n.130 del 16.05.2018 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 6399 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi per fare in modo che, nella prossima programmazione riguardante i fondi strutturali e gli investimenti europei, non vengano tagliate risorse alla politica di coesione e alla Politica Agricola Comune. A firma dei Consiglieri: Rontini, Montalti, Boschini, Bagnari, Zoffoli, Pruccoli, Campedelli, Bessi, Caliandro, Rossi, Marchetti Francesca, Serri, Mori, Molinari, Poli, Soncini, Iotti, Calvano, Cardinali, Paruolo, Zappaterra, Tarasconi, Lori
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Premesso che
la Politica di Coesione e la Politica Agricola Comune sono le principali voci di spesa del bilancio comunitario, rappresentandone insieme più di due terzi nel periodo 2014-20.
Scopo della Politica di Coesione, vero collante dei territori d'Europa, è favorire la crescita e lo sviluppo armonioso dell'intera Unione, promuovendo la convergenza tra regioni più avanzate e regioni meno avanzate ma anche tra territori più fragili e territori maggiormente inseriti nelle reti di sviluppo all'interno delle stesse regioni.
Scopo della Politica Agricola Comune, da sempre cardine del processo di costruzione dell'Unione, è non solo la promozione della competitività e dell'innovazione della produzione agricola regionale e della garanzia di reddito che ne deriva per gli occupati del settore primario, ma anche la protezione della salute dell'intera collettività, la salvaguardia della biodiversità e del capitale ambientale, e la manutenzione del territorio, attraverso anche l'attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) stabiliti per il 2030 dalle Nazioni Unite.
Sottolineato che
la Regione Emilia-Romagna, che nel periodo 2007-13 ha impiegato completamente le risorse disponibili grazie ad una piena capacità di programmazione e progettazione, ha promosso nel ciclo 2014-20 l'integrazione delle politiche di sviluppo europee attraverso l'elaborazione di un unico Documento Strategico Regionale per l'utilizzo dei 2.457,5 milioni di Euro che costituiscono le risorse complessive dei programmi operativi regionali co-finanziati dai Fondi Strutturali e di Investimento Europei (Fondi SIE).
A metà dell'attuale periodo di programmazione quasi l'80% delle risorse sono state messe a bando e il 50% sono state già concesse ai beneficiari finali, che hanno potuto avviare gli interventi, innescando processi di sviluppo connessi al rafforzamento competitivo e alla crescita occupazionale del sistema economico regionale.
Rilevato che
i cambiamenti epocali che l'Europa sta attraversando, dalla Brexit alla persistenza di imponenti fenomeni migratori, passando per la necessità di potenziare le capacità di difesa comune di fronte alla minaccia terroristica, rischiano di avere un impatto fortemente distorsivo sulla definizione del prossimo QFP post 2020, poiché le Comunicazioni recenti dalla Commissione lasciano supporre un drastico calo delle risorse destinate a queste due Politiche, a favore delle nuove priorità, ed una ridistribuzione dei Fondi SIE verso i Paesi membri con maggior deficit di sviluppo, rischiando di trasformarlo in un mero meccanismo di ridistribuzione, senza considerare che non può esserci vera integrazione, né vera crescita, senza collaborazione fra territori più forti e territori più deboli.
L'orientamento che pare emergere è quello di un accentramento delle decisioni e delle procedure di programmazione dei Fondi SIE post 2020, in cui le Regioni perderebbero la possibilità di partecipare a pieno titolo al negoziato e vedrebbero ridimensionato il proprio ruolo nella funzione di programmazione.
Tale ruolo è invece affidato alle regioni in virtù di quei principi di sussidiarietà e prossimità che trovano la propria legittimazione nei Trattati e oltre che motivazione oggettiva correlata al fatto che sono i territori, per la loro maggiore conoscenza del contesto socio-economico e per la vicinanza fra Istituzioni e cittadini, a possedere gli strumenti più idonei a definire misure di sviluppo locale che possano rendere davvero efficaci le politiche di coesione.
Tale ruolo deve invece essere affidato alle regioni in virtù di quei principi di sussidiarietà e prossimità che trovano la propria legittimazione nei Trattati. Sono le Regioni infatti, per la conoscenza del contesto socio-economico e per la vicinanza fra istituzioni e cittadini, a possedere gli strumenti più idonei a definire misure di sviluppo locale che possano rendere davvero efficaci le politiche di coesione.
Evidenziato che
a fronte di un simile orientamento sono molte le Regioni (e gli Stati) che hanno espresso grave preoccupazione per la direzione indicata dalla Commissione, tanto da dar vita, in seno al Comitato delle Regioni, ad un'Alleanza per la Coesione a cui partecipa anche la Regione Emilia-Romagna.
