n.57 del 03.03.2021 periodico (Parte Seconda)

RISOLUZIONE - Oggetto n. 2713 - Risoluzione per impegnare la Giunta regionale a monitorare le azioni di supporto psicologico a studenti e docenti per rispondere a traumi e disagi derivanti dall’emergenza COVID-19. A firma dei Consiglieri: Stragliati, Marchetti Daniele, Pelloni, Bergamini

L’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna

Premesso che

la pandemia di Covid-19 ha avuto un enorme impatto sulle nostre vite, generando ansia, depressione e sentimenti di angoscia. A risentire maggiormente della situazione in Italia sono stati i famigliari di persone che hanno contratto il virus, donne, giovani, lavoratori a basso reddito e in smart-working. A sottolinearlo giunge un recente studio pubblicato su Scientific Reports di Nature che ha indagato gli esiti personali, sociali ed economici dell’epidemia e del lockdown sulla nostra popolazione, tra le prime ad affrontare l’emergenza;

per condurre l’indagine - che porta la firma di Marco Delmastro e Giorgia Zamariola - è stato somministrato un questionario che valuta umore e sentimenti (Short Mood and Feelings Questionnaire, ndr) a un campione formato da 6.700 persone, rappresentativo dell’intera popolazione italiana. La ricerca è stata effettuata nel giugno 2020, alla fine del lockdown, in modo da ottenere reazioni immediate relative alla prima fase dell’emergenza;

gli autori dello studio hanno constatato che stati depressivi e d’ansia sono aumentati anzitutto tra chi ha avuto in famiglia persone ammalate di Covid-19. Dalmastro e Zamariola, in un articolo pubblicato su Lavoce.info, sottolineano anche che “punteggi più alti di sintomi depressivi (e di ansia) sono stati rilevati nelle donne, nei giovani, nelle persone che incontrano incertezze professionali (perché in cassa integrazione o in disoccupazione) e negli individui con status economico meno agiato”. E ancora: “Sintomi di depressione si segnalano anche per gli individui che vivono da soli e per coloro che non potevano uscire di casa per recarsi al lavoro. In altre parole, nonostante lo stress della condizione lavorativa emergenziale, chi ha continuato ad andare a lavorare ha avuto meno probabilità di sviluppare sintomi depressivi e di ansia”.

Considerato che

i risultati della ricerca, dunque, evidenziano la necessità di tenere conto delle conseguenze psicologiche della pandemia e dell’isolamento. Secondo gli autori è necessario puntare “all’implementazione di un approccio di policy olistico che consideri la salute sia fisica che mentale degli individui”;

il Presidente dell'Ordine Nazionale degli Psicologi, Lazzarini, in una lettera aperta al Presidente del Consiglio Incaricato, Mario Draghi, afferma: "nella fase di transizione e ripresa dell’economia post pandemica il fattore umano, la consapevolezza e la condivisione del nuovo modello di sviluppo fondato sul cambiamento degli stili di vita, diventano elementi fondamentali dell’economia”;

non a caso accanto al PIL si stanno affermando altri indicatori di sviluppo, come il BES italiano, "Benessere equo e sostenibile" (Bes) indicatore messo a punto dall'Istat con l'obiettivo di integrare le informazioni fornite dagli indicatori sulle attività economiche con le fondamentali dimensioni del benessere, corredate da misure relative alle diseguaglianze e alla sostenibilità. che mettono in luce questi aspetti importanti ma tradizionalmente trascurati.

Evidenziato che

tutto questo richiede lo sviluppo di “competenze psicologiche” - cognitive, emotive, relazionali e comportamentali – che fanno di noi ciò che siamo, come pensiamo ed agiamo, le relazioni che costruiamo, come affrontiamo il mondo;

le società più ricche di beni hanno aumentato il benessere materiale ma soffrono per carenza di benessere psicologico. Già nel 2019 il World Economic Forum aveva messo il disagio psicologico tra i maggiori rischi per l’umanità;

la pandemia ha portato questo malessere a livelli mai visti, a cominciare dai bambini e dai giovani. Non si può costruire nulla quando la psiche è chiusa o sofferente, si spegne il futuro;

occorrono strategie per affrontare il problema. La London School of Economics ha convinto il governo inglese a varare un programma di aiuto psicologico alla popolazione per superare la crisi del 2008. E ci sono altri esempi come quello della Nuova Zelanda.

