n.221 del 20.07.2022 periodico (Parte Seconda)

RISOLUZIONE -Oggetto n. 5062 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi affinché l'iter di riforma della cittadinanza in Parlamento si concluda positivamente entro la fine dell'attuale legislatura e a sostenere i processi di integrazione socio-culturale e scolastica delle alunne e degli alunni di origine straniera nelle scuole regionali. A firma dei Consiglieri: Amico, Piccinini, Mumolo, Taruffi, Caliandro, Zamboni, Sabattini, Costi, Mori, Bulbi, Daffadà, Pillati, Gerace

L’ASSEMBLEA LEGISLATIVA DELL’EMILIA-ROMAGNA

Premesso che

sono trascorsi 30 anni dall'approvazione della legge 91/1992 sulla cittadinanza italiana, fondata sul principio dello ius sanguinis, secondo il quale chi è figlio di madre o padre italiani ha diritto alla cittadinanza italiana. Una legge che ormai non trova più riscontri oggettivi nella realtà sociopolitica del nostro paese. Secondo i dati del MIUR, il 10,3% degli studenti e delle studentesse è di nazionalità non italiana. Il 6,8% di questi è nato in Italia, unica componente in aumento nella popolazione scolastica;

l’insieme delle persone sistematicamente escluse dalla cittadinanza italiana è molto eterogeneo. Ne fanno parte:

- le bambine e i bambini nati in Italia da genitori di origine non italiana, che possono richiedere la cittadinanza solo al compimento dei 18 anni, attraverso procedure complesse che non di rado terminano con un diniego;

- le bambine e i bambini nati altrove e cresciuti in Italia, che non possono neanche ambire alla cittadinanza a 18 anni ma solo provare a ottenerla 10 anni dopo la maggiore età (a meno che i genitori non diventino a loro volta cittadini italiani);

- le persone adulte nate all’estero che vivono stabilmente in Italia, le quali possono richiedere la cittadinanza italiana, nella maggior parte dei casi, soltanto dopo 10 anni di residenza ininterrotta nel nostro paese e solo se dispongono di una certa soglia di reddito;

il non riconoscimento della cittadinanza italiana è un evento che determina diseguaglianze strutturali, ponendo gli esclusi in una posizione subalterna e più precaria nel mercato del lavoro e nei confronti del welfare. Non avere la cittadinanza italiana significa inoltre vedersi negare il diritto di voto e subire forti limitazioni negli spostamenti, nell’attività sportiva agonistica e nella formazione scolastica o extrascolastica. Più in generale significa essere vincolati al rinnovo costante del permesso di soggiorno e, in caso di diniego, essere esposti al rischio di trasferimento coatto in un altro paese.

Considerato che

secondo il XXII Rapporto annuale “L’immigrazione straniera in Emilia-Romagna – Edizione 2022”, la presenza dei ragazzi stranieri nelle scuole è stabile al 17,1%, ma l’Emilia-Romagna rimane comunque la prima regione in Italia per incidenza di alunni stranieri, seguita da Lombardia (16,0%) e Veneto (14,1%). Il dato emiliano-romagnolo si colloca ampiamente sopra il dato italiano del 10,3%;

i giovani con cittadinanza non italiana provengono da oltre 170 paesi. Le comunità più rappresentate sono: Marocco (16,4%), Albania (15,0%) e Romania (12,4%). Al quarto posto, con notevole distacco, la Cina con il 5,3% e la Moldavia con il 5,2%;

i permessi di lungo periodo sono il 67,7% del totale dei permessi, i nati da genitori stranieri, seppur in lieve calo, rappresentano il 24,5% del totale, gli studenti nati in Italia sono sempre più rilevanti (68,8%);

nell’anno scolastico 2020/21 è ancora in crescita il numero degli studenti di origine straniera nati in Italia (+0,4% rispetto all’anno scolastico precedente). Sono bambini e ragazzi che in molti casi parlano l’italiano come prima lingua, figli di genitori stranieri, ma che hanno sempre vissuto nel nostro Paese;

sono 72.114 i bambini stranieri nati in Italia e rappresentano la maggioranza degli stranieri iscritti alle scuole emiliano-romagnole (68,8%). Negli anni scolastici precedenti la percentuale era del 68,1% (a. s. 2019/20), 66,9% (a. s. 2018/19), 65,5% (a. s. 2017/18);

i nati in Italia hanno valori più alti nella scuola dell’infanzia (84,8%) e nella scuola primaria (77,3%). Seguono la scuola secondaria di primo grado (67,4%) e la scuola secondaria di secondo grado (46,6%).

Sottolineato che

in Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati, è stato presentato e approvato in data 3 marzo 2022 un testo strutturato in due articoli con proposte di modifiche alla legge 91/92, recanti nuove norme sulla cittadinanza;

la “Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio” e l'”Associazione Italiani senza Cittadinanza”, due tra le realtà più importanti e strutturate del nostro paese nel sostegno alle battaglie per il riconoscimento della cittadinanza, hanno accolto in modo positivo la notizia dell’adozione del testo che introduce il cosiddetto ius scholae come base di partenza per la tanto attesa riforma della legge sulla cittadinanza;

gli stessi auspicano «che il testo approvato sia finalmente un primo importante passo verso un aggiornamento legislativo capace di tener conto sia dei cambiamenti demografici registrati in Italia negli ultimi decenni, sia delle istanze degli “italiani senza cittadinanza”, invitando le forze politiche e i mezzi di informazione ad avviare un ampio dibattito sulla proposta, informando l’opinione pubblica in modo equilibrato e dando spazio alle voci dei protagonisti, in primis agli “italiani senza cittadinanza” che da anni si battono per veder riconosciuti i loro diritti».

Impegna la Giunta regionale

a mettere in atto iniziative di pressione politica nei confronti del Parlamento affinché l’iter di riforma della cittadinanza si concluda positivamente entro la fine della legislatura in corso e si approvi una nuova legge che garantisca alle persone di origini straniere, che vivono in Italia e/o sono figli di genitori non italiani, il riconoscimento della cittadinanza italiana attraverso procedure più inclusive, certe e rapide di quelle vigenti;

a continuare a sostenere i processi di integrazione socioculturale e scolastica delle alunne e degli alunni di origine straniera nelle scuole regionali, anche attraverso iniziative di sensibilizzazione sul territorio per favorire la più diffusa comprensione dell’importanza del tema dello ius scholae da parte della cittadinanza regionale.

Approvata a maggioranza dalla Commissione per la parità e per i diritti delle persone nella seduta del 30 giugno 2022

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