n.317 del 10.11.2021 periodico (Parte Seconda)

RISOLUZIONE - Oggetto n. 3994 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad adoperarsi nelle sedi competenti affinché non vengano consentite attività estrattive nella miniera storica di Corchia, nel comune di Berceto (PR), al fine di tutelare il territorio, l'ambiente e la salute dei cittadini che risiedono nell'area interessata. A firma dei Consiglieri: Daffadà, Gerace, Zappaterra, Bulbi, Rontini, Piccinini, Bondavalli, Zamboni, Fabbri

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna

Premesso che

è pervenuta al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare l’istanza per l’avvio del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale ai sensi dell’art. 23 del D. Lgs.152/2006 relativa al progetto “Nuovo Permesso di Ricerca Mineraria “Corchia” per Rame Piombo, Zinco, Argento, Oro, Cobalto, Nickel e minerali associati”, che interessa i Comuni di Berceto e Borgo Val di Taro e in particolare a Belforte, Corchia in alta Val Manubiola e nel Groppo di Gorro;

il permesso di ricerca prende il nome dalla miniera storica di Corchia dove, come in altri siti, la coltivazione mineraria in ofioliti ha avuto vita stentata, saltuaria e con attività nel complesso modesta;

nell’area è stata attiva l’estrazione di rame nella tarda epoca ducale, avviata dal 1834-65 ed oggetto di una prima regolare concessione a privati locali datata al 1886, della durata di 15 anni. Nel 1912 la concessione passò ad una Società locale “Esercizio delle Miniere di Corchia”, quindi nel 1927 alla Società Industriale Miniere del Rame, che vi rinunciò nel 1932. Altri due concessionari (Newton Canovi e Società Metallurgica Italiana di Livorno) si alternarono dal 1937 al 1941, data del definitivo abbandono;

l’area in cui si intende effettuare le ricerche minerarie copre una superficie di 3534 ettari di territorio appenninico, a fronte dei 1021 ettari oggetto della precedente, concessione nel suo periodo di massima espansione (Speleologia Emiliana, n.9 anno XXIV, giugno 1998, rivista della Federazione Speleologica dell’Emilia-Romagna);

l’attività mineraria, per la quale è stata avanzata la suddetta istanza, ricade in aree naturali protette comunitarie (siti della Rete Natura 2000) ricche di peculiarità naturalistiche, sia per quanto concerne la flora e la fauna, come viene anche illustrato negli studi di Valutazione d’Impatto Ambientale e di Valutazione d’Incidenza.

Rilevato che

l’eventuale avvio dell’attività estrattiva determinerebbe la quasi totale cancellazione della ZSC Belforte e il dimezzamento della superficie della ZSC Groppo di Gorro, ricadendo esse rispettivamente per il 90% e per il 60% della loro superficie all’interno dell’area di indagine;

in merito agli aspetti geologici e idrogeologici dell’area di interesse, si rileva come, nel territorio interessato dal permesso minerario affiorano unità geologiche ofiolitiche che, oltre ad essere l’oggetto della ricerca mineraria in progetto (in special modo i basalti), hanno caratteristiche di acquiferi e sono sede di numerose sorgenti captate da pubblico acquedotto, che alimentano abitati nei comuni di Borgo Val di Taro e Berceto;

la fragilità del sito mal si coniuga con le necessità ed i sottoprodotti di un impianto minerario che, tra l’altro, si presume non possa prescindere dalla disponibilità di acqua per la sua gestione, che dovrà ovviamente essere recuperata in loco depauperando le già compromesse risorse locali.

Rilevato altresì che

il fiume Il Taro alimenta la falda acquifera a cui si attinge acqua per uso idropotabile per un bacino di circa 130.000 abitanti equivalenti;

a questi vanno sommati importanti prelievi da subalveo o da pozzi al servizio di molte ditte idroesigenti come le industrie per la produzione di generi alimentari prodotti per l’infanzia e industria del pomodoro, ossia quasi tutto il complesso sistema agro alimentare della provincia di Parma;

le acque del fiume Taro costituiscono l'area più rilevante del Parco Fluviale Regionale del Taro, attualmente inserito nei Parchi del Ducato;

le finalità ultime dell’istanza di VIA in oggetto, ovvero la verifica della possibilità di sviluppo a fini estrattivi, sono incompatibili con i vincoli ambientali e paesaggistici che interessano l’area di progetto e, in particolare, sono del tutto contrarie agli obiettivi di conservazione dei siti Natura 2000 interessati e che una tale attività è incompatibile anche con le aree contigue ai siti vincolati per gli effetti diretti ed indiretti che ne comprometterebbero il valore ed il significato;

l’acqua del fiume Taro rappresenta, inoltre, una delle fonti principali di apporto all’approvvigionamento idropotabile della provincia di Parma.

Constatato che

la prospettiva verso cui la richiesta di indagine si indirizza risulta incompatibile non solo con le esigenze di protezione ambientale ma anche con il tessuto socioeconomico locale, dove è ormai maturata una spiccata vocazione turistica ed eco-turistica, sia stagionale che occasionale;

il pregio delle zone in questione, il loro valore paesaggistico ambientale, la particolarità e la fragilità suddetta del sito, non possono essere messe a rischio per autorizzare lavori di scavo, di studio e ricerca di risorse minerarie in un luogo dove, comunque, non si potrà permettere alcuna attività estrattiva;

la popolazione locale esprime grande preoccupazione e la propria contrarietà all’avvio del un progetto di ricerca mineraria in tale area appenninica;

l'intero Comune di Berceto è stato recentemente inserito nell'allargamento del MAB Unesco, Riserva della Biosfera dell'Appennino Tosco-Emiliano per le sue eccezionali caratteristiche socio-ambientali, di grande valore anche storico, la cui trasformazione in sito produttivo metterebbe comporterebbe la revisione di tale riconoscimento.

Valutato positivamente che

l’operato della Regione Emilia-Romagna nei processi di valutazione ambientale di piani e progetti che interessano il territorio regionale è da sempre improntato alla salvaguardia della tutela del territorio, dell’ambiente e della salute dei cittadini;

dal Parere della Regione Emilia-Romagna, comprensivo di osservazioni e richieste di chiarimento e integrazioni al fine di poter valutare compiutamente gli impatti potenziali derivanti dalla realizzazione del progetto, emerge una valutazione critica del progetto e forti perplessità e soprattutto una valutazione manifestamente negativa su una possibile futura attività estrattiva e mineraria;

tutti i Comuni interessati, tutte le associazioni presenti sul territorio, si sono espressi in maniera contraria al rilascio della VIA alle suddette ricerche minerarie.

Tutto ciò premesso e considerato,

impegna la Giunta Regionale

ad adoperarsi in tutte le sedi competenti affinché sia possibile non consentire alcuna attività di estrazione nell’area in oggetto, che interessa i Comuni di Berceto e Borgo Val di Taro, facendosi portavoce delle istanze di contrarietà dei Comuni interessati e di tutte le associazioni ambientaliste, per la piena salvaguardia, tutela del territorio, dell’ambiente e della salute dei cittadini. Questo anche a fronte di una eventuale autorizzazione da parte del Ministero (MITE) delle attività di studio e ricerca, ancorché con metodi non invasivi, attualmente in esame con specifico procedimento di VIA.

Approvata all'unanimità dei votanti nella seduta pomeridiana del 26 ottobre 2021

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