L'Alleanza per la coesione ha assunto una propria posizione ufficiale in cui si ribadisce la necessità di collaborazione fra territori attraverso la promozione di reti di regioni e, soprattutto, si rileva la necessità di definire le linee del futuro Quadro finanziario pluriennale (QFP) entro una strategia complessiva di medio e lungo termine che disegni l'Europa del prossimo futuro, nella consapevolezza che le scelte su settori cosi strategici impattano pesantemente sulle politiche di innovazione e ricerca, di istruzione e formazione, di occupazione e promozione degli investimenti a livello regionale.
Sul fronte della Politica di Coesione l'assessore Bianchi ha elaborato sin da giugno 2017 un documento di posizione dell'Emilia-Romagna, condiviso con i firmatari del Patto per il lavoro e trasmesso alla Commissione europea in risposta alla consultazione sul Quadro Finanziario Pluriennale dell'Unione Europea post 2020, ha contribuito alla definizione di proposte nazionali (posizione del governo italiano, posizione della Conferenza delle Regioni) ed europee (posizione della Rete CRPM, Manifesto con le Regioni Assia, Wielkopolska, Nuova Aquitania) e promosso numerose iniziative istituzionali, l'ultima delle quali ospitata dalla Regione Emilia-Romagna il 27 marzo scorso, in cui ha bene sottolineato come la direzione non possa che essere quella di una politica di forte aggregazione e collaborazione tra le regioni europee. In questo senso si rileva come il percorso sia già stato avviato, per esempio attraverso progetti quali la rete Vanguard, di cui la Regione Emilia-Romagna è stata Presidente, che riunisce le Regioni più avanzate d'Europa, a cui anche l'Emilia-Romagna partecipa.
Rilevato che
la comunicazione della Commissione Europea sul futuro del cibo e dell'agricoltura COM(2017) 713, così come i documenti di programmazione economica attualmente in fase di elaborazione da parte della Commissione, lasciano intravedere il rischio concreto di una parziale rinazionalizzazione delle politiche agricole, in nome della semplificazione dei regolamenti comunitari e di una maggiore sussidiarietà tra UE e Stati membri, e di un significativo taglio alle risorse destinate alla PAC.
Di fronte a questo scenario la Regione Emilia-Romagna, attraverso l'assessore Simona Caselli, si è fatta promotrice all'interno delle reti e associazioni di regioni europee di cui è parte, come AREFLH, l'associazione delle regioni e dei produttori di ortofrutta da lei stessa attualmente presieduta, e AREPO, l'associazione delle regioni e dei produttori di DOP e IGP, di una posizione comune contro i tagli al bilancio dell'agricoltura e a difesa del fondamentale ruolo delle Regioni nell'attuazione e gestione, a scala territoriale, della PAC. Tale posizione è stata condivisa anche con la commissione agricoltura del collegio delle regioni francesi.
Queste posizioni sono state ulteriormente sviluppate ed integrate anche nell'ambito della comunicazione dell'assessore Caselli presentata nel corso della discussione sulla "Relazione per la Sessione Comunitaria dell'Assemblea legislativa per l'anno 2018, ai sensi dell'art. 5 della L.R. n. 16/2008" che si è tenuta, presso la Commissione ll "Attività produttive" lo scorso 4 aprile.
Impegna l’Assemblea legislativa e la Giunta regionale
a portare in ogni sede istituzionale preposta la posizione secondo la quale la prossima programmazione dei Fondi Strutturali e di Investimento Europei dovrà avvenire:
1. entro la definizione del più generale quadro di sviluppo strategico dell'UE post 2020;
2. senza tagliare risorse alla Politica di Coesione ed alla Politica Agricola Comune, quanto piuttosto modificando i meccanismi delle entrate proprie e creando complementarietà fra Fondi Strutturali e Fondo europeo per gli investimenti strategici;
3. rafforzando il ruolo delle Regioni nelle scelte strategiche di programmazione ed investimento, oltre che con un loro coinvolgimento nella fase di stesura dei Regolamenti. Evitando dunque ogni scelta accentratrice in tal senso, con una attenzione particolare per quanto riguarda la PAC ed il Programma di Sviluppo Rurale;
4. approcciandosi alla distribuzione delle risorse dei Fondi Strutturali e di Investimento Europei con l'ottica di puntare al rafforzamento delle reti di territori, nella consapevolezza che lo sviluppo duraturo necessita di cambiamenti strutturali che solo la collaborazione fra territori forti e deboli può dare ed evitando così che le politiche di coesione si trasformino in un mero ed inefficace strumento di compensazione.
Approvata all'unanimità dei presenti nella seduta antimeridiana del 18 aprile 2018