SUPPLEMENTO SPECIALE N.222 DEL 20.11.2013

Relazione

I limiti dell’attuale modello di sviluppo basato sulla massimizzazione degli utili e sul profitto, sulla frenesia della produzione e del consumo, su una finanza distorta, sono ormai fin troppo evidenti. L’eteronomia dei mercati finanziari e l’inseguimento di una crescita che non rispetta l’ambiente, le risorse, il lavoro, le persone, che non ha il senso del limite, hanno contribuito a far aumentare drammaticamente le disuguaglianze, le fragilità, le insicurezze, la povertà, invece di sconfiggerle.

Si discute ormai da qualche anno, a livello mondiale, dei difetti dei paradigmi cui si ricorre per valutare le performance economiche dei vari Paesi e, successivamente, per tracciare i piani di politica economica. Il calcolo del Prodotto Interno Lordo, incentrato sulla produzione di ricchezza, ignora i costi sociali e ambientali dello sviluppo economico, e ci consegna un quadro parziale della reale qualità della vita.

Come ha affermato il sociologo ed economista Jean-Louis Laville in un convegno sull’economia in tempi di crisi organizzato dalla Regione Emilia-Romagna, “dobbiamo passare dall’obiettivo della crescita all’obiettivo collettivo del ben-essere”.

Non si tratta solo di ridistribuire la ricchezza, ma di ridefinire un sistema di valori, di coniugare lo sviluppo al rispetto dell’ambiente, di organizzare tutto il sistema economico in virtù dei bisogni reali della società e delle risorse disponibili.

Si deve aprire la strada ad un nuovo modello di sviluppo, sostenibile sia sul piano sociale che ambientale, equo, con al centro non l’individuo come mero consumatore o produttore, ma il soggetto in relazione alla collettività, il senso di comunità, la solidarietà.

L’economia solidale, non più ai margini dell’economia reale ma ben radicata nei territori, in particolar modo nella nostra Regione, indica la strada che si dovrebbe percorrere, anche per affrontare la crisi economica, occupazionale e ambientale che stiamo attraversando.

Non si tratta di un modello teorico, tutto da verificare, ma di numerose pratiche già attive, che presentano una serie di caratteristiche comuni: l’ utilizzo sostenibile dei beni comuni (terra, aria, acqua, paesaggio, energia, conoscenza); la valorizzazione e la tutela delle risorse del Pianeta; la collaborazione e l’inclusione di tutti nel processo produttivo e l’integrazione in quello di consumo; il fatto di fondare l’economia sulla dimensione relazionale; il legame con il territorio; l’articolazione in reti; l’obiettivo di rendere l’economia più democratica; la difesa dei diritti e la tutela del valore del lavoro; il ridimensionamento del ruolo del mercato, ricondotto a una sfera sociale.

L’economia solidale opera e si sviluppa, tra gli altri, nel settore dell’agricoltura di prossimità, nel commercio, nella diffusione di energie rinnovabili e sostenibili, nel riuso e riciclo, nella mobilità sostenibile, nel turismo responsabile, nella finanza etica, nel software libero, nell’edilizia basata sulla rigenerazione.

La domanda di economia solidale non è di nicchia, lo dimostra anche un’inchiesta del 2013 di Altroconsumo, che ha coinvolto più di tremila consumatori e che ha segnalato come il comportamento degli italiani si stia indirizzando sempre di più verso scelte di consumo socialmente responsabile. Infatti nell’ultimo anno, il 70% degli italiani ha fatto un acquisto etico. Nella percezione degli intervistati le grandi società hanno un comportamento sociale e ambientale peggiore rispetto ai produttori più piccoli. Quasi la totalità degli intervistati (93%) è convinta che debbano essere i governi, o comunque le istituzioni pubbliche, a impegnarsi affinché siano rispettati i diritti fondamentali dei lavoratori e dell’ambiente.

Sul piano occupazionale, dalle elaborazioni di Coldiretti su dati Istat risulta che il settore con la maggiore crescita è quello agricolo: +10,1% di lavoratori dipendenti nel secondo trimestre 2012. Attualmente le aziende agricole italiane condotte da imprenditori sotto i 35 anni sono 62mila. I neo-agricoltori partono dalla produzione agricola, curano la trasformazione del prodotto, la vendita e anche l’esportazione. Secondo un’indagine condotta sempre da Coldiretti con Swg il 36,5% degli agricoltori under 30 ha una scolarità alta (laurea o laureando), il 56% media (scuole superiori), mentre soltanto il 6,5% ha scolarità bassa (scuole medie).

