n.170 del 15.07.2015 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 453 - Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte a promuovere la sensibilizzazione sul Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) garantendo l’accesso ai relativi documenti, escludendo dall’accordo i beni fondamentali, garantendo la sicurezza dei prodotti, dei consumatori e dell’ambiente, contrastando inoltre i fenomeni di contraffazione. A firma dei Consiglieri: Gibertoni, Sassi
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Premesso che
la Regione Emilia-Romagna, ai sensi dell’art. 13 dello Statuto regionale “Attività di rilievo internazionale della Regione”, nell’ambito delle proprie competenze può esercitare attività di rilievo internazionale;
l’art. 4 della legge regionale 24 marzo 2004, n. 6, “Riforma del sistema amministrativo regionale e locale, Unione Europea e relazioni internazionali: innovazione e semplificazione. Rapporti con l’Università” definisce le tipologie di azioni attraverso cui la Regione esercita le proprie attività di rilievo internazionale, tra cui è presente l’attività promozionale diretta nel campo del marketing territoriale, del commercio e della collaborazione industriale, del turismo, del settore agroalimentare, della cultura e dello sport.
Considerato che
a seguito di un mandato negoziale ricevuto dal Parlamento europeo, dal luglio 2013 la Commissione europea sta negoziando con il Governo americano un accordo di libero scambio e investimento con lo scopo di creare la zona di libero scambio più grande al mondo: il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Transatlantic Trade and Investment Partnership - TTIP);
il TTIP è un accordo commerciale attualmente in fase di negoziato tra l’Unione europea e gli Stati Uniti, i cui negoziati sono volti ad eliminare gli ostacoli commerciali (tariffe, normative inutili, restrizioni agli investimenti, dazi, ecc.) in una vasta gamma di settori economici, semplificando l’acquisto e la vendita di beni e servizi tra l’UE e gli USA, facilitando gli investimenti delle proprie aziende nelle rispettive economie;
se realizzato, il TTIP insisterebbe su uno spazio geo-economico che è tuttora il più importante del mondo, in quanto Stati Uniti ed Unione europea detengono circa il 40 per cento del prodotto interno lordo mondiale, nonché il 24,7 per cento dell’export ed il 30,2 per cento dell’import;
pur essendo auspicabile l’adozione di ogni accordo che favorisca l’export dei Paesi dell’Unione europea ed il conseguente aumento dell’occupazione, è necessario tener presente che tali operazioni comportano una serie di conseguenze impattanti sulla società, sull’ambiente e sul sistema produttivo, anche della nostra Regione, infatti, secondo uno studio Indipendente del Centro di Ricerca per la politica economica (CEPR) di Londra, circa l’80% dei vantaggi economici del TTIP deriverebbero dalla riduzione dei costi imposti dalla burocrazia e dalle disposizioni normative, nonché da una liberalizzazione degli scambi di servizi e delle gare d’appalto pubbliche.
