n.170 del 18.06.2014 periodico (Parte Seconda)

RISOLUZIONE - Oggetto n. 5570 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad esprimere solidarietà nei confronti di Meriam Yehya Ibrahim, formalizzare all'Ambasciatore sudanese in Italia la totale riprovazione della comunità emiliano-romagnola per la condanna ed il trattamento riservato a questa cristiana, e porre in essere azioni presso il Governo al fine di salvarne la vita anche accogliendola in Italia assieme ai suoi famigliari. A firma dei Consiglieri: Corradi, Manfredini, Cavalli, Bernardini, Noè, Pollastri, Monari, Luciano Vecchi, Ferrari, Aimi, Barbati

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna

Premesso che

La cittadina sudanese Meriam Yehya Ibrahim, di 26 anni ed all'ottavo mese di gravidanza, è stata condannata alla pena di morte perché, pur essendo musulmana, ha sposato un uomo cristiano e quindi ha rinnegato la propria fede musulmana (apostasia).

In Sudan, secondo la sharia, l'apostasia è punita con la morte ed un matrimonio tra una musulmana e un cristiano non è valido, perciò i figli che nascono dalla relazione sono dichiarati illegittimi; ed è per questo che il figlio di 20 mesi di Meriam, di nome Martin, è in prigione con la madre e non può essere preso in custodia dal padre.

Meriam Yehya Ibrahim è stata anche accusata di adulterio e condannata per questo a 100 frustate, in quanto il suo matrimonio col marito non sarebbe valido in base alla legge islamica.

A fronte della crescente mobilitazione internazionale, i giudici sudanesi fino ad ora non hanno cambiato la propria decisione, limitandosi ad annunciare che Meriam Yehya Ibrahim non verrà giustiziata prima del parto.

Considerato che

La facoltà di professare la propria religione, unitamente alla possibilità di cambiare la propria fede o le proprie credenze, è un diritto sancito dal diritto internazionale e dalla stessa Costituzione ad interim sudanese, adottata nel 2005.

Appare inammissibile che ancora oggi, in diversi Paesi islamici, vengano perpetrate reiterate violenze e violazioni dei diritti umani ai danni di persone "colpevoli" esclusivamente di non aderire alla fede islamica.

Impegna la Giunta regionale

Ad esprimere la propria solidarietà a Meriam Yehya Ibrahim, formalizzando all'ambasciatore sudanese in Italia la totale ed assoluta riprovazione della comunità emiliano-romagnola per la condanna ed il trattamento disumano ai danni della predetta cristiana.

Ad intervenire formalmente presso il Governo, ed in particolare nei confronti del Ministro degli Esteri, affinché assuma, anche presso i competenti organi internazionali, ogni più utile iniziativa finalizzata a salvare la vita di Meriam Yehya Ibrahim.

A chiedere al governo italiano di formalizzare al governo sudanese la disponibilità ad accogliere in Italia la sig.ra Meriam Yehya Ibrahim ed i suoi famigliari.

Approvata all'unanimità dei presenti nella seduta antimeridiana del 27 maggio 2014

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