazioni sindacali nazionali e territoriali (scioperi, presidi e manifestazioni di sensibilizzazione), Filcams e Fisascat hanno depositato con i rispettivi uffici legali una class action contro una delle maggiori aziende del settore, che occupa un gran numero di operatori nel comparto dei servizi fiduciari, allo scopo di disapplicare le tabelle retributive del CCNL, sezione Servizi fiduciari, sottoscritto nel 2013 dalle medesime organizzazioni sindacali.

Nella nostra regione, in base ai dati delle Camere di Commercio alla data del 31 dicembre 2021 e in riferimento ai relativi codici Ateco, risultano occupati nel settore della vigilanza privata e servizi fiduciari 6.597 lavoratori i quali, a seguito del mancato rinnovo del CCNL, hanno subito un pesante decremento della loro retribuzione (che per un lavoratore di livello medio si attesta su un importo economico orario di 5,49 euro lordi).

Ricordato che

il 15 dicembre 2017 si è costituito il Coordinamento nazionale dei delegati e delle delegate sindacali del settore vigilanza privata e servizi fiduciari, che ha richiamato il Ministero dell’Interno e i suoi livelli subordinati territorialmente competenti a una scrupolosa applicazione di quanto previsto dal DM 269/2010 sulla Disciplina delle caratteristiche minime del progetto organizzativo e dei requisiti minimi di qualità degli istituti e dei servizi, di cui agli articoli 256-bis e 257-bis del Regolamento di esecuzione del TULPS, nonché dei requisiti professionali e di capacità tecnica richiesti per la direzione e per lo svolgimento di incarichi organizzativi nell'ambito degli stessi istituti, in quanto si fanno sempre più diffusi i casi nei quali operatori disinvolti e incuranti delle regole riescono ad aggiudicarsi appalti pubblici e servizi privati a discapito della parte sana del settore.

Il 1° luglio 2021 veniva firmato tra le associazioni datoriali e i rappresentanti sindacali il verbale di incontro sull’impianto che si era concordato di dare al rinnovo contrattuale che, stante la sfera di applicazione di nuova elaborazione, avrebbe dovuto avere la seguente denominazione: “CCNL per i dipendenti da imprese di Vigilanza Privata e Servizi di Sicurezza”. Nella sua sfera di applicazione erano ben individuate le quattro tipologie di servizi che si intendono disciplinare anche in riferimento alle normative vigenti:

  • servizi di Vigilanza Privata (GPG)
  • servizi di Sicurezza per i quali non è richiesto il possesso del decreto di guardia particolare giurata
  • servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi
  • attività di stewarding all’interno degli impianti sportivi.

Il verbale vincolava le parti a proseguire il negoziato per arrivare alla sottoscrizione di un impianto normativo unico, articolato in una parte generale e in parti speciali volte a disciplinare le peculiarità dei quattro comparti, ma la lunghissima e infruttuosa trattativa si è conclusa con esito negativo nell’incontro del 18 marzo 2022, nel quale le associazioni datoriali, anziché presentare una proposta dignitosa sul piano salariale, hanno dichiarato di non aver ricevuto mandato dalle rispettive aziende.

Evidenziato che

Il numero di CCNL depositati al Cnel continua a crescere: dai circa trecento di metà anni Duemila si è arrivati ai mille di oggi, e solo il 22 per cento sono firmati da Cgil, Cisl o Uil (mentre erano il 57 per cento nel 2011). Il resto viene sottoscritto da altre sigle, in alcuni casi vere organizzazioni di lavoratori, in altri invece sigle sostanzialmente inventate ad hoc per firmare contratti di comodo per pagare salari inferiori a quelli previsti dal contratto nazionale di settore.

Oltre all’aumento del numero dei contratti collettivi, nell’ultimo decennio si è visto anche un aumento dei contratti scaduti e della durata media della vacanza contrattuale e, al momento, il 50 per cento dei lavoratori dipendenti è coperto da un contratto scaduto in media da quasi tre anni.

L’introduzione di un salario minimo legale, sia nei settori non regolamentati dai contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, sia in quelli regolamentati, sarebbe pertanto utile per contrastare la precarietà e il lavoro povero.

