n. 41 del 14.03.2012 periodico (Parte Seconda)

RISOLUZIONE - Oggetto n. 2380 - Risoluzione proposta dai consiglieri Barbieri, Monari, Luciano Vecchi, Naldi, Barbati, Grillini, Donini, Villani, Alessandrini, Defranceschi, Noè, Manfredini, Piva, Costi e Montanari per impegnare la Giunta affinché solleciti il Governo ad un formale passo, nel quadro del prossimo vertice UE-Cina, per interrompere le violenze nei confronti della popolazione e dei religiosi tibetani da parte della Repubblica Popolare Cinese

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna

Visto

il voto unanime da parte della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei Deputati alla risoluzione n. 7-00763 relativa alla repressione della popolazione tibetana che così si esprime:

mentre in tutta la Repubblica Popolare Cinese avvenivano le celebrazioni per il capodanno, i giorni 23 e 24 gennaio le forze dell’ordine hanno aperto il fuoco in modo indiscriminato nei confronti di centinaia di tibetani che protestavano in modo pacifico nei centri di Drakgo, Serthat, Ngaba, Gyarong, con un bilancio di sei tibetani uccisi e secondo notizie di stampa oltre sessanta feriti, alcuni in modo grave;

a questi episodi si aggiungono le molte e tragiche auto-immolazioni che si sono succedute in questi mesi di monaci tibetani per protestare nei confronti del regime della Repubblica Popolare Cinese che persiste nel negare alla minoranza tibetana i suoi diritti fondamentali;

sono sedici i monaci e le monache che si sono dati fuoco a partire dal marzo del 2011, di cui quattro nel solo mese di gennaio del 2012;

tali episodi testimoniano la disperazione estrema in cui vivono i religiosi tibetani ai quali viene sistematicamente negato il diritto di professare liberamente il proprio credo;

dopo più di sessant’anni dall’occupazione militare del Tibet nel 1959, il Governo della Repubblica Popolare Cinese ha praticato una politica di assimilazione forzata e di marginalizzazione del Tibet;

i diritti umani fondamentali sono sistematicamente negati per i tibetani: non è concessa alcuna libertà politica, la lingua e la cultura tibetana sono progressivamente assimilate, non vi è libertà religiosa e il solo possedere un’immagine del Dalai Lama è considerato un reato, i tibetani sono sistematicamente marginalizzati nelle attività economiche e nell’accesso all’istruzione;

il Tibet è dal 2008, l’anno dell’ultima e diffusa rivolta popolare tibetana, praticamente inaccessibile al turismo straniero e nell’intera regione è applicata una non dichiarata legge marziale.

Considerato

che il 10 marzo ricorre il cinquantatreesimo anniversario dell’insurrezione di Lhasa, capitale tibetana, contro l’occupazione cinese.

 Impegna la Giunta

a sollecitare il Governo, nel quadro dell’imminente Vertice UE-Cina, ad un passo formale affinché nella Repubblica Popolare Cinese vengano immediatamente interrotte le violenze nei confronti della popolazione e dei religiosi tibetani e che si crei nelle aree popolate dalla minoranza tibetana un clima di dialogo e tolleranza;

a chiedere la ripresa del dialogo fra il Governo della Repubblica Popolare Cinese e gli inviati del Dalai Lama, finalizzato all’individuazione di una soluzione condivisa, in grado di permettere alla comunità tibetana in Cina di poter godere di una genuina autonomia e di riaprire il Tibet al mondo esterno permettendo un accesso libero e senza condizioni ai media internazionali;

a sollecitare, attraverso le istanze dedicate delle Nazioni Unite, in particolare l’Alto Commissariato per i diritti umani e il Consiglio per i diritti umani, un’azione di monitoraggio sulla situazione del rispetto dei diritti umani in Tibet;

a promuovere iniziative di sensibilizzazione e simboliche e di valutare il sostegno a proposte politico–culturali volte a mantenere alta l’attenzione su questo tema.

Approvata all’unanimità dei presenti nella seduta pomeridiana del 28 febbraio 2012

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