n.292 del 19.08.2020 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 904 - Risoluzione per impegnare la Giunta regionale dell'Emilia-Romagna a sollecitare il Governo Italiano e, per il suo tramite o attraverso il Comitato delle Regioni, l’Unione Europea a manifestare la propria contrarietà al cosiddetto Piano di pace del Presidente degli USA Donald Trump e ad ogni eventuale annessione di territori palestinesi occupati da parte di Israele; ad attivarsi per far assumere a Israele le proprie responsabilità, in quanto paese occupante, per il trattamento della popolazione palestinese secondo il Diritto Internazionale contro ogni ulteriore violazione. A firma dei Consiglieri: Zamboni, Fabbri, Amico
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Premesso che
il 28 gennaio scorso il Presidente degli USA Donald Trump ha presentato il documento “Peace to Prosperity: A Vision for Improving the Lives of the Palestinian and Israeli People” traducibile in “Pace e Prosperità: una visione per migliorare la vita dei popoli palestinese ed israeliano”, noto come il Piano di pace di Trump;
il Piano è una proposta dell'amministrazione Trump con il dichiarato intento di risolvere l’annoso conflitto israelo-palestinese. Donald Trump lo ha presentato ufficialmente in una conferenza stampa alla Casa Bianca insieme al Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, mentre i rappresentanti palestinesi non sono stati invitati;
il Piano, elaborato da un team misto di esperti americani e israeliani guidato dal genero di Trump, Jared Kushner, è diviso in due parti, una parte economica e una parte politica;
il documento prevede il sostanziale accoglimento delle richieste di Israele, quali Gerusalemme capitale indivisa dello Stato d’Israele, totale sovranità israeliana sulla valle del Giordano e su tutti i confini; mantenimento degli oltre 150 insediamenti (in violazione del diritto internazionale) in Cisgiordania, diritto insindacabile di Israele relativamente alle dispute internazionali, con proibizione per i palestinesi di avvalersi di organismi terzi;
in cambio, ai palestinesi si offre un temporaneo congelamento della costruzione di nuove colonie, la previsione di un futuro Stato di Palestina da realizzare sulle parti non annesse ad Israele, la continuità territoriale per lo Stato palestinese garantita da un tunnel sotterraneo che unirà Cisgiordania e Gaza, futura capitale da individuare nella frazione di Abu Dis ed investimenti e prestiti per 50 miliardi di dollari da parte di alcuni paesi arabi e donatori internazionali a favore del futuro Stato.
Considerato che
il Piano dell’Amministrazione Trump ha contribuito ad acuire le tensioni nell’area medio-orientale, le reazioni sono state negative da parte della comunità internazionale e il presidente palestinese Abu Mazen ha annunciato la fine di tutti gli accordi con Israele e gli Stati Uniti;
l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’UE Josep Borrell ha dichiarato: “per costruire una pace giusta e duratura le questioni devono essere decise attraverso negoziati diretti tra le due parti […] L’Unione europea continuerà a sostenere tutti gli sforzi volti a rilanciare un processo politico in linea con il diritto internazionale, che garantisca la parità di diritti e che sia accettabile per entrambe le parti”;
l’Assemblea degli Ordinari cattolici in Terra Santa ha dichiarato che l’iniziativa di Trump non tiene conto delle giuste richieste dei palestinesi e che “nessuna proposta e nessuna prospettiva seria possono essere raggiunte senza l’accordo dei due popoli, israeliani e palestinesi. Queste proposte devono basarsi su pari diritti e dignità”. “Questo piano non porterà alcuna soluzione, ma creerà ancora più tensioni e probabilmente più violenza e spargimenti di sangue”;
Amnesty International ha dichiarato: “Il vergognoso pacchetto di proposte presentato dall’amministrazione Trump per violare il diritto internazionale e privare ancor di più i palestinesi dei loro diritti, è un manuale d’istruzioni per ulteriore sofferenza e violazioni”.