Questa ondata di rivalutazione dei mestieri legati alla terra sta creando anche nuove professioni in settori quali il turismo, le energie rinnovabili e il marketing. Secondo Coldiretti nei prossimi tre anni la green economy creerà 100mila nuovi posti di lavoro in tutta Italia.

Lo stesso trend di crescita riguarda anche il settore della finanza etica, mutualistica e solidale. Per il quinto anno consecutivo dallo scoppio della crisi, Banca Etica ha chiuso il bilancio 2012 con volumi positivi. Il capitale sociale ha raggiunto quota 42 milioni e 790 mila euro (+22% rispetto al 2011); la raccolta di risparmio si è portata oltre quota 730 milioni (+8% sul 2011) e soprattutto hanno continuato a crescere i finanziamenti erogati a favore di imprese sociali e famiglie: i crediti deliberati ammontano a 761 milioni di euro (+8,04%), quelli utilizzati a 546 milioni di euro (+13,58%).

Anche l’agricoltura biologica e biodinamica resiste all’impatto della crisi. L’ultimo rapporto BioBank del 2013 evidenzia che i gruppi d’acquisto solidale sono cresciuti, tra il 2008 e il 2012, dell’86%. La forma di vendita diretta si è diffusa e nelle aziende agricole si innestano ormai molteplici attività sinergiche: la vendita dei prodotti, la loro trasformazione, l’attività didattica con le scuole, l’accoglienza turistica con ristorazione e pernottamento. I mercati dei produttori hanno registrato un +13%. L’Emilia-Romagna, per numero assoluto di operatori, è in testa alla classifica delle Regioni, in particolar modo nel settore nella filiera corta, e si conferma l’unica regione classificata tra le prime cinque in tutte le otto tipologie di operatori prese in esame dal Rapporto. Un’ulteriore prova del ruolo trainante che questa regione ha avuto, e continua ad avere, nello sviluppo del settore.

La Regione Emilia-Romagna ha infatti alle sue spalle una lunga storia di cooperazione, associazionismo e solidarietà sociale ed ha promosso azioni per il sostegno al commercio equo solidale e per il no profit. Nel 2009 è stata infatti promulgata la Legge Regionale n. 26/2009 “Disciplina e interventi per lo sviluppo del commercio equo e solidale in Emilia-Romagna”, da anni è attivo il Forum Terzo Settore e nel 2011 è stato siglato il Patto regionale per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.

Per questo sostenere l’economia solidale, promuovere la diffusione delle buone prassi, attivare percorsi formativi anche nelle scuole e nelle Università, informare tutte le politiche regionali ai principi cardine di questo modello di sviluppo non è un traguardo impossibile, anzi, potrebbe rendere l’Emilia-Romagna, ancora una volta, all’avanguardia, e potrebbe aiutare il nostro sistema economico ad affrontare la crisi.

Nel 2011 i soggetti che hanno attivato prassi di economia solidale sul territorio regionale si sono riuniti nel Coordinamento Regionale per l’Economia Solidale (CRESER). Il Creser si è attivato fin da subito per cercare un dialogo con l’Istituzione regionale al fine di collaborare alla predisposizione di un testo normativo sull’economia solidale che fosse compiuto e organico. L’economia solidale è sicuramente una materia complessa, ha una dimensione dinamica, in costante evoluzione e trasformazione, per questo l’intervento normativo in tale ambito può avvenire solo in seguito ad una attenta opera di valutazione e condivisione con i soggetti che operano nel territorio.

Questo progetto di legge è così il frutto di una stesura collettiva, di un percorso partecipato. Per oltre un anno si sono tenuti incontri con i rappresentanti del CRESER, si sono discussi, insieme anche ad alcuni Dirigenti regionali, documenti programmatici sui Beni Comuni, sulle Reti di economia solidale, sulla sovranità alimentare, sulla finanza etica, mutualistica e solidale, sull’abitare solidale. Infine, si è elaborato insieme l’impianto normativo.

L’intento non è quello di assegnare un sostegno economico generico ad alcuni attori del sistema (come ad esempio i Gruppi di Acquisto Solidale) ma quello di promuovere realmente, come Regione, tutta la rete di economia solidale partendo dalle prassi avviate e in via di definizione sul nostro territorio.