Emerso che

il modo migliore per agire con efficacia e sostenibilità è vedere il tema nel suo insieme. Fare in modo che ci sia una strategia che ottimizzi la promozione delle competenze sociali e individuali che si fondano anche sulla salute psicologica, che diventa fattore determinante di prevenzione e sostegno necessario a fronteggiare l’enorme disagio psicosociale che accompagnerà milioni di cittadini in questa fase di transizione e ripresa economica;

a partire dalla scuola, che va rilanciata nella funzione di formare i futuri adulti alla vita, persone che devono orientarsi e fare i conti con una società sempre più complessa. Dalle famiglie, che devono trovare nei servizi di un nuovo welfare e di un sistema sanitario centrato sulle persone, i momenti di ascolto psicologico di cui hanno bisogno;

il nostro Paese ha affrontato questa guerra chiamata pandemia con un “esercito” di 5 mila psicologi pubblici, la metà dei quali ha più di 60 anni, per 60 milioni di abitanti. Un niente rispetto ai bisogni di un Paese moderno e alla realtà degli altri Paesi europei;

il problema non è solo nei numeri, è nella mancanza di una visione, di un programma che preveda le competenze psicologiche dove possono dare maggior frutto a livello collettivo, dove possono “fare sistema” rispetto alla comunità nel suo insieme. Dove possano anche dare risposte quando serve, impedendo che le situazioni di aggravino e diventino molto più difficili e costose;

decenni fa nessuno pensava all’educazione alimentare o a quella fisica. Non erano ancora noti gli stretti legami tra circuiti economici virtuosi e ricadute economiche degli stili di vita. Le articolazioni economiche e sociali della Nazione non si ponevano ancora questi problemi;

oggi siamo di fronte alla necessità di una “educazione alla psiche”, perché servono strumenti cognitivi ed emotivi adeguati per orientarsi, difendersi, essere resilienti in questa realtà che sta cambiando i processi economici e sociali così velocemente ed in profondità.

Ritenuto che

la pandemia ha messo in difficoltà diverse categorie, soprattutto sulla tenuta psicologica, a fronte de problemi nuovi sopravvenuti;

tra queste categorie possiamo inserire studenti, docenti, caregiver familiari, personale sanitario e socio-sanitario e molto altro ancora.

Impegna la Giunta regionale

a rilevare, avvalendosi anche della collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale, le azioni di supporto psicologico a studenti e docenti, già previste dal “Protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Istruzione e il Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi”, per rispondere a traumi e disagi derivanti dall’emergenza COVID-19, valutando ove necessario, un potenziamento con risorse proprie, a seguito del coinvolgimento delle Commissioni assembleari competenti per il Piano regionale pluriennale per l’adolescenza, i cui obiettivi sono quelli di promuovere benessere per prevenire disagio e isolamento giovanile;

a promuovere, nell'ambito della programmazione sociale, socio-sanitaria e sanitaria, prevista dalla Legge Regionale 2/14, azioni di supporto psicologico in favore dei caregiver familiari, prevedendo contestualmente un maggior sostegno per quanto riguarda l’orientamento nell’accesso ai servizi;

a monitorare l’attività dei servizi di salute mentale, per valutare eventuali necessità di potenziamento delle risorse umane per la più efficace attuazione dei protocolli utili a soddisfare le richieste di intervento di carattere emergenziale, riducendo i tempi di presa in carico e facilitando l’accesso ai servizi territoriali.

Approvata all’unanimità dalla Commissione IV Politiche per la Salute e Politiche Sociali nella seduta del 22 febbraio 2021.

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