Rilevato che
abbattere le cosiddette barriere non tariffarie, ovvero i rallentamenti burocratici che tendono a limitare lo scambio commerciale tra USA e UE, comporterebbe l’obbligo di rivedere le norme nazionali e comunitarie, compromettendo il “principio di precauzione”, uno dei fondamenti della legislazione europea sugli alimenti e sui diritti dei consumatori;
se è vero che aprire le gare d’appalto pubbliche negli USA ad imprese europee significherebbe che queste ultime potrebbero competere per i grandi progetti nel settore edile, dei trasporti pubblici o della sanità negli Stati Uniti, è anche vero che le nostre imprese subirebbero, a loro volta, la concorrenza statunitense per i bandi d’appalto europei, con conseguente ed inesorabile svantaggio competitivo per le nostre PMI, impossibilitate a concorrere su dimensioni di scala enormi;
gli stessi rischi ci potrebbero essere per il nostro settore agricolo a seguito dell’armonizzazione delle disposizioni fitosanitarie tra i due paesi (sono molteplici i prodotti europei non esportabili per via delle norme in materia di sicurezza alimentare, tuttavia, gli interessi degli USA per raggiungere questo accordo sono evidenti: esportare una quota maggiore dei loro prodotti agricoli di base quali il granturco e la soia);
sarebbe auspicabile una politica intesa a salvaguardare i prodotti europei, in special modo quelli italiani, vittime del cosiddetto fenomeno dell’Italian Sounding, ovvero l’utilizzo di denominazioni geografiche, immagini e marchi che evocano l’Italia per promuovere e commercializzare beni non prodotti nel nostro Paese;
al contrario, da quel che è dato sapere del negoziato in corso, poco o nulla si prevede sul tema, pur rappresentando l’Italian Sounding la forma più eclatante di concorrenza sleale e truffa nei confronti dei consumatori, soprattutto nel settore agroalimentare;
altri aspetti che verrebbero interessati dall’eventuale applicazione del TTIP sarebbero riconducibili ad una piena concorrenza in un settore sensibile quale quello della Sanità, con pericolose derive a discapito del nostro sistema di welfare e con il conseguente prevalere del profitto sul diritto costituzionale alla salute dei cittadini;
secondo i promotori di questo accordo l’eliminazione degli ostacoli agli scambi commerciali stimolerebbe la crescita economica, l’occupazione ed i salari e porterebbe ad una riduzione dei prezzi, stimando in 119 miliardi di euro l’anno i benefici complessivi per l’economia dell’UE, equivalenti ad un importo supplementare pari a 545 euro per famiglia, e in 95 miliardi di euro l’anno per l’economia statunitense;
l’UE ha inteso tranquillizzare i propri cittadini affermando che non saranno oggetto di negoziazione i livelli di protezione vigenti in materia di tutela dei consumatori, dell’ambiente e della salute, ma vi è una disponibilità a valutare in modo pragmatico se si possano fare meglio e in maniera più coordinata determinate cose;
al contrario, è interesse della UE inserire anche la composizione delle controversie tra Stati e Investitori (Investor to State Dispute Settlement - ISDS) nel TTIP, in quanto la Commissione Europea, gli Stati Membri e il Parlamento Europeo ritengono unanimemente che l’ISDS sia uno strumento importante per tutelare gli investitori della UE all’estero; tuttavia, è da tener presente che una multinazionale o una qualsiasi società che investe in un paese avrebbe la facoltà di sfidare il governo locale, attraverso il ricorso a procedure di arbitrato internazionale, concedendo agli investitori privati di poter chiedere risarcimenti allo Stato ospitante, qualora l’aspettativa di profitti futuri risultasse diminuita a causa di decisioni o leggi dallo stesso promulgate;
fino al luglio 2014 era possibile presentare le proprie osservazioni come normali cittadini o portatori di interesse sull’ISDS grazie ad un questionario presente nel sito del Parlamento Europeo, talmente poca è stata la pubblicità di questa iniziativa in Italia che solo 222 connazionali hanno potuto esprimersi in merito, rappresentando lo 0,15% degli oltre 150 mila cittadini europei che sono intervenuti;
nel corso degli ultimi anni il mercato del lavoro europeo, e italiano in particolare, hanno già subito diverse spinte verso una maggiore flessibilità, ma gli effetti riscontrabili nel nostro Paese sono un aumento della disoccupazione passata dal 5,8% dell’aprile 2007 al 7,1% del giugno 2008 (inizio della grande crisi), fino all’attuale dato pari al 12,3%;
secondo le ultime stime di Confesercenti, gli effetti della liberalizzazione selvaggia sul commercio avviati in Italia grazie al Decreto “Salva Italia” hanno generato un bilancio tra aperture e chiusure nel commercio al dettaglio in sede fissa negativo per oltre 56.000 unità, di cui 6.600 solo nel comparto alimentare, inoltre, le nuove imprese del commercio hanno vita sempre più breve: a giugno 2014 oltre il 40% delle attività aperte nel 2010 – circa 27mila imprese – è già sparito, bruciando un capitale di investimenti di circa 2,7 miliardi di euro (un’impresa su quattro dura addirittura meno di tre anni);
il Parlamento europeo si appresta a votare una risoluzione per indirizzare l’operato della commissione al negoziato che comprende l’inclusione di una serie di norme a protezione del lavoro e dell’ambiente e per il ricorso a tribunali pubblici anziché a un meccanismo di risoluzione delle dispute investitore-Stato (ISDS);
in caso di mancata approvazione della risoluzione la commissione opererà, in assenza di un mandato chiaro da parte del Parlamento, nell’esercizio esclusivo delle proprie prerogative, è importante che una risoluzione venga assunta per garantire il rispetto all’interno dell’accordo degli standard europei di tutela del lavoro, dell’ambiente e della sicurezza della risoluzione delle dispute nei sistemi giuridici ordinari dei paesi aderenti.