Con la presente proposta di legge l’Emilia-Romagna riconosce il modello dell’economia solidale quale strumento fondamentale per affrontare la crisi, si impegna a sostenerlo e promuoverlo in tutti gli ambiti e settori in cui esso opera e si sviluppa, informando tutte le politiche regionali ai principi dell’economia solidale: eco compatibilità, valorizzazione e tutela delle risorse, equità, partecipazione, trasparenza, legame con il territorio, finanza etica, sostenibilità sociale, ecologica ed economica dello sviluppo. 

La Regione riconosce le forme di coordinamento e rappresentanza dei soggetti impegnati nell’ambito dell’economia solidale quali interlocutori privilegiati nelle sedi di consultazione regionali e nei rapporti con le istituzioni.

Per questa ragione, per promuovere il dialogo dei soggetti che sul territorio attivano queste prassi con le Istituzioni che a livello regionale devono legiferare, è opportuno che la Regione istituisca, all’interno della Giunta, una Delega o un Assessorato specificamente deputato al settore dell’economia solidale. Come strumento partecipativo finalizzato al dialogo e alla proposizione di linee di intervento per il sostegno dell’economia solidale la Regione deve organizzare e convocare un Forum Regionale, mentre per dare esecuzione alle misure di sostegno istituisce il Tavolo Regionale per l’Economia Solidale. Questo strumento istituzionale, presieduto dal titolare della Delega o dall’Assessore competente, deve essere formato dai rappresentanti dei soggetti di economia solidale designati dal Forum e dai funzionari degli uffici tecnici regionali competenti nell’ambito delle materie di volta in volta affrontate.

Un Osservatorio verificherà e monitorerà le attività realizzate e predisporrà analisi e rapporti annuali relativi al circuito dell’economia solidale nella Regione, anche su scala territoriale. Compito di questo organo consultivo sarà inoltre quello di elaborare indicatori di benessere, equità e solidarietà, anche in coerenza con gli indicatori di Benessere equo e sostenibile (BES) individuati da Istat e CNEL. Anche sulla base dei dati elaborati dall’Osservatorio la Giunta ogni due anni dovrà presentare alla Commissione Assembleare competente una relazione sullo stato d’attuazione e sull’efficacia della legge.

Sarà attivato un portale web dedicato all’economia solidale per informare in merito alle azioni e ai progetti realizzati e per consentire la conoscenza e la diffusione di buone pratiche.

Alcuni interventi a sostegno della diffusione di questo modello di sviluppo devono vedere anche la collaborazione degli Enti Locali, che la Regione deve cercare di coinvolgere. Si tratta della creazione di Centri per l’Economia Solidale attraverso la concessione di spazi a titolo non oneroso, di agevolare la relazione tra produttori e consumatori attraverso la diffusione di mercati contadini e spacci dedicati, di incentivare l’utilizzo di produzioni agroalimentari derivanti da agricoltura contadina di prossimità nella ristorazione collettiva, pubblica e commerciale, di sostenere le produzioni artigianali e le prestazioni di servizi, di promuovere bandi territoriali per progetti di cohusing e abitare solidale, di strutturare percorsi di turismo responsabile, ecologico, culturale, naturalistico.

Nel settore della finanza la Regione promuove lo sviluppo di strumenti finanziari dal basso, realizza una politica fiscale che agevoli le realtà di microcredito che si ispirano ai principi di finanza etica, mutualistica e solidale. La legge prevede poi la creazione di un Fondo regionale per le realtà di finanza etica destinato all’abbattimento degli interessi passivi sui prestiti concessi a esperienze di economia solidale. Infine, si promuove la nascita, la diffusione e l’utilizzo di strumenti di scambio non monetari e si incoraggia il confronto e il dibattito sulle monete complementari.

Altri interventi sono previsti nel settore agroalimentare, per accrescere l’innovazione nel settore della sovranità alimentare e per favorire l’accesso alla terra.

Viene riconosciuta anche l’applicazione del Sistema Locale di Garanzia Partecipata basato sulla fiducia, sulla trasparenza, sulle reti e sullo scambio di conoscenze.

La proposta di legge consta di 10 articoli.

Articolo 1

Con l’articolo 1 la Regione Emilia-Romagna riconosce e sostiene l’economia solidale come modello economico, sociale e culturale e come strumento per affrontare la crisi economica, ambientale ed occupazionale. La Regione riconosce i principi cardine su cui poggia l’economia solidale, identifica gli obiettivi cui è finalizzata e gli ambiti e settori in cui opera e si sviluppa.

