n.349 del 31.10.2018 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 7274 - Risoluzione per impegnare la Giunta a contrastare, nelle sedi nazionali più opportune e con gli strumenti più adeguati, il merito delle proposte in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità contenute nel DDL 735 Pillon; a sensibilizzare tutti i parlamentari eletti in Emilia-Romagna, affinché promuovano e garantiscano seri ed ampi confronti con tutti i soggetti istituzionali, associativi e professionali coinvolti, comprese le rappresentanze femminili, le associazioni familiari e le figure di garanzia per i minori, al fine di sospendere l'attuale iter di approvazione; verificando inoltre i dati di dettaglio circa la situazione ed i bisogni delle famiglie e degli individui all'esito di procedimenti di separazione, in collaborazione con gli enti interessati e i soggetti competenti sul tema. A firma dei Consiglieri: Marchetti Francesca, Mori, Rossi, Campedelli, Caliandro, Ravaioli, Prodi, Lori, Torri, Calvano, Poli, Zoffoli, Mumolo, Iotti, Montalti
L’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna
Premesso che
il disegno di legge n. 735 riguardante l’affido in caso di separazione, primo firmatario il senatore Pillon, in discussione in commissione Giustizia del Senato, sta determinando molte critiche, mobilitazioni dell’associazionismo e contrarietà da parte delle stesse professionalità coinvolte, in ragione di una serie di rischi di arretramento che presenta sia per i minori che per la genitorialità in particolare femminile;
tra gli aspetti controversi di questa riforma del Diritto di famiglia vi è la netta prevalenza del punto di vista patrimoniale ed economico degli adulti, rispetto all’interesse primario dei figli e figlie minori; l’obbligo di ricorrere a mediazione professionale a carico delle parti; la previsione di legare la permanenza nella casa coniugale al coniuge proprietario, nonché l’abolizione dell’addebito della separazione con conseguenze inevitabili di aumento della conflittualità intra-familiare;
in particolare, le norme in discussione stabiliscono che il mediatore familiare entra in gioco anche nei casi di violazione dell’art. 143 c.c. sui doveri coniugali e nei casi di violenza di genere, tra le più diffuse cause di separazione per volontà della donna, non rispettando in tal modo l’art. 48 della Convenzione di Istanbul contro la violenza domestica recepita con legge italiana che, per la sicurezza di donne e minori, esclude proprio qualsiasi mediazione con il maltrattante o la condivisione del “piano genitoriale educativo” prevista dal DDL;
il disegno di legge non tiene conto delle esigenze di figlie e figli, costretti ad adeguarsi ai genitori e non viceversa in quanto “divisi” a metà, e abolisce l’assegno di mantenimento in favore dei figli mentre prevede il mantenimento diretto da parte di entrambi i genitori, a prescindere dal fatto che madre e padre possano effettivamente offrire pari tenore di vita;
inoltre, il diritto al benessere del/della minore, strettamente legato a quello di mantenere il proprio luogo di vita e di crescita, viene minato dalla previsione del pagamento di un indennizzo - canone di locazione ai prezzi di mercato - al “genitore proprietario” e quindi il coniuge economicamente più debole viene ulteriormente penalizzato e, di conseguenza, i suoi figli;
Considerato che
come tutte le rilevazioni statistiche territoriali, nazionali e internazionali ci dicono, nell’ambito di un generale impoverimento delle famiglie con figli nella fase di separazione, il coniuge più debole è nella maggior parte dei casi la donna: sono le donne a lasciare il lavoro quando nasce un figlio, sono loro che vengono penalizzate nel fare carriera e sono sempre loro a guadagnare mediamente di meno degli uomini, tanto che dati Istat 2017 ci dicono che l’occupazione femminile registra una differenza media di circa 30 punti percentuali tra lavoratrici senza figli e lavoratrici madri con figli a carico, le quali ricorrono per il 19,1% al part time contro il 6,5% degli uomini e che nelle famiglie con capofamiglia donna c’è un maggior tasso medio di povertà;
il problema dell’impoverimento delle famiglie, delle madri e anche dei padri, che pure esiste ed ha trovato anch’esso nella crisi una accentuazione più evidente, non può essere negato o trascurato, ma non può certamente essere affrontato nel modo sbagliato proposto dal DDL, né, più in generale, rischiare di scatenare un deleterio conflitto tra uomini e donne;
il pensiero alimentato dallo stesso DDL e già presente nell’opinione pubblica secondo cui le madri si arricchiscono a scapito dei padri in conseguenza di una separazione, non corrisponde a dati reali e si configura quale ennesimo stereotipo ai danni dell’autodeterminazione femminile;
Sottolineato che
a rimarcare la negatività del DDL Pillon in mancanza totale di confronti pubblici e istituzionali preliminari, sono intervenuti diversi autorevoli soggetti tra i quali l’Unione Nazionale Camere Minorili, che richiama la necessità di «politiche di diffusione della cultura dei diritti del minore e di sostegno alle famiglie, evitando dannose contrapposizioni tra le due figure genitoriali», e la Conferenza nazionale delle Commissioni regionali di Pari Opportunità dichiarando che «le proposte contenute nel Disegno di legge Pillon richiedono una riflessione ben più ampia e approfondita, poiché rischiano di minare lo sviluppo armonico di bambine e bambini figli di coppie separate, aggravare i costi della separazione compresi quelli immateriali per il coniuge più debole, ignorare una realtà discriminatoria per le donne.»;
molti ordini del giorno presentati e in corso di approvazione nei Consigli dei Comuni emiliano-romagnoli stanno chiedendo un’attivazione di contrasto al DDL Pillon in ragione delle ulteriori discriminazioni che determinerebbe a danno delle madri separate, dal momento che non prevede alcun sostegno pubblico e/o gratuito all’accompagnamento, ricomposizione delle conflittualità e supporto alle competenze genitoriali e alle esigenze di tutela degli stessi minori;
Tutto ciò premesso e considerato
Impegna la Giunta regionale
a contrastare, nelle sedi nazionali più opportune e con gli strumenti più adeguati, il merito delle proposte in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità contenute nel DDL 735 Pillon;
a sensibilizzare tutti i parlamentari eletti in Emilia-Romagna, affinché promuovano e garantiscano seri ed ampi confronti con tutti i soggetti istituzionali, associativi e professionali coinvolti, comprese le rappresentanze femminili, le associazioni familiari e le figure di garanzia per i minori, al fine di sospendere l’attuale iter di approvazione;
a verificare i dati di dettaglio circa la situazione ed i bisogni delle famiglie e degli individui all’esito di procedimenti di separazione, in collaborazione con gli enti interessati e i soggetti competenti sul tema.
Approvata a maggioranza dalla Commissione per la parità e per i diritti delle persone nella seduta del 10 ottobre 2018