n.193 del 23.06.2021 periodico (Parte Seconda)

RISOLUZIONE - Oggetto n. 3183 - Risoluzione sul fenomeno delle imprese recuperate, anche dette Workers Buy Out (WBO), consistente nell’acquisizione della maggioranza o della totalità del capitale sociale di un’impresa, generalmente in crisi, da parte dei rispettivi dipendenti, usando come forma giuridica la società cooperativa, quale forma di risposta alle crisi aziendali ed occupazionali. A firma dei Consiglieri: Amico, Taruffi, Mori, Costi, Rontini, Mumolo, Tarasconi, Fabbri, Pillati, Sabattini, Daffadà

L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna

Premesso che

le società cooperative rappresentano una realtà imprenditoriale importante per lo sviluppo della nostra Regione;

la Costituzione italiana ne ha legittimato l’esistenza favorendone la diffusione e rinviando alla legislazione statale la disciplina del loro funzionamento: esiste, infatti, un’articolata normativa che disciplina puntualmente il funzionamento di questa particolare forma societaria, dettando, oltretutto, una normativa di favore rispetto alle forme “tradizionali” di azienda, con particolare riguardo alle società cooperative a mutualità prevalente;

in particolare, nel corso degli anni ha destato una crescente attenzione, il fenomeno delle imprese recuperate, anche dette Workers Buy Out (WBO), consistente nell’acquisizione della maggioranza o della totalità del capitale sociale di un’impresa, generalmente in crisi, da parte dei rispettivi dipendenti, usando come forma giuridica la società cooperativa, quale forma di risposta alle crisi aziendali ed occupazionali;

inoltre, il fenomeno delle imprese recuperate ha dimostrato efficacia anche nei passaggi generazionali di impresa, ovvero in quelle situazioni in cui l’imprenditore non ha una dimensione famigliare, per quantità e/o qualità, che ne possa cogliere l’eredità. Si stima che più del 30% delle piccole-medie aziende, sebbene in salute, nell’arco dei prossimi 10 anni si possa trovare in questa situazione il cui esito finale rischia di essere la chiusura con liquidazione volontaria o l’acquisto da parte di qualche speculatore che nel tempo le affossa, le ingloba in altre o le chiude. Al contrario, in diverse occasioni, l’approdo al Workers Buy Out ha consentito di mantenere in vita e rilanciare la stessa impresa;

in Italia, le prime operazioni di WBO si sono realizzate all’inizio degli anni ’80, in risposta all’aumento della disoccupazione causata dai ridimensionamenti, dalle ristrutturazioni e dalle chiusure di imprese soprattutto manifatturiere e hanno trovato impulso anche a seguito dell’emanazione della legge 27 febbraio 1985, n. 49 (cosiddetta “legge Marcora”) che ha promosso la costituzione di cooperative da parte di lavoratori licenziati, in cassa integrazione ovvero dipendenti di aziende in crisi o sottoposte a procedure concorsuali, attraverso un fondo di rotazione per il finanziamento di progetti presentati da società cooperative, nonché attraverso un fondo statale speciale per gli interventi a salvaguardia dei livelli occupazionali tramite l’assunzione da parte dei lavoratori di opportune iniziative imprenditoriali in forma cooperativa.

Premesso inoltre che

Dal 2007, in Emilia-Romagna, il fenomeno del workers buyout è in continua ascesa, quale risposta ai tanti casi di crisi aziendali che si sono verificati sul nostro territorio. Ad oggi sono 56 le nuove cooperative create, quasi 1.200 posti di lavoro salvati. Più di 10 nuove cooperative all’anno dal 2012. Il meccanismo è distribuito su tutto il territorio regionale, (2 a Rimini; 8 a Reggio Emilia; 3 a Ravenna; 1 a Parma; 4 a Modena; 2 a Ferrara; 30 a Forlì-Cesena; 6 a Bologna) e che si indirizza verso tutti diversi settori (il 5%nel settore agricoltura; il 60% nell’industria di cui quasi la metà nell’edilizia; il 35% nel settore dei servizi). [1]

