n.73 del 12.03.2014 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 5145 - Risoluzione in merito al consumo di suolo e agli strumenti da individuarsi per agevolare i Comuni a rivedere al ribasso le previsioni non conformative dei piani urbanistici vigenti. A firma dei Consiglieri: Meo, Casadei, Barbati, Paruolo, Donini, Mumolo, Naldi, Favia, Defranceschi, Sconciaforni, Pagani, Grillini
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Premesso che
il suolo è un bene comune e una risorsa non rinnovabile, che esplica funzioni e produce servizi ecosistemici quali idroregolazione delle piogge, supporto alla biodiversità, bellezza e memoria storica, capacità di produzione agricola e che va tutelato anche in funzione della prevenzione e mitigazione degli eventi di dissesto idrogeologico;
nonostante questo enorme valore ambientale ed economico, il suolo negli ultimi decenni è stato sostanzialmente trattato come bene infinito e ciò è dimostrato dalla mancanza di una seria politica nazionale di monitoraggio del consumo di suolo, dall’assenza di un quadro completo dello stato della pianificazione a livello regionale e dal ritmo di urbanizzazione a cui si è assistito negli ultimi anni, sia in Italia e sia in Emilia-Romagna;
il fenomeno del consumo di suolo, inteso come trasformazione in aree artificiali (insediamenti, infrastrutture e loro pertinenze) dei terreni agricoli, seminaturali e naturali, ha avuto negli ultimi decenni un andamento sempre crescente e solo inizialmente giustificato da un incremento demografico e dal miglioramento delle condizioni economiche.
Considerato che
da uno studio di Legambiente sui Piani Strutturali Comunali dei capoluoghi regionali, emerge come negli strumenti urbanistici ci siano potenzialità di urbanizzazione enormi che, se attuate, nelle sole 9 città analizzate porterebbero a sottrarre ulteriori 8.500 ettari di campagna e all’aumento di oltre un quinto delle aree urbanizzate;
le dinamiche insediative, anche in Emilia-Romagna, hanno interessato porzioni di territorio sempre più vaste, producendo effetti dirompenti in termini di perdita dei caratteri storici e tradizionali del
paesaggio e dell’uso del suolo, tanto che negli ultimi trent’anni per le zone urbanizzate residenziali il consumo di territorio è aumentato del 48%, le aree destinate ad attività estrattive e discariche sono cresciute del 34%, mentre quelle destinate ad attività produttive, servizi e infrastrutture hanno registrato un aumento del 192%;
il consumo del suolo è oggi internazionalmente riconosciuto come uno dei più seri motivi di minaccia per la biodiversità e dunque una delle principali minacce al benessere nel medio-lungo periodo e, come segnala l’Unione Europea in una sua recente comunicazione, uno dei principali fattori di degrado e riduzione di biodiversità è rappresentata dalla frammentazione, dal degrado e dalla distruzione degli habitat causato dal cambiamento nell’utilizzo del suolo dovuto all’incremento dell’edificazione;
da una ricerca specifica effettuata dall'Università dell'Aquila e pubblicata nel dossier del WWF Italia "Terra rubata", l'Emilia-Romagna risulta essere una di quelle regioni che hanno subito la maggiore pressione insediativa ed infrastrutturale, con un tasso di incremento annuo del 5,12% e con il dato record in termini assoluti di 9 ettari al giorno di suolo consumato;
dalle carte dell'uso del suolo elaborate dal Servizio Sistemi Informativi Geografici della Regione emerge che nel quinquennio tra il 2003 e il 2008 le superfici artificializzate in Emilia-Romagna sono aumentate di ben 15.446 ettari in pianura, pari alla superficie di Bologna entro la cerchia dei viali, con un incremento percentuale dell'8,3% che dimostra che la cementificazione è cresciuta molto più di quanto fosse necessario, dal momento che la popolazione è aumentata solo del 5,3% nello stesso periodo.
Preso atto che
il Consiglio dei Ministri lo scorso 13 dicembre ha approvato il disegno di legge "Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato" che, accogliendo gli obiettivi di riduzione del consumo del suolo indicati dalla Commissione europea, intende tutelare l'uso agricolo dei terreni e orientare l'espansione edilizia sulle aree già urbanizzate attraverso interventi di riqualificazione e trasformazione urbana;
la Giunta regionale dell'Emilia-Romagna sta predisponendo un progetto di legge sull'argomento;
l'articolo 2, comma 2, lett. f), della L.R. 24 marzo 2000, n. 20 (Disciplina generale sulla tutela e l'uso del territorio), previsione peraltro fino ad oggi ampiamente disattesa, dispone che la pianificazione territoriale e urbanistica di ogni livello (regionale, provinciale e comunale) si informi - tra l'altro - all'obiettivo generale di "prevedere il consumo di nuovo territorio solo quando non sussistano alternative derivanti dalla sostituzione dei tessuti insediativi esistenti ovvero dalla loro riorganizzazione e riqualificazione".
Impegna la Giunta regionale
a rivedere, entro la fine del presente mandato amministrativo, la normativa regionale sulla pianificazione territoriale secondo i seguenti criteri:
- orientare gli strumenti di pianificazione locale attraverso il progetto di legge di iniziativa della Giunta, fissando in tempi celeri l'obiettivo vincolante di consumo netto di suolo zero e tenendo conto delle direttive dell'Unione europea;
- accrescere in modo sensibile il costo del consumo di suolo vergine attraverso l’introduzione di adeguati meccanismi fiscali, o di oneri di urbanizzazione, o azioni di compensazione in modo da rendere più conveniente il recupero dell’esistente e contabilizzare l’impatto ambientale e sociale prodotto dal consumo di suolo;
- inserire il principio della compensazione ambientale preventiva per opere infrastrutturali e nuove costruzioni che occupano suolo libero favorendo il ripristino agricolo e naturale di superfici impermeabilizzate inutilizzate;
- dare attuazione all’osservatorio regionale sulla pianificazione e ad un sistema di monitoraggio pubblico sul consumo del suolo, che permetta ai cittadini di accedere con facilità ed immediatezza ai dati del fenomeno;
- ridurre il campo di applicazione delle "varianti in accordo di programma" alle sole opere pubbliche, o a quelle opere di valenza pubblica che non comportino consumo di suolo vergine, o realizzate in espansione di nuclei abitati consolidati.
Impegna inoltre la Giunta regionale
ad individuare strumenti idonei che possano agevolare i Comuni a rivedere al ribasso le previsioni non conformative dei piani urbanistici vigenti elaborati in un anomalo contesto del mercato immobiliare, del tutto sganciato dal reale fabbisogno e dagli odierni orientamenti normativi in campo europeo e nazionale;
ad individuare strumenti economici, finanziari, fiscali, tecnici e normativi per facilitare riqualificazioni energetiche, sismiche ed estetiche del patrimonio edilizio esistente, con particolare riferimento ai quartieri e agli edifici di tipo condominiale;
a dare mandato istituzionale al gruppo di lavoro interassessorile contro il consumo di suolo, già esistente, per la produzione di atti, proposte e azioni funzionali ai punti precedenti.
Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta antimeridiana del 25 febbraio 2014