Articolo 2

L’articolo espone le finalità del progetto di legge, ossia il
riconoscimento, la valorizzazione e il sostegno della Regione a tutte le aggregazioni di cittadini e operatori economici nati per promuovere la cultura e le prassi dell’economia solidale (come le Reti di Economia Solidale, i Distretti e i Gruppi di Acquisto); il riconoscimento delle forme di coordinamento e rappresentanza di questi soggetti come interlocutori privilegiati nei rapporti con le istituzioni; la promozione dei principi e delle prassi dell’economia solidale attraverso una serie di misure di sostegno.

Articolo 3

Nell’articolo sono esplicitate alcune definizioni presenti nel testo di legge: Reti di Economia Solidale, Distretto di Economia Solidale, Gruppi di Acquisto Solidale, agricoltura contadina di prossimità; prodotti da filiera corta; Beni Comuni; Sistemi Locali di Garanzia Partecipata; abitare solidale; Finanza etica, mutualistica e solidale; sistemi di scambio non monetari.

Articolo 4

L’articolo definisce le misure di sostegno che la Regione Emilia-Romagna adotta per valorizzare, promuovere e sostenere lo sviluppo dell’economia solidale. Si riconosce l’applicazione dei Sistemi Locali di Garanzia Partecipata; si incentiva l’inclusione di aziende e imprese nel circuito dell’economia solidale; si promuove l’informazione delle prassi e dei principi; si sostiene la creazione di Centri per l’economia Solidale anche mediante la concessione di spazi e locali a titolo non oneroso.

Nell’articolo si individuano inoltre specifici strumenti orientati alla promozione dell’economia solidale nei vari settori: agroalimentare, dei servizi, dei beni comuni e dei servizi collettivi, settore abitativo e settore della finanza etica, mutualistica e solidale.

Articolo 5

L’articolo definisce gli strumenti di cui si dota la Regione Emilia-Romagna per l’attuazione della presente legge: l’istituzione di una Delega o Assessorato deputato al settore dell’economia solidale; l’organizzazione di un Forum Regionale dell’economia solidale; l’istituzione di un Tavolo Regionale permanente per l’economia solidale; l’attivazione di un Osservatorio dell’economia solidale e di un portale web dedicato.

Articolo 6

Con l’articolo 6 si individuano i caratteri e le competenze del Forum Regionale dell’Economia solidale. Vi partecipano i soggetti dell’economia solidale al fine di proporre obiettivi e linee di intervento per l’attuazione della legge. I componenti del Forum designano i rappresentanti al tavolo Regionale permanente dell’economia solidale secondo modalità che saranno disciplinate da atto di Giunta. La Giunta individua inoltre i criteri per l’accesso e la partecipazione ai lavori del Forum.

Articolo 7

L’articolo 7 definisce il Tavolo regionale per l’economia Solidale. E’ lo strumento istituzionale che deve attivare le misure di sostegno per la promozione dell’economia solidale. E’ presieduto dal titolare della Delega o dall’Assessore competente ed è formato dai rappresentanti dei soggetti dell’economia solidale designati dal Forum e dai funzionari degli uffici tecnici regionali competenti. Composizione e operatività del Tavolo sono disciplinati da atto di Giunta.

Articolo 8

L’articolo 8 illustra le attività dell’Osservatorio dell’economia solidale dell’Emilia-Romagna: verificare e monitorare le attività realizzate e predisporre analisi e rapporti annuali relativi al circuito dell’economia solidale in Regione, anche su scala territoriale. Compito di questo organo consultivo della Regione è inoltre quello di elaborare indicatori di benessere, equità e solidarietà, anche in coerenza con gli indicatori di Benessere equo e sostenibile (BES) individuati da Istat e CNEL. La composizione dell’Osservatorio è disciplinata da atto di Giunta.

L’articolo sancisce inoltre l’attivazione di un portale web dedicato all’economia solidale e finalizzato, nello specifico, alla divulgazione dei dati, degli strumenti e degli interventi attivati.

Articolo 9

L’articolo 9 definisce le modalità di controllo e di valutazione sull’attuazione della legge. Trascorsi due anni dall’entrata in vigore della presente e con successiva periodicità biennale, la Giunta, anche avvalendosi dei dati elaborati dall’Osservatorio, presenta alla Commissione regionale una relazione sullo stato di attuazione e sull’efficacia della legge. E’ quindi l’Assemblea Legislativa che esercita il controllo sulla normativa in atto e ne valuta i risultati. La Regione può promuovere forme di valutazione partecipata sul provvedimento.

Articolo 10

L’articolo 10 chiarisce con quali risorse finanziare si provvede all’attuazione della presente legge.

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