Considerato che

il principale aspetto positivo dell’operazione WBO è costituito dal mantenimento dei livelli occupazionali dell’impresa interessata, nonché delle imprese dell’indotto, oltreché, più in generale, dalla conservazione del patrimonio aziendale e del know-how produttivo;

particolarmente importante è, poi, la possibilità di coinvolgere nella gestione parte degli attuali lavoratori, e soprattutto, dal momento che l’operazione richiede l’impiego di risorse finanziarie da parte dei lavoratori stessi, di quelli più motivati, avvalendosi in questo modo dell’apporto di quanti conoscono a fondo l’impresa e i suoi asset, materiali e immateriali;

le operazioni di WBO sono suscettibili, inoltre, di incidere positivamente sulla finanza pubblica, in quanto la mobilitazione di risorse finanziarie pubbliche presenta un onere di regola inferiore al costo che le amministrazioni pubbliche dovrebbero sostenere, sotto forma di erogazioni sociali, nel caso di cessazione dell’attività di impresa.

Considerato inoltre che

occorre assicurare una più completa conoscenza dello strumento del WBO da parte dei lavoratori, rimuovendo le difficoltà nell’accesso agli strumenti a sostegno del recupero delle imprese in crisi nonché quelle legate all’accesso al credito per le imprese interessate, e superando le incertezze applicative derivanti dalle diverse interpretazioni sostenute dalle sedi territoriali dell’INPS con riferimento al trattamento fiscale da riconoscere in caso di reinvestimento dell’indennità di mobilità e degli strumenti di sostegno al reddito in caso di disoccupazione involontaria.

Recentemente il Governo ha nuovamente destinato ingenti risorse al fondo gestito da Cooperazione Finanza Impresa (CFI) volto a sostenere attivamente i processi di WBO che tuttavia deve vedere un accompagnamento per la fluidità del processo, dati i numerosi attori in campo e gli oneri procedurali da attivare.

Spesso la tempestività dell’intervento è essenziale per consentire il recupero dell’impresa, evitando che il patrimonio dei clienti “migri” ad altri offerenti.

tutto ciò premesso e considerato,

Impegna la Giunta regionale

Attivarsi perché il fondo gestito da Cooperazione Finanza Impresa possa essere impiegato con efficacia sul territorio regionale riservando eventualmente una quota parte allo specifico del sostegno delle imprese recuperate.

Costituire una cabina di regia che supporti le imprese potenzialmente interessate al processo che possa armonizzare e accelerare l’attivazione del processo di Workers Buy Out

Finanziare attività formative rivolte ai lavoratori coinvolti nei processi di Workers Buy Out perché possano acquisire le competenze necessarie a una gestione di impresa, quasi sempre non presenti presso i lavoratori stessi, coinvolgendo sia le associazioni di rappresentanza delle imprese cooperative che centri di ricerca che da tempo studiano il fenomeno nello specifico

Affiancare a questi anche i sindacati, gli ordini professionali, l’INPS e gli amministratori pubblici che hanno la responsabilità di individuare tempestivamente le crisi e “apparecchiare i tavoli” affinché vengano verificate tempestivamente le condizioni per procedere alla ripartenza delle aziende in forma cooperativa

Sostenere, anche economicamente, attività di tutoraggio e affiancamento alle imprese recuperate per accompagnare il processo di Workers Buy Out che certo non si esaurisce con la trasformazione dell’assetto societario.

Promuovere iniziative pubbliche di informazione sul fenomeno, con destinatari funzionari pubblici e operatori e parti sociali.

Approvata all’unanimità dalla Commissione II Politiche economiche nella seduta del 24 maggio 2021.

[1] https://imprese.regione.emilia-romagna.it/industria-artigianato-cooperazione-servizi/temi/workers-buyout

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