n.79 del 20.03.2019 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 8026 - Risoluzione per impegnare la Giunta a proseguire il suo impegno per la difesa e la piena attuazione della legge n. 194 del 1978 in tutte le sue parti, che prevedono anche la tutela della salute della donna, in particolare, nel momento della scelta di proseguire o meno la gravidanza, nonché a implementare i finanziamenti per i progetti orientati al sostegno di donne in gravidanza e genitorialità in condizioni difficili. A firma dei Consiglieri: Mori, Prodi, Rontini, Caliandro, Marchetti Francesca, Torri, Taruffi, Calvano, Rossi, Ravaioli, Zoffoli, Boschini, Soncini
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Premesso che
la Regione Emilia-Romagna si è sempre impegnata nella difesa e piena applicazione in tutte le sue parti della Legge 194/78, riconoscendone il valore sociale e sanitario, civile e politico;
con la Dgr. 1690/2008 della Regione Emilia-Romagna sono stati forniti indirizzi finalizzati ad aumentare l’efficacia degli interventi a tutela della maternità e a promuovere, come indicato dall’OMS, consapevolezza e competenza riguardo la tutela della salute sessuale e riproduttiva;
già il Piano Sociale e Sanitario regionale 2008-2010 promuoveva politiche che si caratterizzavano per la pluralità di interventi dedicati ai bisogni e alle funzioni familiari e genitoriali, con l’implementazione della rete consultoriale per la promozione e tutela della procreazione responsabile e la prevenzione dell’interruzione volontaria di gravidanza, il sostegno alle politiche abitative, l’armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro, gli interventi di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale e di sostegno all’integrazione delle famiglie immigrate;
nel 2009 è stata effettuata una ricerca regionale finalizzata a raccogliere dati utili a valutare le difficoltà alla base della scelta dell’IVG e a fornire elementi di conoscenza a supporto della promozione di interventi “atti a rimuovere le cause che porterebbero all’interruzione della gravidanza”: la ricerca ha rilevato che le motivazioni che più ricorrono sono la difficoltà a conciliare i tempi di vita e di lavoro, la precarietà del lavoro e la pianificazione familiare che ricomprende anche il “non volere figli”, il “non volere altri figli” e la non conoscenza o scorretto utilizzo dei metodi di contraccezione; una successiva ricerca, condotta nel 2013 sulle scelte di maternità e paternità, ha evidenziato come le donne affrontino la maternità come scelta consapevole;
la Legge regionale 27 giugno 2014, n. 6 all’art. 11 comma 2 recita “La Regione, nella piena applicazione della legge 29 luglio 1975, n. 405 (istituzione dei consultori familiari) e della legge 22 maggio 1978, n. 194 (Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza), in particolare si impegna a garantire, consolidare e sviluppare le aree di attività connesse ai consultori familiari (…)”;
nel novembre 2014 sono state proposte buone prassi per il miglioramento dei contesti organizzativi per la prevenzione delle interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) nelle donne straniere: l’obiettivo è stato quello di individuare e condividere una serie di buone pratiche da implementare e promuovere, finalizzate alla tutela della salute sessuale e alla prevenzione dell’IVG; particolare accento è stato posto sulla condivisione di alcuni aspetti critici nell’accesso ai percorsi assistenziali, sulle strategie organizzative per facilitare la conoscenza e la fruibilità dei servizi da parte delle donne straniere, sugli interventi di promozione ed educazione alla salute e sul rinforzo della collaborazione con ospedale, comunità, associazioni;
in seguito, la Dgr. 221/2015 “Requisiti specifici per l’accreditamento Dipartimento di Cure Primarie” ha definito il Consultorio familiare come un servizio di assistenza alla famiglia, alla maternità e paternità responsabili, all’educazione alla salute sessuale e alla contraccezione, compresi i progetti rivolti ai giovani; il Consultorio mantiene così il suo ruolo di servizio rivolto alla salute della donna, della coppia, al sostegno della genitorialità in un’ottica orientata alla salute e alla medicina di genere.
