n.170 del 18.06.2014 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 5174 - Risoluzione per impegnare la Giunta, nei confronti del Governo e del Parlamento, a ribadire la propria indisponibilità ad ospitare sul territorio regionale colture OGM in assenza di misure di salvaguardia di quelle tradizionali e biologiche, richiedendo inoltre la revisione della relativa normativa nazionale e comunitaria. A firma dei Consiglieri: Paruolo, Barbieri, Pariani, Piva, Riva, Mumolo, Alessandrini, Vecchi Luciano, Pagani, Casadei
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Premesso che
l’economia agraria del nostro Paese si basa in primo luogo sull’immagine dei prodotti tradizionali e sull’eccellenza delle produzioni agricole, legata alla salubrità tanto dei prodotti quanto dei processi di produzione;
è anche questo uno dei motivi, accanto a considerazioni di carattere sanitario e ambientale, per cui la diffusione di OGM ha sempre suscitato forte contrarietà nella popolazione italiana;
in particolare l’agricoltura è uno dei settori ad alto "rischio-OGM", poiché la diffusione di colture geneticamente modificate potrebbe indurre resistenze o tolleranze in organismi nocivi, ridurre la biodiversità ed originare inquinamento della base genetica delle colture tradizionali attraverso la dispersione di semi o polline.
Evidenziato che
la normativa italiana, fin dal D.Lgs: 211/2001, stabilisce che la messa in coltura di OGM debba essere autorizzata dai Ministeri dell’Agricoltura, dell’Ambiente e della Salute al fine di "evitare il contatto con le colture derivanti da prodotti sementieri tradizionali", e di "non arrecare eventuale danno biologico all’ambiente circostante, tenuto conto delle peculiarità agro ecologiche, ambientali e pedoclimatiche".
Spetta poi alle Regioni adottare le misure di coesistenza tra i diversi tipi di colture;
tuttavia nel dicembre 2012 una sentenza della Corte di Giustizia Europea ha escluso che uno Stato membro possa vietare in via generale la coltivazione di prodotti OGM autorizzati ai sensi della normativa dell’Unione e iscritti nel catalogo comune, limitando tale potestà solo ai casi in cui sia riscontrabile un possibile danno ambientale o sanitario o laddove intervengano nuove evidenze scientifiche a sconsigliare l’utilizzo di OGM già inseriti a catalogo.
Rilevato che
nelle pieghe di una normativa non sufficientemente definita, un coltivatore friulano ha potuto seminare la varietà OGM di mais Mon810, suscitando forte preoccupazione per il rischio di contaminazione delle colture biologiche e tradizionali;
a seguito di ciò nel luglio scorso i Ministeri della Salute, dell’Agricoltura e dell’Ambiente hanno emanato un Decreto Interministeriale in cui viene sancito il divieto di coltivazione di mais Mon810 sul territorio italiano per un periodo di 18 mesi, termine necessario a consentire alle regioni di elaborare misure atte ad evitare la contaminazione involontaria delle colture. Tuttavia il decreto è rimasto inevaso, anche perché mancante della parte sanzionatoria.
Invita la Giunta
a ribadire la propria indisponibilità ad ospitare in regione colture OGM in assenza di misure che garantiscano la salvaguardia delle colture tradizionali e biologiche;
a richiedere al Governo di rivedere il decreto del luglio 2012 inserendo le necessarie previsioni sanzionatorie e riaprendo un periodo di vigenza di ulteriori 18 mesi;
a invitare Governo e Parlamento ad attivarsi in sede europea per una rapida conclusione della revisione della normativa comunitaria che dovrà consentire agli Stati membri di vietare gli OGM non solo per motivi di salute ed ambientali, ma anche in coerenza con le diverse tipologie di agricoltura e i diversi valori ambientali e territoriali presenti e adottati nei singoli Stati europei;
a rivedere la propria normativa in materia di organismi geneticamente modificati alla luce delle modifiche normative di cui al punto precedente.
Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta pomeridiana del 27 maggio 2014