Considerato altresì che
il governo israeliano ha dichiarato ripetutamente che intende procedere, a partire dal 1 luglio 2020, con l’annessione di vaste aree della Cisgiordania occupata, inclusa la Valle del Giordano e molte colonie, avviando nei fatti l’attuazione del Piano Trump, e che questa iniziativa costituisce una grave violazione del diritto internazionale, come è stato riaffermato più volte dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU nel caso dei territori occupati illegalmente da Israele nel 1967;
l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’UE, Borrell ha dichiarato: “In linea con il diritto internazionale e le relative risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU, l’UE non riconosce la sovranità di Israele sui territori occupati dal 1967. Passi verso l’annessione, se eseguiti, non possono passare senza conseguenze”;
70 parlamentari italiani di diversi partiti hanno preso posizione contro l’annessione, inviando una lettera al Presidente del Consiglio Conte per chiedergli "non soltanto di condannare nel modo più esplicito la prospettiva del Governo israeliano, ma anche di adoperarsi attivamente, prima della data del 1° luglio, in tutte le sedi europee e internazionali, per scongiurarne la realizzazione";
oltre 130 parlamentari britannici, di entrambi i partiti Tory e Labour, hanno esortato il governo del Regno Unito ad adottare sanzioni qualora il governo israeliano dovesse proseguire con il suo piano di annessione;
decine di organizzazioni della società civile palestinese, ricordando l’obbligo internazionale di tutti gli Stati di collaborare per porre fine alle gravi violazioni del diritto internazionale commesse da qualsiasi Stato, attraverso contromisure legali, comprese le sanzioni, hanno chiesto a governi, legislatori e partiti politici di attivarsi perché siano prese "contromisure efficaci, comprese le sanzioni" per "fermare l'annessione illegale della Cisgiordania occupata e le gravi violazioni dei diritti umani da parte di Israele";
la Rete della pace e la Rete italiana disarmo (a cui aderiscono le maggiori organizzazioni sindacali e della società civile italiane) hanno chiesto: "... di adottare azioni concrete e coraggiose a favore della legalità internazionale, ivi compreso quanto sancito dalla IV Convenzione di Ginevra, sospendendo, in caso di violazioni, gli accordi commerciali ed economici collegati e di sospendere la cooperazione militare con lo Stato di Israele, fin quando persisterà l’occupazione e l’isolamento della Striscia di Gaza”.
Preso atto che
il 10 giugno, con otto voti a favore e uno solo contrario, la Corte Suprema di Israele ha annullato come "incostituzionale" la legge del 2017 che avrebbe legalizzato circa 4.000 case costruite dai coloni israeliani in Cisgiordania su terra privata palestinese. La decisione si basa sul fatto che la legge "viola i diritti di proprietà e di eguaglianza dei palestinesi mentre privilegia gli interessi dei coloni israeliani sui residenti palestinesi". I giudici hanno anche stabilito che la legge (approvata con il titolo di “regolarizzazione”) non “fornisce sufficiente rilievo” allo status dei “palestinesi come residenti protetti in un'area sotto occupazione militare”; quando nel 2017 la coalizione di destra aveva approvato la norma in parlamento, i consiglieri legali del governo avevano già avvertito che sarebbe stata respinta e Avichai Mandelblit, il procuratore generale dello Stato, si è rifiutato di difenderla davanti all’Alta Corte; in questi anni la Corte Suprema di Israele ha più volte ordinato la demolizione di case costruite in avamposti ebraici su terra privata palestinese;
la decisione della Corte ha scatenato le reazioni della destra, mentre è stata accolta con favore dalla sinistra. Il partito centrista Blu Bianco di Benny Gantz - che è al governo con Benjamin Netanyahu - ha detto che "la decisione della Corte sarà rispettata" e che il partito "si assicurerà che sia rispettata";
il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas ha espresso la «grave preoccupazione» della Germania per l'intenzione di Israele di un'annessione in Cisgiordania: «In quanto amici di Israele, siamo molto preoccupati per l'annessione, che non si concilia con il diritto internazionale».
Tutto ciò premesso esprime
profonda preoccupazione per il persistere di una situazione di tensione nell’area interessata e di persistente violazione del diritto internazionale;
l’auspicio che le due Parti, israeliana e palestinese, negoziando tra di loro con l’appoggio della Comunità internazionale e dell’Unione europea, in osservanza delle Risoluzioni delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, possano trovare una soluzione giusta, che tenga conto delle legittime aspirazioni dei due popoli.
Impegna la Giunta regionale
a sollecitare il Governo italiano e, per il suo tramite o attraverso il Comitato delle Regioni, l’Unione Europea a:
- manifestare in ogni sede la propria contrarietà al cosiddetto Piano di pace del Presidente degli USA Donald Trump - in quanto non attuabile senza una ulteriore e grave lesione dei diritti del popolo palestinese - e ad ogni eventuale annessione di territori palestinesi occupati da parte di Israele, in violazione del Diritto Internazionale;
- attivarsi nei canali appropriati per far assumere a Israele le proprie responsabilità, in quanto paese occupante, per il trattamento della popolazione civile secondo quanto previsto dal diritto internazionale umanitario;
- intervenire a livello politico e diplomatico per impedire ulteriori violazioni del Diritto Internazionale e dei Diritti Umani da parte di Israele e ad adottare misure concrete atte a sanzionare tali violazioni, come è stato fatto nei confronti di altri paesi.
Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta antimeridiana del 30 luglio 2020