Considerato che

in tale contesto le istituzioni competenti, a partire dal Ministero dell’Interno, dalle Prefetture e dal Ministero del Lavoro, non hanno esercitato la funzione di controllo e intervento loro assegnata dalle norme vigenti, e ciò risulta ancor più inaccettabile se riferito a lavoratori e lavoratrici che quotidianamente garantiscono la sicurezza privata e pubblica, come ampiamente dimostrato dal lodevole impegno espresso durante l’intera fase emergenziale sanitaria, spesso facendosi carico di compiti impropri in nome dell’interesse generale.

Sono numerose le sentenze che nel tempo hanno sancito la non conformità all’articolo 36 della Costituzione della retribuzione dei lavoratori impiegati nei servizi fiduciari e che hanno visto, nel corso dei mesi di vigenza dell’ormai scaduto CCNL, il non rispetto degli impegni presi dalle associazioni datoriali.

È evidente che le retribuzioni dei livelli più bassi del settore non rispettano il principio di proporzionalità e, ancor di più, quello di sufficienza a condurre un’esistenza libera e dignitosa e a far fronte alle esigenze di vita proprie e della propria famiglia, stabiliti inderogabilmente dall’articolo 36 della Costituzione, applicabile a tutti i rapporti di lavoro subordinato.

Sottolineato che

attualmente i lavoratori della vigilanza accreditati presso la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna sono 101 (dati marzo 2023) dipendenti dal raggruppamento temporaneo d’impresa tra Coopservice S.c.ar.l. e Cittadini dell’Ordine, che ha vinto la gara Intercent-ER nel 2020, e inquadrati nel 3°, 4°, 5° e 6° livello.

Il 23 novembre 2021 è stato siglato un protocollo d’intesa tra la Regione e le organizzazioni sindacali in materia di legalità e appalti, che tra gli impegni prevede l’assicurazione della clausola sociale anche per questi lavoratori.

Lo scorso 11 maggio la Regione ha avviato un confronto con le organizzazioni sindacali al fine di individuare le azioni più utili per favorire il confronto a livello nazionale per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro, condizione ormai non più rinviabile per assicurare ai lavoratori condizioni economiche e normative adeguate.

Il 17 maggio è stata inviata una nota al ministro dell’Interno e al ministro del Lavoro concernente la richiesta di attivazione degli stessi in relazione a tale vertenza nazionale, a firma congiunta dell’assessore regionale al Bilancio e dell’assessore regionale allo Sviluppo economico.

Il 30 maggio, al termine di una lunga sessione negoziale, dopo diverse iniziative di mobilitazione sindacale e scioperi, i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs e le associazioni imprenditoriali del settore Anivip, Assiv, Univ, Legacoop Produzione e Servizi, Agci Servizi e Confcooperative Lavoro e Servizi hanno siglato l’ipotesi di accordo sul nuovo contratto nazionale, da sottoporre alla consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori e degli organismi associativi.

L’intesa triennale decorre dal 1° giugno 2023 e resterà in vigore fino al 31 maggio 2026, e sulla parte economica definisce un aumento a regime di 140 euro per il 4° Livello GPG e per il Livello D dei Servizi fiduciari, oltre a intervenire sul sistema di classificazione e sulla parte normativa.

Tutto ciò premesso, ricordato, evidenziato, considerato e sottolineato,

si impegna e impegna la Giunta regionale

a proseguire nell’interlocuzione con le organizzazioni sindacali al fine di dare piena attuazione al protocollo d’intesa siglato con le stesse in materia di legalità e appalti. Con particolare riferimento agli accordi a tutela dei diritti dei lavoratori e della qualità del lavoro, relativamente all’applicazione della clausola sociale e del CCNL.

A dare indicazione all’agenzia regionale Intercent-ER sulle strategie di nuova gara a tutela dei lavoratori del comparto di vigilanza privata e servizi di sicurezza operanti nelle sedi della Regione Emilia-Romagna, tenuto conto delle eventuali osservazioni pervenute dalle organizzazioni sindacali del comparto.

A sostenere presso la Conferenza Stato-Regioni e in ogni altra sede competente le iniziative legislative miranti all’approvazione di una normativa nazionale che introduca il salario minimo legale nel nostro Paese.

Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta pomeridiana del 16 gennaio 2024

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