Ritenuto che
gli effetti di questa liberalizzazione saranno impattanti anche dal punto di vista ambientale, poiché per ottenere i benefici previsti saranno necessari ulteriori scambi ed importazioni di materie prime; questo significherà un aumento considerevole dell’inquinamento atmosferico dovuto ai trasporti delle merci, con tutti i rischi connessi, unitamente a un considerevole aumento di rifiuti da smaltire, ad una riduzione della biodiversità nonché a un maggiore uso delle risorse naturali (la stessa Commissione è consapevole di tali rischi ma ritiene che gli stessi siano in larga misura compensabili con i vantaggi derivanti dai maggiori scambi commerciali di beni e servizi);
secondo la Commissione Europea questi negoziati si stanno svolgendo in segreto perché “è necessario un [certo] grado di riservatezza affinché funzionino e abbiano un esito positivo”;
la Commissione Europea comunicherà gli sviluppi dell’intercorrendo negoziato agli Stati Membri dell’UE solo in sede di Consiglio e al Parlamento Europeo successivamente sarà il Consiglio, di concerto con il Parlamento, ad esaminare ed approvare o respingere l’accordo definitivo;
sarebbe invece opportuno che il Parlamento europeo e l’opinione pubblica europea fossero costantemente informati dell’andamento dei negoziati per il trattato di libero scambio tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d'America e avessero accesso a tutti i documenti negoziali.
Impegna la Giunta regionale e l’Assessore competente
ad intraprendere tutte le azioni di orientamento e informazione di propria competenza volte a promuovere, presso i cittadini del nostro territorio e presso tutti gli altri enti locali, azioni di sensibilizzazione sul TTIP;
a farsi parte attiva in tutte le sedi istituzionali, quali il Parlamento italiano, il Governo nazionale e il Parlamento europeo perché intervengano, presso la Commissione europea, affinché:
a) il Parlamento europeo sia costantemente informato dell’andamento sul Partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti (Transatlantic Trade and Investment Partnership - TTIP) tra l’UE e gli USA, e i parlamentari europei abbiano ampio accesso ai documenti negoziali;
b) vadano esclusi dall’ambito dell’accordo i beni fondamentali, quali la gestione del servizio idrico integrato e i servizi pubblici locali, le materie di carattere sanitario, fitosanitario, le norme in materia di lavoro;
c) gli standard di legge per la sicurezza dei prodotti, nonché per la tutela dei consumatori, della salute e dell’ambiente vengano mantenuti ai preesistenti livelli europei anche nell’eventualità che si arrivi alla firma del trattato;
d) faccia sì che la contraffazione che sfrutta il fenomeno dell’Italian Sounding sia ricompresa tra i temi in discussione nel TTIP;
e) la composizione delle controversie tra Stati e Investitori (Investor to State Dispute Settlement - ISDS) sia esclusa dall’accordo;
f) ad agire con tutti i mezzi presso il Parlamento europeo perché i punti precedenti siano accolti.
Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta pomeridiana del 25 giugno 2015