Sottolineato che
dal 1997 i consultori comprendono anche gli Spazi Giovani (riservati ai giovani dai 14 ai 19 anni e punti di riferimento sia per i progetti di educazione alla salute nelle scuole sia per le consulenze dirette alle ragazze/i e adulti di riferimento) per rispondere alle problematiche sessuali e psicologiche degli adolescenti e, dal 1998, gli Spazi Donne Immigrate e loro bambini: in Emilia-Romagna, attualmente, sono presenti 191 consultori familiari, uniformemente distribuiti in ambito distrettuale, affiancati da 37 Spazi Giovani e da 18 Spazi Donne Immigrate e loro bambini, che tra l’altro prevedono l'assistenza sanitaria, psicologica e sociale inerente la tutela della gravidanza, della maternità e l'assistenza domiciliare al puerperio;
alcuni Comuni della Regione sostengono progetti e Associazioni che, nel pieno rispetto della legge 194, sostengono donne con maternità difficili e la Regione finanzia progetti dei centri per le famiglie orientati al sostegno di genitorialità in situazioni di fragilità o condizioni di vulnerabilità;
la Dgr. 1722/2017, e la successiva circolare esplicativa n. 12 del 15 dicembre 2017, rafforza gli obiettivi della preservazione della fertilità femminile e maschile e del benessere sessuale, relazionale e riproduttivo delle/degli adolescenti e giovani adulte/i, potenziando e valorizzando le attività dei servizi consultoriali e fornendo indicazioni operative sul funzionamento degli Spazi Giovani da applicare in tutto il territorio dell’Emilia-Romagna per rendere omogenea l’offerta di servizi per questa fascia di popolazione;
la stessa Dgr. istituisce gli Spazi Giovani Adulti (dedicati alla fascia 20-34 anni) pensati per fornire gli strumenti per una pianificazione familiare consapevole, per informare i cittadini sull’evoluzione della fertilità e promuovere attivamente stili di vita sani per la tutela della salute riproduttiva;
anche il nuovo Piano Sociale e Sanitario regionale 2017-2019 ribadisce il ruolo del Consultorio familiare come un servizio di assistenza alla famiglia, alla genitorialità responsabile, all’educazione alla salute sessuale e alla contraccezione, compresi i progetti rivolti ai giovani;
tra i servizi che i Consultori familiari offrono e possono essere erogati ai singoli individui o alle coppie c’è l'informazione sui diritti delle donne in materia di tutela sociale della maternità, nonché l'assistenza sanitaria, psicologica e sociale inerente la tutela della gravidanza, della maternità e l'assistenza domiciliare al puerperio;
nella seduta congiunta delle Commissioni assembleari “per la parità e i diritti delle persone” e “politiche per la salute e politiche sociali” svoltasi il dicembre scorso sul Rapporto annuale IVG e i servizi consultoriali della Regione Emilia-Romagna, è emersa la diminuzione del tasso di abortività del 7% rispetto al 2016 e del 40% rispetto al 2004, soprattutto tra le giovanissime.
Evidenziato che
la Legge 22 maggio 1978, n. 194 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della Gravidanza”, confermata da un referendum nel 1981 e che ha da poco compiuto quarant’anni, recita:
all’art. 1: “Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite”;
e all’art. 2: “I consultori familiari istituiti dalla legge 29 luglio 1975, n. 405, fermo restando quanto stabilito dalla stessa legge, assistono la donna in stato di gravidanza:
a) informandola sui diritti a lei spettanti in base alla legislazione statale e regionale, e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio;
b) informandola sulle modalità idonee a ottenere il rispetto delle norme della legislazione sul lavoro a tutela della gestante;
c) attuando direttamente o proponendo allo ente locale competente o alle strutture sociali operanti nel territorio speciali interventi, quando la gravidanza o la maternità creino problemi per risolvere i quali risultino inadeguati i normali interventi di cui alla lettera a);
d) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza. I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”.
Tutto ciò premesso, sottolineato ed evidenziato
impegna la Giunta e si impegna per quanto di competenza
- a proseguire il suo impegno per la difesa e la piena attuazione della Legge 194/78 in tutte le sue parti, che prevedono anche la tutela della salute della donna, in particolare nel momento della scelta, che deve essere libera e consapevole, di proseguire o meno la gravidanza, assicurando un percorso nascite completo e sicuro;
- a implementare nel prossimo assestamento di bilancio i finanziamenti per progetti orientati al sostegno di donne in gravidanza e genitorialità in condizioni di difficoltà, strumenti di prevenzione delle gravidanze indesiderate e di conservazione della fertilità sia maschile che femminile, oltre che la rete consultoriale per le finalità di cui alla legge 194/78.
Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta antimeridiana del 27 febbraio 2019